
«Reati di solidarietà» in aumento in tutta Europa
Osservatorio Repressione - Tuesday, April 29, 2025Il report della rete Picum sottolinea l’aumento della criminalizzazione dei migranti e della solidarietà in tutta l’Unione europea: oltre 200 i casi nel 2024
di Michele Gambirasi da il manifesto
La criminalizzazione delle migrazioni nell’Unione Europea è in crescita, che si tratti di Ong impegnate nel soccorso e l’aiuto a persone migranti o di chi cerca di attraversare i confini per arrivare nel continente. È quanto emerge dall’ultimo report di Picum, organizzazione basata a Bruxelles che raccoglie oltre 100 associazioni «che lavorano per garantire giustizia sociale e diritti umani ai migranti privi di documenti».
Il rapporto, reso pubblico da oggi, dà conto nel 2024 di almeno 142 casi di procedimenti legali contro operatori umanitari, «per aver agito in solidarietà con i migranti nell’Unione europea»; sono 91 invece i casi registrati di azioni legali direttamente contro migranti, per la maggior parte vittime delle leggi contro la tratta di esseri umani. L’anno precedente erano stati rispettivamente 117 e 76, segnando un incremento di oltre il 20%. L’Italia è, insieme alla Grecia, tra i paesi che registrano il maggior numero di processi in corso, su entrambi i fronti: sono almeno 29 gli operatori di Ong indagati o che fronteggiano processi, mentre sono 40 i casi registrati di migranti accusati. Nella maggioranza dei casi il reato contestato è quello di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina» normato dall’articolo 12 del Testo unico sull’immigrazione e ulteriormente rafforzato dall’entrata in vigore dell’articolo 12bis a seguito del «decreto Cutro».
Numeri che rappresentano stime al ribasso, raccolti attraverso il monitoraggio dei media a causa dei buchi e delle discrepanze nelle statistiche ufficiali. Solo in Italia i dati raccolti da Arci Porco rosso tracciano almeno 106 casi di migranti arrestati per il reato di favoreggiamento nel 2024, fermati non appena arrivati in porto. In Grecia, Aegean boat report conta 228 persone arrestate all’arrivo sulle coste elleniche. La dissonanza tra i numeri raccolti dalle Ong e quelli presentati da Picum non è solo il risultato della difficoltà di avere statistiche chiare, ma anche la spia del fatto che «la criminalizzazione di chi attraversa i confini rimane un fenomeno nascosto, che rivela la tendenza dei media a sottorappresentarlo» scrive l’organizzazione.
Nella maggior parte dei casi, comunque, la montagna partorisce un topolino. O in alcuni casi proprio nulla. Dei 43 processi conclusi nel 2024 contro operatori umanitari, in 41 casi si è giunti a un’assoluzione, dichiarando l’insussistenza del fatto. Nonostante ciò, la criminalizzazione del soccorso produce in ogni caso effetti deterrenti e ostativi nei confronti delle organizzazioni, costrette ad affrontare processi che hanno una durata media di tre anni e che in alcuni casi possono tenere ferme a lungo le imbarcazioni che operano in zona Sar. Nel 2024 si è chiuso in Italia il caso Iuventa, durato sette anni e che alla fine ha visto prosciolti tutti i dieci imputati delle Ong Jugend Rettet, Save the children e Medici senza frontiere. Sette anni nel corso dei quali la nave Iuventa è rimasta sequestrata e in stato di fermo, comportandone un irrimediabile danneggiamento.
Se la criminalizzazione si poggia prevalentemente sulla legislazione che interviene sul traffico di esseri umani, le nuove direttive europee in corso di approvazione corrono il rischio di accrescere il fenomeno secondo Picum. Tra queste soprattutto la revisione del Facilitators package, una combinazione di direttive e una decisione quadro dell’Ue del 2002, proposta nel 2023 dalla Commissione europea e ancora in fase di discussione al Parlamento. La proposta, secondo l’Ong, riconosce il contrabbando come causa principale dell’immigrazione: «un approccio criminalizzante che contraddice l’evidenza che la legislazione antitratta spesso danneggia, più che tutelare, i diritti dei migranti».
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