Le rivolte di fine aprile nel CPR di Torino hanno portato alla chiusura
dell’area viola del CPR. I presidi intanto continuano, come le rivolte. Nella
giornata del 10 maggio c’è stato l’ennesimo presidio sotto le mura del CPR di
corso Brunelleschi, con un centinaio di compagn3 provenienti da altre città
d’Italia, per portare solidarietà alle […]
PUNTO INFO CONTRO GALERE E CPR
Asti Parco della Resistenza - Parco della Resistenza Asti
(sabato, 17 maggio 10:00)
Sabato 17 maggio ore 10, giardini della resistenza - Asti.
In un clima di guerra e repressione è importante condividere le lotte fuori e
dentro le galere e i CPR, contro la narrazione unilaterale che ne fanno giornali
e tv. Perchè davanti ad una realtà sempre più mortifera e violenta c'è chi
continua a non abbassare la testa, chi decide di non subire e lotta per la
libertà.
Dopo le rivolte che hanno infiammato il CPR di Torino approfittiamo di questo
momento in città per fare un punto di raccolta beni di prima necessità per i
detenuti.
I CPR sono i lager della democrazia, ogni gesto di calore e solidarietà verso
chi cerca di distruggerli è il minimo che possiamo fare ed è necessario.
Lista (NO METALLO, NO PLASTICA RIGIDA, NO VETRO!)
Abbigliamento uomo (mutande, calze, magliette, pantaloncini, ciabatte, scarpe,
tute)
Shampoo
Dentifricio
Tè
Frutta secca
Datteri
Pan bauletto
Merendine
Biscotti
Zucchero
Caffè solubile in cartone
https://lamicciaasti.noblogs.org/post/2025/05/15/punto-info-contro-galere-e-cpr/
Sabato 17 maggio ore 10, giardini della resistenza – Asti. In un clima di guerra
e repressione è importante condividere le lotte fuori e dentro le galere e i
CPR, contro la narrazione unilaterale che ne fanno giornali e tv. Perchè davanti
ad una realtà sempre più mortifera e violenta c’è chi continua a non … Leggi
tutto "Punto info – contro galere e CPR"
Appello in solidarietà a Tarek Dridi, Anan, Alì e Mansour.
Mercoledì 21 si invitano tutt a partecpare al presidio in solidarietà al
tribunale a L’Aqula per il procecesso di Anan, Alì e Mansour, mentre giovedì 22
al faro del gianicolo si porterà solidarietà a Tarek chiuso tra le mura del
carcere di Regina Coeli.
Arrivato dalla Tunisia nel 2008 a 25 anni, in questo momento Tarek si trova nel
carcere di Regina Coeli, arrestato in differita per la manifestazione del 5
ottobre in solidarietà con il genocidio della popolazione palestinese nella
striscia di Gaza. Il 14 aprile è stato condannato a 4 anni e 8 mesi con rito
abbreviato. Gli si contesta il reato di resistenza, di aver lanciato bottiglie e
aver attaccato il plotone con un ombrello, tutti fatti che non vengono però
comprovati dai video.
Libertà per Tarek,Anan, Ali e Mansour
Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto
di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina.
Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una
manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non
ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma
lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour,
perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo.
In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti
che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per
ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta
di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà
concreta.
La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta,
molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5
ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha
avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha
creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei
tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è
stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto
il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale,
perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha
preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri
con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno
Stato occidentale e colonialista.
Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di
persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e
prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le
botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni.
Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo
realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non
sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma
quel giorno c’erano ugualmente.
L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi,
sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della
piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi
unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto
inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno
sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per
difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma
di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi
di libertà.
Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a
spinta.
CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO
DI ANAN, ALÌ E MANSOUR.
CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL
SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK.
> Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi
> sostenerci donando il tuo 5×1000
>
> News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
Queste parole appartengono a una lettera che ci è stata inviata poche settimane
fa da una persona reclusa nel carcere di Quarto d’Asti e che ci ha chiesto di
pubblicarla. Pensiamo che la possibilità di fare arrivare a tuttx le parole e i
pensieri di una persona reclusa sia uno dei tanti gesti per rompere … Leggi
tutto "Le Parole di un Detenuto"
Salvini chiede, la Calabria esegue. Il cambio di marcia della giunta calabrese
sulla costituzione di parte civile nel processo sulla strage dei migranti è
dettato dalle pressioni del vicepremier sul presidente della giunta regionale
Occhiuto
di Tiziana Barillà
Nell’aula del Tribunale di Crotone, dove è in corso il processo per i mancati
soccorsi che hanno portato alla strage di Cutro, si tiene il processo a carico
di quattro finanzieri e due ufficiali della Guardia costiera, accusati di
naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.
Nessuno – spero – ha dimenticato che il 26 febbraio 2023, il caicco “Summer
love” si è schiantato nella secca a un chilometro dalla costa calabrese. Di
quella strage non sappiamo nemmeno il numero dei dispersi, abbiamo contato i 94
corpi che hanno raggiunto la spiaggia di Steccato di Cutro, senza vita. Di quei
morti, 35 erano bambini, persino le bare bianche erano finite.
Quello che sappiamo – invece – è che ritardi e inerzie, hanno rappresentato una
“grave negligenza, imprudenza, imperizia” da parte dei militari imputati che
hanno violato, secondo i pm, la normativa europea e nazionale in materia di
soccorsi in mare.
Il 12 maggio si è tenuta l’udienza preliminare, con 113 richieste di
costituzione di parte civile: i familiari delle vittime e i superstiti, le
associazioni e le organizzazioni non governative. Ma le istituzioni no. La
Regione Calabria no, né i Comuni di Crotone e di Cutro. Figuriamoci il governo
di Meloni, Salvini e Piantedosi.
Dopo aver loro voltato le spalle in mare, negando il soccorso, lo Stato, la
Regione e i Comuni interessati hanno voltato le spalle alle vittime di Cutro, ai
loro familiari e ai superstiti, anche in Tribunale.
La mancata costituzione di parte civile del governo era scontata, vista
l’assoluzione d’ufficio garantita ai militari dal governo ancora prima che la
Procura di Crotone e i Carabinieri concludessero le indagini. Ma i Comuni
interessati? E la Calabria di Roberto Occhiuto – lo stesso che si è battuto il
petto in quelle ore e nelle cerimonie successive?
Roberto Occhiuto, se possibile, ha fatto ancora peggio del governo
vergognosamente coerente. Fino a poco prima dell’udienza, la Regione Calabria
era l’unico ente ad aver chiesto di essere inserito tra le parti offese. Poi, ha
fatto marcia indietro per sopperire al disappunto dell’Usim, il sindacato della
guardia costiera, e al rimprovero di Matteo Salvini.
La Regione si è rimangiata tutto con una nota imbarazzata e imbarazzante,
appellandosi a un errore: credevano fosse un processo contro gli scafisti, non
contro i militari! Occhiuto, insomma, ha parlato di errore ma il sindacato dei
militari ha rivendicato il successo politico suo e di Salvini.
Roma ordina, Catanzaro obbedisce. Come da copione, di una tragica e classica
abitudine meridionale. Manza un anno alle elezioni regionali, tra lotte
intestine e un’eterna campagna elettorale da portare avanti, la retorica della
Calabria straordinaria panacea di ogni problema, non basta più.
Se c’è da impugnare il bastone, si impugni. Tanto più se bisogna puntarlo contro
centinaia di disperati, che manco votano.
La Calabria è un’altra cosa.
Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi
sostenerci donando il tuo 5×1000
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Riceviamo e pubblichiamo da compagne e compagni di Roma questo appello in
solidarietà a Tarek Dridi, Anan, Alì e Mansour.
Mercoledì 21 si invitano tutt a partecpare al presidio in solidarietà al
tribunale a L’Aqula per il procecesso di Anan, Alì e Mansour, mentre giovedì 22
al faro del gianicolo si porterà solidarietà a Tarek chiuso tra le mura del
carcere di Regina Coeli.
Arrivato dalla Tunisia nel 2008 a 25 anni, in questo momento Tarek si trova nel
carcere di Regina Coeli, arrestato in differita per la manifestazione del 5
ottobre in solidarietà con il genocidio della popolazione palestinese nella
striscia di Gaza. Il 14 aprile è stato condannato a 4 anni e 8 mesi con rito
abbreviato. Gli si contesta il reato di resistenza, di aver lanciato bottiglie e
aver attaccato il plotone con un ombrello, tutti fatti che non vengono però
comprovati dai video.
Libertà per Tarek,Anan, Ali e Mansour
Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto
di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina.
Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una
manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non
ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma
lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour,
perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo.
In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti
che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per
ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta
di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà
concreta.
La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta,
molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5
ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha
avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha
creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei
tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è
stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto
il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale,
perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha
preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri
con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno
Stato occidentale e colonialista.
Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di
persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e
prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le
botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni.
Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo
realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non
sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma
quel giorno c’erano ugualmente.
L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi,
sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della
piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi
unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto
inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno
sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per
difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma
di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi
di libertà.
Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a
spinta.
CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO
DI ANAN, ALÌ E MANSOUR.
CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL
SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK.
Negli ultimi giorni di Aprile 2025, il Messico è stato attraversato da un’ondata
di violenza generalizzata e coordinata che ha colpito duramente vari stati del
paese, tra cui Michoacán, Jalisco, Guanajuato, Guerrero e Chiapas. Questi eventi
non rappresentano episodi isolati di criminalità o scontri tra “narcos”, come
spesso sostenuto dalle autorità, ma piuttosto un attacco […]
Riceviamo e diffondiamo:
LIBERTÀ PER TAREK, ANAN, ALÌ E MANSOUR
Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto
di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina.
Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una
manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non
ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma
lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour,
perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo.
In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti
che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per
ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta
di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà
concreta.
La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta,
molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5
ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha
avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha
creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei
tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è
stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto
il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale,
perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha
preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri
con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno
Stato occidentale e colonialista.
Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di
persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e
prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le
botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni.
Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo
realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non
sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma
quel giorno c’erano ugualmente.
L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi,
sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della
piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi
unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto
inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno
sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per
difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma
di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi
di libertà.
Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a
spinta.
CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO
DI ANAN, ALÌ E MANSOUR.
CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL
SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK.
SCUOLE E UNIVERSITÀ DI PACE.
FERMIAMO LA FOLLIA DELLA GUERRA
Riprendiamo da Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università
CONVEGNO NAZIONALE, ROMA 16 MAGGIO 2025
SPIN TIME, VIA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME, 55, ROMA ORE 9.00-17.30
ASSEMBLEA NAZIONALE, ROMA 17 MAGGIO 2025
SEDE NAZIONALE UAAR, VIA FRANCESCO NEGRI 67/69, ROMA ORE 9.00-18.00
Dopo l’esperienza positiva dello scorso anno (clicca qui per tutti i
riferimenti), l’Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica“- OdV,
(soggetto accreditato alla formazione Decreto MIUR 5.7.2013 Elenco Enti
Accreditati/Qualificati 23.11.2016) insieme all’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università hanno organizzato a Roma per il
16 maggio 2025 un Convegno nazionale in presenza e online sul processo di
militarizzazione dei luoghi della formazione e sulla necessità di costruire
percorsi di pace all’interno di un quadro europeo e mondiale che vira
inesorabilmente verso un conflitto globale.
Il corso, aperto a tutta la cittadinanza e gratuito, rientra nell’ambito della
Formazione docente; tutto il personale scolastico è esonerato per tutta la
giornata dal servizio, ai sensi del CCNL vigente. Per iscrizione del personale a
tempo indeterminato Codice SOFIA 98693 (clicca qui per aprire la piattaforma
SOFIA, accedi con SPID e cerca il corso con il codice 98693). Al convegno si
potrà partecipare anche da remoto con il link
https://us02web.zoom.us/j/84347922587?pwd=poPvxORKgLQxohsaP3YT8rJOMUWHuq.1 su
piattaforma ZOOM:
Coloro che volessero informazioni e il personale a tempo determinato possono
inviare un messaggio o telefonare al n. 347-9421408 (Cosimo Forleo).
Prenotazioni fino ad esaurimento posti.
«Il sei marzo scorso, a Bruxelles, il Consiglio europeo dei capi di Stato e di
governo ha approvato ufficialmente ReArm Europe, il piano per il riarmo europeo
da 800 miliardi di euro per potenziare la difesa comune. 800 miliardi che
saranno sottratti alle spese sociali (sanità, scuola, trasporti…), nonostante le
difficoltà economiche che oggi attraversano le maggiori potenze continentali. Di
più, il riarmo è indicato anche come un credibile volano, grazie alla
cooperazione fra capitale pubblico e privato, per lo sviluppo economico europeo.
[…] Come negli anni che precedettero la prima guerra mondiale, tanti, troppi,
intellettuali stanno assecondando questa escalation bellica. C’è chi ribadisce
la superiorità intellettuale/culturale del mondo occidentale (roba da far
impallidire persino le teorizzazioni del Darwinismo sociale) e chi si rammarica
nel vedere una gioventù europea incline alle “mollezze” e, quindi, poco
disponibile alla guerra. […] Impediamo che ragazze e ragazzi siano
quotidianamente oggetto della propaganda militare, facciamo vivere nei processi
didattici la bellezza dell’educazione alla pace, perché la nostra Costituzione
ripudia la guerra. Ma, soprattutto, perché solo degli irresponsabili verso
l’intera umanità, possono essere tanto indifferenti di fronte ai conflitti da
auspicarli e prepararli»…dal Bollettino n. 3 dell’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università.
PROGRAMMA 16 MAGGIO
MATTINO (9.00-13.00)
8.30 Accoglienza e registrazione dei partecipanti
Moderatrice Alessandra Alberti
Scuole e Università di Pace. Fermiamo la follia della guerra
Ludovico Chianese, Presidente Osservatorio contro la militarizzazione delle
scuole e delle università
La scuola del ReArm Europe: insegnare le competenze di guerra
Anna Angelucci, Presidente Associazione Nazionale Per la Scuola della Repubblica
OdV
Il sistema guerra. Ideologia e pratica dello sterminio nell’età del
turbocapitalismo
Angelo d’Orsi, Già Ordinario di Storia del pensiero politico, Università degli
Studi di Torino
Il commercio di armi mondiale e il ruolo dell’Italia
Futura D’Aprile, Giornalista freelance – Il Fatto Quotidiano, Domani,
Altraeconomia
Pausa caffè
Moderatrice Maria Teresa Silvestrini
La costruzione sociale della guerra. Una prospettiva di analisi
Maria Perino, Già docente di Analisi dei Processi Migratori all’Università del
Piemonte Orientale
Sull’orlo dell’abisso: nonviolenza o non-esistenza
Alex Zanotelli, Missionario comboniano, Direttore Mosaico di Pace
POMERIGGIO (14.30-18.00)
Moderatore Michele Lucivero
Il ritorno della leva e l’impatto sulla scuola
Serena Tusini, Docente Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e
delle università
Militarismo e antimilitarismo in Turchia e Israele
Murat Cinar, Giornalista freelance
Umanità violata. La pace e il diritto internazionale
Roberta de Monticelli, Già docente di Filosofia all’Università di Ginevra e
all’Università San Raffaele di Milano
Previsto intervento di rappresentanti di associazioni studentesche e dibattito
Conclusioni: Pace e diritti, decolonizzare il pensiero per costruire nuovi
percorsi didattico-educativi
Antonino De Cristofaro, Docente Osservatorio contro la militarizzazione delle
scuole e delle università
PROGRAMMA 17 MAGGIO 2025
Assemblea Nazionale Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università
Riceviamo e diffondiamo:
Torino 23 maggio dalle 17
giardini reali (lato fenix)
Presentazione di “Disfare“, pubblicazione trimestrale contro la guerra >> TAZ
CONTRO LA GUERRA benefit denunciatx blocco del porto di Genova
(distro, live hip-hop, djset)
Per maggiori informazioni:
https://gancio.cisti.org/event/contro-la-guerra-tba
Riceviamo e diffondiamo