
Cpr: tra violenze, disagi, deportazioni e la “trappola propagandistica” dell’Albania.
Osservatorio Repressione - Wednesday, April 16, 2025Mentre le luci dei riflettori si sono concentrate sull’accordo Italia-Albania per la creazione di un Centro di Permanenza per i Rimpatri (CPR) in territorio albanese continua la violenza sistemica all’interno dei CPR nel suolo italiano.
L’ultimo episodio riguarda un ragazzo di origini peruviane, con pregressi problemi di salute e posto in isolamento nel CPR di Milano. Nonostante le sue condizioni, è stato dichiarato “idoneo” dal personale medico, una prassi che, secondo Nicola Cocco della Rete Mai Più Lager – No Ai CPR, intervenuto ai microfoni di Radio Onda d’Urto, spesso relega la tutela della salute in secondo piano.
Il ragazzo sarebbe stato ammanettato, legato ai piedi e addirittura imbavagliato sotto una mascherina mentre veniva condotto al rimpatrio in Perù da dove era fuggito anni fa per la Spagna, dove abitava prima di venire in visita di un parente in Italia e trovarsi, dopo poco, bloccato in CPR.
Ma non solo. Al momento della deportazione, non gli sarebbero stati restituiti 400 euro che aveva con sè. E infine, come sottolinea Nicola Cocco, al suo arrivo in Perù, contrariamente alla narrazione di un “ritorno a casa”, il ragazzo si è ritrovato senza un posto dove andare.
Questo avviene mentre l’Italia continua a effettuare le deportazioni in Albania. Gli effetti di questo accanimento crudele non sono tardati ad arrivare: sono già stati segnalati casi di autolesionismo all’interno del CPR di Gjadër e, come ricorda Cocco: “Stiamo attenti che quello che succede in piccola scala in Albania succede in larga scala già sul nostro territorio.
L’intervista di Radio Onda d’Urto a Nicola Cocco della Rete Mai più Lager – No ai CPR. Ascolta o scarica