La discarica di La Martella a Matera. L’eredità di un disastro ambientale

NapoliMONiTOR - Tuesday, September 26, 2023
(archivio disegni napolimonitor)

La procedura di infrazione che la Comunità europea ha avviato otto anni fa si è chiusa a giugno di quest’anno con la copertura dei settori III e IV della discarica comunale di rifiuti urbani a La Martella. I rifiuti saranno tombati per sempre come pesante eredità sul futuro del nostro territorio, per i nostri figli e nipoti.

L’impianto di La Martella, realizzato alla fine degli anni ’80 con fondi della Legge speciale per il Mezzogiorno n. 64/1986, era stato progettato per la produzione di compost dalla frazione umida dei rifiuti conferiti, per la separazione e recupero delle componenti residue, per lo smaltimento dei “sovvalli finali” ossia della frazione residua dalla separazione organico/inorganico; i rifiuti organici sarebbero stati indirizzati al pretrattamento di insufflaggio per produrre, con procedimenti successivi, compost vendibile. Il progetto non prevedeva di utilizzare l’impianto e l’area di competenza come discarica dell’indifferenziato. Dall’impianto di compostaggio non è mai uscito un chilo di compost decente e vendibile, ma sono entrati prima miliardi di lire e poi milioni di euro assieme a circa due milioni di metri cubi di monnezza varia.

All’epoca a Matera non si praticava la raccolta differenziata pertanto l’impianto destinato alla frazione organica che avrebbe dovuto produrre il cosiddetto “compost” andò subito in crisi. Quello dell’inorganico si rivelò inadeguato perché, pur non avendo accorgimenti per contenere il percolato, accoglieva tanto i rifiuti inerti quanto quelli organici. In seguito furono chiesti e ottenuti finanziamenti per realizzare altre vasche più grandi, nelle quali per molti anni sono stati versati rifiuti indifferenziati non solo della città, ma anche da altri comuni della Regione. Questa scelta è stata sciagurata perché ha peggiorato la situazione e di fatto si è rivelata ingestibile in quanto i sistemi di isolamento del fondo delle vasche, di raccolta del percolato, di confluenza e compressione dei gas non erano dimensionati per i volumi conferiti.

A causa degli adeguamenti tecnologici e dei nuovi abbancamenti, i rifiuti venivano continuamente “movimentati” con spostamenti in loco. A volte si è trattato di un semplice spostamento di livello nella stessa vasca, in altri casi lo spostamento è stato effettuato da una vasca all’altra, con costi altissimi per la comunità. In quindici anni sono stati movimentati milioni di metri cubi di rifiuti nello stesso luogo a causa del rifacimento dei fondi e dei pozzetti, del ripristino delle condotte e della sostituzione delle pompe per la raccolta del percolato.

In questi anni le vasche hanno continuato a raccogliere rifiuti indifferenziati con grande quantità di materiale organico, producendo miasmi continui e denunce dei cittadini di La Martella; denunce che portarono sostanzialmente al solo posizionamento di una centralina per il monitoraggio dell’ozono e che ha registrato negli anni un numero indefinito di sforamenti dei limiti di norma. Soltanto nel 2012 è cominciata la raccolta differenziata ma ormai le vasche III e IV, quelle oggetto di infrazione, erano stracolme e nel 2015 siamo inseriti tra i siti in infrazione comunitaria.

Ancora, ai primi di agosto 2021, mentre erano in corso i lavori per consentire la risoluzione del problema dell’infrazione comunitaria, un incendio ha consumato parte dei rifiuti per una superficie di circa quarantamila metri quadri ed una profondità oltre sei metri. In Italia l’80% delle discariche subiscono incendi per vari motivi e molto raramente si individuano i responsabili. Dopo l’incendio dell’agosto 2021 la ditta che stava operando è stata autorizzata (dal Responsabile Unico di Procedimento di Invitalia) ad utilizzare il ribasso d’asta e a prolungare i tempi di consegna previsti in scadenza ad aprile del 2021.

Le vasche che oggi sono ricoperte di terreno contengono rifiuti accumulati nel tempo compreso tra i quaranta e i tre anni, parte dei rifiuti sono in fase di mineralizzazione, una percentuale (forse del 20-25%) in fase anaerobica, una gran parte ancora percolanti, quelli più superficiali in situazione aerobica; ma tutti in evoluzione naturale. Quando una comunità decide di chiudere il percorso dei suoi rifiuti – avendo come terminale non la riduzione, non il recupero, non il riutilizzo ma il tombamento per l’eternità – vuol dire non avere sguardo al domani, vuol dire condannare le generazioni future a dover fare i conti con una bomba ecologica a tempo.

Gli ambientalisti di Matera si sono sempre battuti per una gestione partecipata e condivisa con la comunità del ciclo delle merci e per un corretto smaltimento delle frazioni residue; gestioni che comportino la chiusura del ciclo degli stessi, evitando al massimo la combustione finale. Il circolo Legambiente ha proposto al sindaco Bennardi un concorso di idee internazionale che abbia per tema la rimozione di tutti i rifiuti accumulati negli anni, la loro inertizzazione e lo smantellamento del sito attualmente destinato a discarica.

I lavori per il superamento delle procedure di infrazione comunitaria sono attuati da Invitalia, che di recente ha in corso 18 interventi nella Città di Matera per un totale di 26 milioni di euro. Gran parte dei progetti sono contestati da tutto il movimento ambientalista materano. Il più noto ha riguardato il “Parco della storia dell’uomo” su Murgia Timone, per proseguire con il “Parco delle Cave”, con la bonifica della discarica e gli altri interventi in città: da via san Vito, a Villa Longo, a piazza Sant’Agnese. In nessuno di questi interventi Invitalia ha proposto o accettato un colloquio, un confronto o il coinvolgimento delle associazioni e dei cittadini circa la realizzazione delle opere stesse.

Il documento di collaudo delle opere di bonifica e riqualificazione termina sostenendo che “l’Amministrazione Comunale di Matera è responsabile della manutenzione, della sorveglianza e del controllo nella fase di gestione post-operativa per tutto il tempo durante il quale la discarica può comportare rischi per l’ambiente”. Il 27 settembre si chiudono formalmente i lavori di bonifica per l’infrazione, ma il lascito ambientale di questo disastro rischia di protrarsi a lungo nel futuro. (pio acito)

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