
L’orrore dei lager libici gestiti da Almasri
Osservatorio Repressione - Thursday, May 8, 2025La denuncia di Mediterranea: prigione e torture per donne e bambini catturati della “Guardia costiera” nel lager libici
Gli orrori del lager di Zawhia in Libia, uno di quelli gestiti dal criminale libico Almasri, e le uccisioni in mare, avvenute lo scorso 2 maggio, ad opera della cosiddetta guardia costiera libica, finanziata dal governo italiano per tenere lontano dai nostri confini i migranti.
È quello che emerge da un video diffuso dalla Ong Mediterranea, che sui social ha diffuso il filmato raccolto da Refugees In Libya, la Ong il cui fondatore David Yambio figura tra le personalità finite nel mirino dello spyware di Paragon.
Il lager ripreso, secondo quanto verificato dalla posizione gps dalla quale è stato inviato il video, è quello denominato Al – Nasr Detention Center: uno di quelli sotto la giurisdizione di Almasri, il generale libico, ricercato dalla Corte penale internazionale, prima arrestato e poi rilasciato e rimpatriato dalle autorità italiane alcuni mesi fa.
“Riceviamo e pubblichiamo, grazie alla rete RefugeesinLibya, un video che denuncia ancora crimini contro donne e bambini che tentano di fuggire dalla Libia, dove sono sottoposti a sofferenze indicibili. Il lager di Zawiya, situato a 50 chilometri a nord-ovest di Tripoli, è uno di quelli gestiti da Almasri, ricercato dalla Corte Penale internazionale per crimini contro l’umanità”, spiega Mediterranea, che ha trasmesso il video “anche agli uffici della Corte Penale Internazionale: qualcuno nel governo italiano e nell’Unione Europea dovrà rispondere davanti alla giustizia di questi crimini contro l’umanità”.
In questo momento all’interno del lager ci sono oltre 100 donne, di varie nazionalità, e decine di bambini. Per poter uscire, denuncia Mediterranea, gli uomini di Almasri chiedono 6000 dinari per il rilascio di ogni persona.
Mediterranea riporta anche la testimonianza di Fatima Ibrahim e della sorella Rakuya, profughe etiopi, catturate con i loro bambini e altre 130 persone dalla cosiddetta guardia costiera libica, lo scorso 2 maggio, in acque internazionali tra l’Italia e la Libia: “Erano salpati da Sabratha su un’imbarcazione di legno a due ponti con oltre 130 persone imbarcate. Hanno navigato per circa un’ora dalla costa, fino a quando le milizie sono arrivate e hanno sparato contro la loro barca. Alcune persone sono rimaste uccise, una ragazza è sicuramente morta per le ustioni derivanti dall’incendio del motore colpito dai colpi dei mitra. I sopravvissuti sono stati portati nella prigione di Almasri e sono stati spogliati, perquisiti. I miliziani hanno sottratto telefoni e soldi”.
(fonte l’Unità)
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