Riforma di Europol, primo sì alla sorveglianza di massa dei migranti

Osservatorio Repressione - Wednesday, May 21, 2025

Via libera della Commissione libertà civili dell’Europarlamento al nuovo regolamento di Europol. L’Unione vuole blindare frontiere esterne dai migranti con strumenti di tecno-polizia sempre più pervasivi e automatizzati

di Stefano Bocconetti da il manifesto

Con una battuta dicono che non servirà più spiare l’equipaggio di Mediterranea. E di chiunque abbia a che fare con i migranti. Diventerà addirittura inutile, gli spyware superati, perché hanno deciso di fare di più: controllare, catalogare, analizzare “vita, morte e miracoli” di chiunque provi a entrare nella fortezza Europa. E probabilmente anche di chi magari prova solo ad assisterli.

Tutto questo lo farà un organismo di polizia: l’Europol. Che nasce un trentennio fa per coordinare, fra i paesi del vecchio continente, le attività “di contrasto” alla criminalità organizzata. Un organismo, va aggiunto, che da sempre ha richiesto per sé più competenze, sempre più ruoli. E sempre a scapito dei controlli. Ora, però, è diventata qualcos’altro. Di più pericoloso. Da martedì pomeriggio, da quando la commissione libertà civili del parlamento europeo – con soli dieci voti contrari, la sinistra e qualcun altro – ha votato il suo nuovo regolamento.

Regolamento che le conferisce un potere straordinario per tutto ciò che riguarda i migranti. Per il controllo digitale completo e senza vincoli di chi prova ad entrare nella fortezza. Sposando una volta di più quelle “tecno-soluzioni” che sanno di autoritarismo per risolvere i problemi sociali. Drammatici problemi sociali.

Questo nuovo regolamento è in qualche modo figlio della situazione politica europea alla fine del ’23. Quando a pochi mesi dal voto per il rinnovo dell’assemblea di Bruxelles, la vecchia maggioranza (che è quasi uguale a quella attuale, almeno sulla carta) pensò bene di contrastare la prevedibile avanzata delle destre inseguendole sul suo terreno. E, come ricordano tutti, fu varata la direttiva per “contrastare gli ingressi incontrollati”. Lì, si faceva rientrare la cosiddetta “lotta ai trafficanti” fra le competenze dell’Europol – all’inizio limitata a terrorismo, droga e criminalità organizzata – e si prevedeva il varo di un nuovo regolamento, per renderlo operativo su questo fronte.

Il risultato è questo mostro giuridico appena varato che sembra fare a pugni con tutte le norme europee a difesa dei diritti individuali e dei diritti digitali.

Da ora in poi Europol potrà pretendere – non chiedere, pretendere – dai paesi Ue tutti i dati dei migranti che si presentano alle frontiere. Tutti. Anche tutti i dati raccolti da Frontex, la guardia di frontiera europea (con la quale adesso Europol “collaborerà” sul campo; ci saranno insomma anche loro agenti alle frontiere), spesso accusata di violazione dei diritti umani.

Dati, questi ultimi, che gli agenti già raccolgono col metodo che con molta ironia chiamano “debriefing”: a chi sbarca, a chi attraversa un valico di notte e viene catturato, a chi è sopravvissuto si fa un interrogatorio. Su tutto. Strappando risposte a chi è in condizione di evidente vulnerabilità che poi invece determinano il suo profilo. Che peserà nei suoi tentativi di ottenere un visto, un permesso. Un lavoro, una casa.

L’Europol ora quei dati li pretenderà da tutti i paesi. Prima, prima del nuovo regolamento, spettava ai singoli governi decidere se concederli o meno. Dovevano valutare se quei profili erano davvero necessari a determinate indagini: vuoi sapere tutto di tizio e caio? Prima devi informarmi di cosa è accusato, devi spiegarmi bene perché ti servono quei dati. Ora non più. C’è l’obbligo per tutti i paesi di fornirli subito. Punto. E per quanto tempo li conserveranno? Che ne faranno? Sarà sempre l’Europol a stabilirne l’uso, la conservazione e a “garantire il rispetto delle normative”.

Rispetto che è difficile immaginare, tanto più che l’Europol ha già individuato i paesi extra Ue con i quali aumentare la cooperazione, e quindi lo scambio di dati. Ci sono la Tunisia, l’Egitto, la Giordania, il Marocco, la Turchia. E c’è anche Israele. Così uno di quei paesi dove la sorveglianza orwelliana è già regola potrà inviare dati per segnalare che un ragazzo di 16 anni è da considerarsi criminale. Magari perché è andato ad una manifestazione. E si vedrà negare il permesso di soggiorno. O peggio.

Fin da quando sono cominciate a circolare le bozze del nuovo regolamento, c’è da dire che tutte le associazioni per i diritti sono insorte. Subito. Al punto che questa è stata una delle poche volte dove la società civile non ha chiesto modifiche o emendamenti migliorativi ma ha invitato espressamente gli eurodeputati – per dirlo con Caterina Rodelli, policy analyst di AccessNow – “a respingere il regolamento”. A bocciarlo. Perché mette a rischio i diritti umani.

Una delle prime critiche riguardava la “valutazione di impatto” del regolamento. Mancava, eppure una legge europea lo prevede per tutto ciò che riguarda le conseguenze delle nuove norme sulle persone.

All’inizio, la commissione ha sostenuto che non poteva produrre la valutazione perché c’era urgenza di approvare il regolamento. Poi ha cambiato versione, sostenendo – senza fornire dettagli – che a suo parere non c’è “sproporzione fra obbiettivi e diritti personali”, non c’è “una limitazione eccessiva”. Tutto qui.

Ed è così che è passato il regolamento. Che di fatto segna “la presa del potere da parte dell’Europol”, sempre per usare le parole di AccessNow. Un potere straordinario. Ora e nel futuro. Perché l’ente di polizia sarà finanziato con ulteriori 50 milioni e con l’assunzione di altri cinquanta membri che si aggiungono ai già decisi 114 milioni e 160 “quadri” in più.

Soldi aggiuntivi perché Europol potrà sviluppare – in completa autonomia – nuovi sistemi di rilevamento biometrico. Impronte, volti ed anche – perché no? – rilevamento di comportamenti che andranno a finire nel grande data-base centralizzato. Ed incontrollato. E tutto fa capire che i nuovi sistemi nascono in deroga – se non contro – le norme europee che invece considerano l’identificazione biometrica e la sua analisi affidata alle intelligenze artificiali, come uno degli aspetti più delicati, da vietare o sottostare a norme rigidissime.

L’Europol invece potrà fare come vuole. Con i migranti. Ma non solo. Ora Europol ha la base giuridica – col reato di istigazione al traffico – per schedare e classificare nelle sue banche dati tutte le persone che ritiene in qualche modo legate all’”arrivo irregolare dei migranti”. E come ripetono ossessivamente le destre (e non solo) ovunque in Europa, è facile immaginare che queste misure saranno estese anche a chi solidarizza con i sans-papiers. Saranno estese anche alle Ong.

Ecco perché si diceva che probabilmente lo spyware usato per controllare l’equipaggio di Mediterranea non servirà più. “Sì – come spiega Douwe Korff, professore di Diritto Internazionale alla London Metropolitan University – questo regolamento è uno scandalo paragonabile alla sorveglianza indiscriminata da parte delle agenzie statunitensi, denunciata quasi un decennio fa da Edward Snowden”.

Allora quello scandalo servì a fermare per un po’ i progetti di sorveglianza negli States. Ora il testo votato nella commissione europea andrà al vaglio del “trilogo”, gli incontri a tre fra rappresentanti del Consiglio, del Parlamento di Strasburgo e della Commissione. È accaduto rarissimamente che le norme varate in commissione vengano poi modificate, migliorate.

Tutto dice, insomma, che il regolamento diventerà immediatamente operativo. Ed il “datagate” sarà passato invano.

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