FREEDOM حرية LIBERTÀ – di rivolte, presidi e raccolte solidali con le persone recluse nei CPR
Le rivolte di fine aprile nel CPR di Torino hanno portato alla chiusura dell’area viola del CPR. I presidi intanto continuano, come le rivolte. Nella giornata del 10 maggio c’è stato l’ennesimo presidio sotto le mura del CPR di corso Brunelleschi, con un centinaio di compagn3 provenienti da altre città d’Italia, per portare solidarietà alle […]
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[2025-05-17] Punto info contro galere e CPR @ Asti Parco della Resistenza
PUNTO INFO CONTRO GALERE E CPR Asti Parco della Resistenza - Parco della Resistenza Asti (sabato, 17 maggio 10:00) Sabato 17 maggio ore 10, giardini della resistenza - Asti. In un clima di guerra e repressione è importante condividere le lotte fuori e dentro le galere e i CPR, contro la narrazione unilaterale che ne fanno giornali e tv. Perchè davanti ad una realtà sempre più mortifera e violenta c'è chi continua a non abbassare la testa, chi decide di non subire e lotta per la libertà. Dopo le rivolte che hanno infiammato il CPR di Torino approfittiamo di questo momento in città per fare un punto di raccolta beni di prima necessità per i detenuti. I CPR sono i lager della democrazia, ogni gesto di calore e solidarietà verso chi cerca di distruggerli è il minimo che possiamo fare ed è necessario. Lista (NO METALLO, NO PLASTICA RIGIDA, NO VETRO!) Abbigliamento uomo (mutande, calze, magliette, pantaloncini, ciabatte, scarpe, tute) Shampoo Dentifricio Tè Frutta secca Datteri Pan bauletto Merendine Biscotti Zucchero Caffè solubile in cartone https://lamicciaasti.noblogs.org/post/2025/05/15/punto-info-contro-galere-e-cpr/
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Punto info – contro galere e CPR
Sabato 17 maggio ore 10, giardini della resistenza – Asti. In un clima di guerra e repressione è importante condividere le lotte fuori e dentro le galere e i CPR, contro la narrazione unilaterale che ne fanno giornali e tv. Perchè davanti ad una realtà sempre più mortifera e violenta c’è chi continua a non … Leggi tutto "Punto info – contro galere e CPR"
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Libertà per Tarek, Anan, Ali e Mansour. Libertà per il popolo palestinese
Appello in solidarietà a Tarek Dridi, Anan, Alì e Mansour. Mercoledì 21 si invitano tutt a partecpare al presidio in solidarietà al tribunale a L’Aqula per il procecesso di Anan, Alì e Mansour, mentre giovedì 22 al faro del gianicolo si porterà solidarietà a Tarek chiuso tra le mura del carcere di Regina Coeli. Arrivato dalla Tunisia nel 2008 a 25 anni, in questo momento Tarek si trova nel carcere di Regina Coeli, arrestato in differita per la manifestazione del 5 ottobre in solidarietà con il genocidio della popolazione palestinese nella striscia di Gaza. Il 14 aprile è stato condannato a 4 anni e 8 mesi con rito abbreviato. Gli si contesta il reato di resistenza, di aver lanciato bottiglie e aver attaccato il plotone con un ombrello, tutti fatti che non vengono però comprovati dai video. Libertà per Tarek,Anan, Ali e Mansour Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina. Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour, perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo. In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà concreta. La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta, molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5 ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale, perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno Stato occidentale e colonialista. Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni. Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma quel giorno c’erano ugualmente. L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi, sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi di libertà. Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a spinta. CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO DI ANAN, ALÌ E MANSOUR. CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp    
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Le Parole di un Detenuto
Queste parole appartengono a una lettera che ci è stata inviata poche settimane fa da una persona reclusa nel carcere di Quarto d’Asti e che ci ha chiesto di pubblicarla. Pensiamo che la possibilità di fare arrivare a tuttx le parole e i pensieri di una persona reclusa sia uno dei tanti gesti per rompere … Leggi tutto "Le Parole di un Detenuto"
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La Calabria di Occhiuto volta le spalle alle vittime di Cutro. E obbedisce a Salvini.
Salvini chiede, la Calabria esegue. Il cambio di marcia della giunta calabrese sulla costituzione di parte civile nel processo sulla strage dei migranti è dettato dalle pressioni del vicepremier sul presidente della giunta regionale  Occhiuto di Tiziana Barillà Nell’aula del Tribunale di Crotone, dove è in corso il processo per i mancati soccorsi che hanno portato alla strage di Cutro, si tiene il processo a carico di quattro finanzieri e due ufficiali della Guardia costiera, accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Nessuno – spero – ha dimenticato che il 26 febbraio 2023, il caicco “Summer love” si è schiantato nella secca a un chilometro dalla costa calabrese. Di quella strage non sappiamo nemmeno il numero dei dispersi, abbiamo contato i 94 corpi che hanno raggiunto la spiaggia di Steccato di Cutro, senza vita. Di quei morti, 35 erano bambini, persino le bare bianche erano finite. Quello che sappiamo – invece – è che ritardi e inerzie, hanno rappresentato una “grave negligenza, imprudenza, imperizia” da parte dei militari imputati che hanno violato, secondo i pm, la normativa europea e nazionale in materia di soccorsi in mare. Il 12 maggio si è tenuta l’udienza preliminare, con 113 richieste di costituzione di parte civile: i familiari delle vittime e i superstiti, le associazioni e le organizzazioni non governative. Ma le istituzioni no. La Regione Calabria no, né i Comuni di Crotone e di Cutro. Figuriamoci il governo di Meloni, Salvini e Piantedosi. Dopo aver loro voltato le spalle in mare, negando il soccorso, lo Stato, la Regione e i Comuni interessati hanno voltato le spalle alle vittime di Cutro, ai loro familiari e ai superstiti, anche in Tribunale. La mancata costituzione di parte civile del governo era scontata, vista l’assoluzione d’ufficio garantita ai militari dal governo ancora prima che la Procura di Crotone e i Carabinieri concludessero le indagini. Ma i Comuni interessati? E la Calabria di Roberto Occhiuto – lo stesso che si è battuto il petto in quelle ore e nelle cerimonie successive? Roberto Occhiuto, se possibile, ha fatto ancora peggio del governo vergognosamente coerente. Fino a poco prima dell’udienza, la Regione Calabria era l’unico ente ad aver chiesto di essere inserito tra le parti offese. Poi, ha fatto marcia indietro per sopperire al disappunto dell’Usim, il sindacato della guardia costiera, e al rimprovero di Matteo Salvini. La Regione si è rimangiata tutto con una nota imbarazzata e imbarazzante, appellandosi a un errore: credevano fosse un processo contro gli scafisti, non contro i militari! Occhiuto, insomma, ha parlato di errore ma il sindacato dei militari ha rivendicato il successo politico suo e di Salvini. Roma ordina, Catanzaro obbedisce. Come da copione, di una tragica e classica abitudine meridionale. Manza un anno alle elezioni regionali, tra lotte intestine e un’eterna campagna elettorale da portare avanti, la retorica della Calabria straordinaria panacea di ogni problema, non basta più. Se c’è da impugnare il bastone, si impugni. Tanto più se bisogna puntarlo contro centinaia di disperati, che manco votano. La Calabria è un’altra cosa. Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000  News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
migranti
Libertà per Tarek,Anan, Ali e Mansour. Libertà per il popolo palestinese
Riceviamo e pubblichiamo da compagne e compagni di Roma questo appello in solidarietà a Tarek Dridi, Anan, Alì e Mansour. Mercoledì 21 si invitano tutt a partecpare al presidio in solidarietà al tribunale a L’Aqula per il procecesso di Anan, Alì e Mansour, mentre giovedì 22 al faro del gianicolo si porterà solidarietà a Tarek chiuso tra le mura del carcere di Regina Coeli. Arrivato dalla Tunisia nel 2008 a 25 anni, in questo momento Tarek si trova nel carcere di Regina Coeli, arrestato in differita per la manifestazione del 5 ottobre in solidarietà con il genocidio della popolazione palestinese nella striscia di Gaza. Il 14 aprile è stato condannato a 4 anni e 8 mesi con rito abbreviato. Gli si contesta il reato di resistenza, di aver lanciato bottiglie e aver attaccato il plotone con un ombrello, tutti fatti che non vengono però comprovati dai video. Libertà per Tarek,Anan, Ali e Mansour Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina. Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour, perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo. In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà concreta. La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta, molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5 ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale, perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno Stato occidentale e colonialista. Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni. Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma quel giorno c’erano ugualmente. L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi, sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi di libertà. Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a spinta. CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO DI ANAN, ALÌ E MANSOUR. CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK.
Non c’è mai tregua alla violenza in Messico
Negli ultimi giorni di Aprile 2025, il Messico è stato attraversato da un’ondata di violenza generalizzata e coordinata che ha colpito duramente vari stati del paese, tra cui Michoacán, Jalisco, Guanajuato, Guerrero e Chiapas. Questi eventi non rappresentano episodi isolati di criminalità o scontri tra “narcos”, come spesso sostenuto dalle autorità, ma piuttosto un attacco […]
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Libertà per Tarek, Anan, Alì e Mansour. Presìdi al carcere di Regina Coeli e al Tribunale de L’Aquila
Riceviamo e diffondiamo: LIBERTÀ PER TAREK, ANAN, ALÌ E MANSOUR Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina. Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour, perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo. In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà concreta. La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta, molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5 ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale, perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno Stato occidentale e colonialista. Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni. Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma quel giorno c’erano ugualmente. L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi, sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi di libertà. Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a spinta. CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO DI ANAN, ALÌ E MANSOUR. CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK.
Iniziative
Carcere
Stato di emergenza
Roma, 16-17 maggio 2025, Convegno e Assemblea Nazionale dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
SCUOLE E UNIVERSITÀ DI PACE. FERMIAMO LA FOLLIA DELLA GUERRA Riprendiamo da Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università CONVEGNO NAZIONALE, ROMA 16 MAGGIO 2025 SPIN TIME, VIA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME, 55, ROMA ORE 9.00-17.30 ASSEMBLEA NAZIONALE, ROMA 17 MAGGIO 2025  SEDE NAZIONALE UAAR, VIA FRANCESCO NEGRI 67/69, ROMA ORE 9.00-18.00 Dopo l’esperienza positiva dello scorso anno (clicca qui per tutti i riferimenti), l’Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica“- OdV, (soggetto accreditato alla formazione Decreto MIUR 5.7.2013 Elenco Enti Accreditati/Qualificati 23.11.2016) insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università hanno organizzato a Roma per il 16 maggio 2025 un Convegno nazionale in presenza e online sul processo di militarizzazione dei luoghi della formazione e sulla necessità di costruire percorsi di pace all’interno di un quadro europeo e mondiale che vira inesorabilmente verso un conflitto globale. Il corso, aperto a tutta la cittadinanza e gratuito, rientra nell’ambito della Formazione docente; tutto il personale scolastico è esonerato per tutta la giornata dal servizio, ai sensi del CCNL vigente. Per iscrizione del personale a tempo indeterminato Codice SOFIA 98693 (clicca qui per aprire la piattaforma SOFIA, accedi con SPID e cerca il corso con il codice 98693). Al convegno si potrà partecipare anche da remoto con il link https://us02web.zoom.us/j/84347922587?pwd=poPvxORKgLQxohsaP3YT8rJOMUWHuq.1 su piattaforma ZOOM: Coloro che volessero informazioni e il personale a tempo determinato possono inviare un messaggio o telefonare al n. 347-9421408 (Cosimo Forleo). Prenotazioni fino ad esaurimento posti. «Il sei marzo scorso, a Bruxelles, il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo ha approvato ufficialmente ReArm Europe, il piano per il riarmo europeo da 800 miliardi di euro per potenziare la difesa comune. 800 miliardi che saranno sottratti alle spese sociali (sanità, scuola, trasporti…), nonostante le difficoltà economiche che oggi attraversano le maggiori potenze continentali. Di più, il riarmo è indicato anche come un credibile volano, grazie alla cooperazione fra capitale pubblico e privato, per lo sviluppo economico europeo. […] Come negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, tanti, troppi, intellettuali stanno assecondando questa escalation bellica. C’è chi ribadisce la superiorità intellettuale/culturale del mondo occidentale (roba da far impallidire persino le teorizzazioni del Darwinismo sociale) e chi si rammarica nel vedere una gioventù europea incline alle “mollezze” e, quindi, poco disponibile alla guerra. […] Impediamo che ragazze e ragazzi siano quotidianamente oggetto della propaganda militare, facciamo vivere nei processi didattici la bellezza dell’educazione alla pace, perché la nostra Costituzione ripudia la guerra. Ma, soprattutto, perché solo degli irresponsabili verso l’intera umanità, possono essere tanto indifferenti di fronte ai conflitti da auspicarli e prepararli»…dal Bollettino n. 3 dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. PROGRAMMA 16 MAGGIO MATTINO (9.00-13.00) 8.30 Accoglienza e registrazione dei partecipanti Moderatrice Alessandra Alberti Scuole e Università di Pace. Fermiamo la follia della guerra Ludovico Chianese, Presidente Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università La scuola del ReArm Europe: insegnare le competenze di guerra Anna Angelucci, Presidente Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica OdV Il sistema guerra. Ideologia e pratica dello sterminio nell’età del turbocapitalismo Angelo d’Orsi, Già Ordinario di Storia del pensiero politico, Università degli Studi di Torino Il commercio di armi mondiale e il ruolo dell’Italia Futura D’Aprile, Giornalista freelance – Il Fatto Quotidiano, Domani, Altraeconomia Pausa caffè Moderatrice Maria Teresa Silvestrini La costruzione sociale della guerra. Una prospettiva di analisi Maria Perino, Già docente di Analisi dei Processi Migratori all’Università del Piemonte Orientale Sull’orlo dell’abisso: nonviolenza o non-esistenza Alex Zanotelli, Missionario comboniano, Direttore Mosaico di Pace POMERIGGIO (14.30-18.00) Moderatore Michele Lucivero Il ritorno della leva e l’impatto sulla scuola Serena Tusini, Docente Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Militarismo e antimilitarismo in Turchia e Israele Murat Cinar, Giornalista freelance Umanità violata. La pace e il diritto internazionale Roberta de Monticelli, Già docente di Filosofia all’Università di Ginevra e all’Università San Raffaele di Milano Previsto intervento di rappresentanti di associazioni studentesche e dibattito Conclusioni: Pace e diritti, decolonizzare il pensiero per costruire nuovi percorsi didattico-educativi Antonino De Cristofaro, Docente Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università PROGRAMMA 17 MAGGIO 2025 Assemblea Nazionale Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università