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“Gino” Abazaj rifiuta di farsi consegnare all’Ungheria. Decideranno i giudici francesi
Prima udienza dopo l’arresto per l’antifascista italo-albanese Rexhino Abazaj, «Gino» . Prossimo appuntamento il 18 dicembre. Intanto resta in carcere, a Fresnes. Il gruppo parlamentare Insoumis si schiera dalla sua parte di Filippo Ortona da il manifesto I due gendarmi hanno aperto una porticina e Rexhino «Gino» Abazaj è comparso, ammanettato, nel box degli accusati della Corte d’appello di Parigi. Arrestato venerdì scorso in una banlieue parigina, il 32enne militante antifascista italo-albanese è ricercato dalla giustizia ungherese, che ne chiede l’estradizione. Ai giudici francesi spetta ora l’onere di esaminare la richiesta. Quella di stamattina è stata la prima udienza. Gino è nel mirino dei magistrati magiari per gli stessi fatti imputati a Ilaria Salis, ovvero gli scontri avvenuti intorno al Giorno dell’onore del febbraio 2023, durante il quale neonazisti provenienti da tutta Europa si erano riuniti per celebrare – come ogni anno – le gesta delle Ss alla fine della Seconda guerra mondiale. Nell’ultimo anno e mezzo, l’Ungheria di Viktor Orbàn ha intentato una serie di procedimenti contro vari attivisti antifascisti che avevano partecipato a quelle contestazioni. A farne le spese sono stati l’italiano Gabriele Marchesi, per il quale però la giustizia italiana ha negato l’estradizione, e la tedesca Maja T., rocambolescamente estradata dalla Germania malgrado l’opposizione intempestiva della Corte costituzionale tedesca. L’udienza di ieri era in realtà una formalità, serviva a sapere se Abazaj fosse disposto a farsi consegnare all’Ungheria. L’attivista ha risposto prontamente di No. Il prossimo appuntamento sarà il 18 dicembre, quando la difesa potrà «fare delle domande, in particolare sul rischio di trattamenti disumani e degradanti e sul rispetto del diritto a un giusto processo», ha detto uno degli avvocati del ragazzo, Youri Krassoulia. Criteri «che possono incidere sulla procedura del mandato d’arresto europeo», secondo il legale. Fino ad allora, tuttavia, c’è il serio rischio che Abazaj rimanga alla prigione di Fresnes, nella banlieue parigina, dove è attualmente detenuto. Così affermano i suoi avvocati, che comunque faranno il possibile per farlo uscire ai domiciliari. Secondo Laurent Pasquet-Marinacce, anch’egli nel collegio difensivo, l’attivista sarebbe stato fermato dalla Sdat, la sezione antiterrorismo della polizia francese, «sulla base di intelligence proveniente da un paese alleato», ha riferito l’avvocato. «Dobbiamo in qualche modo bloccare l’ingranaggio del mandato di arresto europeo», ha detto Pasquet-Marinacce, per il quale è necessario far capire alla Corte d’appello di Parigi che, oltre ai dubbi sulle condizioni di detenzione e la violazione del diritto a un giusto processo in Ungheria, vi è il rischio che le pene previste in Ungheria siano «spropositate» rispetto ai capi di reato imputati all’attivista. Soprattutto in confronto a quanto previsto dal diritto francese. Oltre ai genitori di Abazaj, venuti apposta dall’Italia, nella sala della Corte d’appello erano presenti anche due deputati de La France Insoumise, Thomas Portes e Raphaël Arnault. «Ci tenevo a venire a sostenere un militante antifascista che è stato arrestato per essersi opposto a una manifestazione neonazi a Budapest», ha detto Arnault che, prima di divenire deputato alle ultime legislative, è stato tra i fondatori del collettivo antifascista La Jeune Garde. Per Arnault, il mandato di arresto europeo diramato dall’Ungheria è sintomo «di una volontà di vendetta che fa freddo alla schiena». «Nell’Ungheria di Orbàn, non ci sono le condizioni affinché Gino venga giudicato in maniera imparziale», ha scritto il gruppo parlamentare di Lfi in un comunicato diramato martedì sera. «Chiediamo che la Francia rifiuti l’estradizione di Gino Abazaj, al fine di garantirne il diritto a un giusto processo come previsto dall’articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo», hanno scritto i deputati insoumis.   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
November 20, 2024 / Osservatorio Repressione
Gino Libero! Free All Antifas
Gino, compagno antifà è stato arrestato in Francia, a Parigi, con un mandato d´arresto europeo. Lo accusano di essere coinvolto nei fatti avvenuti a Budapest nel febbraio 2023, in occasione delle proteste antifasciste che si contrapponevano alla cosiddetta “Giornata dell’Onore” neonazista. “Abbiamo appreso che questa settimana il nostro amico e compagno Gino è stato arrestato in Francia, a Parigi, con un mandato d´arresto europeo. A richiedere la sua estradizione sono le autorità ungheresi, che lo accusano di essere coinvolto nei fatti avvenuti a Budapest nel febbraio 2023, in occasione delle proteste antifasciste che si contrapponevano alla cosiddetta “Giornata dell’Onore” neonazista. Attualmente si trova detenuto nel carcere di Fresnes ed è in attesa della decisione del giudice francese sulla sua estradizione. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Gino e invitiamo tutti a mobilitarsi per impedire che un altro compagno antifascista finisca nelle mani di Orban. Nessuna estradizione verso l’Ungheria! Gino libero! Free all antifas! I suoi compagni e compagne” > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
November 18, 2024 / Osservatorio Repressione
Lettera di Maja
Lettera scritta da Maja, dal carcere di Budapest dove è reclusa, in occasione della manifestazione che si è tenuta a Jena il 28 febbraio. Oltre alla denuncia delle terribili condizioni detentive, alla brutalità della polizia e all’avanzata delle destre in tutta europa, va sottolineato come più volte nella lettera faccia riferimento all’importanza della solidarietà dal basso ed alla vicinanza di tutte le persone che si organizzano per lottare per “una società queer, inclusiva, antifascista, femminista, critica, antirazzista, aperta e solidale.” Voglio essere sincer* con voi, oscillo tra lo sconforto e l’allegria sfrenata, tra la tristezza e la rabbia, incatenata a paure, dubbi e desideri. Mi faccio forza, tocco il fondo, sono euforica e poi nuovamente vicino alla disperazione, pensieri presuntuosi seguono una rassegnazione meschina. Questa accettazione, unita all’impotenza, mi ha corroso sempre di più negli ultimi mesi, prima con la prigione in Germania, la discriminazione strutturale intorno a me, la costante repressione, le storie di vita che vengono spietatamente annientate perché sono pochi i detenuti che hanno una rete sociale abbastanza forte da assorbire la dura realtà carceraria. Questo rende ancora più importante intendere il carcere come un luogo di aggregazione, ma anche questo mi è stato negato. Poi è arrivato il volo notturno in elicottero e il primo giorno nell’ignoto. All’inizio ero scioccata, inorridita dalla brutalità e dalla desolazione che regnavano qui, ma ora lo sono raramente, non ne ho la forza. L’isolamento, quasi 24 ore da sol*, una telecamera che riprende ogni mio movimento. Essere incatenat* e perquisit* dalla testa ai piedi quotidianamente, funzionari che si limitano ad amministrarci, la mancanza di contatto con le persone, la lista è lunga… È un veleno che si diffonde lentamente nel corpo, paralizzandolo, dicendoci che non c’è alternativa all’accettazione di questa procedura disumanizzante di repressione e prigionia. Semina il dubbio, un dubbio che è quasi cresciuto in me a tal punto che non volevo iniziare a scrivere queste righe. Mi sono convint* che non avesse senso, che non avessi la forza di dire la cosa giusta per ottenere qualcosa di cui spesso non ho un’idea concreta. La speranza porta fiducia? O semplicemente compassione e solidarietà? Non voglio fare prediche, non voglio implorare e soprattutto non voglio crogiolarmi nella sofferenza. Vorrei comunque dire qualcosa, dato che questo non è il momento giusto per tacere. Sì, vorrei dire un sincero “grazie”, trovare le parole come fate voi, per riuscire a farmi andare avanti. Aggiungo che resterò critic* e vigile, solidale e sempre con il cuore pieno di speranza, nonostante l’oscurità. Non c’è bisogno che ve lo dica io, sono passate solo tre settimane dalle elezioni regionali, tre settimane da Solingen [attentato del 23 agosto rivendicato dall’ISIS con 3 morti e 8 feriti a cui è seguita una grave stretta nelle politiche migratorie in Germania. NdT], settimane di dolore, di rabbia e di impotenza ricorrente, perché tutti abbiamo vissuto questa merda abbastanza a lungo, tutti abbiamo dovuto sperimentare come l’indicibile diventi dicibile, come alle parole seguano i fatti, violenti ed emarginanti, come una politica stenda il tappeto rosso ai suoi nemici per paura di una società libera. Il veleno strisciante, l’accettazione. Probabilmente è questo che mi spinge a scrivere questo discorso, l’orgoglio, l’ammirazione per quelle persone che lottano e rendono visibile ogni giorno una società queer, inclusiva, antifascista, femminista, critica, antirazzista, aperta e solidale.  Questo siete voi, voi che state qui, voi che agite, su grande e piccola scala. Quando il cielo si fa buio, guardatevi l’un l’altro, come potrebbero le persone non trovare sostegno qui? Vorrei incoraggiarvi a dire e a mostrare quanta forza alberga in voi e quanto riusciate a realizzare ogni giorno, in grande o in piccolo. Nonostante il veleno presente nella società, dalla repressione autoritaria al populismo folle, unitevi, saldi, e fate molto di più che gridare frasi vuote nel mondo. La vostra solidarietà sarà riconosciuta, siatene certi, incoraggiatevi per continuare a lottare, potete fare la differenza. Sì, non è stato possibile impedire la mia estradizione, anche se le autorità sono ben consapevoli di quanto siano disumane le condizioni qui, di quanto l’Ungheria sia lontana dall’essere un paese con stato di diritto e di quanto poco valgano qui le direttive dell’UE. È stato un calcolo cieco, cieco solo per le vittime che comporta, hanno voluto spezzare e portare allo stremo le persone, i processi costituzionali sono stati a lungo una spina nel fianco della polizia regionale e dei suoi procuratori. Il fatto che molte persone si rifiutino di accettarlo mi dà speranza ed è questo che serve, oltre alla fiducia e al coraggio. Spetta a tutti noi garantire che una simile estradizione non si ripeta, c’è bisogno di tutti i nostri occhi vigili affinché ciò che troppo spesso diamo per scontato non si spazzato via. È deprimente preservare solo ciò per cui si è faticosamente lottato, per difendere quello che una volta era un consenso democratico contro politiche reazionarie. Quando sento come le persone voltano le spalle alla Turingia e vanno avanti per la loro strada, mi scoraggio e mi chiedo: “Perchè proprio ora!?” Non posso prendermela, soprattutto con chi è esposto quotidianamente all’odio e a campagne diffamatorie o con chi non ha un sostegno concreto. Ciò che gli ultimi mesi in carcere mi hanno mostrato è che è anche possibile, persino necessario, sopravvivere nel posto sbagliato per prendere coscienza del bisogno interiore di cambiamento e giustizia. C’è davvero una linea sottile tra l’essere buoni a parole e l’accettare con sconforto. La via di mezzo mi è sembrata spesso piena di nebbia, impraticabile, ma osare percorrerla comunque è ciò che costituisce la forza. E questo mi riporta al motivo per cui ho deciso di scrivere queste righe. Può sembrare patetico, ma per me è sempre stata una fonte di forza fare questi passi difficili senza la paura di rimanere sol@. Mi ha sempre ricordato di non intraprendere mai un cammino senza empatia, senza amore, il cui terreno è grondante di disprezzo. Siete stati voi a togliermi la paura negli ultimi mesi e a esortarmi silenziosamente di non accettare, per quanto disperati possano sembrare, alcuni giorni. Non smettiamo di dissentire da coloro che ci combattono così aspramente, che cercano di smascherarci, denigrarci e rapirci di notte. Sanno di sbagliare, da qui la loro durezza, che altro non è che sintomo di paura. Mostriamo invece la nostra forza con l’amicizia, la solidarietà e l’allegria, sempre con la porta aperta a chi osa mettersi in discussione criticamente. Rimango con un pensiero di solidarietà, Maja traduzione a cura di Free All ANTIFAS – Italy   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. 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October 8, 2024 / Osservatorio Repressione
Pordenone. Corteo contro le ronde fasciste
A Pordenone il 23 agosto Forza Nuova aveva promosso una “ronda” razzista e securitaria in un quartiere dove vivono tanti immigrati. Alla manifestazione, autorizzata dalla questura, hanno risposto le antifasciste e gli antifascisti con un’iniziativa spontanea supportata attivamente da numerosi abitanti: Forza Nuova è stata costretta a battere in ritirata. Il Questore il giorno successivo […]
September 10, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
Maja ancora prigioniera a Budapest
L’antifascista queer tedesca isolata 23 ore al giorno e videosorvegliata. Ilaria Salis “Stop a tutte le estradizioni” di Mario Di Vito da il manifesto Isolata, sottoposta a una videosorveglianza costante, costretta a stare chiusa dentro una cella per 23 ore al giorno. Queste sono le condizioni carcerarie a Budapest di Maja T., l’antifascista non binaria […] L'articolo Maja ancora prigioniera a Budapest sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
August 23, 2024 / Osservatorio Repressione
Giorgia Meloni non è diversa dalla sua base
Giorgia Meloni non è diversa dalla sua base. Non può esserlo. Perché, come dimostra ogni giorno, l’identità fascista è la sua identità e perché, oggi come cent’anni fa, il disegno reazionario di svuotamento delle democrazie dall’interno ha bisogno anche dei simboli, delle immagini, dei colori, degli slogan, delle canzoni e della paccottiglia semiotica esibita dai […] L'articolo Giorgia Meloni non è diversa dalla sua base sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 28, 2024 / Osservatorio Repressione
Ilaria Salis è libera!
Ilaria Salis è libera: la polizia ungherese le ha tolto il braccialetto elettronico e rilasciato la documentazione della scarcerazione- Probabilmente lunedi 17 giugno il rientro in Italia La richiesta di scarcerazione era stata depositata dal suo avvocato ungherese Gyorgy Magyar subito dopo la sua elezione come eurodeputata con Avs e questa mattina è stata scarcerata […] L'articolo Ilaria Salis è libera! sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 14, 2024 / Osservatorio Repressione
Roma: Assalto neonazista al Sally Brown
Un gruppo di persone armate di mazze, martelli e accette hanno assaltato il Sally Brown, storico locale antifascista a San Lorenzo. di Federico Rucco da contropiano Ieri notte intorno alle 4:30 un gruppo di fascisti coperti col passamontagna ha assaltato il Sally Brown, storico rude-pub antifascista nel quartiere universitario di San Lorenzo. Come racconta chi […] L'articolo Roma: Assalto neonazista al Sally Brown sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 14, 2024 / Osservatorio Repressione
I nuovi padri della patria
Il governo Meloni prosegue imperterrito e coerente nella campagna di rivalutazione di protagonisti della dittatura e del collaborazionismo con i nazisti. di Mimmo Franzinelli Le emissioni filateliche costituiscono un significativo veicolo propagandistico, come dimostra il nuovo francobollo dedicato – è notizia di oggi – al comandante squadrista Italo Foschi: a lui il duce commissionava spedizioni […] L'articolo I nuovi padri della patria sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 6, 2024 / Osservatorio Repressione
Processo Ilaria Salis: Il giudice rivela in aula l’indirizzo dei domiciliari. Il testimone dell’accusa non la riconosce
Alle 8.30 di mattina Ilaria Salis è arrivata al tribunale penale di Budapest alla terza udienza del processo a suo carico per la prima volta senza catene. Il giudice rivela a processo il suo domicilio. Proteste del padre per paura di ritorsioni Dopo la prima notte, da 16 mesi, ai domiciliari, l’antifascista italiana sotto accusa […] L'articolo Processo Ilaria Salis: Il giudice rivela in aula l’indirizzo dei domiciliari. Il testimone dell’accusa non la riconosce sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
May 24, 2024 / Osservatorio Repressione