FBK: per la guerra e l’incarcerazione tecnologica della società

il Rovescio - Wednesday, May 21, 2025

Pubblichiamo il testo di un intervento fatto da un compagno davanti al centro di ricerca FBK (Trento) in occasione del corteo dello scorso 10 maggio, al fianco della resistenza palestinese e contro le collaborazioni con lo Stato di Israele:

FBK per l’incarcerazione tecnologica e la guerra

Viviamo un presente che ci obbliga ogni giorno di più a fare scelte che possono cambiare le nostre vite. Più la Società-macchina si struttura e si rende concreta, maggiormente si palesa il bisogno vitale di osservare con attenzione la quotidianità che ci sovrasta. La caratteristica della macchina non è solo la sua efficacia, ma soprattutto la sua programmazione, l’incapacità di cambiare rotta, l’obbedienza automatica. Ecco perché l’apparato tecnico ha bisogno di corpi-macchina. Se gli inferni di Gaza e della Cisgiordania ci stanno lentamente abituando ad un mondo disumano, è perché anche le nostre vite possono diventare quelle di esseri simili a macchine obbedienti.

È in questo tipo di mondo che lo Stato, con la sua guerra interna, ci vorrebbe muti e incoscienti di fronte alla catastrofe. È in questo tipo di mondo che laboratori, università, aziende divengono le retrovie dei conflitti globali. E questo è il mondo che si sta apparecchiando esattamente qui, anche all’interno delle Università e delle aziende trentine e del nucleo che fa da capofila: FBK.

La storia della Fondazione Bruno Kessler è una storia di sangue. Sono innumerevoli i progetti di ricerca ad uso duale o strettamente militari che la vedono coinvolta. Dall’inizio degli anni 2000, con la firma degli accordi con lo Stato di Israele nell’ambito delle tecno-scienze e dell’intelligenza artificiale (soprattutto attraverso il ruolo di Oliviero Stock); al 2006, quando la fondazione firma insieme al gruppo Eurotech (controllato in parte da Leonardo), l’accordo per la creazione dei computer indossabili Zypad nell’ambito del progetto “Soldato Futuro” (oggi denominato “Soldato Sicuro”). Saranno gli stessi nano-pc che nel 2007 voleranno in Iraq con le forze armate americane.

Negli stessi anni e in quelli successivi, attraverso la promozione del laboratorio “Eledia” (che si trova all’interno della Facoltà di Ingegneria e Scienze Informatiche), porta avanti studi d’avanguardia a livello nazionale sui meta-materiali. Materiali fondamentali in ambito bellico per la costruzione di aerei da combattimento in grado di rendersi invisibili ai radar, i cosiddetti caccia di sesta generazione. FBK gestisce anche uno dei principali centri italiani di Microsoft. È di pochi anni fa il progetto COSBI (acronimo di Centro per la Biologia Computazionale dei Sistemi e frutto di una collaborazione tra Microsoft Research e Università di Trento). Gli studi del centro sono diretti allo sviluppo e all’applicazione di tecnologie di linguaggio informatico per riprodurre, simulare e analizzare sistemi biologici complessi (finalità del progetto quello di ridurre tutte le attività umane ad un sistema di calcolo). Anche se può sembrare un progetto meno direttamente coinvolto con il mondo militare e l’industria bellica, non è un caso che i principali interlocutori di COSBI siano stati Leonardo ed Eurotech. Il progetto forse più consistente è però quello che riguarda la progettazione della smart city. Iniziato con la partecipazione della Fondazione al progetto “Forensor” che nel 2017, insieme all’azienda STMicroelectronics, all’azienda israeliana Emza Visual Sense (specializzata in videosorveglianza e miniaturizzazione dei sensori di sicurezza), all’azienda Almaviva (che sviluppa e fornisce tecnologie innovative per le Forze Armate e di Polizia), da vita ai sensori e alle telecamere ultra-sensibili per la raccolta di dati, con il fine di riconoscere eventi criminali pre-determinati. Questi sono stati i progetti che hanno dato vita, successivamente e fino ad oggi, ai progetti di controllo sociale “Marvel” e “Precrisis”. Se pensiamo, per esempio, ai sistemi “Blue wolf” e “Red Wolf” utilizzati dall’esercito israeliano per identificare e bombardare la popolazione palestinese, non facciamo fatica ad immaginare che l’insediamento dello Stato di Israele nei territori occupati e il genocidio di oggi sono possibili anche grazie a queste ricerche. E che, come ritorno della guerra, il laboratorio-israele sia una prova sul campo per il dominio globale di domani.

È inutile dichiarare che la guerra fa schifo se non si vuole comprendere la sua funzione di controllo e di dominio sociale. Non serve a nulla fingere di piangere i suoi morti se non si vede che essa è la manifestazione della potenza necessaria alla Società tecnica nella quale siamo incarcerati. La guerra la si combatte a partire dalle sue retrovie, se vogliamo che la solidarietà internazionale possa mandare qualche segnale di fumo concreto. Ogni giorno in cui dimentichiamo l’Apartheid e il genocidio automatizzati è un giorno che ci porta più vicini all’abisso dello Stato totale. Non voler vedere che la guerra parte da qui, significa accettare questo abisso.

Solo guardando in faccia l’enorme macchina bellica nella quale si è trasformata la società intera, la resistenza palestinese può essere riconosciuta come ciò che è: la resistenza di tutti noi ad un mondo che il cuore non lo possiede più.

Qui in pdf: FBK e guerra