Cooperazione “sbilenca” Italia-Somalia: cessione di blindati militari in disuso

Antonio Mazzeo Blog - Monday, April 21, 2025

 Lo scorso 2 aprile le Commissioni Affari esteri e Difesa della Camera dei deputati hanno espresso parere favorevole alla proposta del governo di cedere a “titolo gratuito” materiale di armamento alle forze armate e di polizia della Repubblica federale di Somalia.

Lo schema di decreto interministeriale era stato trasmesso in Parlamento il 24 febbraio. “Scopo del provvedimento è quello di rafforzare la collaborazione e la cooperazione tra l’Arma dei carabinieri e le Forze di polizia somale, nel quadro delle attività di collaborazione e di sostegno alle istituzioni locali”, vi si legge.

Al decreto è stata allegata una relazione del Reparto “Logistica e Infrastrutture” dello Stato Maggiore della Difesa (datata 25 giugno 2024) che fornisce alcune informazioni sulle sempre più consolidate relazioni politico-militari tra Italia e Somalia.

“Il Governo della Repubblica Italiana e il Governo Federale della Repubblica di Somalia hanno sottoscritto a Roma il 17 settembre 2013 un Accordo di Cooperazione Generale in materia di Difesa”, spiegano i vertici militari. “Tale Accordo è entrato in vigore il 25 luglio 2016, a durata illimitata ed è finalizzato ad incrementare la collaborazione tra le Forze armate, consolidando le rispettive capacità difensive e migliorando la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza”.

Nello specifico l’Accordo di Cooperazione prevede lo scambio di materiali militari “quale contributo ad accrescere l’interoperabilità fra i rispettivi dispositivi di polizia”.

In tale ambito il governo italiano si è fatto carico di cedere “gratuitamente” alle forze armate di Mogadiscio sei blindati tattici VM-90P, già in dotazione all’Arma dei Carabinieri.

“Il VM-90 è un veicolo multiruolo 4x4 con elevata mobilità sulla viabilità ordinaria e su terreni accidentati, su fondo anche cedevole e con scarsa aderenza, largamente impiegato soprattutto per attività tattico–logistiche”, spiega lo Stato Maggiore.

I veicoli da guerra sono stati prodotti dagli stabilimenti di Iveco Defence Vehicles S.p.A. (sede principale a Bolzano); possono trasportare personale fino a un massimo di sei persone e sono omologati per viaggiare per via aerea, terrestre e marittima.

“La protezione fornita dai VM-90 è normalmente classificata su livelli che vanno dal B1, con un livello base legato al rischio di criminalità metropolitana, fino ad arrivare al B7, il massimo della blindatura contro le minacce di azioni terroristiche”, aggiunge lo Stato Maggiore.

Ma sono davvero uno strumento bellico efficiente i sei blindati Iveco ceduti alle forze armate somale? A leggere gli ulteriori passaggi della relazione dei vertici militari italiani sembrerebbe proprio di no.

“I veicoli VM-90P sono obsoleti per cause tecniche in quanto, essendo entrati nel ciclo logistico nel periodo 1996-2004, appartengono ad un segmento di parco vetusto che oggi presenta elevati oneri manutentivi e limitate possibilità di impiego nei moderni scenari di crisi sia dentro sia, soprattutto, fuori dal territorio nazionale”, annota lo Stato Maggiore.

La “vetustà” dei blindati aveva indotto le forze armate italiane a perseguire un dispendiosissimo programma di acquisizione di una nuova generazione di veicoli tattici leggeri multiruolo, i VTLM Lince, “più performanti e sicuri”.

Con il passare del tempo – si spiega - i citati VM-90P sono transitati in extra-organico rispetto all’esigenza dell’Arma e, difatti, sono stati già dichiarati fuori servizio dall’ispettorato logistico dell’Arma dei Carabinieri”.

Nel 2020 il governo italiano aveva ceduto alle autorità di Mogadiscio due blindati della stessa tipologia. Nello stesso anno erano stati consegnati pure 200 scudi quadrati marca Mirafan, 200 caschi con maschera marca Protos e 50 scudi tondi, “non più rispondenti alle esigenze di impiego operativo dei Carabinieri”.

“La cessione dei blindati VM-90P si inserisce nel quadro del crescente impegno della Difesa italiana a supporto del processo di capacity building della Somalia”, spiega il Governo nello schema di decreto sottoposto alle due Camere il 24 febbraio 2025. “E’ in corso di revisione il Somali National Security Architecture (SNSA), programma di riordino del settore sicurezza che prevede l’integrazione delle milizie regionali nelle Forze di Sicurezza federali e che è orientata, da un punto di vista politico-militare, all’adozione di azioni mirate principalmente alla salvaguardia dell’unità, della sovranità e della sicurezza nazionale, con focus sul contrasto dei gruppi insorgenti armati”.

Obiettivo chiave del programma è quello di incrementare l’organico delle forze d’élite somale di almeno 30.000 unità, “escluse le Forze Speciali addestrate da USA e Turchia”.

La Relazione predisposta dallo Stato Maggiore ed allegata allo schema di decreto delinea un quadro della situazione in Somalia caratterizzato “da elevata volatilità a partire dalla fine del 1991, quando fu rovesciato il Presidente Siad Barre”.

“La Somalia rientra, infatti, tra i c.d. failed State, ovvero tra gli Stati in cui nessuna entità governativa è capace di esercitare il monopolio dell’uso legittimo della forza sull’intero territorio”, spiegano i vertici militari. “L’instabilità della Somalia è a sua volta la principale causa endogena di instabilità regionale del Corno d’Africa, a causa prevalentemente del terrorismo, dell’attivismo di organizzazioni criminali a carattere transnazionale e del fenomeno della pirateria, che, sebbene notevolmente ridimensionato negli ultimi anni, costituisce comunque fattore di minaccia sempre presente”.

“La crisi nel Corno d’Africa risulta quindi legata a doppio filo alla stabilità futura della Somalia – dove da gennaio 2025 la nuova missione a guida dell’Unione Africana AUSSOM è destinata a sostituire ATMIS – a seguito dell’entrata dell’Egitto nella partita del Corno, con il rischio di ulteriori preoccupanti tensioni, qualora Mogadiscio dovesse richiedere formalmente la sostituzione del contingente etiopico, attualmente quello numericamente prevalente nella missione, con quello egiziano”.

In tale scenario lo Stato Maggiore della Difesa chiede un maggiore coinvolgimento italiano e delle istituzioni europee in Corno d’Africa, soprattutto nell’addestramento delle forze armate della Repubblica Federale della Somalia.

“Oltre alla missione europea EUTM Somalia, operano in territorio somalo anche altri Paesi che conducono attività addestrative/formative in favore delle forze armate locali (tra questi, in particolare, USA, Regno Unito e Turchia”, ricordano i vertici militari. “In tale contesto, l’Italia è uno dei Paesi più attivi, oltre che con la partecipazione alle missioni dell’UE (EUTM Somalia, EUCAP Somalia ed EUNAVFOR Atalanta), anche attraverso la Missione Bilaterale di Addestramento delle Forze di Polizia somale e gibutiane (MIADIT), con sede a Gibuti, volta a favorire la stabilità e la sicurezza della Somalia e dell’intera regione”.

Al rafforzamento della presenza militare italiana in Corno d’Africa non potrà che seguire la crescita delle esportazioni di armi e munizioni al governo di Mogadiscio. “In tale contesto, le Autorità somale hanno già rappresentato ufficiosamente le loro aspettative nei confronti dell’Italia per un maggior contributo in termini di mezzi (sia terrestri che marittimi), sistemi d’arma ed equipaggiamenti militari”, conclude lo Stato Maggiore italiano.

Un impegno ad accrescere gli “aiuti militari” alla Somalia era stato assicurato dal ministro della difesa Guido Crosetto in occasione della visita in Italia del Presidente della Repubblica Hassan Sheikh Mohamud e del ministro Mohamed Nur Abulkadir (10 febbraio 2023).

“La Somalia ha il confine marino più lungo dell’Africa, ma è anche la porta dell’Africa: abbiamo ragionato quindi sulla possibilità di aumentare gli aiuti nel settore marittimo per il contrasto alla pirateria trainando anche l’Europa e la NATO in quest’area di interesse strategico”, dichiarò Crosetto.

Prima di lasciare Roma, il presidente Mohamud e il ministro Abulkadir parteciparono al convegno dal titolo “Italia, Somalia. Una relazione speciale”, presenti pure i ministri Antonio Tajani e Matteo Piantedosi. Ad organizzarlo la Fondazione Leonardo Med-Or, istituita dall’azienda leader del comparto militare-industriale, Leonardo SpA, e presieduta dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd).


Articolo pubblicato in Africa ExPress il 17 aprile 2025, https://www.africa-express.info/2025/04/17/cooperazione-sbilenca-italia-somalia-cessione-di-blindati-tattici-in-disuso/