Tag - antifascismo

Gino scarcerato senza l’obbligo dei domiciliari
Gino, antifascista milanese, verrà rilasciato dalla prigione di Fresnes senza l’obbligo dei domiciliari ma non potrà lasciare la Francia, dov’è stato arrestato nel novembre 2024 con l’accusa di aver preso parte alla mobilitazione antifascista europea contro la calata neonazista in Ungheria del cosiddetto “Giorno dell’onore”, nel febbraio 2023.  Tra loro erano presenti anche l’eurodeputata italiana Ilaria Salis e l’attivista tedesca Maja T., ancora detenuta nelle carceri ungheresi. Per quanto riguarda la situazione di Gino, resta confermata l’udienza del 9 aprile, nella quale è possibile che venga presa la decisione in merito alla richiesta di estradizione in Ungheria avanzata dalle autorità di Budapest. Nello stesso giorno è previsto un presidio a Milano davanti al consolato francese di via Privata Cesare Mangili 1. Per tutte le notizie e gli aggiornamenti, si può seguire la pagina Free Gino Libero. L’intervista ai microfoni di Radio Onda d’Urto con Nic, compagno del Comitato milanese di solidarietà a Gino. Ascolta o scarica Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000  News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
antifascismo
A Perugia raffica di avvisi della Questura nei confronti dell*antifa
A Perugia attivist* antifà stanno ricevendo degli avvisi orali dalla questura per aver espresso il proprio dissenso il 24 gennaio, durante la presentazione di un libro neo fascista in una sala del comune. Premessa: il 24 Gennaio 2025, a Perugia, un’adunata (neo)fascista ha potuto avere luogo nella suggestiva cornice della Sala della Vaccara, a un solo muro di distanza dall’aula consiliare di Palazzo dei Priori: motivo del ritrovo, la presentazione di un libro edito da Settimo Sigillo, marchio della Libreria Europa. Vista la dichiarata inettitudine dell’amministrazione Comunale ad impedire il raduno in alcun modo, la protesta è montata spontaneamente e un gruppo di persone si è quindi ritrovato in piazza IV Novembre per esprimere almeno il proprio disgusto e ribadire che iniziative del genere non dovrebbero essere tollerate. A un mese di distanza, stanno fioccando tra chi ha partecipato alla protesta avvisi orali del Questore. Stante l’insostenibilità di mettere alla sbarra quella che è stata una dimostrazione più che pacifica, la Questura ha deciso di criminalizzare il dissenso ricorrendo al collaudato arbitrio delle misure preventive. Niente udienza, niente possibilità di difendersi nell’immediato, ma solo a posteriori e con un esoso ricorso. Intanto però si viene marchiat* come elemento “antisociale”. Nelle notifiche infatti si minaccia apertamente chi ha espresso il proprio antifascismo, con buona pace della finzione di ordinamento costituzionale cui il Questore dovrebbe la sua lealtà. Rivolgendosi direttamente alle persone presenti a quella che è definita “adunata sediziosa” (san codice Rocco, illumina il cammino), si sostiene che queste debbano “cambiare condotta”, e che il loro “stile di vita” potrebbe in futuro portarle a commettere dei reati. Si arriva addirittura a ipotizzare il possibile ricorso a procedure restrittive antimafia. In ogni caso, e senza alcun elemento a suffragio di tale affermazione, le persone sono definite nelle parole della Questura come “socialmente pericolose”. Ha pienamente ragione, signor Questore. È un autentico pericolo per il corpo sociale limitarsi a contestare in poche decine la presenza dei fascisti in città. Non siamo certo orgoglios* di quanto accaduto. Quanto abbiamo fatto è il minimo sindacale, lo riteniamo anzi inadeguato, manchevole, e dunque sì, pericoloso. A sole 48 ore dalla vigilia del giorno della Memoria, i diretti eredi dei responsabili morali e politici dello sterminio nei campi si sono riuniti in pieno centro città con il tacito assenso dell’amministrazione, la stessa che pochi giorni più tardi si sarebbe riempita la bocca di retorica sulla Shoah. Gli epigoni dei boia genocidi hanno potuto ritrovarsi impunemente, e in tutta calma disquisire della continuità di quella che dicono essere la loro “comunità di destino”. Destino da dominanti, costruito sulle ceneri di chi è reputato inferiore, e che vorrebbero vedersi compiere una volta di più nella storia umana. Inutile cullarsi nell’illusione che questi figuri siano anacronistici, e che sia meglio ignorarli, assumendo la comoda posizione dello struzzo. A una certa, è cosa nota, l’odore di piume bruciate arriva anche nel buco in cui si è cacciata la testa per non vedere. Siamo quindi pienamente d’accordo con lei, signor Questore, e condividiamo la sua preoccupazione. Che un numero tutto sommato esiguo di persone si sia limitato a stazionare lanciando cori fuori della sala in cui si teneva un incontro dell’estrema destra, difeso peraltro da un ingente dispiegamento di FF. OO., è un autentico e allarmante segnale di pericolo per la società intera. Ribadiamo, signor Questore, il suo cruccio è anche il nostro. Troppo poch*. E troppo poco (come si dice a Perugia). Consentire la presenza fascista può portare ad essere complici di crimini, non c’è nulla di più vero. Crimini contro l’umanità solitamente, quali deportazioni, torture, stragi e genocidi. Quanto è successo (e sta succedendo tuttora) a Perugia è di assoluta gravità, ma non rappresenta un caso isolato nel panorama locale: pensiamo a quanto recentemente accaduto alla stazione di Terni a margine della protesta contro il decreto Sicurezza, quando di ritorno al binario un manifestante è stato oggetto di intimidazioni da parte degli agenti, trattenuto e denunciato per il solo motivo di avere con sé una bandiera palestinese (plaudiamo all’apparato repressivo, che si erge a difesa di tutti i progetti genocidari, senza fare distinzioni). Dell’Umbria si è cianciato come di una regione rossa, ultimamente si preferisce paragonarla a un cuore verde… A noi sembra che dietro questa facciata colorata si celi non da oggi un ventre bruno, gonfio di identitarismo e pulsioni autoritarie, peraltro in linea con quelle che sono le tendenze a livello nazionale e internazionale. Coscienti del pericolo, L* antifa Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000  News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
antifascismo
Rinviata al 9 aprile la decisione dei giudici francesi sulla richiesta di estradizione per Gino
Rinviata al 9 aprile la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Parigi sulla richiesta di estradizione dell’Ungheria ai danni di Gino, antifascista milanese arrestato in Francia lo scorso novembre in esecuzione del mandato di arresto europeo spiccato da Budapest. L’udienza, durante la quale era atteso il pronunciamento, è iniziata alle 19.30 di mercoledì 12 marzo 2025 e si è conclusa alle 21. La vicenda è quella della persecuzione voluta da Orban nei confronti di antifasciste e antifascisti di mezza Europa che nel febbraio 2023, nella capitale magiara, manifestarono contro il nazi-raduno europeo del cosiddetto “Giorno dell’onore“. Tra loro anche l’eurodeputata italiana Ilaria Salis e l’attivista tedesca Maja T., ancora detenuta nelle carceri ungheresi. Da Parigi la corrispondenza per Radio Onda d’Urto di Giulia, compagna di Free All Antifas. Ascolta o scarica. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
antifascismo
Intimidazioni neonaziste alla seconda udienza contro Maja T. a Budapest
A Budapest, al processo all’antifascista Maja T. ad attenderla duecento neonazisti. Provocazioni e minacce all’esterno del tribunale. In aula un neonazista condannato per terrorismo segue l’udienza e il cantante di una band antisemita interviene come «vittima». Maja T. rischia 24 anni di carcere. Il padre: «È un processo politico»  A Budapest giovedì 6 marzo 2025 seconda udienza del processo contro Maja T., cittadin* antifascista tedesc* illegalmente estradat* in Ungheria nell’ambito dell’operazione repressiva continentale lanciata dal governo Orban contro le mobilitazioni antifasciste che, nel febbraio 2023, si opposero alla calata neonazista da mezza Europa del cosiddetto “Giorno dell’onore”. Mentre Maja è compars* davanti al giudice brutalmente incatenat*, come mostrato dal media indipendente The Brake, un folto gruppo di neonazisti – un centinaio – ha presidiato il tribunale intimidendo amici, parenti e solidali. All’interno, come presunte “vittime” dell’aggressione, sono sfilati alcuni di questi neonazisti come Gyorgy Budahazy, fondatore dell’organizzazione nazista Hunnia, condannato per terrorismo ma poi amnistiato, e László Dudog, esponente delle band nazirock Divízió 88 e Divine Hate, braccio musical-propagandistico del ramo magiaro di Blood and Honour. Il processo è stato aggiornato a giugno e Maja resterà con molta probabilità in carcere fino alla nuova udienza. Già nell’udienza preliminare, Maja aveva rifiutato di patteggiare (spiega il quotidiano Il Manifesto) una condanna monstre, a 14 anni; stando ai capi d’imputazione della magistratura magiara, ne rischia fino a 24. Nel rifiutare il patteggiamento, a fine febbraio, Maja  aveva letto una lettera in cui denunciava le durissime condizioni di detenzione: “Non lasciatemi sol*. Il mio caso non riguarda solo me, ma tutti coloro che resistono contro il fascismo e l’ingiustizia”. Clicca qui per la lettera completa diffusa da Maja T. e rivolta a tutte le persone antifasciste in Europa. Su Radio Onda d’Urto la corrispondenza con Matteo, antifascista della campagna Free All Antifas.Ascolta o scarica   > Storia di Maja T., antifascista queer a processo (in catene) in Ungheria: > rischia 24 anni > Maja T. in catene a Budapest come Ilaria Salis   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
antifascismo
Storia di Maja T., antifascista queer a processo (in catene) in Ungheria: rischia 24 anni
Maja T, l’attivista antifà non binary di nazionalità tedesca in aula per l’udienza preliminare del processo a Budapest, in cui ha rifiutato il patteggiamento. L’accusa è di aggressioni ai danni di militanti di estrema destra, come nel caso di Ilaria Salis. Oggi la nuova udienza «Eccomi qui, incatenat* e accusat* in un paese per il quale io, in quanto essere umano non binario, come Maja, non esisto». Queste le parole di Maja T. durante il processo a suo carico iniziato a Budapest il 21 febbraio. La prossima udienza sarà il 6 marzo. L* militante antifascista tedesc* di 23 anni è accusat* dai giudici ungheresi di aver partecipato a un’aggressione nei confronti di estremisti di destra durante le manifestazioni del Giorno dell’onore – commemorazione annuale che riunisce migliaia di militanti di estrema destra da tutta Europa – di due anni fa, l’11 febbraio 2023, nella capitale ungherese. Le stesse accuse che sono state mosse all’italiana, oggi europarlamentare, Ilaria Salis. Maja T. è stat* portat* in aula per l’udienza preliminare in manette e tenut* al guinzaglio da agenti armati della polizia ungherese. L’accusa è di essere responsabile di quattro aggressioni con ferite potenzialmente letali a militanti di estrema destra, per cui la pena potrebbe arrivare a 24 anni di carcere. Il suo caso ha sollevato preoccupazioni sulle condizioni carcerarie e sulle garanzie processuali in Ungheria. Preoccupazioni già emerse con l’attivista italiana ed europarlamentare Ilaria Salis, che è stata detenuta per oltre un anno in condizioni degradanti prima di ottenere i domiciliari, per poi essere liberata in seguito all’elezione al parlamento europeo, in virtù della quale gode dell’immunità da deputata. L’appello di Maja Maja T. è stat* consegnat* alle autorità ungheresi dalla Germania il 28 giugno 2024, nonostante la Corte costituzionale tedesca avesse inizialmente bloccato la sua estradizione. Durante l’udienza a Budapest del 21 febbraio ha rifiutato la proposta di patteggiare una pena di 14 anni del pm ungherese: ora rischia fino a 24 anni di carcere. Nel rifiutare il patteggiamento, Maja ha letto una lettera in cui ha raccontato delle sue condizioni di detenzione e ha lanciato un appello: «Non lasciatemi sol*. Il mio caso non riguarda solo me, ma tutti coloro che resistono contro il fascismo e l’ingiustizia». Le condizioni di detenzione Come persona non binaria con documenti maschili, Maja T. è reclus* in un carcere maschile. «Siamo qui riuniti per preparare un processo in cui sono già stato condannat*, in cui la detenzione è già l’esecuzione di una pena», ha detto. Le condizioni di detenzione a cui Maja T. è sottopost* violano le regole penitenziarie stabilite dall’Unione europea, di cui l’Ungheria fa parte. Maja T. è in isolamento da oltre duecento giorni e le è consentito vedere gli altri detenuti per soli trenta minuti al giorno. «Non mi sono stati dati gli integratori vitaminici necessari o le visite mediche tempestive, non c’è luce sufficiente e cibo sano», ha continuato Maja, che ha anche sottolineato di essere stat* costrett* a spogliarsi davanti a decine di persone e che per tre mesi è stato ripres* nella sua cella da una telecamera appesa illegalmente. Ha anche detto che cimici e scarafaggi, come la luce dei controlli orari, «tolgono il sonno». E che può vedere i suoi cari per due ore al mese dietro lastre di plexiglass. «Oggi sono qui e sto già subendo danni fisici e mentali. La mia vista si sta affievolendo e il mio corpo è esausto, mentre il carcere mi costringe a parlare da sol*, vietandomi un contatto sufficiente con i compagni di detenzione a causa della mia identità queer, il cui unico scopo è punirmi e impedirmi di essere viv*», ha detto. Diritti violati Maja ha precisato che ancora oggi non ha potuto visionare tutto il materiale del fascicolo che contiene le accusa a suo carico e che gli atti, in ungherese, non sono stati tradotti. «Avrei dovuto prepararmi da solo mentre i miei avvocati venivano ripetutamente respinti al cancello della prigione», ha detto. «Non sono di casa in questo paese, né sono riuscit* a imparare la sua lingua. Ma so cosa fa ai suoi cittadini. Mi è stato tolto tutto con l’obiettivo di distruggermi come persona politica. Ma ho ancora le parole che scrivo e parlo, e non smetterò di farlo finché sarò e penserò», ha affermato Maja T. La reazione di Ilaria Salis Ilaria Salis ha condiviso su Instagram il video dell’ingresso di Maja T. in tribunale, esprimendo vicinanza all’attivist* tedesc*. «Il cuore mi esplode di rabbia e dolore. Ma nemmeno di fronte a questo trattamento degradante e indegno la dignità di Maja si piega. Siamo tutte con te. La Germania, dopo averla estradata illegalmente, deve ora riportarla subito a casa», ha scritto Salis. Il caso dell’antifascista Rexhino “Gino” Abazaj Non solo Maja e Ilaria Salis, tra le decine di persone accusate dall’Ungheria di aver preso parte all’aggressione ai neonazisti a Budapest durante i giorni delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”, c’è anche Rexhino Abazaj, detto “Gino”. L’Ungheria ne chiede l’estradizione. L’antifascista italo-albanese, 32 anni, dal 12 novembre detenuto nel carcere di Fresnes in Francia, dopo essere stato fermato con un mandato d’arresto europeo emesso dall’Ungheria, è in attesa della decisione di un tribunale francese sulla richiesta di estradizione. Il 12 febbraio si sarebbe dovuta tenere l’udienza in merito, che si è tramutata nel diniego dei domiciliari a Gino da parte dei giudici francesi, e in un rinvio al 12 marzo. La corte francese aveva richiesto all’Ungheria delle «garanzie effettive» volte a «proteggere [Abazaj] e garantirne il diritto fondamentale a non essere sottomesso alla tortura, a delle pene o dei trattamenti inumani o degradanti», specificando il luogo e le «condizioni concrete di detenzione» nel paese, che sono arrivate solo in una piccola parte e per di più il giorno prima dell’udienza. Gino, che rischia fino a 16 anni di carcere, nega le accuse che gli sono rivolte. (da il Domani) È in corso a Budapest il processo a Maja. Ci sono 200 nazisti davanti il tribunale e anche dentro l’aula. Per questo è ancora più importante dimostrare a Maja che anche noi siamo al suo fianco sul campo. Maja stessa dice nella dichiarazione: “Non sarei qui oggi se non sapessi dei tanti cuori ardenti di compassione e solidarietà”. Siamo al tuo fianco, Maja! E siamo al fianco degli altri imputati di questo processo!     > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
antifascismo
Trump e la marea nera globale
Trump e la marea nera globale Venerdì 14 marzo ore 21 corso Palermo 46 Ne parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Coniglione Guerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt. L’affermarsi di Trump negli States è solo l’ultimo tassello di una marea nera reattiva. A popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi inarrestabile della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la speranza che qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano leadership che individuano nella libertà delle donne e delle identità non conformi un nemico. In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i servizi essenziali negati, la propaganda militarista disegna un orizzonte di guerra permanente. L’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna mediazione sociale. Sarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla propria narrazione. Prendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione politica e sociale. Negli States ma non solo. Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30 www.anarresinfo.org  
antifascismo
guerra
Appuntamenti
antimilitarismo
stati uniti
[2025-03-14] Trump e la marea nera globale @ Federazione Anarchica Torinese
TRUMP E LA MAREA NERA GLOBALE Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46 (venerdì, 14 marzo 21:00) TRUMP E LA MAREA NERA GLOBALE VENERDÌ 14 MARZO ORE 21 CORSO PALERMO 46 GUERRA, REPRESSIONE, IDENTITARISMI, NAZIONALISMI SONO LA CIFRA DI UN ORDINE DEL MONDO CHE PER SALVARE SE STESSO, AFFONDA NOI TUTT. L’AFFERMARSI DI TRUMP NEGLI STATES È SOLO L’ULTIMO TASSELLO DI UNA MAREA NERA REATTIVA. A POPOLAZIONI SPAVENTATE DAGLI EFFETTI DEVASTANTI DELL’AFFERMARSI INARRESTABILE DELLA LOGICA CAPITALISTA, LE DESTRE DI OGNI LATITUDINE OFFRONO LA SPERANZA CHE QUALCUNO POSSA ESSERE AL SICURO. IN OGNI DOVE SI AFFERMANO LEADERSHIP CHE INDIVIDUANO NELLA LIBERTÀ DELLE DONNE E DELLE IDENTITÀ NON CONFORMI UN NEMICO. IN OGNI DOVE LE PROTESTE DI PIAZZA VENGONO REPRESSE, I SERVIZI ESSENZIALI NEGATI, LA PROPAGANDA MILITARISTA DISEGNA UN ORIZZONTE DI GUERRA PERMANENTE. L’AFFERMARSI DI DINAMICHE PESANTEMENTE AUTORITARIE SU SCALA MONDIALE SEGNA UN’EPOCA DOVE CHI GOVERNA E CHI SFRUTTA NON INTENDE PIÙ PIEGARSI AD ALCUNA MEDIAZIONE SOCIALE. SAREBBE PERÒ BANALE RIDURRE TUTTO AL FASCISMO, ANCHE SE DA QUEL MONDO E DALLA SUA STORIA LA MAREA NERA TRAE AMPIA ISPIRAZIONE E GLI ATTREZZI NECESSARI ALLA PROPRIA NARRAZIONE. NE PARLIAMO CON STEFANO CAPELLO E LORENZO CONIGLIONE
torino
antifascismo
antimilitarismo
dibattito
Maja T. in catene a Budapest come Ilaria Salis
L’antifascista tedesca queer Maja T. compare in tribunale in catene per l’udienza preliminare del processo: è accusata di aggressioni ai danni di militanti di estrema destra e rischia fino a 24 anni di carcere di Michele Gambirasi da il manifesto È iniziato a Budapest il processo a carico di Maja T., la militante antifascista tedesca accusata dai giudici ungheresi di aver partecipato, come Ilaria Salis, a delle aggressioni nei confronti di estremisti di destra in occasione del Giorno dell’onore di due anni, l’11 febbraio 2023, nella capitale magiara. Maja, persona non binaria, è entrata in aula per l’udienza preliminare di fronte al giudice così come accadde a Salis lo scorso anno: in manette e tenuta al guinzaglio da agenti della polizia ungherese. L’accusa è di essere responsabile di quattro aggressioni con ferite potenzialmente letali a militanti di estrema destra, per cui la pena potrebbe arrivare a 24 anni di carcere. “HO APPENA VISTO questo video dal Tribunale di Budapest, e il cuore mi esplode di rabbia e dolore. Ma nemmeno di fronte a questo trattamento degradante e indegno la dignità di Maja si piega. Siamo tutte con te. La Germania, dopo averla estradata illegalmente, deve ora riportarla subito a casa” ha scritto su X Ilaria Salis. Maja T. infatti è stata estradata a giugno 2024 dalle autorità tedesche, dopo averla prelevata nel cuore della notte dal carcere di Dresda in cui si trovava, prima ancora che il tribunale costituzionale tedesco potesse pronunciarsi sulla legittimità dell’estradizione. Un atto ritenuto poi fuorilegge dai giudici, come stabilito da una sentenza pronunciata due settimane fa. NON HA NASCOSTO il proprio livore nei confronti di Salis il governo ungherese, che poco dopo le dichiarazioni dell’eurodeputata ha replicato su X attraverso il proprio portavoce, Zoltan Kovacs. “Che bizzarro, Ilaria Salis, agitarsi contro una procedura giudiziaria equa dal comfort del tuo comodo seggio al Parlamento europeo! Se sei così sicura della tua innocenza, perché non abbandoni l’immunità e affronti la musica? Non lo farai perché sai esattamente che quello che tu e i tuoi compagni delinquenti avete fatto è stato un crimine violento e abominevole” ha scritto. AD ATTENDERE Maja ieri fuori dal tribunale ieri c’è stato un presidio di militanti antifascisti e della comunità Lgbt+. «Orbàn fuck off. Trans liberation now» hanno scritto su uno striscione: come persona non binaria Maja ha documenti maschili ed è detenuta in un carcere maschile, con i rischi che comporta. «Sono accusata in un paese in cui non esisto come Maja» ha detto in aula la militante. Poi ha rifiutato la proposta dei magistrati ungheresi di patteggiare una pena di 14 anni ammettendo la propria colpevolezza: «Questo processo riguarda molto più di me stessa» ha aggiunto, lamentando le condizioni detentive, fatte di privazione del sonno, scarse condizioni igieniche e mancata traduzione degli atti processuali in tedesco, sua lingua madre. In aula erano presenti anche l’europarlamentare tedesco del gruppo The Left Martin Schirdewan e la deputata della Linke Martina Renner, che avevano fatto visita a Maja in carcere a Budapest in agosto, denunciandone le condizioni. Fino al termine del processo rimarrà in carcere a Budapest, poi potrà scontare la pena in Germania. Processo che, però, potrebbe andare avanti molto a lungo. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
antifascismo
Free Gino: Rinviata l’udienza del 12 Febbraio
Dall’arresto in Francia dello scorso novembre, Gino è deteuto nella prigione francese di Fresnes alla periferia di Parigi, su mandato europeo dall’ungheria a seguito delle contestazioni antifascite alla giornata dell’onore a Budapest a cui lui ha preso parte nel 2023.  Allo stato attuale sta quindi alla giustizia francese valutare l’assenso ad un’eventuale estradizione in Ungheria, […]
L'informazione di Blackout
antifascismo
giornata dell'onore
Free All Antifas
Free Gino
Free All Antifas: Gino rimane in carcere in Francia
Rinviata al 12 marzo l’udienza per la richiesta di estradizione in Ungheria per l’antifascista milanese Gino A Parigi ieri, mercoledì 12 febbraio, l’udienza per il processo di estradizione di Gino, antifascista milanese, fermato nel paese transalpino a fine 2024, su mandato d’arresto spiccato da Budapest, nell’ambito della persecuzione voluta da Orban per le mobilitazioni antifasciste del febbraio 2023 contro il cosiddetto Giorno dell’onore, che ogni anno porta nella capitale magiara gruppi neonazisti di tutta Europea. Nonostante gli sforzi degli avvocati, la richiesta di domiciliari per Gino è stata respinta, e quindi dovrà restare nel carcere francese di Fresnes. Durante l’udienza è emerso che l’Ungheria ha inviato ulteriore documentazione relativa al caso, ma fuori tempo massimo, impedendo ai giudici di prenderla in considerazione per questa udienza. A causa di ciò, l’udienza è stata rinviata al 12 marzo, data in cui i giudici avranno modo di esaminare la documentazione e prendere una decisione definitiva sull’estradizione di Gino. Fuori dal tribunale si è radunato un presidio di solidarietà organizzato dal Comitato di solidarietà francese per Gino. Un gruppo di compagni e compagne è riuscito ad entrare in aula, accertando che Gino sta bene, nonostante la difficile situazione detentiva. Rilanciata poi la mobilitazione con corteo a Milano, sabato 1 marzo, in solidarietà non solo a Gino, ma anche a Maya, a tutti gli antifascisti e tutte le antifasciste sotto attacco. L’aggiornamento da Parigi, sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, con Nic, di Free All Antifas Ascolta o scarica > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
antifascismo