
Dall’Europa un altro colpo al diritto d’asilo
Osservatorio Repressione - Wednesday, May 21, 2025L’assalto della Commissione europea alle regole sull’asilo. L’esecutivo Ue propone un altro tassello del piano che mira a esternalizzare le frontiere e respingere i richiedenti asilo.
di Giansandro Merli da il manifesto
Tra i pilastri della Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen c’è quello di picconare il diritto d’asilo. L’obiettivo è ridurre uno dei diritti fondamentali su cui era stata costruita l’identità europea dopo la seconda guerra mondiale a un’ipotesi residuale riservata a pochi fortunati.
IERI L’ESECUTIVO COMUNITARIO ha proposto un emendamento al nuovo regolamento procedure previsto dal Patto Ue immigrazione e asilo (votato nella scorsa legislatura, sarà in vigore dal giugno 2026). «La Commissione propone di facilitare l’applicazione del concetto di paese terzo sicuro», recita il titolo del comunicato. Parole apparentemente sobrie che nascondono novità enormi: diventerà possibile deportare i richiedenti asilo fuori dal territorio europeo. Attraverso quattro modifiche.
La prima elimina l’obbligatorietà del requisito di «connessione» tra persona e Stato terzo in cui viene spedita come un pacco da un Stato membro. Basterà il semplice transito se quel paese è riconosciuto come sicuro. Non solo: anche senza il passaggio fisico sarà comunque possibile deportare i richiedenti asilo se c’è un accordo tra un paese Ue e uno extra-Ue che garantisca esame della domanda d’asilo e accesso alla protezione internazionale (da questo sono esclusi i minori soli). Inoltre in questo ambito i ricorsi contro le decisioni di inammissibilità non avranno effetto sospensivo, significa: deportazioni senza controllo giudiziario, e gli Stati dovranno informare Commissione e partner prima di siglare le intese.
I PORTAVOCE DELL’ISTITUZIONE europea affermano che il modello è l’accordo Ue-Turchia, per i respingimenti dei rifugiati siriani dopo la crisi umanitaria del 2015, e non quello tra Uk e Ruanda (poi interrotto). «La soglia per cui i paesi possono essere considerati sicuri e l’elevato livello di controlli e requisiti imposti dal non-refoulement per una protezione effettiva precludono tale confronto», dicono. Ma è un bluff: il modello è proprio il secondo. È vero che il Ruanda non può rientrare negli standard, ma basterà cambiare paese. O magari, con calma, cambiare gli standard. Come la Commissione sta già facendo sugli altri «paesi sicuri», non quelli «terzi» ma quelli «di origine». I due casi sono diversi: come recita la definizione i secondi si riferiscono alla cittadinanza del richiedente asilo, i primi no. Hanno quindi un’applicazione più estesa.
Un altro bluff sono le dichiarazioni del commissario Affari interni e migrazioni Magnus Brunner: «Il concetto di paese terzo sicuro rivisto è un altro strumento per aiutare gli Stati membri a trattare le domande di asilo in modo più efficiente, nel pieno rispetto dei valori e dei diritti fondamentali dell’Ue». La solita retorica con cui i rappresentanti europei dicono il contrario di quello che stanno facendo, tirando il ballo «il rispetto dei diritti fondamentali» che si apprestano a distruggere.
SE NE È ACCORTO persino il gruppo di centro-sinistra dei Socialisti e democratici che alla scorsa legislatura è stato alfiere del Patto Ue e in questa ha rinnovato la fiducia a von der Leyen. «La Commissione continua a fare regali alle forze di destra fino all’estrema destra», afferma Birgit Snippel, portavoce di S&D a Strasburgo per gli Affari interni. Spiegando che così «numerose richieste di protezione non verrebbero più esaminate individualmente, ma rigettate in modo generale» e che «diventeremo di nuovo dipendenti da despoti e dittatori e quindi facilmente ricattabili».
Per l’eurodeputata Pd Cecilia Strada: «Il commissario Brunner vuole permettere che le persone siano espulse verso paesi con cui non hanno alcun legame culturale o linguistico. Una proposta inquietante che mina i principi democratici su cui si basa la nostra società». Secondo Silvia Carta, responsabile advocacy dell’ong europea Picum, «possiamo aspettarci che le famiglie siano separate e le persone deportate senza un adeguato controllo giurisdizionale».
ESULTANO i partiti europei di destra ed estrema destra. Compreso Fdi, che nel luglio 2024 all’europarlamento votò contro la riconferma di von der Leyen (in Consiglio Roma si era astenuta). «Ormai le politiche di Bruxelles vanno esattamente nella direzione tracciata dall’Italia», dice Sara Kelany, deputata e responsabile immigrazione Fdi.
La proposta della Commissione seguirà la procedura legislativa ordinaria. Sarà presentata al Consiglio il 10 giugno e, parallelamente, esaminata dalla commissione Libertà civili, giustizia e affari interni dell’europarlamento.
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