
USA: non si vuol porre fine al calvario di Mumia Abu Jamal
Osservatorio Repressione - Tuesday, May 6, 2025Mentre La Corte suprema respinge ogni ricorso per la condanna dell’ex Pantera Nera, si rinnova l’impegno internazionale per la sua scarcerazione. manifestazioni da Città del Messico a Filadelfia, San Francisco, Parigi, Berlino…
di Gianni Sartori
Nel 25 marzo di quest’anno la Corte suprema della Pennsylvania (la stessa giurisdizione che l’aveva condannato a morte nel 1982) ha definitivamente respinto ogni ricorso per la condanna di Mumia Abu Jamal (il giornalista afro-americano in carcere dal 1981 con l’accusa di aver ucciso l’agente di polizia Daniel Faulkner).
Così come nel settembre 2024 era stata ugualmente respinta la richiesta di esaminare le nuove prove (emerse recentemente) della sua innocenza.
Rinchiuso per 29 anni nel corridoio della morte, per ben due volte (nel 1995 e nel 1999) è stato sul punto di subire l’esecuzione.
Probabilmente per lui non ci sarebbe stata speranza senza le grandi mobilitazioni internazionali a suo sostegno. Tanto che la pena nel 2011 veniva commutata in ergastolo.
Attualmente Mumia (71 anni) è malato, indebolito. Ma tuttavia non rinuncia a scrivere, studiare, aiutare gli altri detenuti.
In questi giorni centinaia di persone sono nuovamente scese in strada, in vari angoli del pianeta, chiedendo la sua scarcerazione. Da San Francisco a Oakland, da Filadelfia a Houston. Così come altre sono previste a Città del Messico e a Berlino. Il 7 maggio a Parigi si terrà un presidio in place de la Concorde (VIII arrondissement) nei pressi dall’ambasciata statunitense.
Una vita emblematica la sua. Venne arrestato ( e picchiato) una prima volta a Filadelfia all’età di 14 anni per aver protestato contro il candidato George Wallace (all’epoca un razzista dichiarato). Veniva poi schedato dal FBI per aver richiesto che il suo liceo venisse dedicato a Malcom X. Ancora giovanissimo fu tra i fondatori del Black Panther Party a Filadelfia occupandosi dell’informazione (e da subito classificato come un soggetto da sorvegliare ed eventualmente internare).
Come giornalista radiofonico aveva lavorato per NPR et WHAT, occupandosi principalmente dell’oppressione subita dalla comunità nera.
Per sopravvivere doveva anche lavorare come tassista. Durante una corsa, ella notte del 9 dicembre 1981, avendo udito dei colpi dei colpi e scorgendo in strada suo fratello Billy Cool, si fermava e scendeva dall’auto. Veneto immediatamente colpito d aut colpo di arma da fuco sparata da un agente. Rimasto privo di conoscenza, veniva trovato riverso a terra accanto al corpo di Faulkner che in seguito morirà per le ferite. Nonostante venisse picchiato duramente, Mumia riuscì a sopravvivere.
Viene accusato della morte dell’agente e in seguito condannato a morte dal giudice Sabo nonostante l’inchiesta sia stata quantomeno quanto meno superficiale (pallottole non identificate, contraddizioni nelle perizie balistiche, nessuna impronta riscontrata, dichiarazioni dei testimoni fatte riscrivere più volte…). Gli viene assegnato un avvocato d’ufficio (nonostante avesse chiesto di potersi difendere di persona) e di fatto non potrà assistere alle udienze.
Si sostiene che il colpo fatale provenisse dalla calibro 38 di Mumia (registrata legalmente e su cui la polizia presente sul luogo della sparatoria non aveva verificato se fosse stata usata in quella circostanza) anche se dalle testa dell’agente era stato estratto un proiettile proveniente da una calibro 44.
A due mesi dal fatto (e solo dopo che Mumia aveva denunciato la polizia per brutalità), un agente aveva dichiarato che Mumia aveva confessato mentre si trovava all’ospedale”. Invece nel rapporto di quel giorno si leggeva che “il negro non ha fatto alcuna dichiarazione”.
Confermato anche dai medici curanti che gli erano stati vicino per tutto il tempo.
La principale testimone d’accusa, Cynthia White (una prostituta e – presumibilmente – un’informatrice della polizia), aveva poi dato (al processo contro Billy Cool) una testimonianza in totale contraddizione con quella del processo a Mumia. Ammettendo di non trovarsi sul posto quando era arrivata la polizia, come del resto avevano già dichiarato altre persone presenti (le quali avevano invece parlato di una o forse due persone che erano fuggite dopo gli spari).
Nel 1999 Arnold Beverly, si era attribuito la responsabilità dell’omicidio. Ma il procuratore di Filadelfia non aveva voluto indagare impedendogli inoltre di venir ascoltato dal tribunale.
Al momento Mumia si trova ora nel carcere SCI-Mahanoy di Frackville. Per i prossimi due anni, in isolamento totale e sottoposto a molteplici proibizioni e umiliazioni: la luce della sua cella rimane sempre accesa, con una sola visita e una telefonata di un quarto d’ora alla settimana, viene ammanettato e incatenato ogni volta che esce dalla cella (anche per la doccia), privato di ogni oggetto personale, dei libri, della radio e della macchina da scrivere. Già dieci anni fa aveva rischiato di morire per uno choc diabetico che lo aveva portato al coma. Attualmente, dopo aver perso circa 22 chili, non sarebbe in grado di nutrirsi autonomamente.
PS, Segnalo qualche altro articolo in tema:
https://ainfos.ca/pipermail/a-infos-it/2017-February/007464.html
https://www.labottegadelbarbieri.org/eldridge-cleaver-un-mito-del-68-da-rivedere/
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