Cartellino rosso a Israele, tifoserie in campo per la Palestina

Osservatorio Repressione - Friday, March 28, 2025

L’idea è partita dalla Green Brigade, tifoseria del Celtic di Glasgow: una campagna internazionale di pressione su Fifa e Uefa e di boicottaggio verso la Federazione Calcistica Israeliana. A oggi sono centinaia le tifoserie che hanno aderito in 32 paesi di tutto il mondo

di Gabriele Granato, Andrea Ponticelli da il manifesto

Il 17 ottobre 2023 sullo schermo del Wembley Stadium dove si sta giocando la partita Inghilterra-Italia, valida per le qualificazioni a Euro 2024, compare un messaggio con cui la Uefa invita a un minuto di silenzio per ricordare le vittime israeliane dell’attacco del 7 ottobre, ignorando totalmente le vittime civili palestinesi dell’attacco israeliano che, a quella data, erano già centinaia.

Questo episodio rende lampante l’importanza del calcio come strumento di propaganda, soprattutto in periodo di conflitti internazionali. Di questa importanza la tifoseria del Celtic di Glasgow ne è ben consapevole e perciò, dall’inizio del genocidio del popolo palestinese a oggi, non ha mai perso occasione per manifestare la solidarietà al popolo palestinese.

IL GRUPPO della Green Brigade, da anni attivo sulla questione, a metà febbraio 2025 ha lanciato una campagna internazionale di boicottaggio, «Show Israel the Red Card», nei confronti della Federazione Calcistica Israeliana (Ifa) per denunciarne la complicità con l’occupazione e l’apartheid israeliana: «I tifosi di calcio hanno una piattaforma unica e potente e, con tale influenza, ne deriva una grossa responsabilità. Chiediamo ai tifosi di calcio di tutto il mondo, che valorizzano la vita, l’umanità, la dignità, la libertà, la pace e la giustizia, di essere coraggiosi e di usare la loro voce per opporsi ai crimini di Israele e schierarsi con la Palestina».

Nel comunicato del 13 febbraio spiegano la loro proposta: «Si può prendere posizione adottando la campagna ‘Show Israel the Red Card’ e sventolando la bandiera della Palestina». Perché «il calcio è uno strumento incredibilmente potente. Se il mondo del calcio si unisce per isolare Israele, anche altri ambiti seguiranno inevitabilmente questo esempio. È tempo che Uefa e Fifa pratichino i valori che predicano: uguaglianza, rispetto e diritti umani».

Una campagna che rilancia la richiesta avanzata – nel marzo del 2024 – dalla Federazione Calcistica Palestinese (Pfa) alla Fifa di escludere l’Ifa da ogni competizione per la violazione degli stessi statuti Fifa che, ancora oggi, non ha dato alcuna risposta. Questo nonostante le violazioni denunciate dalla Pfa non siano assolutamente una novità visto che diverse partite dei campionati di calcio israeliano si giocano da anni nei territori della Cisgiordania che, come sentenziato lo scorso luglio anche dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, appartengono alla Palestina.

Tra gli obiettivi della campagna c’è quello di evitare che la questione palestinese – alla luce della tregua siglata – finisca nel dimenticatoio. A vedere la risposta all’appello, la necessità di continuare a mettere in campo manifestazioni di solidarietà deve essere molto sentita tra le tifoserie di calcio: Italia, Scozia, Paesi Baschi, Germania, Stati uniti, Cile, Australia, Indonesia, Malesia, Inghilterra, Irlanda, Belgio, Marocco, Sudafrica, Grecia, Cipro, Tunisia, Francia, arrivando fino al campo profughi di Shatila, centinaia di tifoserie, di 32 paesi sparsi su tutti e sei i continenti, hanno mostrato il cartellino rosso a Israele.

IN ITALIA, il lavoro è stato coordinato dal collettivo Calcio e Rivoluzione che ha coinvolto, al momento, oltre 30 tifoserie, di cui una di serie A (Empoli), la Curva Nord del Pisa e una parte della tifoseria della Juve Stabia – non riconducibile a nessun gruppo del tifo organizzato – di Serie B, la Curva Est della Ternana di Serie C e tante altre di categorie inferiori e del mondo del calcio popolare.

Tutte tifoserie accomunate dalla stessa irrefrenabile voglia che il calcio resti fedele ai propri valori e non si faccia promotore di quelle pericolose dinamiche che qui in Europa abbiamo cominciato a definire «doppio standard» e che nei fatti si può tradurre con «complicità». Perché non si può spiegare altrimenti la celerità (appena quattro giorni) con cui, nel febbraio del 2022, la Fifa e l’Uefa hanno sentenziato l’esclusione da ogni competizione della Federazione Russa a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina o come ancora la Fifa non abbia perso tempo, qualche settimana fa, ad escludere la Federazione del Pakistan e quella del Congo proprio per alcune violazioni agli statuti della Fifa.

È evidente che negli stadi e sui campi non si giocano soltanto partite di calcio ma anche partite di egemonia politica. Se gli schermi e i minuti di silenzio vengono utilizzati da Fifa e Uefa per assecondare la narrazione di parte dello Stato di Israele, le gradinate con le loro coreografie, cori e bandiere vengono utilizzate da chi supporta la causa palestinese. Che anche i campi di calcio di tutto il mondo diventino luoghi dove manifestare solidarietà per la causa palestinese.

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