Tag - Rompere le righe

Dalla manifestazione di Ronchi: Contro Leonardo, il sistema-guerra e i suoi servi dell’informazione
Riceviamo e diffondiamo questa presa di posizione dalla manifestazione dello scorso 13 settembre contro la Leonardo a Ronchi dei Legionari (Ud):   CONTRO LEONARDO, IL SISTEMA-GUERRA E I SUOI SERVI Non è necessario indossare l’uniforme, la tenuta anti-sommossa e il distintivo (e/o il borsello) per appartenere allo schieramento degli apparati di controllo e repressione dello Stato, è sufficiente esercitare una certa funzione “pubblica” e soprattutto esprimerne insieme la legittimità. Può bastare un tesserino di giornalista. Ma cosa fanno questi “professionisti dell’informazione che spesso operano in un clima di tensione”? Ti piantano in faccia le loro arroganti telecamere e quando cerchi di spiegare loro che non possono farlo contro la tua volontà e che no vuol dire no, si appellano alla legge che loro rispetterebbero e continuano imperterriti a mancarti di rispetto, poi quando la contestazione al loro operato diventa collettiva, allora si lamentano e invocano conseguenze penali per chi ha osato contestarli. Ecco, questi difensori della libertà di parola e della democrazia, svolgono una precisa funzione, quella di servi dello Stato. E infatti sono sempre pronti a consegnare alla Digos i loro filmatini (alla faccia della libertà di espressione e di opinione!). E infatti, anche in occasione di questa mobilitazione contro la Leonardo spa di Ronchi e in solidarietà con la Resistenza del popolo palestinese contro il genocidio portato avanti dallo Stato di Israele, mobilitazione auto-organizzata da parte di varie realtà del territorio riunite nell’Assemblea no Leonardo, senza partiti, padrini e né padroni, chi intercettano questi campioni dell’informazione? Politicanti d’assalto che si fanno largo e per avere il loro momento di visibilità “radicale” e si permettono valutazioni sulla mobilitazione confrontandola con quella del dicembre 2023, notabili riformisti, mitomani provocatori in odor di sionismo. Chiunque pur di non andare al cuore delle questioni, chiunque pur di sminuire e stigmatizzare le proteste e di mantenere e difendere lo schifo esistente. E infatti, a titolo di esempio paradigmatico, che cosa hanno fatto questi sinceri professionisti, millantatori dell’attività di informare, durante le stragi nelle carceri italiane dell’8-9 marzo 2020? Naturalmente hanno riportato solo le versioni dei carcerieri, questo sanno fare i servi del potere e questo fanno! Non possiamo non rispondere al comunicato della Rai del Friuli-Venezia Giulia perché non porre argine alla falsificazione degli avvenimenti si tradurrebbe per noi in una accettazione delle manipolazioni ai nostri danni e nel consentire al trionfo della passività sul mondo e siccome non siamo un ammasso di docili pezzi di carne inerti in attesa di essere macinati per gli spettatori, ci rivoltiamo. Riportiamo le parole del giornalista inviato di guerra Chris Hedges dal blog Invicta Palestina: “I giornalisti occidentali sono complici a pieno titolo del genocidio. Amplificano le menzogne israeliane che sanno essere menzogne, tradendo i colleghi palestinesi che vengono calunniati, presi di mira e uccisi da Israele”. Usigrai, RAI, coordinamento CdR della RAI regionale FVG, hanno manifestato solidarietà attiva nei confronti degli oltre 250 giornalisti palestinesi uccisi a Gaza da Israele? Nella tragedia di Pasolini I Turcs tal Friûl, scritta a ridosso del 1945 e ispirata alle invasioni turche del ‘500, le persone di una periferia remota e dimenticata discutono ed elaborano piani di autodifesa di fronte al pericolo imminente di un’invasione e alla prospettiva di una minaccia concreta al loro vivere quotidiano. Emergono due atteggiamenti, l’uno rinunciatario e rassegnato, l’altro combattivo e vitale, destinato a soccombere. Sono personificati nei due fratelli Colùs, Pauli e Meni, il secondo andrà a combattere e non ritornerà, come un eroe tragico, e i turchi alla fine risparmieranno misteriosamente il villaggio. Partecipare al corteo di Ronchi del 13 settembre ha fatto pensare ai turchi in duplice senso, nel primo, alla lettera, ovvero nel fatto che nei prossimi mesi dallo stabilimento Leonardo di Ronchi usciranno droni micidiali concepiti in Turchia dalla Baykar; nel secondo, più allegorico, ovvero che questo fatto non viene percepito in loco come un pericolo imminente, come una minaccia concreta alla comunità, ma si preferisce una pseudo-normalità fatta di quieto vivere. Allo stesso modo questo atteggiamento di pseudo-normalità si è riproposto anche in alcune componenti che hanno partecipato al corteo del 13 settembre, quelle “istituzionali-pacifiste”, che non perdono occasione per prendersi uno spazio di parola, sottraendolo agli altri. Quello spazio che faticosamente si è cercato di costruire, con la ricerca e l’agitazione, nei pochi mesi trascorsi da quando è scaturita, tra i collettivi e le individualità che si sono incontrati, la proposta di fare qualcosa. Allo stesso modo, cioè con fatica, gli interventi al microfono e gli slogan lanciati durante il corteo hanno voluto esprimere ai residenti lo sgomento e la paura, oltre che il merito, oltre a denunciare il fatto cioè che il tessuto industriale della zona si sta rapidamente rivolgendo verso il settore difesa e il dual-use1; ma insieme a ciò hanno voluto esprimere anche una scelta chiara, quella di reagire al fatalismo. Ci è rimasto impresso un aneddoto di un compagno, molto istruttivo. Ai tempi delle lotte antimilitariste alla base NATO di Comiso nei primi anni ‘80, il prefetto di Ragusa lo fece prelevare dalla polizia con altri compagni, si informò sulle loro intenzioni. Alla risposta che volevano entrare nella base per distruggerla, il prefetto rispose che “Se venite con la gente, potete farlo, se siete da soli, non ve lo consiglio”2. Il prezioso suggerimento, per non soccombere, è quello di prepararsi, concretamente, con il ragionamento e con l’azione. Udine 18 settembre 2025 Qualcuno che c’era 1Adriatronics cambia proprietà, salvi trecentotrenta posti di lavoro, “Il Piccolo”, 12/9/25; Difesa, fra Trieste, Pordenone e Gorizia in “distretto” del militare, “Tgr Rai Friuli Venezia Giulia”, 31/7/25. Sono solo due esempi eclatanti. 2A.M.BONANNO, Errico Malatesta e la violenza rivoluzionaria, Trieste, 2023, pp.51-52   Qui le solite parole vuote di condanna, stavolta da parte di Usigrai, RAI FVG e compagnia cantante: https://www.rainews.it/articoli/2025/09/rai-condanna-aggressione-giornalista-tgr-friuli-venezia-giulia-maurizio-mervar-036a3a1b-7173-4a2d-be52-1e4071e36313.html  
Rompere le righe
Succede all’Aquila, il 12 settembre. Bloccata Leonardo S.P.A. in solidarietà ad Anan, Alì e Mansour
Riceviamo e diffondiamo questo resoconto commentato dell’importante iniziativa a L’Aquila dello scorso 12 settembre, corredato da diverse foto: Bloccata Leonardo S.P.A., fabbrica di morte, in solidarietà con Anan, Alì e Mansour Venerdì 12 settembre 2005, abbiamo partecipato ad un’assemblea pubblica indetta all’ingresso delle fabbriche di armi Leonardo e Thales Alenia, situate nella zona industriale dell’Aquila. In questo complesso militare di eccellenza lavorano 450 persone tra tecnici e ingegneri e si producono sistemi di riconoscimento (amico-nemico) ed apparati di identificazione avionica, sia civili che militari. Queste fabbriche sono un pezzo della guerra algoritmica contro l’umano combattuta dal capitalismo. Sono ubicate all’interno di uno spazio paradigmatico del mondo distopico in cui viviamo, un non-luogo in cui convivono fabbriche d’armi, centri commerciale e carceri speciali. Durante la nostra presenza il blocco è stato effettivo, nessun veicolo è entrato o uscito dalle fabbriche; siamo inoltre a conoscenza del fatto che Leonardo ha lasciato preventivamente a casa molti dipendenti in “smart working”. Siamo stati determinati nel non farci spostare dalla strada di accesso che abbiamo presidiato fin dalle prime ore del mattino, per un giorno è stata interrotta la normalità di chi produce e vende armi. I pochi lavoratori con cui abbiamo avuto modo di confrontarci ci hanno confermato che all’interno di questi siti produttivi non vi sono operai, ma solo tecnici altamente specializzati perfettamente coscienti di quello che producono. Al termine del presidio ci siamo spostati in corteo fino ad un Hub importante per il commercio ed il capitalismo, uno dei grandi centri commerciali della città, dove abbiamo tenuto un presidio informativo sulla presenza delle vicine fabbriche e sulla lotta per la liberazione della Palestina. Va segnalato l’interesse e l’approvazione di molte delle persone che abbiamo incrociato durante l’intero arco dell’iniziativa. Leonardo, industria controllata dallo Stato, ha continuato a vendere armi ad Israele durante tutto il periodo dell’assedio a Gaza, del massacro di un enorme numero di palestinesi in tutti i territori occupati, e dell’attacco del IDF a diversi paesi dell’Asia occidentale. Questa è una prova della complicità del Governo italiano con il genocidio in corso. A parte qualche ipocrita dissociazione di facciata, fatta per rabbonire una società schierata per la maggior parte a fianco dei palestinesi e contro Israele, il Governo italiano sostiene fedelmente i terroristi israeliani nei loro progetti criminali. Senza un flusso costante di aiuti da parte dei paesi occidentali Israele non potrebbe perpetrare il genocidio: fermiamolo! Blocchiamo tutto: scuole, fabbriche, trasporti, ricerca, eventi culturali e sportivi! Le azioni dei solidali con la Palestina contro i complici di Israele sono continue, crescenti e diffuse un ogni parte del mondo: è nato un movimento di solidarietà internazionale che può fermare la guerra. Se il popolo palestinese non ha amici tra i potenti ha al suo fianco tutti gli oppressi del mondo. Trasformiamo la guerra dei padroni in guerra contro i padroni! Abbiamo bloccato Leonardo in solidarietà con i tre palestinesi, Anan, Alì e Mansour, accusati dal tribunale dell’Aquila di finanziamento del terrorismo e associazione con finalità di terrorismo. Si tratta di un processo farsa ordito dal DDAA (Dipartimento Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo) e dal DCPP (Dipartimento Centrale della Polizia di Prevenzione) su mandato del governo e dei servizi segreti israeliani. Anan Yaeesh è stato un combattente della resistenza contro l’occupazione coloniale in Cisgiordania, ha fatto parte del gruppo di risposta rapida, brigata Tulkarem, articolazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, ha subito tentativi di omicidio, è stato ferito, imprigionato e torturato dalle forze di occupazione israeliane. Da 2017 vive in Italia e gode di protezione umanitaria. Perseguire gli esuli all’estero, che hanno legittimamente combattuto contro l’occupazione illegale delle loro terre, fa parte del progetto di colonialismo di insediamento e della guerra di sterminio perché fino a quando esisteranno palestinesi coscienti e combattivi, in qualsiasi parte del mondo, la perpetuazione dell’occupazione israeliana è in pericolo. Quanto sta accadendo in questi tempi ci chiarisce che non saranno né il diritto internazionale né degli aiuti umanitari a porre fine al massacro. Se esiste la Palestina e se il popolo palestinese vive sulla sua terra lo deve a se stesso ed alla sua forte resistenza, è solo tramite la resistenza che i popoli oppressi possono sconfiggere il giogo coloniale e giungere alla liberazione ed all’autodeterminazione. Quanto accade un Palestina ci riguarda tutti, è lo specchio del mondo in cui viviamo. La colonizzazione capitalista del pianeta considera la popolazione palestinese come una massa eccedente, superflua e da eliminare per fare spazio a progetti di valorizzazione dello spazio. In direzione opposta la strenua resistenza del popolo palestinese a questi processi dimostra che è possibile fermarli e ribaltare l’ordine delle cose. I palestinesi ci danno un esempio di come possiamo bloccare i devastanti progetti del capitale, ovunque e anche qui. Il 19 e 26 settembre si terranno presso il tribunale dell’Aquila due udienze del processo ai tre palestinesi. A questo processo vi è stata una presenza di solidali costante, nutrita ed utile. Se guerra, genocidio e repressione partono da qui è qui che bisogna fermarli! Adesso è il momento di moltiplicare la solidarietà con la resistenza e farla risuonare in ogni città! Libertà per Anan, Alì e Mansour! Complici e solidali Qui il pdf: comunicato presidio Leonardo 1 Qui sotto le foto dell’iniziativa:
Rompere le righe
Stato di emergenza
Contro il genocidio, la corsa alla guerra e al riarmo. Contro la complicità dello Stato e del capitale italiano, Iveco, Flying Basket e Leonardo in testa. Dal presidio a Bolzano dello scorso 11 settembre
Riceviamo e diffondiamo. Qui l’articolo originale: https://oltreilponte.noblogs.org/post/2025/09/11/bz-tanti-partecipanti-al-presidio-contro-leonardo-spa-flying-basket-e-idv-guerra-e-genocidio-partono-anche-da-qui/   TANTI PARTECIPANTI AL PRESIDIO CONTRO LEONARDO SPA, FLYING BASKET E IDV. GUERRA E GENOCIDIO PARTONO ANCHE DA QUI. Giovedì 11 settembre 2025, a 52 anni dal colpo di stato fascista in Cile sostenuto dagli Stati Uniti d’America, tanti compagni e solidali con il popolo palestinese hanno partecipato al presidio di fronte allo stabilimento industriale-militare di Iveco defence vehicles, da poco acquistato da Leonardo spa. Dalle ore 17 alle 19 circa oltre una cinquantina di persone hanno manifestato per denunciare le responsabilità di Leonardo nel genocidio del popolo palestinese, con interventi al megafono e distribuendo volantini. Da quasi due anni Israele sta portando avanti un progetto genocida con la decisiva complicità di Stati Uniti e Unione Europea, fra cui anche il Governo italiano di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Oggi più che mai è importante denunciare i responsabili in ogni ambito di questo orrore e renderli visibili alla popolazione. VEDERE LE RESPONSABILITA’ – VEDERE LA GUERRA Di fronte a un’apparato di propaganda e di informazione di guerra scendere in piazza è fondamentale per rompere la normalizzazione dell’orrore assoluto di Gaza ma soprattutto per rendere visibile alla città come la guerra abbia profonde radici nel tessuto economico della nostra città. Pochi sanno delle gravi responsabilità di Leonardo nel genocidio in atto ed è quindi essenziale denunciare la sua attività e delle start-up come Flying Basket che non si fanno scrupoli a collaborare con tale macchina di morte e distruzione. NON SI PUO’ FERMARE IL VENTO – SABBIA NEGLI INGRANAGGI DELLA GUERRA Nonostante la sistematica censura e la repressione della polizia politica della Questura di Bolzano e le sue intimidazioni, la mobilitazione continua con forza. Si mostra sempre più profondo l’abisso morale ed etico che separa chi, come la Digos, protegge i soldati israeliani in vacanza in Italia dopo aver partecipato allo sterminio di donne e bambini e chi lotta per fermare questo orrore e gli interessi che lo permettono. Se in questo mondo non esiste un tribunale che può processare responsabili e complici di questo genocidio, di certo quello della storia e della coscienza ha già emesso la sua sentenza. Di seguito pubblichiamo il testo del volantino distribuito durante il presidio. IVECO E LEONARDO COMPLICI DI GUERRE E GENOCIDI Dopo aver acquisito il 10% della start-up altoatesina produttrice di droni Flying Basket, nei mesi scorsi il colosso dell’apparato militare-industriale Leonardo ha acquistato Iveco defence vehicles per 1,7 miliardi di euro. Questa operazione si inserisce in una quadro internazionale di tendenza alla guerra e di corsa al riarmo che sta aprendo prospettive di enormi profitti per le aziende dell’industria bellica. La presenza in città di questa società, leader mondiale dell’industria della guerra, ci pone di fronte a dilemmi etici e morali che non lasciano vie di fughe ed a cui, in tempi di guerra e genocidio, è doveroso dare una risposta. Da 2 anni ormai è in corso il genocidio del popolo palestinese, affamato e massacrato quotidianamente da terra, aria e mare. L’obiettivo dichiarato dal governo sionista è quello di occupare ed evacuare Gaza city costringendo così 2 milioni di gazawi in un grande campo di concentramento sorvegliato da carriarmati e sciami di droni, privi di ogni minima assistenza medica, senza acqua corrente e in uno stato di malnutrizione cronica, in attesa della morte o della deportazione. Uno scenario distopico, che ricorda il film Hunger games, in cui la fame diventa uno strumento per disgregare la società palestinese e ogni forma di solidarietà sociale. Questo orrore assoluto non si ferma perché Israele vuole estendere il progetto coloniale di insediamento iniziato nel 1948 ma anche perché questo sterminio è redditizio per molte aziende, fra cui Leonardo. I cannoni delle corvette della marina israeliana sono prodotti da Oto Melara, una società controllata da Leonardo e dal 1985 consorziata con Iveco DV. Leonardo è partner strategico del sistema militare-industriale di Israele, dove ha stabilimenti e dipendenti ed è coinvolta nella produzione dei cacciabombardieri F35 che lo Stato sionista sta utilizzando per distruggere Gaza. Oltre alle bombe ed ai cannoni che stanno massacrando la popolazione, gli interessi di Leonardo entrano anche nella costruzione dei bulldozer D9 di Caterpillar, utilizzati per radere al suolo ospedali, case, moschee e trasformati in un’arma automatizzata e comandata a distanza grazie anche al contributo di RADA Electronic Industries, controllata dalla società italiana. Il progetto del blocco finanziario e politico Usa – Israele di deportare i sopravvissuti della popolazione di Gaza per fare posto a un resort per ricchi trasforma una colossale e disumana cancellazione di una popolazione in un progetto immobiliare che ha una regia chiara e finanziatori ben definiti. Un’operazione di ingegneria sociale e demografica studiata nei circoli del capitalismo finanziario più barbaro e spregiudicato che vede il partito unico degli affari, della guerra e del genocidio deciso nel trasformare un orrore senza fine in un’opportunità per macinare profitti grondanti sangue. Il capitalismo nella sua forma più estrema, priva di maschere, che non esita a cancellare individui e popoli se considerati di intralcio ai propri affari. L’Italia è sempre più la retrovia di un fronte di guerra che va dall’Ucraina al Medio Oriente fino al circolo polare artico, dove da tempo le grandi potenze stanno affilando i coltelli (da anni in Alto Adige si tengono esercitazioni militari in montagna e nei laboratori del NOI Techpark per simulare la guerra in ambiente artico). Dalla base militare di Sigonella transitano aerei israeliani mentre diverse località turistiche italiane – dalle Marche alla Sardegna – vedono centinaia di soldati delle forze di occupazione sioniste in vacanza per rilassarsi, dopo aver partecipato al genocidio del popolo palestinese. Una presenza che avviene sotto la protezione della Digos, da un lato impegnata nel reprimere e criminalizzare ogni protesta (lo vediamo anche a Bolzano con denunce, avvisi orali e fogli di via distribuiti in quantità), dall’altro al lavoro per garantire vacanze sicure e tranquille ai responsabili dello sterminio di centinaia di migliaia di civili, donne e bambini. Da oltre un decennio nelle basi militari in Sardegna i piloti dell’aviazione israeliana si addestrano insieme a quelli italiani e di altri paesi NATO. Il Governo italiano è complice di questo orrore. Denunciamo le sue responsabilità. Mentre il genocidio a Gaza prosegue con la decisiva complicità di Usa e Ue, le società di investimento finanziario e le industrie dell’apparato militare industriale stanno spingendo le èlite europee verso la guerra. Il Governo Meloni ha infatti approvato l’impegno a destinare il 5% del PIL alla spesa bellica entro il 2035. Soldi sottratti a sanità, scuola, edilizia popolare e servizi sociali. I giornali principali costruiscono un clima di paranoia inventando nemici dell’Occidente nel tentativo di alimentare tali politiche guerrafondaie e antipopolari mentre in diversi paesi dell’Ue si discute di introduzione della leva obbligatoria. In Germania e Francia alcune circolari dei rispettivi ministeri della Salute invitano gli ospedali a prepararsi ad emergenze come l’arrivo di centinaia di soldati da curare. Non possiamo abituarci alla guerra e all’orrore di Gaza. Denunciamo le responsabilità politiche del Governo italiano e di aziende come Leonardo che lucrano sul sangue dei palestinesi. Scioperiamo, disertiamo le loro guerre, i loro genocidi. Sabbia non olio negli ingranaggi della guerra e del genocidio. No alla corsa al riarmo. IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE PARTE ANCHE DA QUI Assemblea solidale con il popolo palestinese – Bolzano Per contatti: freepalestinebz@inventati.org – Telegram “Free Palestine BZ” – Instagram: gazaiscalling
Rompere le righe
Berlino: Attacco al complesso militare-industriale – Blackout nel più grande parco tecnologico d’Europa
Traduciamo e diffondiamo questo bel testo di rivendicazione dell’importante attacco al complesso militare-industriale a Berlino. Qui il testo originale: https://de.indymedia.org/node/537364 Qui un articolo da un giornale indipendente che aiuta a contestualizzare la vicenda: https://www.lindipendente.online/2025/09/10/a-berlino-il-sabotaggio-del-complesso-militare-ha-causato-un-grande-blackout/ [Berlino] Attacco al complesso militare-industriale – Blackout nel più grande parco tecnologico d’Europa 9 settembre, mattina presto: migliaia di città si risvegliano, milioni di persone vengono strappate dal sonno dal suono stridulo della sveglia, che annuncia l’inizio di un’altra giornata di monotonia e apatia – 15 minuti per bere un caffè e poi correre al lavoro. Un’ora sui mezzi pubblici, pochi sguardi che si incrociano, nessuno parla, tutti fissano i propri schermi. Moltitudini di auto attraversano le strade, il rumore delle sirene spaventa i pochi uccelli che volteggiano sopra la città. I quartieri diventano ogni giorno un po’ più desolati. La solitudine si diffonde tra la gente, tra edifici di cemento, recinzioni e telecamere. Circondati dalla presenza della polizia, che minaccia sempre più di soffocarci. Schermi pubblicitari che invitano a consumare o ad arruolarsi nell’esercito. Sì, ci risiamo: “Il mondo può guarire grazie allo spirito tedesco”. La “svolta epocale” richiede di stare saldi per la patria e di essere pronti alla guerra, affinché il “corpo del popolo” si stringa e porti sacrifici. La militarizzazione avanza e dietro la promessa neoliberista di prosperità si mostra sempre più apertamente il volto fascista. La rassegnazione e il pessimismo guadagnano seguaci, si respira tristezza. I notiziari riportano continuamente notizie di catastrofi. Guerre e genocidi non cessano. Al contrario: a Gaza, in Congo, in Sudan, in Ucraina si continua a uccidere e i governanti si fregano le mani. Gli affari vanno bene. Si stringono continuamente nuovi accordi per sfruttare le risorse di altri paesi e privare le persone dei loro mezzi di sussistenza. I neofascisti sono saldamente al potere in un numero sempre maggiore di Stati e il capitale è al loro servizio. L’ondata reazionaria di antifemminismo e omofobia è alimentata dai tech bro, mentre l’intelligenza artificiale continua la sua rapida ascesa, rendendo il mondo sempre più artificiale. La loro promessa distopica di progresso: una tecnocrazia fascistoide con aspirazioni extraplanetarie come risposta al collasso del pianeta. Tutto sembra indicare che questo mondo sia ormai perduto da tempo, che non ci sia alcuna possibilità di agire, che le nostre azioni non servano a nulla, come se i tempi di rivolta fossero ormai lontani nel passato. Oggi, però, non tutto funziona così bene. Nel più grande parco tecnologico d’Europa, nella parte orientale di Berlino, dove di solito c’è un’intensa attività, questa normalità sembra essere svanita nelle prime ore del mattino dopo pochi minuti. L’oscurità è stata sostituita da un barlume di speranza, perché l’apatia e la frustrazione non sono le uniche reazioni a questa realtà opprimente. No, oggi non è una giornata normale. Centinaia di amministratori delegati di diverse aziende e istituti di ricerca nei settori dell’IT, della robotica, delle biotecnologie e delle nanotecnologie, dell’industria spaziale, dell’intelligenza artificiale, della sicurezza e degli armamenti hanno ricevuto la triste notizia che il loro parco tecnologico di Adlershof ha smesso di funzionare. Almeno per un breve periodo, ma questo è sufficiente per compromettere gravemente le loro sensibili supermacchine e i loro processi operativi. Due tralicci dell’alta tensione da 110 kV nella Königsheide a Johannisthal sono stati danneggiati da un incendio doloso, causando un blackout nel parco tecnologico. Chiediamo scusa ai residenti che ne sono stati colpiti nelle loro abitazioni private, non era affatto nostra intenzione. Ciononostante, riteniamo che questo danno collaterale sia accettabile, al contrario della distruzione effettiva della natura e della sottomissione spesso mortale delle persone, di cui molte delle aziende qui residenti sono responsabili giorno dopo giorno. Il loro attaccamento alla ricerca del progresso tecnologico e la continua espansione dello sfruttamento industriale di fronte alle catastrofi attuali hanno conseguenze molto più gravi. Per tutti e in modo permanente. La volontà incondizionata di imporre questo obiettivo con la forza militare, se necessario, mostra ciò che realmente conta: il profitto e il potere. Questo fatto non può essere nascosto nemmeno da divertenti spettacoli di droni nel cielo notturno o da robot dotati di intelligenza artificiale che giocano a calcio, come quelli che di tanto in tanto vengono presentati al pubblico appassionato di tecnologia ad Adlershof. I loro slogan pubblicitari altisonanti su innovazione, sostenibilità e progresso non sono altro che una manovra fuorviante sul campo di battaglia della definizione del discorso, per distogliere l’attenzione dal fatto che in realtà costruiscono strumenti che portano morte e distruzione. Ogni modello di business immaginabile nei settori dell’industria high-tech citati, con sede nel parco tecnologico di Adlershof, ha in un modo o nell’altro una funzione di stabilizzazione del sistema ed è, tra l’altro, un prodotto di interessi militari. Le loro macchinazioni garantiscono la sopravvivenza della macchina capitalista della morte. Sono loro il vero obiettivo della nostra azione. Tuttavia, sarebbe impossibile esaminare singolarmente ciascuna delle oltre mille aziende e smascherare tutte le loro malefatte. L’elenco sarebbe infinito. Pertanto, limiteremo questa impresa a pochi esempi che illustrano in modo esemplare l’indicibile intreccio tra ricerca, scienza e tecnologia con la guerra, la distruzione dell’ambiente e il controllo sociale. ATOS – Uno dei giganti del cyber, che sviluppa, tra l’altro, prodotti IT e applicazioni basate sull’intelligenza artificiale per l’esercito e la polizia. Per l’esercito tedesco, il gruppo gestisce il progetto HaFIS (Armonizzazione dei sistemi informativi di comando) e costruisce container funzionali a prova di proiettile con infrastruttura IT. Per il bellicista Israele, Atos gestisce un centro dati ad alta sicurezza per le sue autorità di difesa e sicurezza ed è quindi corresponsabile della guerra e del genocidio. ASTRIAL – Un’azienda che, oltre alle infrastrutture di sicurezza per le smart city, si distingue soprattutto per il suo impegno nella guerra globale delle autorità di frontiera contro i migranti. I suoi sistemi di comando e controllo elaborano enormi quantità di dati provenienti da sensori terrestri, marittimi, sottomarini, sotterranei, aerei e spaziali per ottimizzare la caccia all’uomo alle frontiere esterne del Nord globale. CENTRO TEDESCO PER L’AERONAUTICA E L’AEROSPAZIALE (DLR) – Nell’era della policrisi, lo spazio è un ambito altamente conteso e il DLR trae enormi vantaggi dal fondo speciale militare del governo federale tedesco. La ricerca nel campo della tecnologia militare è parte integrante del programma del DLR. Il DLR sostiene, ad esempio, i voli di addestramento dell’aeronautica militare o gestisce a Colonia, in collaborazione con la Bundeswehr, un centro di competenza per la medicina aerospaziale. EDAG – Partner di lunga data dell’industria della sicurezza e degli armamenti. L’azienda sviluppa veicoli militari su ruote e cingolati, soluzioni per la sicurezza marittima o velivoli militari con e senza equipaggio. In breve: tutte le macchine immaginabili progettate per uccidere. EUROVIA/VINCI – Una delle più grandi aziende di costruzioni e infrastrutture al mondo, coinvolta, tra l’altro, nella controversa costruzione del deposito francese di scorie nucleari. Vinci costruisce anche carceri (di espulsione), aeroporti o autostrade. Con le sue innumerevoli filiali, l’azienda è attiva anche nel settore energetico e sta entrando sempre più nel mercato degli armamenti. Recentemente, la filiale di Vinci Actemium ha annunciato l’acquisizione della Wärtsilä SAM Electronics GmbH, che opera per la marina tedesca e i cantieri navali di Amburgo, Wilhelmshaven, Elmenhorst, Bremerhaven e Kiel. JENOPTIK – L’azienda tecnologica di Jena opera all’interfaccia tra sicurezza interna e difesa militare con prodotti quali telemetri laser, termocamere, LED, ottiche a infrarossi e polimeriche, utilizzati ad esempio per la ricognizione militare o la protezione delle infrastrutture. Di particolare rilevanza è attualmente il suo software “TraffiData”, utilizzato tra l’altro nella zona di confine con il Messico e ampliato su richiesta delle autorità di frontiera statunitensi con “TraffiCatch” per rendere più efficiente la caccia alle persone indesiderate. ROHDE & SCHWARZ – L’azienda tecnologica e di armamenti produce tecnologia radio per impianti radio militari e sistemi di sorveglianza, che vengono venduti a grandi aziende tecnologiche, governi e servizi segreti in tutto il mondo. I prodotti R&S trovano applicazione, ad esempio, nella sicurezza delle frontiere (ad esempio in Arabia Saudita), nei veicoli militari, negli aerei, nelle navi, nonché nel controllo di missili e simili. Ma anche nelle apparecchiature di intercettazione della polizia e dei servizi segreti. SIEMENS – Non c’è quasi nessun settore dell’industria militare e pesante in cui non siano presenti prodotti Siemens. Sistemi d’arma, sottomarini nucleari, portaerei, carri armati, reattori nucleari, dighe, impianti eolici, carceri, aeroporti e molto altro ancora. Molti di questi megaprogetti sono molto controversi, come ad esempio TrenMaya in Messico, i progetti di dighe di Erdogan in Kurdistan o, più recentemente, la costruzione del cavo elettrico sottomarino EuroAsia Interconnector, che collega Israele con Cipro e la Grecia. Anche altri progetti infrastrutturali israeliani nella Gerusalemme Est occupata e nelle colonie israeliane in Cisgiordania sono sostenuti dal gruppo. TRUMPF – Un’azienda in prima linea nella guerra internazionale dei chip per la supremazia nel mondo digitale. Che si tratti di smartphone con trasmissione dati turbo e riconoscimento facciale, occhiali intelligenti, intelligenza artificiale, auto a guida autonoma o sistemi missilistici, droni e sistemi d’arma. I semiconduttori sono presenti ovunque e l’azienda tedesca Trumpf, in collaborazione con Zeiss e ASML, svolge un ruolo chiave nella loro produzione grazie ai suoi sistemi di litografia EUV. Senza i suoi componenti, il mondo altamente tecnologico si fermerebbe. Questo sabotaggio non vuole solo identificare e disturbare i nemici della libertà, ma è anche un appello ad ampliare l’azione offensiva in generale, e in particolare questa forma di azione, che porta a un’efficace interruzione del sistema. È un appello a lasciarsi definitivamente alle spalle la frustrazione e la disperazione. Un grido per proclamare che le nostre idee anarchiche e la nostra voglia di agire prosperano e che le azioni irresponsabili dei governanti avranno sempre delle conseguenze. Ciò vale soprattutto per i complici dell’industria degli armamenti, perché non resteremo a guardare mentre le persone vengono massacrate nelle loro guerre o condannate a morire di fame. Attaccare le infrastrutture critiche significa attaccare una delle arterie principali della sottomissione dell’uomo sull’uomo e sulla natura. La rete elettrica rappresenta di per sé la storia del progresso ed è il presupposto fondamentale per lo sviluppo spietato verso una società altamente tecnologica come quella che conosciamo oggi. Questa società, sotto il giogo della tecnologia e del capitale, sembra essere per ora il prodotto finale terreno delle conquiste della civiltà e sta causando una distruzione del pianeta quasi irreparabile, la cui portata è senza precedenti nella storia della Terra. Per non parlare delle sanguinose guerre per il potere e le risorse che i governanti impongono ai loro servitori. L’insaziabile desiderio di crescita li porta, nel vero senso della parola, a puntare sempre più spesso alle stelle. L’elettricità è la principale fonte di energia che alimenta ogni macchina e il “progresso” necessari per riprodurre l’attuale sistema. È possibile spegnerlo ed è anche possibile sostituirlo con una vita in libertà senza dominio e sfruttamento! Sabotiamo l’attacco tecnologico – togliamo il potere al complesso militare-industriale! Sempre aggressivi – mai bellicosi! Alcuni/e anarchici/e
Rompere le righe
Azioni
Quiliano (SV), 20 settembre: Incontro su “miniere per le guerre, guerre per le miniere” e concerto
Riceviamo e diffondiamo Scarica la locandina: 20 settembre 2025 Sabato 20 Settembre 2025 All’orto sociale ORTIGA (Località Garzi-Quiliano – SV) Giornata che consta di due parti: Alle ore 16 INCONTRO di CONTROINFORMAZION riguardo alle dinamiche più attuali del capitale, dal titolo MINIERE PER LE GUERRE, GUERRE PER LE MINIERE Il nostro territorio è minacciato da diversi progetti estrattivi che pendono come una spada di Damocle sulle nostre teste. Mentre la propaganda di guerra e la preparazione materiale alla stessa si fanno più intense, nessun angolo del mondo sfugge alle mire del sistema economico capitalista. Le industrie di armi producono in modo massivo, i profitti del capitale si incrementano follemente mentre Gaza viene rasa al suolo e i corpi dei palestinesi vi rimangono sepolti… Profitto (per i soliti), morte, sfruttamento, distruzione: questi sono i pilastri del sistema economico dominante. Alle ore 18 CONCERTO BENEFIT per i compagni inguaiati con la legge con due storiche realtà artistiche musicali: NO CHAPPI? BOURGEOIS! (cattive coscienze da Genova) e RAUCHERS (Gardaland Hardcore da Brescia) Durante l’intera iniziativa Pizza (cotta nel forno a legna) e bevande. Il ricavato sarà benefit per i compagni. Ci saremo anche in caso di tempo avverso. SOLIDARIETA’ A TUTTI QUELLI CHE RESISTONO! L’iniziativa è organizzata da IL GRIMALDELLO (Genova) e FUORICONTROLLO (Savona)
Iniziative
Rompere le righe
Lucca, 2 settembre: Presidio contro la conferenza di EADM
Ci viene segnalata questa importante iniziativa, che rilanciamo: A LUCCA VA IN SCENA IL PEGGIO DEGLI INTERESSI ECONOMICI SULLA PELLE DEL POPOLO PALESTINESE. PRESIDIO MARTEDì 2 SETTEMBRE ORE 17 PIAZZA SAN FRANCESCO Dal 31 agosto al 4 settembre all’IMT in San Francesco si tiene la Conferenza biennale Subjective Probability, Utility, and Decision Making, organizzata dall’European Association for Decision Making. La conferenza ospita accademici di vari settori discipinari, dall’economia, alla psicologia, marketing, matematica e statistica che si occupano di analizzare i processi cognitivi ed emotivi a origine delle scelte individuali. Un campo, com’è ovvio, estremamente importante per il liberismo contemporaneo. Ma c’è di più: il presidente di EADM è Eldad Yechiam, professore in scienze comportamentali al Technion – Israel Institute of Technology, già denunciata per essere uno degli istituti che collabora nello sviluppo delle armi. Technion ha stretto diverse partnership e borse di studio sponsorizzate dai principali produttori di armi israeliani, tra cui Elbit Systems e Rafael Advanced Defense Systems. Elbit Systems ha fornito droni armati, bombe progettate per la “guerra urbana in aree densamente popolate” che contengono 26.000 frammenti controllati per una “elevata probabilità di uccisione” e proiettili di artiglieria da 155 mm, tra le altre armi, per il genocidio di Gaza da parte di Israele. È stato un drone prodotto da Elbit ad attaccare tre veicoli dell’organizzazione umanitaria World Central Kitchen a Gaza, uccidendo sette operatori umanitari. Rafael ha fornito missili guidati Spike per colpire, dall’aria e da terra, i palestinesi all’interno degli edifici nella Striscia di Gaza, oltre a droni armati e missili anticarro lanciati a spalla utilizzati per distruggere gli edifici da terra. Technion ha sostenuto un progetto di studenti, docenti ed ex studenti per creare un esercito di bot guidati dall’intelligenza artificiale per diffondere la propaganda israeliana che nasconde il genocidio di Gaza. Ha inoltre sviluppato un corso sul marketing dell’industria bellica israeliana per il mercato internazionale delle esportazioni e ha anche numerosi programmi accademici congiunti con l’esercito israeliano. Fanno inoltre parte del comitato scientifico e del comitato organizzativo membri della Ben-Gurion University of the Negev e della Reichman University con cui alcuni atenei italiani hanno interrotto i rapporti dopo la pressione delle lotte per la Palestina. Martedì alle 17, mentre la EADM terrà la sua assemblea generale, saremo in piazza S. FRancesco per far sentire che Lucca è a fianco del popolo palestinese e della resistenza. Fuori gli istituti israeliani e i loro complici dalla città.
Iniziative
Rompere le righe
Venegono (Varese), 27-28 settembre: Festa antimilitarista
Riceviamo e diffondiamo: La guerra è presente e orizzonte degli eventi. Nelle infinite variabili impazzite che costellano i giorni del pianeta Terra, la guerra ci sembra una costante. I dazi decisi da Trump, la narrazione mainstream a targhe alterne che per mesi ha chiuso gli occhi di fronte agli orrori in Palestina per poi svegliarsi indignata con colpevole ritardo; l’obiettivo del 5% di PIL da destinare alle spese militari (infrastrutture comprese) entro il 2035; i volenterosi europei con il cancelliere tedesco Merz che con una mano ringrazia Israele per svolgere il lavoro sporco e con l’altra guarda ai piani di investimento per gli armamenti e la ricostruzione delle zone distrutte dalla guerra. Guerra e capitale viaggiano da sempre sullo stesso binario, oggi più che mai. Ma cosa si fa durante una guerra? Abbiamo deciso di organizzare questo incontro per mettere insieme diverse esperienze, consapevoli che è grazie ai ragionamenti e alle sensibilità collettive che potremo affinare la critica e quindi l’agire. Un’occasione per ascoltare i racconti di alcune realtà in lotta contro la guerra, da diverse angolature, chi dal punto di vista della logistica e del trasporto – via mare, aria o terra – delle armi, chi della produzione delle stesse, chi delle armi nucleari, chi dello sviluppo tecnoscientifico a supporto del comparto bellico, chi della militarizzazione della scuola, chi di quella che Simone Weil definiva l’aspetto più atroce di tutti, cioè la guerra interna. Una “festa antimilitarista” per unire, alla condivisione delle lotte, un momento più conviviale. Ma la “vera festa” che ci auspichiamo è la fine della guerra e del mondo che la produce. Nel frattempo incontriamoci, discutiamo, agiamo. La festa antimilitarista si terrà sabato 27 e domenica 28 settembre sul prato del – Castello dei Comboniani via Delle Missioni, 12 Venegono Superiore – si svolgerà nel seguente modo: Sabato si inizia alle ore 16. Ci saranno degli interventi, fatti da realtà che intervengono sulle seguenti tematiche: – Intervento introduttivo della festa antimilitarista – Università tecnoscienze – Fabbriche e territorio – Nucleare – Scuola e militarizzazione – Logistica porti e ferrovie – Nemico interno e nemico esterno Il tempo dedicato a questi interventi dovrà essere contenuto in 10’. Tra un intervento e l’altro ci saranno canzoni di Alessio Lega. L’intervento riguardante la tematica “nemico interno” si svolgerà, dal palco, prima del concerto della serata. Ore 19.30 cena veg Ore 21 concerto Per chi viene da fuori c’è la possibilità di portare la tenda che si potrà piantare sul prato, ci saranno disponibili anche i bagni (dormiranno in tenda anche altre/i compagne e compagni del territorio), a tal proposito vi chiediamo di comunicarci (entro metà settembre) il numero di tende e persone che pensate pernotteranno Domenica Per chi sarà rimasto a dormire al castello, dopo il risveglio si farà colazione insieme. La domenica è dedicata a tutte le realtà collettive e individui che conosciamo e si organizzano sulla questione della guerra. L’idea è quella di cercare di ragionare sul che fare, che tipo di iniziative si possono mettere in pratica e costruire. Ore 13.00 si pranza insieme Entro il tardo pomeriggio si lascia il castello
Iniziative
Rompere le righe