Source - il Rovescio

cronache dallo stato di emergenza

Piacenza, 26 gennaio: presidio davanti al carcere
Riceviamo e diffondiamo: Domenica 26 gennaio torniamo sotto le mura del carcere di Piacenza per portare un saluto a tutte le persone recluse. Complici e solidali con Dayvid, compagno che sta scontando in questo carcere una condanna per devastazione e saccheggio di oltre 6 anni per gli scontri avvenuti a Roma il 15 ottobre 2011. Libertà per tutte e tutti Fuoco alle galere
January 16, 2025 / il Rovescio
Operazione Sibilla: non luogo a procedere. Fuori Alfredo dal 41 bis! Giù le mani dalla stampa anarchica!
Riceviamo e diffondiamo: DOPO IL NON LUOGO A PROCEDERE PER L’OPERAZIONE SIBILLA, GRIDIAMO ANCORA PIU’ FORTE: FUORI ALFREDO DAL 41 BIS! GIU’ LE MANI DALLA STAMPA ANARCHICA! L’udienza preliminare dell’operazione Sibilla si è conclusa con la dichiarazione di non luogo a procedere per tutti gli imputati in merito a tutte le accuse. Durante l’udienza sono state lette dichiarazioni spontanee da parte di Alfredo Cospito e di altri quattro compagni e una compagna imputati. Torneremo in maniera più approfondita sul commento a quanto è avvenuto oggi, a partire dalla diffusione, nelle prossime ore, delle dichiarazioni degli imputati. Sensazione di chi sta redigendo queste brevi note è che lo Stato abbia avuto in qualche modo “paura” di un processo durante il quale – come ha dimostrato la giornata odierna – sarebbe stato possibile rompere l’isolamento del 41 bis, dialogando, per quanto a distanza, con Alfredo. D’altro canto, questa decisione, oltre a essere un importante precedente nei riguardi di altri processi (a partire da quello di Massa contro il quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”), fa certamente venire meno un tassello fondamentale per giustificare l’internamento del nostro compagno in 41 bis. È dunque fondamentale riaprire con forza la mobilitazione per tirare fuori il nostro compagno da questo infame regime carcerario di tortura. Da oggi questa infamità risultata ancora più ingiustificabile anche nell’odioso terreno della giurisprudenza borghese. Significativo, inoltre, che nonostante le minacce di foglio di via notificate dalla questura perugina dopo la precedente presenza solidale del 10 ottobre, il numero di compagne e compagni all’esterno del tribunale è stato più consistente e determinato. FUORI ALFREDO DAL 41 BIS! CHIUDERE IL 41 BIS! GIU’ LE MANI DALLA STAMPA ANARCHICA! Alcuni imputati e solidali 15/01/2025
January 16, 2025 / il Rovescio
San Pietro in Cariano (VR), 19 gennaio: presidio contro i nuovi OGM davanti al Dipartimento di biotecnologie
Riceviamo e diffondiamo questo volantino, distribuito il 14 gennaio nei paesi della Valpolicella (VR) limitrofi a un campo sperimentale di nuovi OGM. Il volantinaggio aveva anche lo scopo di pubblicizzare l’iniziativa che si terrà domenica 19 gennaio davanti al Dipartimento di biotecnologie di San Pietro in Cariano: APPELLO A CHI AMA LA TERRA E LA COLTIVA
January 15, 2025 / il Rovescio
Brescia, 24-25 gennaio: “Due giorni di evasione” (benefit Cassa antirep Alpi Occidentali)
DUE GIORNI DI EVASIONE
 Benefit prigionierx attraverso la Cassa antirepressione delle Alpi Occidentali VENERDI 24 GENNAIO dalle 18:30_APERTURA aperitivo e cibarie vegan
dalle 20:00 _PRESENTAZIONE
“RESPIRO” 
con Marco Bailone, curatore del progetto.
”Respiro” è una rivista di fumetti e disegni
nata nel 2020 a sontegno dex prigionierx e di 
“IN SEGNO DI SFIDA”
con l’autore, Giorgio Pratolongo. 
Storia illustrata della Banda Bonnot
, edito da Red Star Press

 dalle 21:00 CANTI DI LOTTA COLLETTIVI porta la tua ugola

 SABATO 25 GENNAIO dalle 11:00 PRESIDIO
al carcere di Canton Mombello di Brescia
 dalle 14:30 APERTURA
 dalle 15:00 LABORATORI
Laboratori collettivi di tipografia, linoleografia e cianotipia per la creazione di cartoline da inviare ax prigionierx. Postazione di serigrafia per stampa maglie e toppe. Porta il tuo cencio!
 dalle 19:00 APERITIVO
 e cibarie vegan dalle 21:00 CONCERTO
 live dei @koolantro.raymi _cumbia

distro, stampe, fanze e birrette! 
 NO machi NO fasci
January 14, 2025 / il Rovescio
Parution de “Anarchisme et violence” d’Errico Malatesta
Ci segnalano e segnaliamo: Anarchisme et violence, Errico Malatesta (précédé de Malatesta et le concept de violence révolutionnaire, Alfredo M. Bonanno) Mais alors, pourra-t-on demander, pourquoi les anarchistes, dans la lutte actuelle contre les institutions politico-sociales, qu’ils jugent oppressives, ont prônés, prônent et pratiquent, quand ils le peuvent, l’utilisation de moyens violents qui sont pourtant en contradiction flagrante avec leurs fins ? Et cela au point qu’à certains moments de nombreux adversaires ont cru de bonne foi, quand ceux de mauvaise foi ont fini par croire, que le caractère spécifique de l’anarchisme était justement la violence ? La question peut sembler embarrassante, mais on peut y répondre en quelques mots. Le fait est que pour que deux personnes vivent en paix, il faut que les deux veuillent la paix ; si l’un des deux s’obstine à vouloir obliger l’autre, par la force, à travailler pour lui et à le servir, l’autre, malgré tout son amour pour la paix et la bon entente, sera bien obligé, s’il veut conserver sa dignité humaine et ne pas être réduit au plus abject des esclavages, à résister à la force avec des moyens adaptés. Les anarchistes n’ont pas d’hypocrisie. Il faut repousser la force avec la force : aujourd’hui contre les oppressions d’aujourd’hui ; demain contre les oppressions qui pourraient tenter de se substituer à celles d’aujourd’hui. Nous voulons la liberté pour tous, pour nous et pour nos amis, comme pour nos adversaires et nos ennemis. 176 pages  / 9 euros (6 euros pour les distros) / Janvier 2025   Sommaire 9      Malatesta et le concept de violence révolutionnaire, Alfredo M. Bonanno 47     La fin et les moyens (août 1892) 55     Erreurs et remèdes (août 1896) 65     Les moyens violents et les socialistes démocratiques (novembre 1897) 68     La tragédie de Monza (septembre 1900) 78     Ne tombons pas plus bas : à propos de l’attentat de Buffalo (septembre 1901) 84     Amour et haine (avril 1920) 86     Les mazziniens et nous (mai 1920) 92     Une fois de plus sur anarchisme et communisme (juillet 1920) 98     La violence et la révolution (août 1921) 101    Morale et violence (octobre 1922) 109   Réponse à un communiste (octobre 1923) 117    Anarchie et violence (septembre 1924) 123   La Terreur révolutionnaire (octobre 1924) 128   Chrétien ? (avril-mai 1925) 135   Intervention improvisée, Alfredo M. Bonanno 161   Appendice : Amour et haine, El Giovin (Luigi Galleani) Pour toute commande, pour correspondre : anarchronique@riseup.net
January 13, 2025 / il Rovescio
Gallarate (MI): presidio contro la settimana della sicurezza
Riceviamo e diffondiamo: LA SETTIMANA DELLA PARANOIA ALL’ISTITUTO FALCONE DI GALLARATE Dal 10 al 18 gennaio, presso l’Istituto Falcone di Gallarate, è in programma la cosiddetta Settimana della Sicurezza. A una prima occhiata, potrebbe apparire un’iniziativa finalizzata alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, con interventi su prevenzione degli infortuni, corsi sull’uso del defibrillatore e la sensibilizzazione sulle malattie, e così via. Ma osservando più da vicino il programma riportato nella circolare n. 59 pubblicata sul sito della scuola, emerge che circa la metà degli eventi previsti consiste in interventi delle forze dell’ordine. Nello specifico: venerdì 10 gennaio, i Carabinieri inaugureranno la settimana parlando di stalking e femminicidio, seguiti dalla Polizia Postale con una lezione sui pericoli della rete. Lunedì 13 gennaio, la giornata sarà caratterizzata da tre interventi: la Guardia di Finanza illustrerà il proprio ruolo a tutela del cittadino, gli agenti del Commissariato di Gallarate tratteranno il tema delle babygang, mentre Polizia Scientifica e Stradale discuteranno i pericoli legati alle sostanze stupefacenti. Gli incontri si concluderanno con ulteriori interventi sulla sicurezza stradale: mercoledì 15 sarà la volta della Polizia Stradale, e venerdì 17 del Comando della Polizia Locale. La prima considerazione da fare è che l’Istituto Falcone non è una scuola qualunque e in passato si è reso tristemente noto a livello nazionale per aver inviato alcuni suoi studenti in alternanza presso la base NATO di Solbiate Olona. Inoltre, in questa scuola si applica un regolamento estremamente rigido nei confronti degli studenti, che ci risulta essere tra i più severi di questa provincia. La “Settimana della sicurezza” non è altro che l’ennesimo tassello della pericolosa deriva verso cui sta andando questo istituto. Riteniamo che sia inopportuno affidare ai Carabinieri la trattazione di temi complessi come la violenza di genere, soprattutto quando associazioni di donne, che da anni denunciano comportamenti inadeguati e lassisti da parte delle stesse forze dell’ordine, potrebbero offrire una prospettiva molto più coerente. Ancora più grave è la presenza, durante la “Settimana della sicurezza”, degli agenti del Commissariato di Gallarate: ricordiamo, in particolare, quanto avvenuto durante la protesta contro l’abbattimento del bosco di via Curtatone, dove – su ordine del Prefetto, anch’esso invitato come relatore – questi hanno messo seriamente a rischio l’incolumità di giovani manifestanti che resistevano arrampicati sugli alberi. Alla faccia della sicurezza! Per non parlare del sindaco Andrea Cassani, che proprio durante questa mobilitazione si è reso protagonista di un gesto di sfrontata arroganza, mostrando il dito medio ai manifestanti. Azione che gli ha fatto guadagnare le prime pagine dei giornali locali quale simbolo dell’arroganza istituzionale, cosa che rende ancora più paradossale il suo ruolo nell’inaugurazione della “Settimana della sicurezza”. Infine, ci sembra del tutto fuori luogo affrontare il tema della criminalità giovanile senza considerare le sue cause strutturali, quali la crescente miseria, i quartieri ghetto invivibili, la mancanza di lavoro e servizi, il razzismo dilagante. Affrontare queste questioni dal punto di vista repressivo significa negare agli studenti la possibilità di sviluppare un pensiero critico sulle cause profonde del disagio che li circonda. Invece di stimolare una riflessione sulle radici sociali e culturali dei problemi, si propone una visione che mostra esclusivamente la repressione come soluzione. Insomma come a dire… “non delinquere perché vai in galera”! Del resto, la scuola non è altro che lo specchio della società e delle sue ideologie dominanti e oggi la narrazione mediatica ha al suo centro una paranoia securitaria quasi asfissiante, ma del tutto ingiustificata, dal momento che i dati mostrano una evidente diminuzione dei reati. Una narrazione che ingigantisce sensazionalisticamente i micro-reati, marginalizza gli indesiderati e concede carta bianca alle forze dell’ordine, che agiscono sempre più spesso in un contesto di totale impunità. Emblematico è il caso recente in cui i Carabinieri hanno speronato due ragazzi in motorino, causando la morte di uno di loro, Ramy. Nonostante i tentativi di insabbiare l’accaduto, inclusa la minaccia all’unico testimone, la verità è emersa grazie a un video trasmesso dal TG. Questo episodio rende ancora più inappropriato che i Carabinieri tengano lezioni agli studenti, proprio nel momento in cui emerge il loro goffo e tragico tentativo di nascondere un omicidio. Ma non sono i singoli episodi il vero fulcro della vicenda, bensì il progetto ideologico ben più ampio che numerosi docenti e studenti hanno definito militarizzazione della scuola e delle coscienze. Iniziative come la “Settimana della sicurezza”, apparentemente innocue, e che pur presentano incontri interessanti, nascondono in realtà un chiaro intento ideologico: attraverso collaborazioni sempre più frequenti tra scuole e forze armate, si vuole normalizzare la presenza di Polizia, Carabinieri e militari negli istituti scolastici. Perché? Viene da chiedersi. Ebbene, noi pensiamo che alla base di questa paranoia securitaria vi sia la crisi irreversibile del modello economico capitalista e il suo impatto devastante che si avvicina sempre di più: guerre, catastrofi ambientali, ed enormi squilibri sociali non sembrano più concetti fantascientifici ma realtà palpabili. Per far fronte a questa crisi, gli Stati stanno investendo sempre più in dispositivi repressivi, non solo a livello poliziesco, ma anche attraverso percorsi educativi che mirano a formare una mentalità di accettazione passiva delle disuguaglianze e della militarizzazione. Il percorso è chiaro: fomentare divisioni e conflitti tra poveracci, legittimare la guerra e preparare le coscienze ad accettare passivamente ogni prepotenza e imposizione. Esprimiamo profondo sdegno verso questa iniziativa diseducativa per gli studenti, e verso una scuola al servizio di un’ideologia militarista e securitaria. Intendiamo batterci per una scuola che torni ad essere luogo di apprendimento, cultura e crescita personale. Alcuni insegnanti, studenti e studentesse della provincia di Varese 18 GENNAIO 2025 Presidio contro “La settimana della sicurezza” Dalle ore 10:00 in Via Matteotti a Gallarate, davanti all’istituto Falcone
January 13, 2025 / il Rovescio
Milano: Sui fatti del 7 dicembre
Riceviamo e diffondiamo. Nel frattempo gli scontri a Torino, a Roma e a Bologna hanno portato in strada ben altra rabbia, dando una certa consistenza alle parole “Vendetta per Ramy”. Sui fatti del 7 dicembre Milano, 7 dicembre. Il corteo cittadino contro guerra e DDL 1660 è appena finito: scendendo in metro a Cairoli, ci troviamo di fronte ad una scena sconcertante. Dopo un breve inseguimento cinematografico da parte di individui in borghese, alcune persone sono state fermate sulle scale in malo modo tra urla e minacce. Non potendo intervenire in alcun modo sul momento – a causa di una ventina di brutti ceffi atti ad imbruttire chiunque osasse avvicinarsi – nei giorni successivi abbiamo chiesto notizie: a 4 persone è stato contestato il reato di imbrattamento, riguardo una scritta “Ramy vive” sulla base del monumento a Garibaldi di Largo Cairoli. Sono state aperte delle indagini preliminari a riguardo, con la promessa/minaccia di denunce in arrivo. Per una denuncia di questo tipo, che rientra nell’ambito penale, la pena prevista va dai 6 mesi ai 3 anni, mentre a livello di denaro si parla di cifre tra i 1500 e i 10000 euro, senza contare le spese legali. Tutto questo per una scritta. Tutto questo in un corteo contro un decreto sicurezza che, come ormai chiunque sa, trasforma definitivamente l’italia in uno stato di polizia. Ci viene da pensare che forse il problema non è la scritta in sé, bensì il fatto che, poche settimane dopo che un ragazzo è stato ucciso dalla polizia, nel mezzo dell’esplicitazione più palese del fascismo di stato, la cosa più grave che succeda è una scritta. In un corteo dove il movimento si è rivendicato, a posteriori, le contestazioni del ‘68 e l’assalto alla prima della Scala del ‘76, in piazza la cosa più briosa – la vicenda che la stessa polizia ha trovato più interessante seguire – è stata una scritta. Forse perché oramai l’unico livello di conflittualità che si riesce ad esprimere è quello all’interno delle regole, un po’ opache e un po’ mafiose, che il movimento e gli sbirri hanno concordato di seguire, anche solo inconsciamente. Certo che potete imbrattare gli edifici, basta che la vernice sia lavabile. Certo che potete scuotere le transenne, basta che non le buttiate veramente giù. Certo che potete protestare per l’uccisione di un diciannovenne a causa della polizia, basta che non facciate casino, che non vi facciate vedere, che sia una cosa pacifica. Certo che potete pensare alla rivolta, basta che non pensiate veramente di iniziare, pur sbagliando, pur facendo passi falsi, ma iniziando. E soprattutto non osate pensare che si possano oltrepassare dei limiti, che la vostra rabbia si possa esprimere anche nelle le azioni, che a volte si possa veramente alzare l’asticella ed essere quella goccia che fa traboccare il vaso. Sono ormai troppi anni che le lotte si sono incagliate nelle manette di cui esse stesse hanno le chiavi. Troppi anni che si trovano scuse assurde per le dinamiche di potere, per i personalismi, per il patriarcato e il razzismo latenti. Le uniche forme di conflittualità e di rabbia permesse da questo teatrino sono sceniche e rituali, legittimando così il fatto che lo stato sia l’unico detentore della violenza. Con questa lettera, vogliamo mandare la nostra solidarietà a chi questi schemi, che sembrano ormai cementificati e intoccabili, cerca di romperli ogni giorno, nelle parole e nei fatti. La resistenza è vita, libertà per le imputate. Ramy vive. Delle zecche arrabbiate
January 13, 2025 / il Rovescio