Remigration Summit 2025: quando i fascisti si stringono la mano

Osservatorio Repressione - Sunday, May 18, 2025

Alla fine il Remigration Summit (Resum2025) è avvenuto; non nel pomeriggio, come stabilito fino alla sera prima sui canali social dell’evento, ma alle 9 di mattina del 17 maggio 2025. Dall’ingresso del teatro Condominio Vittorio Gassman di Gallarate hanno sfilato diverse sigle dell’estrema destra europea. Il tema della conferenza? Espulsioni di massa per stranieri regolari, irregolari e di seconda generazione

di Riccardo Sacchi

PreSummt, l’ingresso nero

Lega: ideologia identitaria e modello di espulsione

All’ingresso del teatro, Davide Quadri, esponente della Lega Giovani, si sofferma con i giornalisti per commentare il tema dell’evento. Secondo Quadri, si tratta di politiche volte a scoraggiare la migrazione illegale e, più in generale, a invertire il trend dell’immigrazione irregolare nei Paesi europei. Quadri continua confermando che la Lega sostiene apertamente queste posizioni: “Come giovani della Lega abbiamo parlato di remigrazione”, dice, sottolineando che ci sono “comunicati stampa della Lega che parlano di re-immigrazione a tutti i livelli”. Sul fronte interno, il tema dei clandestini viene affrontato ribadendo la posizione del partito: “Sono 350.000 i clandestini in Italia” e “l’immigrazione clandestina è un reato. Entrare illegalmente in un paese è un reato”. In merito alle possibili soluzioni, Quadri propone un modello di espulsione legato all’incentivo degli aiuti europei per obbligare i paesi d’origine a riprendersi i cittadini entrati illegalmente in Italia: “Legare il fatto che loro ricevono fondi da parte nostra al dover riprendersi i loro cittadini che sono illegalmente nel nostro paese”. Cita anche l’approccio adottato dagli Stati Uniti con El Salvador, dove si stanno realizzando hub o centri di raccolta in paesi terzi. Quando gli viene chiesto se questi centri possano essere paragonati a campi di detenzione dove vengono concentrate persone, Quadri afferma: “No, no… i campi di concentramento sono un’altra cosa”, precisa. “Io sono stato a Dachau, ho visto cosa vuol dire”, aggiunge. Sul piano ideologico, Quadri non nasconde l’affinità con certe posizioni: “Come Lega ci definiamo identitari”, afferma. Non prende le distanze da figure controverse come Dries Van Langenhove –  ex parlamentare belga e volto della destra identitaria fiamminga -, condannato per razzismo e negazionismo, dicendo: “È stato condannato per dei meme su una chat Signal… non li ha neanche condivisi lui”. Quanto a Martin Sellner, figura nota dell’estrema destra europea ed espulso da più paesi, minimizza la questione: “Mi sembra che Schengen valga per persone ben peggiori”, commenta, aggiungendo: “Non penso che Martin Sellner oggi sia persona non grata in America dopo le elezioni”. Un chiaro riferimento di affinità tra i principi espressi dal tema della remigrazione – quindi dal suo fondatore – e le politiche di gestione migratoria intrapresa dal governo Trump.

Pubblico: insicurezza e razzismo, “il governo deve fare di più”

“Sono una donna e vado in giro da sola, potete immaginare cosa succede” spiega una persona, intervistata prima di salire i gradini del teatro.  La sua partecipazione al Remigration Summit proviene da una esperienza quotidiana di insicurezza non di ordine pubblico: “Con gli italiani non ci sono problemi” perché civili ed educati – “L’italiano al massimo ti fa un complimento, ti offre un caffè, si rifiuta, no grazie, finisce lì, ecco” – mentre sono gli stranieri che provocano insicurezza, spiega alle telecamere. “Loro dicono assimilazione”, spiega la partecipante al Resum2025 in riferimento alle attuali politiche di integrazione, aggiungendo che “questa assimilazione purtroppo fino ad oggi non è avvenuta”. La soluzione? Un’espulsione effettiva degli immigrati irregolari, paragonando l’ingresso illegale nel paese a un reato come lo spaccio di droga. Quindi come la polizia va ad arrestare chi spiaccia bisogna rimpatriare, anche con la forza se necessario, chi non ha diritto di restare:”Bisogna cacciarli davvero”, insiste. In merito al governo attale e alle sue politiche di gestione migratoria, la partecipante al summit ritiene che non basti: “La meloni sta bloccando (gli sbarchi) ma non basta… bisogna fare di più”.

Un “welcome” divisivo

Gli onori di casa sono stati fatti da Andrea Ballarati, ventitreenne, studente di economia, ex militante di Gioventù Nazionale e fondatore dell’associazione identitaria “Azione, Cultura, Tradizione” di Como.  Ballarati ha accolto i vari ospiti e spiegato ai giornalisti che “l’evento si svolgerà” anche dopo le critiche della politica e della società civile. Nei giorni scorsi, infatti, la Lega ha difeso il convegno dell’estrema destra europea; posizione sostenuta dall’approvazione dell’evento da parte del Sindaco di Gallarate Andrea Cassani, che dichiara: “Mi auguro che vada tutto bene perché è giusto che tutti possano manifestare le proprie idee”. Una decisione politica criticata aspramente da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi che ha definito il summit “un convegno che inneggia alla xenofobia, alla discriminazione e al razzismo, un’offesa ai valori della nostra Costituzione”. Posizione condivisa da molte delle persone che scese in piazza a Milano lo stesso pomeriggio a protestare contro questa follia chiamata remigrazione.

Il panorama Internazionale: convergenza di pensiero tra estreme destre e FdI

I nomi di spicco che si conoscevano in precedenza all’inizio dell’evento imbastivano già una trama con conclusione preannunciabile: ridisegnare le politiche migratorie occidentali. In ordine, seguendo  i post Instagram, c’era Jean Yves Le Gallou, ex parlamentare europeo del Front national degli anni novanta e cofondatore dell’Istitut Iliade, centro studi che “intende adoperarsi per la riappropriazione della propria identità da parte degli Europei”, noto per le posizioni razziste e suprematiste;  Elva Vlaardingerbroek, opinionista olandese, dalle posizioni conservatrici, nota per aver definito “totalitaria” l’Unione europea, auspicandone “un ritorno ai veri valori”; Martin Sellner, austriaco di trentasei anni, di fatto l’ideologo dell’evento, nel videomessaggio su Instagram di presentazione dell’evento spiega che “remigrazione” vorrebbe dire, secondo quanto riferiscono gli organizzatori, “l’espulsione dei clandestini, la revisione dei sistemi di asilo e l’introduzione dei rientri volontari” nonché “l’espulsione dei migranti non inseriti” nella società; infine, Alfonso Goncalves, fondatore nel 2023 del gruppo filonazista portoghese Reconquista, simbolo una croce che rimanda alla riconquista cristiana nei confronti dei Mori della penisola iberica nel 1492. Goncalves aveva espresso apprezzamenti nei confronti del Resum2025, definendolo “il più grande punto di svolta nella storia degli europei da secoli”- Oggi il filonazista portoghese all’ingresso del teatro ha dichiarato che l’Italia è il posto giusto dove ospitare il summit, buon cibo, buon tempo, bellissimi monumenti e logisticamente perfetta, ma soprattutto “apprezziamo alcune delle politiche implementate dal governo Meloni”, aggiungendo che anche se non direttamente associati in tema di supporto ci sono convergenze di interessi su questi temi.

Summit: la parabola del difensore razzista

Un interesse politico quello di Alfonso Goncalves, ripreso nel videomessaggio, che ha segnato l’inizio del Remigration Summit, dal Generale Vannacci: “Porterò la battaglia a Bruxelles”. Dopo aver garantito il suo sostegno, il vice di Salvini ha aggiungendo che “la remigrazione non è uno slogan ma una proposta concreta”. “Vuol dire mette al centro gli italiani, gli europei. È una battaglia di libertà e civiltà, di sicurezza, che è il vero spartiacque fra destra e sinistra”. Citando l’Europa dei popoli, Vannacci ha innalzato la sicurezza come protezione per la sua continuazione. “Invece di preoccuparsi di avere più armi, più cannoni, più sistemi missilistici dovrebbe ricordarsi che il suo primo dovere è proteggere i propri cittadini dentro i confini europei”. Una guerra interna quindi, che mette in contrapposizione i popoli europei e una minoranza non esplicitamente dichiarata ma a cui chiaramente si punta il dito, gli immigrati.

Il primo intervento in presenza è sato tenuto da Lena Kotré, deputata tedesca di Alternative für Deutschland (AfD). Il copione ha spaziato dalla la necessità di rimpatri sistematici per proteggere i valori fondanti delle nazioni fino alla critica sulla fragilità delle attuali politiche europee sull’immigrazione. Sul palco è salita poi Eva Vlaar, ospite annunciata dagli organizzatori dell’evento, che ha puntato il dito contro quella che ha definito “la decadenza morale e politica dell’Europa liberale”, chiedendo un ritorno ai principi della sovranità e dell’identità culturale. Un tema condiviso, quello dell’identitario che ha suscitato applausi tra i presenti. L’intervento successivo ha illustrato un’analisi comparata tra le dinamiche demografiche europee e nordamericane, indicando nella pressione migratoria una minaccia sistemica alla stabilità dell’Occidente. Lo studio eseguito da White Papers Institute, un gruppo di analisti, ex e attuali professionisti della politica, attivisti e volontari che forniscono analisi politiche gratuite “grazie al loro impegno per l’indipendenza e la prosperità del nostro popolo”, era moto tecnico e ideologicamente denso. A seguire e con decisamente toni differenti è stato Jacky Eubanks, repubblicana grande sostenitrice di Trump e del verbo Ameria First. Il suo discorso ha portato il tema della remigazione alla concezione di sfida occidentale comune, evocando la necessità di un’alleanza transatlantica contro le élite globaliste. Un concetto di remigazione come progetto che necessita passaggi futuri condiviso da Dries Van Langenhove, che sostiene l’avvio di un progetto di remigrazione coordinata a livello europeo. Idee simili sono state riprese da Jhon McLoughlin, intellettuale irlandese vicino alla destra anglosassone e parte di An Páirtí partito nazionalista irlandese-, che ha introdotto il concetto di “erosione culturale dell’Occidente” per descrivere il declino dei valori tradizionali sotto la pressione dei cambiamenti globali. La seconda parte del Summit è iniziata con i videomessaggi di due esponenti della Lega al parlamento europeo; Isabella Tovaglieri e Silvia Sardone. La prima, eurodeputata varesina, ha seguito alla lettera il copione leghista degli ultimi giorni sul tema del Resum2025, difendendo il diritto alla libera espressione politica anche su temi divisivi come l’immigrazione. Silvia Sardone invece, forte del suo background di studio sul “l’islamizzazione dell’Italia e dell’Europa”, ha definito l’evento “un atto di coraggio politico”, lodando chi ha scelto di non piegarsi alla cultura del pensiero unico. Il primo interveno di persona della seconda parte della conferenza è stato Kenny Smith, leader del partito nazionalista bianco Homeland Party del Regno Unito non ché ex dirigente del partito fascista British National Party (BNP) e del partito neonazista Patriotic Alternative (PA). Il suo discorso ha dipinto un’Europa come civiltà sotto assedio. A concludere l’evento è stato Martin Sellner, organizzatore dell’evento. Il suo attesissimo discorso ha individuato la sostituzione etnica come minaccia esistenziale.

Postsummit, il sorriso della minaccia: si rifarà nel 2026

Sempre Martin Sellner, raggiante in volto, è l’intervistato più atteso all’uscita del teatro in conclusione del Resum2025. “A Vienna, la mia città, la maggioranza degli studenti è musulmana. Non ho nulla contro l’Islam, ma l’Europa non deve diventare il 57° Paese musulmano”, ha dichiarato ai gironalsiti. L’attivista austriaco ha ringraziato Salvini e Meloni per non averlo ostacolato, lodando l’Italia come “un Paese che merita di rimanere fedele alla propria cultura”. Ha notato, però, un clima ancora ostile nelle piazze controchi difende valori patriottici. “Serve una rivoluzione culturale — ha affermato —, una rottura con la censura e il pensiero unico. Solo così la destra potrà mantenere le sue promesse”. Tra le proposte, ha ribadito la necessità di blocchi navali e di una cooperazione europea contro la crisi migratoria. “Come a Lepanto e a Vienna, oggi dobbiamo restare uniti”. Sellner ha concluso rivendicando il ruolo del suo movimento come “lobby patriottica” e sottolineando: “Essere controversi è un buon segno. Quando tutti la pensano allo stesso modo, spesso c’è una menzogna sotto”. Salutando prima di andarsene, una persona vicino all’entourage di Sellner ha confermato che “i sarà un altro Remigration Summit nel 2026, guardate i nostri social media, lo annunceremo presto”.

Quello che però Martin Sellner non ha capito, è che il clima ostile nelle piazze ci sarà sempre perché anche solo pensare di remigrazione è intollerabile. Se Circa 400 fascisti di mezza Europa si presentano a Gallarate, sotto la “tutela” della Lega, chiudendosi dentro un teatro a confabulare per poi riaprire le serrande a giochi fatti, l’italia risponde scendendo in quattro piazze diverse a contestarli. Gallarate non ha piegato la testa, con un flash mob sabato mattina davanti al Comune alla vicina Busto Arsizio e con il presidio pomeridiano della Rete Antifascista militante di Varese. Milano invece ha dimostrato cosa significa resistenza. In San Babila il presidio indetto da almeno 70 tra partiti, sindacati e associazioni antifasciste, con lettura di diversi articoli della Costituzione; “30mila persone presenti” a detta degli organizzatori. Da Cairoli invece il corteo antifascista di movimento “Make Europe Antifa Again” ha visto 2mila giovani provare ad arrivare alla stazione ferroviaria di Cadorna ma, accerchiati in mezzo un notevole dispositivo poliziesco, sono stati respinti tra manganellate, idranti e lacrimogeni concludendo la manifestazione in Pagano.

Perché, se Martin Sellner deve dire “Grazie” a Salvini e Meloni per non essere stato bloccano “all’esprimersi” per le sue opinioni (neofasciste), ricordiamoci sempre il fatale destino di colui che le idee fasciste le ha messe in atto.

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