[2025-01-18] Stato di Polizia @ Balon
Gancio - Thursday, January 16, 2025Stato di Polizia
Balon - via Vittorio Andreis, 10152 Torino TO, Italia(sabato, 18 gennaio 10:30)
Stato di Polizia
Zone rosse, daspo, militari per le strade, leggi speciali contro l’opposizione politica e sociale
Sabato 18 gennaio
Leggi di guerra, zone rosse, militari per le strade
Il paradigma autoritario del governo Meloni
Punto info al Balon
dalle 10,30 alle 13,30
Il governo sperimenta nuovi meccanismi di esclusione e controllo degli indesiderabili. Muri invisibili ma concreti segmentano le città, separando chi può accedere liberamente nelle aree più pregiate e chi deve esserne tenuto fuori.
Con le zone rosse e il daspo urbano il ministro dell’Interno ha arricchito la cassetta degli attrezzi della polizia di nuovi strumenti, che le forze del disordine statale possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
La stretta securitaria, collaudata inizialmente a Bologna e Firenze, a dicembre si è estesa a Milano e Napoli, e con l’anno nuovo ha investito Roma, dove la morsa poliziesca durante il giubileo è imponente. A Torino il sindaco annuncia un approccio più “morbido”: niente zone rosse ma aree a “sorveglianza rinforzata”, come a Roma. Difficile cogliere le sfumature di fronte alla declinazione sabauda delle direttive governative.
Nei fatti le forze di polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma “atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che gli “atteggiamenti” non sono atti e, quindi gli uomini e le donne in divisa mandano via le persone il cui modo di stare in strada sia considerato, a loro arbitrio, indesiderabile.
Queste direttive sono solo l’ultimo tassello del mosaico repressivo del governo, che colpisce ogni forma di contestazione e lotta politica e sociale.
Il DDL 1236 – ex 1660 – approvato alla Camera in settembre ed oggi in discussione alla commissione giustizia del Senato si inserisce nel solco già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione, Caivano) che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri senza documenti. Le misure contro la socialità non mercificata, quelle contro i profughi e i migranti, l’affondo verso i giovani, la repressione dei movimenti di lotta sono le architravi del progetto repressivo del governo.
Il DDL 1236 infligge colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte su caserme e commissariati, a chi blocca una strada o un treno, a chi fa picchetti sui luoghi di lavoro, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.
Si criminalizzano i movimenti climatici, sociali e sindacali, anticarcerari e no border e si cerca di bloccarli, infliggendo lunghe pene detentive per banalissime pratiche di lotta politica e sociale.
La logica di classe e di repressione verso chi cerca di cambiare il mondo intollerabile in cui viviamo è connaturata con l’ordinamento giudiziario democratico: ma i provvedimenti adottati da questo governo la rendono sempre più spudorata e violenta.
Quest’insieme di nuove leggi rende sempre più forti i poteri di polizia, riducendo le pur esili tutele alla libertà di espressione, movimento, opposizione sociale.
L’articolo 31 del DDL 1236 permette ai servizi segreti di entrare a far parte di organizzazioni terroristiche, cercando di assumerne il controllo, nella certezza dell’anonimato e dell’impunità per i reati commessi. Dulcis in fundo questi agenti provocatori legalizzati possono costruire e detenere bombe. Finisce la favola dei servizi segreti “deviati”, le mele marce che hanno burattinato, con la complicità dei fascisti, le tante stragi di Stato che hanno insanguinato il nostro paese negli anni Settanta ed Ottanta. Oggi, con i fascisti al potere, stanno per ottenere la licenza di strage. Di Stato. Per Legge.
Lo stesso articolo prevede l’obbligo, di fatto, anche per università ed enti di ricerca di collaborare con i servizi segreti, inclusa la possibilità di derogare alle normative sulla riservatezza.
In generale il fortissimo aumento delle pene, l’introduzione di nuovi reati, la meticolosa scelta dei soggetti da colpire e di quelli da tutelare sono il segno distintivo del DDL 1236. Più galera per molti, ma non per tutti, perché la trama dei vari provvedimenti di Meloni è esplicitamente autoritaria e di classe.
Le lotte nelle carceri e nei CPR vengono perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come costitutivamente criminale, illegale, fuori norma. A questo governo non basta massacrare di botte, privare di ogni dignità, vuole seppellire in carcere chi da vita a rivolte nei luoghi di reclusione.
Questo governo vuole mettere a tacere qualunque protesta, introducendo nell’ordinamento un reato collettivo, equiparato a quelli di mafia e terrorismo, che persegue anche le azioni non violente come lo sciopero della fame.
Dalla criminalizzazione pubblica dell’opposizione politica e sociale scaturisce il reato di “terrorismo della parola”.
Questi dispositivi si configurano come diritto penale del nemico, pur mantenendosi in una cornice universalista.
Il diritto penale del nemico è informato ad una logica di guerra. In guerra i nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini.
Quando la logica bellica si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a questo principio. Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager nazisti e i gulag staliniani. La definizione del “nemico” interno è squisitamente politica ed è appannaggio di chi detiene il potere di decidere chi mantiene le prerogative del “cittadino” e chi ne è privato perché considerato individualmente e collettivamente incompatibile con il nuovo ordine che il governo sta costruendo.
Un ordine che non ha neppure bisogno delle famigerate “leggi eccezionali” del 1926 per colpire la libertà di scioperare, di scrivere e dire la propria, di lottare per casa, salute, libertà, dignità.
Le leggi sono il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno di una società. Oggi i fascisti al governo si sentono forti e giocano tutte le carte a loro disposizione per assicurarsi il totale controllo politico e il disciplinamento sociale.
Il governo effettua una manovra a tenaglia, muovendosi contemporaneamente su più fronti. Oltre al piano squisitamente repressivo, Meloni punta ad una riforma istituzionale che renda ancora più forte l’esecutivo, e persegue un’egemonia culturale, che vede la scuola, i media e il territorio come spazi di conquista.
Il fascismo sta tornando. Usano la cornice democratica per dare una secca svolta autoritaria al paese: segno che la democrazia è solo illusione di libertà e giustizia sociale.
Fermarli è ancora possibile. Occorre rinforzare le reti ed i movimenti che si battono contro la svolta autoritaria e, insieme, mantenere fermo l’impegno contro la guerra, il militarismo, il patriarcato, le frontiere, lo sfruttamento, la devastazione ambientale, il nazionalismo.
Il tempo è ora.
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