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La Francia non estrada (per ora) Gino
“Gino” l’attivista antifà, ricercato da Budapest nel medesimo procedimento per il quale era stata detenuta Ilaria Salis, resta in prigione a Fresnes: non sarà consegnato finché non saranno fornite risposte dalla giustizia ungherese di Filippo Ortona da il manifesto «Esiste una presunzione di disfunzioni sistemiche» per quanto concerne «l’indipendenza del potere giudiziario» in Ungheria, hanno scritto i giudici della Corte d’appello di Parigi, in una sentenza pronunciata ieri nelcaso dell’estradizione verso l’Ungheria del militante antifascista italo-albanese Rexhino «Gino» Abazaj, ricercato da Budapest nel medesimo procedimento per il quale era stata detenuta l’attuale europarlamentare Ilaria Salis. Era la terza udienza di questo procedimento, da quando Abazaj è stato arrestato nel novembre scorso. È durata appena qualche minuto, il tempo necessario ai giudici francesi di ordinare ai propri omologhi magiari di fornire una serie di «complementi» che suonano come un’appena velata denuncia della giustizia ungherese. Nel documento della Corte francese, che il manifesto ha potuto consultare, vengono richieste all’Ungheria delle «garanzie effettive» volte a «proteggere [Abazaj] e garantirne il diritto fondamentale a non essere sottomesso alla tortura, a delle pene o dei trattamenti inumani o degradanti», specificando il luogo e le «condizioni concrete di detenzione» in Ungheria. Inoltre, il tribunale francese ha ingiunto di comunicare «le misure concrete» che verranno prese per «proteggere l’integrità fisica di Abazaj», a rischio «a causa delle proprie opinioni politiche», così da «garantirne il diritto fondamentale a un giusto processo.» La decisione della Corte è stata accolta con un certo ottimismo dai legali di Abazaj, Youri Krassoulia e Laurent Pasquet-Marinacce. «È un’eccellente decisione», ha commentato Pasquet-Marinacce, per il quale «la Corte ha tenuto conto del contesto politico di questo affaire: i militanti antifascisti rischiano di essere maltrattati in Ungheria». Il fatto che i giudici francesi abbiano chiesto delle «garanzie» nel quadro di un mandato d’arresto europeo avviene «molto raramente», ha precisato l’avvocato. Per il legale, le numerose «violazioni della presunzione d’innocenza» di Abazaj, «gravi, ripetute, da parte di importanti autorità politiche ungheresi», mostrano «l’influenza da parte del potere politico su quello giudiziario in Ungheria, è chiaro che Abazaj non sarà giudicato in maniera equa qualora venisse estradato.» Una considerazione che i giudici della Corte d’appello di Parigi sembrano aver fatto propria, cosa «per noi molto incoraggiante,» ha detto Pasquet-Marinacce, prima di aggiungere che verrà depositata una richiesta di scarcerazione per Abazaj, detenuto nella prigione di Fresnes dallo scorso novembre. Tra il pubblico, oltre alla famiglia venuta apposta dall’Italia e ai militanti accorsi in solidarietà, vi erano anche due deputati de La France Insoumise, Raphaël Arnault e Thomas Portes, presenti a ogni udienza sin dall’arresto di Abazaj. «Quella organizzata da Orbán è una vera e propria caccia ai militanti antifascisti» ha detto Portes, per il quale il premier ungherese «si serve del mandato d’arresto europeo per chiedere agli altri governi di fare il lavoro sporco, cioè di recuperare militanti in altri paesi europei per farli estradare in Ungheria». Per questo gli insoumis seguono con attenzione la vicenda di Abazaj, «per verificare che la giustizia francese rispetti lo stato di diritto e non conceda l’estradizione di Gino,» ha detto il deputato Lfi. I giudici di Budapest hanno ora due settimane per rispondere alla richiesta della giustizia francese, prima della prossima udienza prevista per il 12 febbraio. Fino ad allora, Abazaj resterà in carcere.     > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
January 16, 2025 / Osservatorio Repressione
Mobilitazione francese contro l’estradizione di Gino
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Comitato francese contro l’estradizione di Gino che invita a organizzare azioni di solidarietà internazionale CAMPAGNA DI SOLIDARIETÀ CONTRO L’ESTRADIZIONE DEL NOSTRO COMPAGNO GINO! Dal 12 novembre 2024, il nostro compagno Gino è imprigionato in Francia. Su di lui pende un mandato d’arresto europeo emesso dall’Ungheria, che lo accusa di aver commesso violenze contro gruppi nazisti a Budapest nel 2023. Se estradato, Gino potrebbe rischiare fino a 16 anni di carcere. Sarebbe inaccettabile se la Francia accettasse di collaborare con il governo fascista di Victor Orban. Per questo vogliamo fare pressione sul sistema giudiziario e vogliamo far sentire, a livello internazionale, la solidarietà antifascista contro la collaborazione della giustizia francese con un Paese di estrema destra. Il 15 gennaio, i tribunali francesi delibereranno sulla sorte del nostro compagno e noi vogliamo aumentare la pressione. Per questo motivo, chiediamo che vengano organizzate azioni di solidarietà internazionale e che entro la sera di lunedì 13 gennaio vengano srotolati striscioni davanti a tutte le ambasciate e i consolati francesi con uno slogan comune: “NO ALL’ESTRADIZIONE DI GINO, FREE ALL ANTIFA”. Fate video e foto e inviateli alla pagina instagram @liberez_gino, saranno montati e pubblicati la sera del 14 gennaio, il giorno prima dell’udienza. La solidarietà è la nostra arma più preziosa, per questo contiamo sulla vostra partecipazione e sulla massima condivisione di questo messaggio. Il comitato di sostegno francese contro l’estradizione di Gino   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
January 7, 2025 / Osservatorio Repressione
Brescia: cariche di polizia sugli antifascisti
A Brescia, cariche e manganellate contro i manifestanti mentre era in corso la conferenza stampa dell’assemblea permanente antifascista che hanno esposto uno striscione con scritto “La vera sicurezza è questa qua. Fuori i fascisti dalla città”.   Oltre un migliaio gli antifascisti e le antifasciste in piazza Vittoria sabato 28 dicembre a Brescia per rispondere alla chiamata dell’Assemblea Permanente Antifascista contro le ripetute provocazioni di alcuni gruppi fascisti locali avvenute nelle ultime settimane: dalla sfilata del 13 dicembre tra Brescia Due e la stazione Fs  fino all’”aperitivo tricolore” previsto in un bar di piazza Vittoria proprio sabato 28 dicembre, vietato nelle ultime ore dalla Questura. Il divieto di manifestare in piazza Vittoria era stato però notificato dalla polizia anche al presidio antifascista. Le realtà bresciane che compongono l’”Assemblea Permanente Antifascista” hanno deciso di ritrovarsi comunque in piazza Vittoria per una conferenza stampa nonostante il diniego, mentre i fascisti (una cinquantina) hanno ripiegato dentro la loro sede in via B. Croce. Mentre in piazza Vittoria era in corso la conferenza stampa con gli interventi di esponenti delle realtà antifasciste, intorno alle 17.30 i manifestanti hanno aperto alcuni striscioni, tra cui quello di csa Magazzino47, Diritti per Tutti e Collettivo Onda Studentesca con la scritta: “La vera sicurezza è questa qua. Casa, diritti, dignità!“. Celere, carabinieri e funzionari della Questura si sono avvicinati immediatamente e hanno provato a strappare lo striscione e alcuni cartelli dalle mani dei manifestanti. Di fronte al rifiuto delle antifasciste e degli antifascisti all’ordine di mettere via gli striscioni e i cartelli, i reparti anti sommossa di polizia e carabinieri hanno più volte caricato e manganellato i presenti. Dopo aver resistito alle cariche in modo compatto e mantenendo la propria presenza in piazza Vittoria, alle ore 18.30 è partito un corteo antifascista in centro storico, che si è chiuso nel quartiere popolare del Carmine. da Radio Onda d’Urto   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
December 29, 2024 / Osservatorio Repressione
Massa: Cancella una svastica. Condannato a 4 mesi o 1800 euro di multa.
A Massa, un giovane antifascista cancella con delle “X” le svastiche sui muri e viene denunciato per imbrattamento: condannato a 4 mesi o 1800 euro di multa Un giovane antifascista decide di cancellare le svastiche sui muri della propria città, ma viene denunciato per imbrattamento. È successo a Massa, dove Dario Buffa, “reo” di aver coperto i simboli nazisti disegnati di alcuni edifici. Per quella azione, quasi un anno è stato raggiunto da un decreto penale che lo condanna a 4 mesi di reclusione o 1800 euro di multa. “Io a vedere nella mia città, medaglia d’oro alla Resistenza, tutte quelle svastiche non ce la facevo. Sono andato nel parcheggio del mercato coperto e ci ho disegnato sopra delle X, per cancellare quei simboli. Sono stato chiamato in Questura: mi hanno denunciato per imbrattamento di spazi pubblici. Io non ho fatto nulla di nascosto, sono andato a coprire, camuffare quelle svastiche, a volto coperto, alle quattro del pomeriggio, quando c’era ancora la gente a passeggio. Mi è stato detto che sarà denunciato anche chi le ha fatte, quelle svastiche. Ecco a me sembra una cosa completamente diversa. Marchiare gli spazi pubblici con delle svastiche è un’altra cosa. Ha un valore molto diverso e preoccupante“, ha raccontato Buffa. Sulla vicenda si è espressa anche la “Casa rossa occupata”,  che ha sottolineato la propria vicinanza a Dario e ha invitato alla partecipazione al presidio: “Noi non ci stiamo, da sempre e per sempre siamo antifascisti. Per questo invitiamo tutti i singoli, le realtà, gli abitanti di questo territorio che non stanno coi nazisti a un presidio mercoledì 27 dicembre alle 15 in piazza Berlinguer (sopra al parcheggio del mercato coperto) per realizzare tutti insieme un murales che copra le svastiche”. E aggiungono: “Cancellare le svastiche sui muri è considerato reato. Dario, un nostro compagno, è stato denunciato per aver cancellato le svastiche sui muri del parcheggio dell’ex mercato coperto in centro a Massa. Riteniamo che tutto questo vada ben oltre l’assurdo. È inaccettabile. Già un anno fa avevamo dichiarato che per noi cancellare una svastica non deve essere considerato reato, ma un atto eticamente, socialmente e politicamente giusto. Reprimere e condannare chi difende i valori antifascisti e antinazisti è vergognoso!” > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
December 21, 2024 / Osservatorio Repressione
“Free Gino-free all antifas”: rinviata la decisione sull’estradizione in Ungheria
Si è svolta mercoledi 18 dicembre una nuova udienza in Francia sulla richiesta di estradizione avanzata dall’Ungheria contro Gino, compagno milanese in carcere Oltralpe con l’accusa di aver partecipato alle mobilitazioni antifasciste del febbraio 2023 a Budapest, contro il raduno neonazista della “giornata dell’onore”. E’ stata respinta dai giudici francesi la richiesta di scarcerazione. Gino torna quindi in carcere a Fresnes, vicino a Parigi, in attesa che i giudici d’Oltralpe si esprimano sulla richiesta di estradizione in Ungheria: decisione attesa per il 15 gennaio. Per Gino e per tutte le persone antifa colpite da Orban, si è svolto un presidio solidale di fronte al Tribunale a Parigi.  Qui c’era anche Ilaria Salis, per oltre un anno incarcerata a Budapest e poi eletta europarlamentare. In serata si è tenuto un presidio solidale anche a Milano di fronte al Consolato francese a cui hanno partecipato diverse decine di antifascisti e antifasciste. “Nel prossimo mese sarà ancora più importante intensificare le azioni di solidarietà e lotta” hanno detto dal presidio. Ascolta o scarica da Radio Onda d’Urto   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
December 19, 2024 / Osservatorio Repressione
Libertà per Gino e Maja, basta persecuzioni per gli antifascisti
Conferenza stampa al Parlamento Europeo per chiedere l’immediata liberazione di Gino e MajaT. E dire basta alla persecuzione per gli antifascisti Il 18 dicembre ci sara’ una nuova udienza per l’estradizione dalla Francia in Ungheria di Gino, compagno milanese che attualmente si trova in carcere a Parigi, accusato di aver preso parte alle contestazioni antifasciste che hanno avuto luogo a Budapest nel febbraio del 2023. E’ ancora in carcere in Ungheria con le stesse accuse Maja T, vergognosamente estradata dalla Germania, in condizioni indegne come aveva denunciato a suo tempo Ilaria Salis. Nella giornata di mercoledi 11 dicembre la questione è stata portata a Bruxelles. Durante la giornata, tramite una conferenza stampa e un convegno, il discorso antifascista è arrivato sin dentro il Parlamento Europeo più a destra della storia. La sera, in città, si è svolta la presentazione del fumetto di Zerocalcare “Questa notte non sarà breve”, il cui ricavato serve a sostenere la cassa di solidarietà antifascista. Durante la conferenza stampa al Parlamento Europeo a Bruxelles tenuta alla press room Anna Politkovskaya per parlare dei casi di Rexino “Gino” Abazaj, Maja T., e degli antifasciti perseguitati in Europa dal governo di Orban hanno preso parola Ilaria Salis (MEP – The Left), Wolfram Jarosch (Padre di Maja T.), Martin Schirdewan (MEP & Co-Presidente The Left), Laurent Pasquet-Marinacce (Avvocato di Rexino Abazaj), Damien Careme (MEP – The Left). “È stato doloroso ed emozionante ascoltare i genitori e i nonni di Maja T., vergognosamente estradat* dalla Germania e ora detenut* in Ungheria in condizioni indegne. Maja deve essere subito riportata a casa. Abbiamo ascoltato gli avvocati di Gino, ora detenuto a Parigi, e auspichiamo che la Francia risponda negativamente alla richiesta di estradizione rifiutandosi di collaborare con il regime autoritario di Orban in cerca di vendetta. Gli interventi sono stati numerosi e appassionati, dalla Germania all’Italia, dalla Francia alla Finlandia. Tutti hanno evidenziato l’urgenza di un nuovo antifascismo all’altezza della sfida che il presente ci impone. Una sfida sociale e politica. Una sfida europea, internazionalista. Una sfida che dobbiamo avere l’ambizione, l’intelligenza e la determinazione di vincere. Che la solidarietà sia la stella polare a guidare il nostro cammino.#FreeMaja #FreeGino #FreeAllAntifas” ha scritto Ilaria Salis sui canali social. Audio intervento Ilaria Salis Ascolta o scarica Audio integrale della conferenza stampa Ascolta o scarica da Radio Onda d’Urto > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
December 12, 2024 / Osservatorio Repressione
La caccia aperta agli antifà
Teoremi, inchieste giudiziarie, processi e arresti. Da Dresda a Budapest, passando per la Francia: è la nuova dimensione della repressione contro gli attivisti accusati di «perseguitare» i neonazi di Mario Di Vito da il manifesto L’8 febbraio il tribunale di Dresda dovrà decidere se riaprire o meno il caso di Lina Engel. Una settimana dopo comincerà invece il processo contro Sarah S. A metà novembre, su un treno regionale all’altezza di Weimar, è stato fermato Johan Guntermann, ricercato dal 2021. Nanuk è in prigione a Berlino dalla fine di ottobre. In Francia, Rexhino “Gino” Abazaj è detenuto a Fresnes e attende di conoscere il suo destino. Maja T. è prigioniera a Budapest dallo scorso giugno. Ilaria Salis siede al parlamento europeo e su di lei pende una richiesta di autorizzazione a procedere su mandato dell’Ungheria. Altre otto persone sono ricercate in Germania e stanno cercando di aprire una trattativa con le autorità: si consegneranno solo se saranno processate in patria e non nel paese di Orbán. È UN MOMENTO difficile per gli Antifa europei, realtà molto più composita e fluida, non centralizzata come invece teorizzano le inchieste. La stretta giudiziaria è stata forte nei loro confronti, molto più di quanto accada ai neonazisti. In Germania, paese che porta avanti l’inchiesta più grande, «Antifa Ost» a Dresda, i dati parlerebbero chiaro (sono 23.493 i crimini attribuiti all’estremismo di destra nel 2022 contro i 6.976 dell’estrema sinistra, dati dell’Ufficio federale della polizia criminale), ma dal processo contro Lina Engel – condannata a 5 anni e 3 mesi nel maggio del 2023 per sei «atti di violenza» contro altrettanti neonazi – sembra essere tornato lo spettro della banda Baader-Meinhof. La metafora è pesante anche se un po’ telefonata, più o meno come quando in Italia si evoca lo spettro degli «Anni di piombo» (che peraltro è il titolo di un film ambientato in Germania). I GIORNALI TEDESCHI, comunque, ne parlano spesso di questo molto presunto ritorno ai tempi della Rote Armee Fraktion, riprendendo un teorema spinto soprattutto dagli esponenti di Alternative für Deutschland, con molte sponde anche tra i democristiani della Cdu. Dal 2019 esiste un corpo speciale, il Soko Linx, con l’esclusivo compito di indagare sui gruppi di sinistra, continuamente sospettati di tessere trame sovversive. E pensare che il vero problema sarebbe altrove: nel dicembre 2022 un’inchiesta della procura di Francoforte portò all’arresto di venticinque persone coinvolte a vario titolo nella preparazione di un golpe: i Reichsbürger, i cittadini del Reich che non riconoscono l’esistenza della Repubblica federale. Tra loro c’erano molti ex appartenenti al comando Ksk, un’unità di militari e agenti specializzati nel combattimento e nell’uso delle armi. Al vertice della piramide golpista c’era il principe Heinrich Reuss XIII, con l’appoggio dell’ex deputata dell’Afd (e giudice a Berlino) Birgit Malsack-Winkemann. Il piano era di rovesciare l’ordinamento democratico e far rinascere il vecchio Deutsches Reich, estinto nel 1945. Come per tutti i colpi di stato falliti, le risate si sono sprecate. E poi tutto è finito: i Reichsbürger sono per i media ormai poco più che folklore e praticamente non se ne parla più. DEGLI ANTIFA, al contrario, si parla ancora molto. Quando è stato preso Guntermann, i giornali e le televisioni lo hanno raccontato come il capo di un’associazione a delinquere dedita alla caccia illegale di nazisti, tra risse, agguati e manifestazioni violente: la Hammerbande, la banda del martello. Per lui il procuratore generale dell’Alta Sassonia aveva messo una ricompensa da 10mila euro a chiunque fosse in grado di fornire informazioni e i neonazisti, a loro volta, avevano messo una taglia da 5mila euro direttamente sulla sua testa. L’altra «personalità di rilievo» degli Antifa, è proprio Lina Engel, il cui processo è stato fortemente indiziario (molte delle immagini delle azioni riprese dalle telecamere di sorveglianza sono poco chiare) e con una schiera di testimoni la cui credibilità è quantomeno opinabile: dai militanti di Knockout 51, gruppo criminale attivo a Eisnach dove tentò pure di creare un «quartiere nazista», a Johannes Domhover, «Jojo», antifa pentito, che ha cominciato a collaborare con la polizia dopo essere stato accusato dai suoi ex compagni di molestie sessuali. È stato lui a tirare in ballo Nanuk, attualmente detenuto nel carcere Moabit di Berlino, accusato di lesioni e di far parte della banda in qualità di «allenatore per i combattimenti». La prova provata è che avrebbe organizzato almeno «un allenamento di arti marziali» per il suo collettivo. POI C’È HANNA S., arrestata a maggio in Alta Sassonia. È una delle persone accusate di far parte del gruppo responsabile di alcune aggressioni avvenute a Budapest nel febbraio del 2023, durante il cosiddetto Giorno dell’onore, la ricorrenza annuale in cui i neonazisti europei commemorano i soldati delle Ss caduti durante la Seconda guerra mondiale. Per lei la procura federale aveva ipotizzato i reati di associazione a delinquere, lesioni personali pericolose e tentato omicidio. Il tribunale di Monaco, però, ha fatto cadere tutto tranne l’ultimo reato, del quale prima o poi si discuterà in sede di processo. Quando ancora era ricercata, le autorità investigative tedesche arrivarono a pedinare anche i suoi genitori. «A volte siamo seguiti durante tutta la giornata. A volte a piedi, a volte in bicicletta o in macchina – hanno raccontato a settembre in un’intervista rilasciata a Carina Book della rivista Analyse & Kritik -. Al giorno d’oggi con il monitoraggio telefonico non si sente alcun crepitio sulla linea, che sarebbe evidente, ma presumiamo che anche le nostre telefonate siano monitorate». È successo anche ad altri genitori degli Antifa latitanti. «Una mamma è stata fermata due volte in autostrada – si legge sempre nell’intervista -. Le è stato detto di smettere di giocare e di dire dove si trova suo figlio. Non si sono nemmeno presi la briga di comportarsi come se fosse un blocco generale del traffico». IN CARCERE a Budapest invece è detenuta Maja T., l’attivista queer pure accusata delle aggressioni del Giorno dell’onore. La sua estradizione, avvenuta nottetempo nel giro di poche ore senza nemmeno che un tribunale potesse esprimersi a proposito, ha sollevato molti dubbi sull’imparzialità della polizia tedesca. Da lì continua a scrivere lettere dove descrive una situazione che già aveva portato alla luce Ilaria Salis quando era nella sua stessa condizione: celle sovraffollate e sporche, topi, insetti, cimici, cibo avariato, medicine scadute. Aspettando un processo che può finire con una condanna a vent’anni. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
December 4, 2024 / Osservatorio Repressione
La caccia di Orban agli antifascisti
Rexhino “Gino” Abazaj rischia l’estradizione in Ungheria. L’accusa è di aver partecipato agli scontri contro i neonazisti. Il papà, da Pavia, dice di temere per la vita del figlio. di Luigi Mastrodonato da il Domani «Il nostro terrore è che Gino possa finire nelle carceri ungheresi. Bisogna fare tutto il possibile perché questo non accada». Refik Abazaj non trattiene le lacrime quano parla di suo figlio Rexhino, detto Gino. L’attivista antifascista italo-albanese, 32 anni, è stato arrestato in Francia a metà novembre su mandato d’arresto europeo diramato dall’Ungheria di Viktor Orbán, che lo accusa di aver partecipato agli scontri di Budapest contro i neonazisti nel giorno dell’Onore di febbraio 2023. Gli stessi che hanno portato nelle terribili carceri ungheresi Ilaria Salis. Ora l’Ungheria vuole la stessa fine per Gino e ha chiesto alla Francia l’estradizione, che verrà esaminata il 18 dicembre. Il ragazzo nel frattempo si trova nel carcere parigino di Fresnes, in passato al centro di denunce internazionali per le condizioni inumane di prigionia. Gino è nato in Albania e quando aveva tre anni con la sua famiglia si è trasferito a Pavia. «Siamo venuti come migranti in un viaggio con il gommone, ho lavorato sin dal primo giorno per poter crescere la famiglia e solo qualche anno fa abbiamo ottenuto la cittadinanza italiana. Tutta la famiglia, tranne Gino», racconta il padre. Venti anni vissuti in Italia non sono bastati a Gino per diventare cittadino italiano. A pesare in questo senso alcune segnalazioni e denunce ricevute per il suo attivismo antifascista nei movimenti milanesi, «per cui peraltro è stato assolto», spiega il suo avvocato, Eugenio Losco. Poi il ragazzo si è trasferito in Finlandia, dove ha ottenuto regolare permesso di soggiorno, seguito corsi professionali e svolto diversi lavori. Fino a quando nei mesi scorsi è stato colpito da un mandato d’arresto europeo che lo ha costretto prima per un periodo ai domiciliari nel paese scandinavo e ora nel carcere francese. A emettere il mandato d’arresto è stata l’Ungheria di Orbán, accusato di essere tra gli antifascisti che hanno preso parte agli scontri del giorno dell’Onore, un raduno neonazista che celebra i soldati tedeschi e ungheresi sconfitti dall’Armata Rossa durante la Seconda guerra mondiale. Il rischio estradizione «È stato arrestato a Parigi e c’è stato un intervento da parte dei servizi segreti che lo stavano pedinando», spiega l’avvocato Eugenio Losco. Gino è solo l’ultimo di una lunga lista di antifascisti colpiti dalla repressione della giustizia ungherese per i fatti di Budapest dello scorso anno. Sono ben 17, e tra questi ci sono Ilaria Salis, che ha passato un anno e mezzo nelle carceri ungheresi in condizioni degradanti ed è poi stata liberata una volta eletta europarlamentare, Maja T., cittadina tedesca già estradata e incarcerata nel paese magiaro, e Gabriele Marchesi, arrestato in Italia ma la corte d’appello ne ha bloccato l’estradizione. Il destino di Gino si conoscerà nella prossima udienza, il 18 dicembre. «Mi dispero all’idea che possano mandarlo lì, io e sua madre non dormiamo da giorni. Le carceri ungheresi da quello che abbiamo sentito e letto sono messe malissimo, sono disumane e i detenuti vengono maltrattati. Come padre non so come potrei reagire se Gino finisse lì. Bisogna evitare l’estradizione», dice il padre. In questi giorni verrà depositata una richiesta di arresti domiciliari in Francia che dovrebbe essere discussa nei primi giorni di dicembre, in attesa dell’udienza sull’estradizione. «Quello che abbiamo sottolineato per evitare l’estradizione di Gabriele Marchesi vale anche in Francia e speriamo possa costituire un precedente», spiega l’avvocato Losco. «Sono problematiche relative allo stato delle carceri ungheresi, alla mancanza di autonomia dei giudici, alla possibilità di celebrare un processo equo, allo stato di diritto, alla sproporzionalità delle pene rispetto ai fatti che vengono contestati e alla sproporzionalità del mandato d’arresto europeo, perché si poteva procedere con strumenti meno restrittivi della libertà personale di Gino». «Un processo politico» I genitori di Gino non sono ancora riusciti a parlargli da quando è stato arrestato. «Siamo andati a Parigi per l’udienza di convalida dell’arresto e lo abbiamo solo visto da lontano», spiega il padre. «Aspettiamo una sua telefonata dal carcere che per ora non è arrivata». Chi è riuscita a mettersi in contatto con lui è una sua amica che vive a Parigi. «È una persona molto forte e sta facendo del suo meglio per affrontare la situazione, che però è molto preoccupante anche alla luce di quello che ha passato Ilaria Salis in Ungheria», spiega. Nel paese magiaro l’attuale eurodeputata ha trascorso un anno e mezzo di detenzione tra topi, cimici e scarafaggi. I vestiti e le lenzuola erano sempre gli stessi per settimane, il cibo era insufficiente e la donna restava fino a 23 ore al giorno chiusa in cella. Questo è quello a cui andrebbe incontro in caso di estradizione Gino, che per adesso resta nel penitenziario parigino. L’arresto di Gino, spiega l’amica di Parigi di Gino, «è un processo politico»: «Orbán sta chiaramente portando avanti una persecuzione degli antifascisti, che serva da spauracchio per tutti. Il mandato di arresto per Gino rientra perfettamente in questo disegno».   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. 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November 27, 2024 / Osservatorio Repressione
[2024-11-29] GILA porte aperte COLLAGE anticapitalista @ Csoa Gabrio
GILA PORTE APERTE COLLAGE ANTICAPITALISTA Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (venerdì, 29 novembre 17:00) Venerdì 29 novembre  Ore 17 Secondo piano @csoa Gabrio Via Millio 42 Dopo un anno passato a rimettere a posto gli spazi e le idee Dopo un anno passato a serigrafare assieme alla @palestrapopolaredantedinanni Ritorna il Laboratorio Artistico al CSOA Gabrio! Passa a conoscerci e incollare con noi✂️✂️ No machi  No mansplaining artistico No vengo a stampare gratis, scompaio quando c'è da passare il mocio Sì colla e forbici Sì idee e proposte  Sì presa bene e antifascismo
November 23, 2024 / Gancio
Arrestato in Francia Gino. Solidarietà con gli/le imputati/e di Budapest!
È notizia di questi giorni l’arresto in Francia di Gino, compagno milanese attivo nelle lotte sociali ed antifasciste della città, con l’accusa di aver partecipato alle contestazioni alla giornata dell’onore a Budapest nel 2023, ricorrenza che vede militanti di estrema destra di tutta Europa confluire nella capitale ungherese per tributare onore alle SS naziste. La […]
November 22, 2024 / Radio Blackout 105.25FM