
Ha troppi libri in casa: arrestiamolo!
Osservatorio Repressione - Thursday, May 8, 2025Durante il regime fascista, nel carcere di San Vittore Antonio Gramsci aveva diritto a otto libri la settimana. Nei giorni scorsi il carcere di Sassari Bancali ha vietato ad Alfredo Cospito l’acquisto di un testo sui vangeli apocrifi, uno di fisica quantistica e due di fantascienza
di Marco Sommariva*
Su un articolo di Frank Cimini ho letto che ad Alfredo Cospito, anarchico detenuto al 41bis, è stato vietato l’acquisto di quattro libri: un testo sui vangeli apocrifi, uno di fisica quantistica e due di fantascienza.
Scrive Cimini: “La direzione del carcere di Sassari Bancali ne ha vietato l’acquisto […] adducendo un parere negativo dell’autorità giudiziaria che non vi sarebbe stato secondo i difensori, i quali hanno presentato ricorso. Sarà celebrata un’udienza per stabilire se Cospito può avere quei libri perché evidentemente la giustizia ha tempo da perdere”.
Spiega l’avvocato di Alfredo Cospito, Flavio Rossi Albertini: “Nell’ultimo mese a Cospito era stato negato pure l’acquisto di un cd musicale. Era stato negato l’accesso alla biblioteca del carcere che non aveva neppure provveduto a ritirare tempestivamente un pacco inviatogli dalla sorella, determinandone il rinvio al mittente”.
Cimini ci mette anche al corrente che in “relazione all’accesso alla biblioteca la direzione della prigione spiegava che il «disguido» era stato generato da problemi organizzativi interni e che sarebbe stato emesso apposito ordine di servizio. Le condizioni di detenzione di Cospito ristretto al 41bis sono peggiorate non proprio per caso dopo la condanna in primo grado per rivelazione del segreto d’ufficio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove per la vicenda delle intercettazioni ambientali divulgate in Parlamento, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del «gruppo di socialità»”.
In un’edizione elettronica a cura dell’International Gramsci Society, delle Lettere dal carcere 1926-1937 di Antonio Gramsci, in una missiva inviata dal leader comunista a Tatiana Schucht – insegnante e traduttrice russa da tutti chiamata Tania, cognata e figura centrale nella biografia del filosofo e politico italiano durante la sua prigionia, elemento di collegamento tra Gramsci, il partito e la famiglia d’origine – leggo questo passaggio: “Carissima Tania […] Ricevo durante il giorno cinque giornali quotidiani: Corriere, Stampa, Popolo d’I., Giornale d’I., Secolo. Sono abbonato alla biblioteca, con doppio abbonamento e ho diritto a 8 libri la settimana. Compro ancora qualche rivista e «Il Sole», giornale economicofinanziario di Milano. Così leggo sempre. Ho letto già i Viaggi di Nansen e altri libri di cui ti parlerò un’altra volta” – il passaggio è testuale, ovviamente, compreso il termine “economicofinanziario” tutto attaccato e le abbreviazioni.
Prima di trarre conclusioni sui due episodi avvenuti a circa un secolo di distanza, per correttezza preciso che la lettera in questione si riferisce a un momento in cui Gramsci si trovava nel carcere di San Vittore in attesa di giudizio e non al periodo della carcerazione vera e propria, dopo la condanna definitiva… durante quegli anni, dalla fine del 1928 alla fine del 1933, quando per la sue condizioni di salute verrà trasferito in una clinica, sempre in regime di detenzione, ci furono periodi in cui poteva leggere i quotidiani e altri no… in ogni caso, però, aveva sempre la possibilità, oltre che di accedere alla biblioteca del carcere, di ricevere dall’esterno libri e riviste, che però prima di venirgli concesse in lettura, dovevano passare il vaglio del direttore del carcere, che in alcuni casi glieli negava… dal febbraio 1929, infine, ottiene la possibilità di tenere in cella il necessario per scrivere.
Terminata questa doverosa precisazione, credo sia importante ragionare un po’ sulle differenze fra il trattamento a cui è stato sottoposto sottoposto Antonio Gramsci dall’allora dittatura fascista e quello riservato ad Alfredo Cospito dall’attuale governo democratico.
Probabilmente ha ragione Frank Cimini quando scrive: “Alfredo Cospito sta continuando a pagare sulla propria pelle il lunghissimo sciopero della fame per protestare contro il 41bis non solo e non tanto per sé ma per gli altri 700 detenuti ai quali viene applicato. Le simpatie suscitate dal digiuno avevano messo in imbarazzo il sistema che da allora si sta vendicando. Era stato considerato una sorta di sciopero della fame «a scopo di terrorismo». La storia dei libri negati è solo l’ultimo episodio di una lunga serie”.
Di certo, sono d’accordo con lui quando conclude che “negare la possibilità di leggere rappresenta una tortura ulteriore” e che i libri sono pericolosi; non sarà di sicuro un caso se, negli anni ’70, un bambino pare sia giunto a spiegare così l’arresto del padre «terrorista»: “Aveva troppi libri in casa”.
Chiudo ricordando quanto scriveva il reazionario – pensa te! – Ray Bradbury in uno dei suoi capolavori, il romanzo Fahrenheit 451 pubblicato nel 1953: “[…] un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l’arma. Castriamo la mente dell’uomo. Chi sa chi potrebbe essere il bersaglio dell’uomo istruito?”.
Altro non aggiungerei.
*scrittore sul sito www.marcosommariva.com tutte le sue pubblicazioni
Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000
News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp