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Motivazioni
La storia di Rumkowski è la storia incresciosa e inquietante
dei Kapos e dei funzionari dei Lager; dei gerarchetti che
servono un regime alle cui colpe sono volutamente ciechi;
dei subordinati che firmano tutto, perché una firma costa poco;
di chi scuote il capo ma acconsente; di chi dice
«se non lo facessi io, lo farebbe un altro peggiore di me»
Primo Levi, I sommersi e i salvati
«Il progetto è già attivo e attualmente in corso. Non ci si può ritirare a meno
di fornire delle motivazioni». È in questo modo che l’Università di Trento e
nello specifico il DISI (Dipartimento di Ingegneria e Scienze
dell’Informazione), attraverso le dichiarazioni del senato accademico, si
giustifica di fronte al fatto di non voler recidere alcun contratto con IBM
Israel, colosso tecnologico fondamentale allo Stato di Israele
nell’identificazione e la classificazione (con finalità di genocidio) dei
palestinesi.
Ora, non sono certo nuove le collaborazioni dell’Università di Trento con
l’industria e la ricerca belliche, ed in particolare con lo Stato di Israele, le
sue università e le sue aziende. Ma che, con un genocidio in corso, tali
personaggi non riescano proprio a trovare delle motivazioni per smettere di
esserne complici, ci sembra superi ogni misura umana. O meglio, ci sembra
esattamente conseguente alla “banalità del male” che pervade ormai ogni ambito
del complesso scientifico-militare-industriale e dei suoi collaboratori. È però
una seconda affermazione del senato ad essere forse ancora più emblematica, la
“seconda ragione” per cui non è da discutere la collaborazione in corso, e che
non si vergogna a definire “ragione di volontà”. «Sono presenti diversi accordi
con enti provenienti da Stati che partecipano a guerre o violazioni dei diritti
umani e bloccarli bloccherebbe gran parte della ricerca universitaria», ci
spiegano. Sorprendendoci per l’insolita chiarezza (ma che mondo è quello che
vanifica persino il bisogno di lavarsi le mani sporche di sangue?) cogliamo
l’occasione per provare a tornare su alcuni ragionamenti.
Potrebbe sbalordire il fatto che IBM, per mezzo delle schede perforate del suo
fondatore Herman Hollerith, fu l’azienda fondamentale al Reich nazista per il
censimento degli ebrei e dunque al funzionamento dei campi di concentramento e
di sterminio. Ma se si prova a prendere in mano alcuni dei documenti che
certificano la nascita e la storia dello Stato d’Israele fin dall’immediato
dopoguerra, risulta invece tutto mostruosamente ordinario. I colpi di Stato
appoggiati da Israele, al fianco degli Stati Uniti, in mezzo mondo; la fornitura
di armamenti a dittature dichiaratamente naziste (come l’Argentina di Juan
Perón, che tra le altre cose torturò e uccise molti ebrei), ma anche al Cile di
Pinochet, al Sudafrica dell’Apartheid, al Guatemala di Ríos Montt*;
l’esportazione delle tecnologie di sorveglianza testate sui palestinesi. Questa
è stata “l’accumulazione originaria” di Israele.
Il ruolo della Ricerca allora, come ci suggerisce il senato accademico, non è
quello di chiedersi quale fine possa avere un determinato studio o una
determinata collaborazione, bensì quello di mantenere un Sistema. Non importa se
a pagare il prezzo di una «firma che costa poco» siano donne, bambini, uomini,
popolazioni, interi territori. Ciò che non si deve interrompere per nessun
motivo è l’avanzare imperterrito della macchina del progresso tecno-scientifico.
Perché hanno ragione: bloccare certi accordi significa bloccare gran parte della
ricerca universitaria.
Allora forse bisognerebbe chiedersi in che tipo di mondo stiamo vivendo.
Riconoscere che se alla “Libertà di Ricerca” qui è legata la possibilità di
vivere o di morire altrove, il Sistema stesso che ne garantisce l’esistenza è il
cancro che ha costretto da tempo «la coscienza al bando», contribuendo con la
sua logica dell’efficacia alla “cosificazione” dell’essere umano.
Per provare ad interrompere questa marcia verso l’abisso bisogna allora
anzitutto mollare la presa («Ero troppo occupato ad affrontare il problema
tecnico dei miei forni per accorgermi di tutti quei cadaveri» dichiarò un
“lavoratore” nazista durante il processo di Auschwitz). Comprendere che la
guerra ha le sue retrovie e le sue zone grigie, con la primaria funzione di
essere vergognose fabbriche dell’obbedienza. La conoscenza tecno-scientifica è
un muro che divide il mondo poiché «qualunque potere si sostiene con strumenti
che hanno in ogni situazione una portata determinata» (Simone Weil), laddove il
ruolo dello Stato diviene fondamentale all’organizzazione e al mantenimento
dell’apparato, anche attraverso la pacificazione sociale e gli attacchi
repressivi.
Dunque agli Eichmann del nuovo millennio, a questa obbedienza cadaverica
(Kadavergehorsam la definì lo stesso Eichmann al processo di Gerusalemme),
possiamo solo dire che la loro mancanza di motivazioni per smettere di sostenere
un genocidio è il motivo stesso per cui sono i nostri nemici.
Agli incerti che ancora non riescono a sentire il ticchettìo e vedono “nel
migliore dei mondi possibili”, rappresentato oggi dall’“unica democrazia del
Medio-Oriente”, un inevitabile male minore, possiamo consigliare di guardare
altrove.
Un altrove che esiste nella forza straordinariamente umana della resistenza.
Nell’attacco alla mostruosa sicurezza che alimenta la catastrofe del presente.
Nella possibilità di guardare oltre i muri di cinta di una Società disumana.
Nella volontà di scavalcarli, quei muri, per provare a mettere qualcosa di
stra-ordinario «nel più ordinario dei giorni», quello nel quale «i subordinati
firmano tutto perché una firma costa poco».
Ecco dove noi preferiamo cercare le nostre motivazioni.
* Per approfondire si può leggere Laboratorio Palestina, di Antony Loewenstein
(Tratto dal foglio anarchico “Foravia”, numero 10, luglio 2025″)
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Qui il pdf: guerra grande, strozzature e specchi di faglia
GUERRA GRANDE, STROZZATURE E SPECCHI DI FAGLIA
Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso
e non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non
conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.
Sun Tzu, L’arte della guerra
«Questo è il momento della pace attraverso la forza. È il momento di una difesa
comune. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sarà necessario più
coraggio. E altre scelte difficili ci attendono. Il tempo delle illusioni è
finito.» Così dichiarava, il 4 marzo scorso, la presidente della Commissione UE
Ursola Von der Leyern presentando un piano di 5 punti per il riarmo degli Stati
appartenenti all’Unione Europea, mobilitando quasi 800 miliardi di euro per le
spese per la difesa. L’annuncio precede e si aggiunge al maxi fondo tedesco da
500 miliardi di euro che il Bundestag, il parlamento tedesco, ha approvato il 18
marzo con i voti della SPD, della CDU-CSU e dei Verdi, unitamente alle modifiche
costituzionali per investire nel riarmo e per superare lo “scoglio” del limite
del debito e della spesa statale. L’accordo multimilionario per finanziare la
difesa tedesca dà a sua volta impulso al piano di riarmo europeo. Quest’ultimo è
strutturato ed articolato su 5 punti strategici. Il primo punto del piano “ReArm
Europe” prevede l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del patto
di stabilità (ovvero il regolamento che disciplina i bilanci degli Stati UE).
Questa misura permetterà agli Stati membri di aumentare la spesa per il riarmo
anche oltre il limite del 3% del deficit senza incorrere nella procedura di
infrazione europea. In pratica i governi potranno investire di più in armamenti
senza temere sanzioni dell’UE (cioè fare ciò che tutti i governi e politici sia
di destra che di sinistra dicevano che era impossibile per le spese sociali e
sanitarie). Il secondo punto prevede un nuovo strumento finanziario da 150
miliardi di euro per investimenti militari “condivisi”. La particolarità è che
questi investimenti militari saranno per equipaggiamenti standardizzati fra
eserciti di Stati diversi, così da assicurare che i sistemi militari possano
operare assieme in caso di guerra. Per istituire questo meccanismo la
Commissione UE utilizzerà l’articolo 122 del trattato dell’Unione, che consente
di costruire strumenti finanziari di emergenza senza l’approvazione del
parlamento degli Stati europei. Il terzo punto introduce la possibilità di
utilizzare i fondi destinati alla pacificazione sociale (i cosiddetti “fondi di
coesione” presenti in ogni “piano di resilienza” introdotto negli anni passati
ed emanazione diretta del manifesto della borghesia e degli Stati europei,
ovvero il documento Next generation UE) per progetti di riarmo di guerra. Il
quarto punto del piano prevede il coinvolgimento della Banca Europea per gli
Investimenti nel finanziamento a lungo termine per investimenti di natura
militare, mentre il quinto e ultimo punto ordina la mobilitazione generale del
cosiddetto capitale privato, ovvero il furto di classe dei piccoli risparmi
delle classi sociali non privilegiate del vecchio continente per finanziare la
guerra dei padroni e degli Stati, drenando soldi dai piccoli conti bancari per
trasformarli in capitali di rischio in investimenti militari e nella
re-industrializzazione del vecchio continente. Il provvedimento proposto da
Mario Draghi ed Enrico Letta dopo il successo ottenuto negli anni passati a
danno delle classi sfruttate per finanziare le grandi opere nello Stato italiano
(anche in questo caso, come per il “fronte interno” degli Stati articolato nelle
misure repressive, la classe dominante e lo Stato italiano fanno scuola in
Unione Europea). L’ideologia nazionalista fa da involucro e da parte in causa
nel muovere la guerra globale, sia nelle sue varianti dichiaratamente
reazionarie (ad esempio tutti i partiti di estrema destra chiedono maggiori
attenzioni ai vari riarmi nazionali) sia nelle varianti progressiste e
sinistrorse (evidenti sono, ad esempio, le dichiarazioni in Francia di alcuni
esponenti del Nouveau Front Populaire sull’urgenza di ri-creare un’ideologia
patriottica e nazionalista di sinistra). In questo clima di union sacrée e di
mobilitazione delle coscienze e dei corpi, disertare (per quanto ci riguarda)
dal fronte occidentale diviene un’urgenza sempre più impellente. Come fare?
Cerchiamo innanzitutto di fotografare le dinamiche e di fissare alcune
coordinate della “Guerra Grande” in corsa sempre più veloce sul piano inclinato
che ci sta portando verso l’abisso, partendo dal fronte orientale europeo e
tenendo ben saldi nelle mani il sestante del disfattismo rivoluzionario e
dell’internazionalismo antiautoritario. La vittoria della porzione della classe
dominante statunitense che sostiene l’amministrazione Trump ha impresso una
accelerazione crescente al rafforzamento dell’interventismo dello Stato a stelle
e strisce nell’area del continente americano, africano, mediorientale e
soprattutto indo-pacifico, mentre con l’avvio dei colloqui e degli “incontri di
pace” fra classe dominante russa e nord-americana si evidenzia la crescente
contrapposizione con le borghesie del vecchio continente (degno di nota che uno
di questi “incontri di pace” si è tenuto nella città di Monaco, già teatro della
tristemente nota conferenza di pace del 1938) nell’onda di una sorta di Yalta
2.0 che ricorda bene le dichiarazioni del primo segretario generale
dell’Alleanza Atlantica, ovvero che la Nato serve a: “tenere dentro gli
americani, fuori i russi e sotto i tedeschi”. Ciò ci porta a ricordare
l’obiettivo del più grosso atto di guerra realizzato in questi ultimi anni in
Europa a danno dei padroni di casa nostra, ovvero il sabotaggio del gasdotto
Nord Stream. Negli ultimi mesi il territorio della regione di Kursk, così come
le aree di confine tra la regione ucraina di Sumy e quella russa di Belgorod,
sono state completamente riconquistate dalle forze militari russe e
nord-coreane. Per quanto riguarda i territori ucraini la regione di Donetsk è
sotto controllo russo per più del 73%, quella di Kherson per il 59%, e
assistiamo al totale controllo russo sulla regione di Lugansk. Attualmente più
del 21% del territorio dello Stato ucraino è sotto controllo delle forze armate
di Mosca. Ovviamente i successi degli ultimi mesi dell’esercito russo sul fronte
orientale hanno un impatto ben pesante sui negoziati, visto che la borghesia
russa sta vincendo la guerra, e la preoccupazione attuale dei nostri padroni è
quella di interrompere velocemente questo conflitto prima che l’esercito ucraino
crolli e quello russo dilaghi. Il rischio che i dominatori di entrambi i fronti
temono maggiormente è la presenza di un convitato di pietra al tavolo dei
possibili negoziati di pace, ovvero il ruolo che la nostra classe sociale sta
giocando da entrambi i lati del fronte con il rischio sempre più visibile di un
aumento esponenziale delle diserzioni dal militarismo sia russo che
ucraino-NATO, fino ad arrivare – come dichiarato nell’ultimo mese da alcuni
analisti geopolitici dei padronati occidentali – alla possibilità di
ammutinamento delle truppe ucraine contro il governo di Kiev. Come abbiamo
sempre sostenuto, la guerra in Ucraina è anche guerra per il controllo delle
importanti risorse di terre rare indispensabili all’economia di guerra e alla
trasformazione della società e del modo di produzione capitalista verso la fase
digitale. Mentre l’eventuale e sempre più traballante proseguimento degli aiuti
militari statunitensi dipende dall’accordo che pone in mano al capitalismo a
stelle e strisce le risorse minerarie e le infrastrutture ucraine che, secondo
alcune fonti di Kiev dei mesi scorsi, sarebbero già state assegnate all’Empire
2.0 britannico in base ad un accordo siglato durante la visita del primo
ministro Starmer a Kiev. Già alla conferenza di Monaco si parlò della proposta
della delegazione del Congresso degli Stati Uniti di un contratto che avrebbe
concesso agli USA i diritti sul 50% delle future riserve minerarie ucraine. I
disaccordi e i tira e molla con Trump sulle terre rare negli ultimi mesi si sono
verificati a causa del ruolo attivo in questa questione dei ceti padronali
britannici che, in base ad un preaccordo che fu firmato da Zelensky e Starmer,
lo Stato ucraino si sarebbe impegnato a trasferire tutti i porti, le centrali
nucleari e i sistemi di produzione e trasferimento del gas e giacimenti di
titanio sotto il controllo di Londra. Il giacimento di litio di Shevchenko
(Donetsk), riconquistato dall’esercito russo lo scorso gennaio, contiene circa
13,8 milioni di tonnellate di minerali di litio. Il giacimento è il più grande
non solo dell’Ucraina, ma di tutta l’Europa. Già nel 2021, la società mineraria
del Commonwealth European Lithium aveva annunciato di essere in procinto di
mettere in sicurezza il sito. La perdita di questo giacimento è un duro colpo
per i fabbisogni di litio per le classi dominanti UE che si sarebbero comunque
dovuti rivolgere alla borghesia britannica. Ma anche il cosiddetto agribusiness
(cioè lo sfruttamento intensivo delle terre e degli animali di allevamento con
l’espulsione delle comunità locali) è una della parti in causa nella corsa dei
padronati contrapposti per il controllo delle ricche risorse dell’antica
Sarmatia. Ad esempio già nel 2013 la società agricola ucraina “Ksg Agro” firmò
un accordo con lo “Xinjiang Production and Construction Corps” dello Stato
cinese per la concessione in affitto di terreni agricoli nella regione orientale
di Dnipropetrovsk. L’accordo prevedeva una iniziale locazione di 100mila ettari,
con la possibilità di espandersi fino a 3 milioni di ettari nel tempo,
equivalente circa al 5% del territorio ucraino, e avente come obiettivo
principale la coltivazione agricola e l’allevamento dei suini destinati al
mercato cinese. Progetto ad oggi fallito non solo a causa di eventi bellici ma
anche per via di resistenze e di piccolo lotte delle comunità locali. Secondo il
rapporto del 2023 dell’“Oakland Institute”, oltre 9 milioni di ettari di terreni
agricoli ucraini sono dominati dalla grossa borghesia locale e da grandi aziende
agro-industriali statunitensi, europee e arabe-saudite (come la “NHC Capital”
degli Usa, la francese “Agrogénération” e le tedesche “KWS” e “Bayer”). Terra di
confine fin dai tempi del Kanato dell’Orda d’Oro e del gran ducato di Lituania,
tutti gli sfruttatori e gli oppressori di ogni età hanno sempre cercato di
controllare la porzione del basso piano sarmatico accarezzata dal Mar Nero. Lo
stesso toponimo “ucraina” significa “presso il bordo” limitante, cioè il bordo
fra blocchi di Stati e capitalismi contrapposti e di un piccolo bacino semi
chiuso e poco profondo: il Mar Nero. Il nome di quest’ultimo non è però legato
al colore delle sue acque, ma “Kara” (“Nero”) è il modo con cui i turchi
definivano questo specchio d’acqua secondo un’antica associazione dei punti
cardinali a colori specifici. Ma la cupezza legata all’angusto pelago è più
antica. Nel settimo secolo a.C. i primi colonizzatori delle sue coste (gli Ioni)
lo definivano “Pontos Axeinos” (“Mare inospitale”). Le parole non sono mai
neutre ma lavorano per gli interessi delle varie classi sfruttatrici, così come
possono lavorare anche per noi sfruttati chiamando con il loro nome le cose,
indicando i responsabili dell’oppressione, e dipingendo una cosmovisione altra
della vita. Come fa presagire il suo nome, questo mare non è mai stato
controllato da nessuno.
Nell’attuale frangente storico, sulle coste e nelle acque del Ponto Eusino si
incontrano e si scontrano quattro blocchi di Stati e di capitalismi principali:
quello russo, quello statunitense, quello “europeo” e quello neo-ottomano. Un
mare chiuso caratterizzato da un unico accesso: quello del Bosforo-Dardanelli
controllato dallo Stato turco.
Le classi dominanti russe hanno sempre considerato strategico questo mare, in
quanto unico accesso ai mari caldi e alle loro rotte logistiche.
Per il neo-ottomanesimo dello Stato turco, distanziare dall’Anatolia gli Stati
rivali è un fattore cruciale, mentre continua l’espansionismo degli interessi
del capitale turco verso Europa, Africa, Medio Oriente e Asia Centrale.
La nuova dottrina militare della “Mavi Vatan” (Patria blu) rispecchia pienamente
questi obiettivi.
Fra Stati e potenze in guerra fra loro, la diplomazia turca si adopera per
aprirsi margini di influenza lungo le direttrici precedentemente dette. Ad
esempio, condanna Mosca per l’invasione dell’Ucraina, ma non cessa di fare
affari con il Cremlino. Permette alle flotte della marina militare russa di
entrare ed uscire dal Bosforo, ma costringe gli sfruttatori russi ad accettare
che sia essa a dirigere la “Black Sea Grain Initiative”, mediata per l’appunto
da Ankara per permettere alla fertile Ucraina di esportare derrate alimentari,
aumentando ovviamente le tariffe per il transito dei mercantili nel mar di
Marmara. Ingenti risultano i tentativi su questo mare ad opera dei padronati di
casa nostra di rompere l’anossia data dallo strangolamento delle classi
dominanti rivali statunitensi e russe sull’Europa, in quella che è evidentemente
sempre di più una riaffermazione dell’accordo di Yalta, ad esempio con lo
sfruttamento dei fondali di questo pelago.
L’UE vuole realizzare un cavo internet sottomarino lungo 1100 km per collegare
gli Stati membri con la Georgia con un investimento da circa 45 milioni di euro.
Il progetto mira a ridurre “la dipendenza della regione dalla connettività in
fibra ottica terrestre che transita attraverso la Russia”, ha affermato la
Commissione europea, come riportato dal “Financial Times”. Attualmente circa il
99% del traffico internet intercontinentale viene trasmesso tramite oltre 400
cavi sottomarini che si estendono per 1,4 milioni di km. La gerarchia ed il
controllo delle rotte marittime, dei porti, dei trasporti e della logistica
orienta la circolazione di merci e di capitali. Esprime da sempre la potenza
degli Stati, fin da quando nacquero, e lo sviluppo del capitale. Mare,
capitalismo e guerra muovono e ridefiniscono i rapporti di forza fra Stati e
classi dominanti, nei due passati macelli mondiali così come ora. La Guerra
Grande in corso si combatte strategicamente sulle onde. Sopra e sotto di esse,
tra controllo dei fondali, della terra, dello spazio orbitale e cibernetico fino
al dominio delle tecnologie per il controllo dello spazio infinitamente piccolo
(genetico e nanotecnologico) contratto in un’unica dimensione. Per la nostra
classe sociale, cercare di bloccare la logistica che permette alla megamacchina
della morte di funzionare è un’urgenza vitale e necessaria per poter disertare
dalla loro guerra. Proverò ora ad introdurre due attrezzi concettuali per
l’analisi dei movimenti- posizionamenti del nostro nemico di classe e,
soprattutto, per poter cogliere noi la «fecondità dell’imprevisto» (Proudhon) e
provare a dargli forma nei territori dove si presenta e si presenterà sempre di
più: ovvero il concetto delle “strozzature marittime” e delle possibilità
insurrezionali e rivoluzionarie che si aprono per noi negli “specchi di faglia”,
ovvero in quei territori dove vanno a collidere interessi di Stati e blocchi
contrapposti. Quando parliamo di controllo del mare e di controllo degli spazi
(sia fisici che virtuali come quello digitale), per i nostri nemici di classe
stiamo parlando di controllo della terraferma circostante questi spazi, e di
dominio sulla logistica che rende possibile lo sfruttamento e il loro mondo
(dalle rotte commerciali alla infrastruttura materiale come i cavi internet
sottomarini, che rendono possibile la trasformazione della società e del modo di
produzione capitalistico verso la fase digitale). Per controllare questi spazi e
i territori, Stati e classe padronali devono controllare gli stretti di mare
detti anche, a livello mondiale, “strozzature”. Snodi naturali e/o artificiali
(come Panama e Suez) delle arterie degli Stati e dei meccanismi materiali di
valorizzazione e di riproduzione del capitale per i quali transita la quasi
totalità delle merci e dei cavi internet su scala mondiale. Malacca, Taiwan,
Panama, Gibilterra, Otranto, il canale di Sicilia, Suez, Dardanelli, Bab
al-Mandab, Hormuz, Bering, il canale fra Islanda e Groenlandia, l’Egeo, lo
Jutland ecc. Se consideriamo i vari fronti aperti a livello mondiale dalla
Guerra Grande ci accorgiamo che gli scontri e le guerre in corso dei nostri
padroni ruotano attorno al dominio di queste strozzature perché per Stati e
capitalismi, sin dalla loro nascita, il mare è viatico inaggirabile nella
rincorsa alla volontà di potenza loro e delle classi sfruttatrici. Chi domina
questi spazi e quindi in pratica queste strozzature domina il mondo. Attorno a
questi si scontrano e/o sormontano le varie “faglie” di blocchi di Stati e di
capitalismi in contrapposizione tra loro. Tendenzialmente in alcuni dei
territori limitanti una linea di faglia si aprono più facilmente contraddizioni
a livello sociale ed economico. Territori e società direttamente contesi o
semplicemente considerati punti deboli dal blocco opposto per via delle loro
caratteristiche storico-sociali ed economico-culturali. Ad esempio, per i nostri
padroni i territori e le società dell’Europa orientale e del Sud Europa sono più
sensibili potenzialmente per via delle contraddizioni che si potrebbero
spalancare a insurrezioni o autogestioni generalizzate e alla possibile
conseguente catarsi rivoluzionaria. Esempi a livello storico dove possiamo
utilizzare questi due attrezzi di orientamento e di navigazione per le
possibilità insurrezionali sono tutte le grandi rivoluzioni libertarie della
storia del XX secolo (Manciuria, Ucraina, Kronstadt, Catalunya).
Se consideriamo le considerazioni e le progettualità già elaborate decenni fa
nell’area dell’anarchismo di azione per quanto riguarda le possibilità e le
occasioni rivoluzionarie nelle società del Sud Europa e nel bacino del
Mediterraneo, ritengo che ora, fra le contraddizioni che si spalancano in alcuni
territori con la Guerra Grande in corso e la ristrutturazione sociale del
capitalismo, le analisi e le considerazioni che facemmo decenni fa sono quanto
più attuali e preziose e hanno confermato tutta la loro validità e potenzialità
soprattutto per quanto riguarda le aree rurali, ad esempio del Sud Europa. Aree
rurali dove poter coordinare informalmente sul territorio specifico in questione
situazioni di lotta, di autonomia materiale e di cultura di resistenza; in
sostanza porre in rete e creare momenti e situazioni di autonomia materiale, di
cosmovisione altra e di lotta e lavoro insurrezionale tracciando un orizzonte
politico libertario e anarchico. In sostanza delle CLR (Collettività Locali di
Resistenza) dove provare sin da ora a vivere materialmente e umanamente su dei
territori la vita per cui ci battiamo in lotta contro la devastazione portata
dagli Stati e dal capitale. Rilanciare e nello stesso tempo “uscire” in questa
maniera dal mero intervento di agitazione sia teorica che pratica per entrare in
un’ottica di possibilità rivoluzionaria e insurrezionale. Possibilità,
purtroppo, ben consce e presenti nelle analisi degli Stati dell’UE e dei nostri
nemici di classe, dal momento che già nel 2017 in un documento preparato per la
Commissione europea, e già citato negli anni passati nei vari articoli della
rubrica “Apocalisse o insurrezione”[metterei link], veniva evidenziato come
nelle aree rurali dell’est e del sud Europa, già feconde per noi di
contraddizioni intrinseche, la situazione a livello sociale era potenzialmente
esplosiva. Saper cogliere e rendere feconde le contraddizioni che si stanno
aprendo e che si possono spalancare nel momento in cui i nostri padroni e gli
Stati dell’UE si trovano in difficoltà e si indeboliscono nel confronto con i
loro avversari in questa Guerra Grande. Per noi il tutto sta nel cogliere le
possibilità che si aprono su certi territori nel momento in cui sappiamo
interpretare lo spazio-tempo in profondità e in ampiezza, declinando in pratica
la nostra bussola dei princìpi facendo tesoro dell’esperienza storica delle
lotte della nostra classe sociale, fissando una rotta di massima e elaborandola
in un lavoro rivoluzionario affinché le correnti del divenire convulso e
frenetico di questo periodo storico non ci portino alla deriva. Cosa ancora più
facile dal momento che buona parte della classe dominante, soprattutto
occidentale, sta scivolando a livello di analisi strategica nella demenza
post-storica e dei problemi minuti incasellati in un’illusione dell’eterno
presente. Proviamo a vedere le contraddizioni politico-sociali ed economiche che
si sono aperte nell’ultimo periodo in due aree geografiche che si trovano sullo
specchio di faglia dell’Europa orientale: in Romania e in Moldavia.
Che i territori appartenenti allo Stato rumeno e moldavo siano contesi fra due
blocchi capitalistici contrapposti, non è una novità per nessuno. Gli
avvenimenti istituzionali dell’ultimo anno in Romania (come ad esempio il colpo
di stato filo-UE del dicembre 2024), sono esemplificativi di questa situazione.
Non è questa la sede per entrare nel merito di queste dinamiche. È interessante,
invece, per quanto riguarda l’angolazione della nostra classe, sottolineare le
contraddizioni sociali che possono emergere. Ad esempio, gli scioperi continui
degli insegnanti per l’aumento dei salari, o le forti proteste dei trasportatori
e dei piccoli agricoltori in Romania. Bucarest ormai da più di un anno è una
città in ebollizione. «Raderei al suolo il nostro parlamento. Nessuno fa niente
per migliorare la situazione economica del paese. I salari non crescono ma i
prezzi dei beni di prima necessità continuano ad aumentare. Non ne possiamo
più», commenta un tassista di Bucarest.
Similare la situazione in Moldavia, area incistata tra Ucraina e Romania e punto
di frizione diretta tra le ambizioni di allargamento degli Stati e dei
capitalismi UE e le frazioni delle classi dominanti locali che spingono per
rafforzare i legami con Mosca. Negli ultimi anni, nelle strade di Chisinau, si
sono svolte proteste ed accese mobilitazioni contro il carovita. Nella nostra
prospettiva di classe, antiautoritaria e di disfattismo rivoluzionario, è
fondamentale comprendere quali sono le difficoltà e le problematiche che sta
passando il nemico di casa nostra nella crescente contrapposizione fra Stati e
borghesie europee con la classe dominante statunitense.
“Con simili amici, chi ha bisogno di nemici?”. Dal 24 febbraio del ’22 la frase
celebre di Charlotte Bronte può precisamente sintetizzare la situazione del
padronato e degli Stati dell’UE verso la borghesia a stelle e strisce. A partire
dal sabotaggio del gasdotto Nord Stream ai danni del padronato tedesco avvenuto
agli inizi della guerra, fino alla guerra commerciale dei dazi e agli
avvenimenti dell’ultimo anno sulla questione dell’approvvigionamento energetico.
Lo stop al transito del gas russo verso l’Europa attraverso i gasdotti ucraini
alla fine del ’24 determinò difficoltà e rialzo dei costi in gran parte del
continente con previsioni di incrementi considerevoli delle bollette. Lo Stato
slovacco, membro della NATO e dell’UE, è stato quello che ha risentito di più
della decisione assunta da Kiev con il pieno supporto degli USA e,
paradossalmente ma non troppo vista la posizione di sconfitti delle classi
sociali del vecchio continente, dell’Unione Europea.
Washington ha tutto l’interesse ad imporre il suo costoso GNL (sostenuto in
maniera perentoria da Obama, da Biden e ora da Trump).
L’attacco strategico contro i gasdotti Nord Stream non è stato certamente
l’ultima battaglia della guerra per il mercato energetico europeo. L’11 gennaio
del 2025 un attacco (fallito) è stato portato da 9 droni ucraini alla stazione
di compressione “Russkaya” del gasdotto “Turkstream”, che attraversa i fondali
del Mar Nero e raggiunge la Turchia europea, ed è l’ultimo gasdotto ancora
funzionante che trasporta il gas russo negli Stati europei come Serbia e
Ungheria.
Le fazioni della classe dominante nordamericana, che trova nel governo
repubblicano al potere il rappresentante e il propinatore dei propri interessi,
accelera le pressioni per rinforzare la “Yalta 2.0” contro i padroni del vecchio
continente, attraverso anche una sorta di pagamento delle “indennità di guerra”,
e cioè attraverso l’imposizione che gli Stati dell’Ue comprino più prodotti “per
la difesa” made in USA, se vogliono evitare la guerra – ancora “non combattuta”
sul piano militare – dei dazi commerciali. Trump ha previsto di ridurre in 4
anni di 300 miliardi su 900 il bilancio annuale del Pentagono: il militarismo
europeo dovrà indebitarsi per assorbire le acquisizioni di armamenti cui
rinunceranno gli americani. L’industria statunitense è ben determinata ad
occupare il mercato europeo della “difesa” in cui le importazioni dagli USA sono
cresciute di oltre il 30% dal 2022. Tracciando una panoramica complessiva, al
conflitto in nuce (per il momento limitato al livello commerciale e politico)
fra la borghesia USA e quelle del vecchio continente, si aggiungono i crescenti
compromessi tra Stato statunitense e russo anche in campo economico ed
energetico.
L’avvio della guerra mondiale dei dazi si caratterizza, oltre che per
l’inasprimento degli accordi di Yalta, anche per il rinvigorimento della
dottrina Monroe, prendendo di mira direttamente i due stati limitrofi agli
States (Canada e Messico), minacciati di essere colpiti nelle loro esportazioni
verso Washington. Per il Canada, i dazi rappresentano anche il tassello di una
fase espansionistica che culmina con la minaccia dell’annessione agli Stati
Uniti.
I continui ripensamenti e poi l’abbassamento dei toni stanno caratterizzando
l’atteggiamento delle classi sfruttatrici nord-americane verso il vero nemico:
il padronato mandarino.
La classe dirigente cinese ha ottenuto dagli USA una retromarcia dietro l’altra
sui dazi, come dimostrato dall’ultimo accordo raggiunto nel mese di maggio con
la sospensione temporanea e parziale degli enormi dazi che i due Stati si erano
imposti a vicenda. In base alle condizioni concordate, infatti, gli USA
abbasseranno dal 145 al 30% i dazi sulle merci cinesi, mentre lo Stato cinese,
che aveva imposto dazi speculari, li abbasserà dal 125 al 10%. Per il padronato
statunitense è l’ennesima resa unilaterale, che mostra l’improvvisazione della
strategia dello stato nordamericano, che quando impone i dazi dice che
serviranno per la reindustrializzazione e quando li toglie dice che serviranno
per favorire il commercio. Negli ultimi mesi, alle atrocità inenarrabili che
caratterizzano il proseguimento del primo genocidio automatizzato della storia,
si aggiungono i conflitti nelle regioni che insistono attorno allo stretto di
Hormuz, come la micro-guerra combattuta fra Stato pachistano e indiano, e la
guerra dei 12 giorni di Israele e USA contro l’Iran.
Utilizzando l’attrezzo analitico-concettuale delle “strozzature”, per quanto
riguarda ad esempio il conflitto fra Pakistan e India, evidenziamo che stagliato
sullo sfondo c’è il problema del riequilibrio delle relazioni commerciali tra
Stato indiano e statunitense.
La tendenza al riposizionamento della borghesia indiana nei confronti degli USA
è stata dirompente per gli equilibri del sub-continente. Mentre lo Stato
pachistano ha la necessità di un ampio confine diretto con il territorio cinese
(fondamentale per uno sbocco diretto sull’Oceano Indiano al fine di superare un
eventuale blocco navale dello stretto di Malacca), così la borghesia indiana
cerca a tutti i costi di interrompere questo canale di traffico commerciale.
Attorno alle strozzature contese fra blocchi di Stati e di capitalismi rivali di
Hormuz e di Malacca si stanno spalancando contraddizioni sociali e di classe
significative. Basti pensare anche solamente alle enormi mobilitazioni e
scioperi in aumento negli ultimi anni ad esempio nel territorio indiano, a
partire dalle grosse ondate di scioperi iniziate alla fine del 2020 contro
l’introduzione di nuove leggi agrarie, e dove la congiuntura fra la crisi
climatica e idrica, il revanscismo dell’ideologia nazionalista indiana e il
conseguente riposizionamento delle classi sfruttatrici indù sul piano
internazionale della Guerra Grande, nonché la liberalizzazione del mercato del
carbone assieme all’eliminazione della legge che vincolava l’uso delle terre al
consenso obbligatorio delle popolazioni locali, stanno realizzando sconquassi
strutturali rilevanti e un forte inasprimento della lotta di classe.
Ma torniamo alla situazione che più riguarda da vicino il territorio che
abitiamo e che attraversiamo con un focus sulla situazione groenlandese e delle
rotte che attraversano il Mar Artico.
La Groenlandia è la nuova isola del tesoro dove le borghesie cinesi,
statunitensi, russe ed europee si sfidano fra i ghiacci.
Frontiera strategica sulle rotte artiche e ricchissima di terre rare, gas e
petrolio, ci sono diversi motivi che hanno scatenato negli ultimi anni
un’attenzione crescente attorno a questa isola, e quasi tutti i motivi hanno a
che fare con un fattore: il cambiamento climatico.
Il riscaldamento globale sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai in tutto
l’Artico, modificandone i contorni, aprendo nuove possibili rotte commerciali e
militari, scoperchiando ricchezze nascoste e giacimenti di “terre rare”.
La Groenlandia per la sua posizione geografica è considerata strategica dal
militarismo statunitense.
L’isola è circondata dagli stretti che introducono ai passaggi a nord-ovest e a
nord-est dell’Oceano Artico e, con le rotte nel prossimo futuro sempre più
navigabili, gli USA non vogliono che le altre potenze rivali ne approfittino.
Lo scioglimento dei ghiacci, inoltre, consentirà sempre di più lo sfruttamento
delle risorse minerali presenti nell’isola, ricca di minerali e di metalli rari.
Una ricerca del 2023 ha confermato la presenza di 25 dei 34 minerali considerati
“materie prime critiche” dalla Commissione europea, tra cui grafite e litio.
Ma all’interno del meccanismo delle varie economie di guerra, dove la sicurezza
degli approvvigionamenti alimentari ha un ruolo cruciale nel contribuire allo
scontro fra capitalismi rivali (come sta avvenendo in Africa nella corsa
all’accaparramento e alla predazione dei terreni necessari per la “sovranità
alimentare” delle varie potenze in guerra sullo scacchiere mondiale), così i
fondali groenlandesi sono necessari per la pesca, visto che diversi stock ittici
si spostano sempre più a nord, rinvigorendo le potenzialità del mercato della
pesca di Nuuk.
La competizione accesa per il controllo dell’isola più grande del mondo, dei
suoi stretti e dei suoi mari (lo stesso Macron è volato a Nuuk il 15 giugno
scorso per “difendere l’integrità territoriale” di questo territorio colonizzato
dalla Danimarca) accende le contraddizioni sociali sull’isola: aumentano le
proteste delle comunità Inuit in conseguenza dell’accaparramento dei territori e
delle acque limitrofe all’isola, mentre il tasso di disoccupazione e le carenze
sanitarie stanno iniziando a creare segnali di insofferenza nel paese.
La regione artica sta emergendo come nuova frontiera della competizione
strategica e commerciale. Si stima che l’Artico contenga circa il 13% delle
riserve mondiali di petrolio, il 30% di quelle di gas e grandi quantità di
risorse ittiche e minerali rari.
Stato cinese e Stato russo stanno ampliando le loro operazioni nell’Artico,
coinvolgendo le isole Svalbard e l’Islanda. Il controllo del cyber-spazio e dei
fondali oceanici è una base fondante per la guerra e per la trasformazione della
società e del modo di produzione capitalista verso la fase digitale. Tutti
questi punti sono ben visibili per quanto riguarda lo spazio artico dove, data
la crescente attività del capitalismo russo e cinese inerente alla logistica
digitale attraverso i cavi sottomarini, la NATO sta avviando nuovi progetti che
«puntano a rendere internet meno vulnerabile ai sabotaggi, reindirizzando il
flusso di dati verso lo spazio in caso di danneggiamento delle dorsali
sottomarine».
La stessa attività estrattiva in acque profonde potrebbe iniziare già
quest’anno. Agli inizi di aprile del 2024, i membri dell’Autorità Internazionale
dei Fondali marini (ISA) ha revisionato le norme che regolano lo sfruttamento
dei fondali. La nuova corsa all’oro degli abissi è iniziata l’anno scorso con
una legge dello Stato norvegese che permette l’estrazione mineraria su scala
commerciale. L’impatto (anche) ambientale di queste decisioni comporterà la
distruzione di interi habitat, oltre al fatto che il 90% del calore in eccesso
dovuto al riscaldamento globale viene assorbito dagli oceani, devastando così
l’equilibrio che sorregge la vita in questo pianeta. Sostanzialmente, la guerra
al vivente procede e si ramifica in ogni sua forma. La guerra è sempre più
palesemente il cuore di questo mondo senza cuore. Mentre i nostri padroni
proseguono ad attrezzarsi alla guerra mondiale, la domanda (banale) che poniamo
è questa: chi pagherà il riarmo degli Stati e delle borghesie nostrane?
Già nei mesi scorsi, in un articolo che non lascia adito ad alcun
fraintendimento dal titolo: Europe must trim its Welfare State to build a
warfare state, il “Financial Times” sostiene che l’Europa deve ridurre le spese
per il welfare per assicurarsi la capacità di sostenere un consistente riarmo.
L’accordo per aumentare la spesa militare degli Stati aderenti alla NATO al 5%
del PIL deciso al vertice dell’Aia va pienamente in questa direzione, assieme
all’estrazione e al furto dei piccoli risparmi privati, già presente nei punti
che articolano il riarmo europeo.
Ribadendo ulteriormente e con forza che fino a quando esisteranno Stati e
capitalismi saranno illogiche le speranze di pace duratura poiché la negazione
della guerra implica in primo luogo quella dello Stato e del capitale, dinnanzi
a questo mondo di conflitti e di miserie generalizzate che corre verso l’oblio e
la propria autodistruzione, la resistenza palestinese (vera e propria forza
tellurica che ha ridonato speranza alle classi sfruttate di tutto il mondo), la
rivolta di Los Angeles e l’accentuarsi delle insurrezioni, delle mobilitazioni
sociali, delle lotte e dei gesti di insubordinazione quotidiana in tutto il
mondo sono come lampi premonitori che squarciano l’Ancien régime, segnali che un
nuovo assalto proletario ai bastioni dell’alienazione e dello sfruttamento può
essere alle porte.
Non c’è notte tanto lunga da non permettere al sole di risorgere.
«Secondo noi le rivalità e gli odi nazionali sono tra i mezzi che le classi
dominanti hanno a loro disposizione per perpetuare la schiavitù dei lavoratori.
E in quanto al diritto delle piccole nazionalità di conservare, se lo
desiderano, la loro lingua e i loro costumi, ciò è semplicemente questione di
libertà, che avrà la sua vera finale soluzione solo quando, distrutti gli Stati,
ogni gruppo di uomini, o meglio ogni individuo, avrà diritto di unirsi con ogni
altro gruppo o separarsi a piacere.» (Errico Malatesta).
Ringraziando chi le ha fatte, riceviamo e diffondiamo queste traduzioni. Le
riflessioni che accompagnano le azioni non sono meno interessanti di queste. E
viceversa.
Cronologia delle azioni dirette delle ultime settimane
Anche la Germania si sta riscaldando
Nelle ultime settimane, diverse lotte ed eventi hanno portato a un’ondata di
azioni dirette. Alcuni di questi eventi occupano un posto centrale in questa
dinamica. Innanzitutto, il 20 aprile, Lorenz, un agente di polizia di 27 anni a
Oldenburg, è stato assassinato dalla polizia con cinque colpi alla schiena.
Questo ulteriore omicidio razzista da parte della polizia ha innescato un
significativo bilancio di solidarietà e, in alcuni casi, grandi proteste. Poi,
il 5 giugno, Maja, una compagna di prigionia nel Complesso di Budapest, accusata
di aver attaccato direttamente i nazisti, ha iniziato uno sciopero della fame
contro le condizioni di detenzione e il processo. Il 15 giugno, la “Giornata
Nazionale dei Veterani” è stata celebrata pubblicamente a livello nazionale per
la prima volta in Germania. Questo evento fa parte della (ri)militarizzazione
attualmente in atto in Germania e nel mondo, in cui la Bundeswehr sta occupando
lo spazio pubblico e diffondendo propaganda militarista. La campagna militante
“Spegniamo! Il sistema di distruzione” prosegue con ulteriori azioni. Questa
campagna attacca da tempo strutture e progetti estrattivi, coloniali e
capitalisti in Germania e a livello internazionale.
Questa è una cronologia certamente incompleta degli eventi.
22.5 Monaco – nuovo attacco ai mezzi della polizia [ce n’era stato uno il 25
gennaio con 23 auto bruciate] , danneggiati 5 camion e un rimorchio, per un
totale di un milione di euro
https://de.indymedia.org/node/514644
27.5 Scritta “Lorenz das was Mord” [Lorenz è stato un omicidio] su una stazione
di polizia, in seguito all’omicidio, il 19 aprile, di un ventunenne da parte
della polizia di Oldenburg
https://de.indymedia.org/node/513498
29.5 Berlino – Occupazione temporanea di Meuterei, in memoria di Kyriakos
Xymitiris e in solidarietà a Marianna, Dimitra, Dimitris e Nikos
https://de.indymedia.org/node/513498
30.5 Appello “Spegnere il regime di Mitsotakis”
Switch off the Mitsotakis regime!
Mitsotakis è il Primo Ministro della Grecia e, con il suo partito Nuova
Democrazia, è responsabile della trasformazione autoritaria del pilastro
sudorientale dell’UE e della NATO.
La Grecia è in prima linea nella guerra all’immigrazione (massacro di Pylos, 1),
pioniera del neoliberismo e della corruzione, salvatrice dagli omicidi della
polizia (incidente ferroviario di Tempi, 2), vanta un’impressionante regolarità
di omicidi da parte della polizia (3) e merita di essere punita per
l’incarcerazione di compagni nel caso di Ambelokipi.
Mettere a repentaglio la capacità di azione di questo regime può salvare molte
vite. Il personale che commette numerosi omicidi, torture, incarcerazioni e
respingimenti per conto del governo greco necessita continuamente di ingenti
risorse finanziarie e di legittimità sociale. Queste risorse vengono attaccate.
La cooperazione di polizia concordata a dicembre mostra la direzione verso cui
si sta muovendo Nuova Democrazia. La seguente citazione non è satirica:
“Il Ministro per la Protezione dei Cittadini Michalis Chryssochoidis e il
Ministro della Pubblica Sicurezza cinese Wang Xiaohong hanno firmato martedì ad
Atene un accordo di cooperazione di polizia, rafforzando i legami tra i due
Paesi su questioni chiave di sicurezza. Secondo una dichiarazione del Ministero,
l’accordo si concentra sulla lotta alla criminalità organizzata e finanziaria,
al traffico di droga e alla gestione dell’immigrazione clandestina. Include
anche disposizioni per la condivisione di informazioni, competenze tecniche e
formazione degli agenti per migliorare le capacità operative.
Chryssochoidis ha proposto di istituire un comitato di coordinamento per dare
priorità alle azioni contro la criminalità organizzata, con l’obiettivo di
migliorare l’efficienza e l’efficacia dei servizi di polizia di entrambi i
Paesi.
All’incontro presso il Ministero greco hanno partecipato alti funzionari del
Ministero della Pubblica Sicurezza cinese, l’ambasciatore cinese in Grecia, il
capo della Polizia ellenica e alti funzionari della polizia greca, nonché il
consigliere diplomatico del Ministro.
Entrambe le parti hanno ribadito la forte cooperazione tra Grecia e Cina,
sottolineando il loro impegno comune nell’affrontare le sfide comuni alla
sicurezza e nel promuovere la stabilità sociale.” (dalla stampa di regime
https://www.ekathimerini.com/politics/foreign-policy/1255251/greece-and-…)
Ciò che “stabilità sociale” nella versione cinese significa per Mitsotakis è
evidente nella crescente sorveglianza permanente di diversi distretti tramite
droni e negli attacchi alle università, dove ogni opposizione deve essere
soffocata per renderle docili come think tank delle vecchie élite. Nello
sviluppo dei droni, le università greche stanno collaborando con ELTA Systems di
Israel Aerospace Industries (IAI), contro la resistenza studentesca.(4)
Industrie che finanziano lo Stato greco (e sono quindi indispensabili per il
funzionamento della polizia, della magistratura e della guardia costiera).
La Grecia vuole produrre idrogeno verde. Tra i pionieri ci sono le compagnie
energetiche greche Motor Oil e PPC, che hanno fondato la joint venture Hellenic
Hydrogen all’inizio del 2023 per implementare progetti sull’idrogeno a livello
locale. Il primo progetto pianificato, North-1, dovrebbe produrre fino a 200
megawatt di idrogeno. I fornitori di macchinari tedeschi potrebbero fornire le
attrezzature per l’impianto.
Anche l’espansione della rete del gas naturale e la costruzione della rete
dell’idrogeno offrono opportunità per i produttori tedeschi. Inoltre, la società
elettrica greca Admie sta espandendo la capacità della rete elettrica greca,
principalmente verso i paesi confinanti nel nord del paese. All’inizio del 2025,
Admie ha deciso come sarebbe stato costruito il cavo sottomarino da Cipro alla
Grecia, il Great Sea Interconnector. Sono previsti ulteriori interconnettori
internazionali. La Germania è di gran lunga il fornitore più importante di
macchinari per la generazione di energia. Nei primi nove mesi del 2024, le
importazioni sono aumentate del 120% rispetto all’anno precedente. Con una quota
di circa il 10,5% delle importazioni totali greche, la Germania rimane il
fornitore più importante.
Ampliamento delle infrastrutture turistiche: i visitatori tedeschi sono la
seconda fonte di reddito più importante
L’ampliamento e il miglioramento dei servizi, nonché il prolungamento della
stagione turistica, si tradurranno in un aumento delle entrate. Questo è
particolarmente importante per la Grecia, soprattutto perché il turismo
contribuisce per circa un quarto al prodotto interno lordo. Lo scorso anno, è
stato soprattutto grazie ai ricavi del settore che il Paese ha evitato la
recessione, nonostante l’elevata inflazione e la crisi energetica. I visitatori
provenienti dalla Germania hanno speso quasi il 50% in più rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente. Tecnologie verdi, servizi digitali, strutture
moderne e nuove forme di turismo saranno disponibili per gli ospiti in Grecia a
partire dal 2025. Per la loro attuazione sono previsti finanziamenti dell’UE. La
Grecia sta investendo molto nella modernizzazione del suo settore turistico. “Le
aziende turistiche del Paese devono soddisfare le aspettative sempre più elevate
degli ospiti”, ha dichiarato a Germany Trade & Invest Olympia Anastasopoulou,
Segretario Generale per le Politiche e lo Sviluppo del Turismo presso il
Ministero del Turismo greco.
Il progetto più importante, in termini di finanziamenti, è la modernizzazione di
circa 50 porti turistici, porti turistici e ancoraggi per promuovere il turismo
nautico. I porti puntano a ottenere la certificazione ecologica attraverso
l’utilizzo di energie rinnovabili, l’acquisto di veicoli elettrici e
l’installazione di stazioni di ricarica elettriche. Le istituzioni pubbliche
prevedono inoltre di utilizzare i finanziamenti per costruire nuovi centri
commerciali e parcheggi. Il progetto prevede anche la digitalizzazione di tutti
i servizi portuali.
“La domanda di servizi digitali da parte dei turisti in tutti i settori è in
aumento”, conferma Anastasopoulou, aggiungendo: “Ciò significa che le aziende
turistiche devono introdurre sistemi IT moderni e valutare e utilizzare i dati”.
Perché: “Gli ospiti si aspettano servizi personalizzati a prezzi competitivi”,
descrive Anastasopoulou la tendenza attuale. Il cosiddetto turismo
“intelligente” permea tutti i settori turistici. I finanziamenti del Fondo
europeo per la ripresa saranno utilizzati per promuovere il turismo agricolo,
montano e invernale, nonché il turismo subacqueo, sanitario e gastronomico.
Strutture moderne come stazioni sciistiche e sorgenti termali saranno a
disposizione degli ospiti entro il 2025.
Il Ministero del Turismo prevede che numerose aziende coglieranno l’opportunità
di modernizzare i propri prodotti e servizi. Affinché ciò abbia successo,
aziende, enti regionali e pubblici e il governo devono collaborare strettamente.
Attualmente, l’industria del cemento esercita un’influenza significativa sulle
politiche. Le fasce costiere, così come le piazze e i parchi urbani, vengono
sigillate con cemento su larga scala.(5)
La Grecia mira a generare circa l’80% del suo fabbisogno elettrico da energia
solare, eolica e idroelettrica entro il 2030. Per questo motivo, ogni anno
vengono appiccati migliaia di incendi boschivi (9.500 nel 2024) per far spazio a
turbine eoliche e pannelli solari. La stagione degli incendi boschivi,
precedentemente da maggio a settembre, è stata estesa da aprile a novembre. Si
sospetta che dietro a tutto questo ci siano piromani che operano per conto delle
industrie beneficiarie.
Sono previsti ingenti investimenti per l’espansione delle reti elettriche e la
semplificazione delle procedure di autorizzazione. Il governo greco ha
affrontato entrambi gli aspetti: il piano greco per l’utilizzo del fondo di
ripresa dell’Unione Europea prevede l’espansione della rete. La legge 4951/2022
accelera il processo di autorizzazione.
Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi entro il 2030, saranno installate
turbine eoliche onshore e offshore con una capacità di 9,3 gigawatt e impianti
fotovoltaici con una capacità di 14,1 gigawatt. Ciò corrisponde a quasi il
triplo della capacità attualmente installata. Secondo il nuovo piano energetico
e climatico del governo greco, entro il 2030 saranno installati complessivamente
28,7 gigawatt di energia rinnovabile.
Sono già in fase di pianificazione progetti su larga scala: ad esempio, la
società energetica tedesca RWE, insieme al suo partner greco PPC Renewables, una
filiale dell’ex società elettrica statale PPC, prevede di installare impianti
fotovoltaici con una capacità di circa 2 gigawatt.
Le filiali dello sviluppatore di progetti tedesco Abo Wind sono molto attive sul
mercato greco. Anche BayWa r.e. Solar Systems Single Member prevede di offrire
soluzioni personalizzate per impianti fotovoltaici nel prossimo futuro, inclusi
moduli, inverter, il sistema di montaggio novotegra e sistemi di accumulo. Le
opportunità per sviluppatori e investitori tedeschi rimangono buone, soprattutto
per quanto riguarda l’acquisizione di licenze sul mercato secondario.
Principali progetti selezionati in Grecia
– Autostrada Creta Settentrionale; Impresa appaltatrice per il tratto
Neapoli-Agios Nikolaos: Aktor; Inizio lavori: 2023; Appaltatore per la tratta
Chersonissos-Neapoli: Consorzio GEK Terna, Aktor, Intrakat. Le società coinvolte
sono responsabili della costruzione della controversa nuova linea metropolitana
di Atene, inclusa la stazione di Exarchia. Aktor e GEK Terna sono state spesso
attaccate in passato e sono anche coinvolte nella costruzione di nuove
carceri.(6)
Il 31 ottobre, GEK Terna ha donato al Primo Ministro Mitsotakis una donazione
per la ristrutturazione degli appartamenti danneggiati ad Ambelokipi.
– Studio, finanziamento, gestione, manutenzione e utilizzo della strada
sottomarina tra l’isola di Salamina e la terraferma; lo studio ambientale è in
fase di approvazione. Tre potenziali investitori: Terna, Metka e Vinci
Concessions, Aktor Parachoriseis. Vinci non è coinvolta solo nella costruzione
di carceri francesi, ma gestisce anche le autostrade in Grecia.
– Autostrada Patrasso-Pirgos; Appaltatori: Terna S.A., Aktor S.A.;
Cofinanziamento dall’Accordo di Partenariato dell’UE; Completamento entro il
2025
Importante progetto Ellinikon di particolare rilevanza
L’interesse degli investitori stranieri per il mercato immobiliare greco
continua. Gli stranieri acquistano case per le vacanze o immobili adibiti a uso
turistico. L’importante progetto “Ellinikon” è di interesse per produttori e
fornitori tedeschi.
Sul sito del vecchio aeroporto di Atene, sorgerà l’edificio più alto della
Grecia, la Riviera Tower, hotel, circa 9.000 appartamenti e ville di lusso,
centri commerciali e congressuali, impianti sportivi e un porto turistico. La
maggior parte degli edifici residenziali previsti è già stata affittata.
Il consorzio composto dall’impresa di costruzioni greca Intrakat e dal gruppo
edile francese Bouygues si è aggiudicato l’appalto per la consulenza agli studi
di architettura per la “Riviera Tower”. La costruzione e la gestione del resort
casinò integrato sono state intraprese nell’ambito di un contratto di
concessione trentennale da Ekaz Ellinikou, una controllata del gruppo edile
greco GEK Terna. Il progetto ha un valore di circa 1 miliardo di euro. GEK Terna
collabora con l’operatore di casinò Hard Rock International per la realizzazione
del casinò.
L’infrastruttura sarà inoltre resa più attraente per i turisti in tutta la
Grecia. La Hellenic Corporation of Assets and Participations S.A. (HCAP), il
fondo statale per lo sviluppo, prevede di modernizzare altri 22 aeroporti
statali. Potenziali investitori per l’aeroporto di Kalamata:
– Il gestore aeroportuale francese Egis Airport Operation
– L’impresa di costruzioni greca Aktor
– La società aeroportuale francese Aéroports de la Cote d’Azur
– La società tedesca Fraport AG, società madre di Fraport Greece, che ha già
acquisito e modernizzato quattordici aeroporti regionali greci
– La società greca Pileas SA, parte del gruppo Konstantakopoulos, proprietaria
del resort di lusso Costa Navarino a Pylos, vicino a Kalamata
– L’impresa di costruzioni greca GEK Terna
– Il conglomerato indiano GMR Airports, che sta costruendo insieme il nuovo
aeroporto di Kastelli a Creta
– Il gruppo greco di costruzioni ed energia Mytilineos
Il Ministro del Turismo prevede un’ulteriore crescita record nel 2025, a
dimostrazione del successo dell’approccio strategico del governo.
In un discorso al Parlamento, Kefalogianni ha sottolineato che il turismo
distribuito geograficamente e temporalmente ha contribuito in modo significativo
al successo. L’obiettivo è espandere le attività turistiche in tutte le regioni
della Grecia e durante tutto l’anno. Questo approccio non solo sostiene
l’economia, ma contribuisce anche a ridurre la disoccupazione e il debito
pubblico, mentre il Paese torna a un avanzo di bilancio primario.
Per il 2025, il Ministro ha presentato diverse iniziative chiave per rafforzare
ulteriormente la competitività della Grecia come destinazione turistica globale.
Tra queste:
– Utilizzo dell’intelligenza artificiale (IA) per migliorare l’esperienza di
viaggio attraverso piattaforme moderne e offerte turistiche innovative.
– Nuove normative per gli affitti a breve termine per migliorare la qualità
dell’ospitalità.
Kefalogianni ha anche sottolineato il crescente interesse dei gruppi alberghieri
internazionali, che stanno investendo sempre più nelle regioni meno sviluppate
della Grecia. Allo stesso tempo, il ricco patrimonio culturale e la varietà del
paesaggio naturale del Paese dovrebbero ricevere maggiore attenzione al fine di
rafforzare l’immagine turistica della Grecia. Il Ministro ha chiesto una
maggiore cooperazione tra governo, settore privato e lavoratori per
salvaguardare i progressi compiuti e affermare il turismo come motore a lungo
termine dell’economia greca.
Le imprese edili greche dominano il mercato. Le aziende straniere partecipano
alle gare d’appalto in consorzi con le imprese nazionali per aumentare le loro
possibilità. Solo sei imprese edili greche appartengono alla classe di edilizia
più elevata, il che significa che possono presentare offerte per tutti i
progetti pubblici, indipendentemente dal budget di investimento. Queste imprese
edili sono quindi presenti in tutti i principali progetti infrastrutturali. Una
delle imprese edili più importanti in Grecia è AKTOR S.A., con una filiale in
Germania: Herhof GmbH, Kalkgraben 2, 35606 Solms e Wendenstr. 29, 20097
Amburgo-Hammerbrook
Solo poche imprese edili straniere sono rappresentate in Grecia, ad esempio il
gruppo tedesco Hochtief PPP Solutions GmbH e la società francese Vinci
Concessions. Anche il gruppo edile francese Bouygues vuole operare in Grecia.
Bouygues è sotto attacco in Francia per il suo coinvolgimento nella costruzione
di carceri.
Le lunghe procedure di approvazione e i problemi a livello regionale e locale
complicano l’attuazione dei progetti. Gli ostacoli burocratici e le resistenze
locali ritardano l’attuazione dei progetti.
L’accelerazione del processo di approvazione, grazie alle riforme introdotte da
Nuova Democrazia nel 2020 (tra cui l’estensione della stagione degli incendi
boschivi), indica la strada per rimuovere gli ostacoli nel mercato del
fotovoltaico nell’interesse degli oligarchi.
La burocrazia dilagante è un peso per sviluppatori di progetti e investitori:
“Sebbene il governo sia positivo nei confronti degli investitori stranieri e
delle energie rinnovabili, gli obblighi burocratici dell’autorità di
regolamentazione dell’energia e del gestore della rete sono enormi”, conferma
Panos Sarris di Abo Wind. “A complicare ulteriormente la situazione ci sono
l’atteggiamento esitante o addirittura parzialmente ostile delle autorità
regionali, nonché la resistenza delle comunità locali, che in molti casi hanno
interessi personali”, aggiunge. “Esitante” e “ostile” sono, tuttavia, eufemismi
per descrivere lo stato d’animo delle regioni colpite da incendi e successive
alluvioni negli ultimi anni. “Il nostro programma di investimenti sta subendo
ritardi di oltre due anni”, afferma Sarris, descrivendo le conseguenze degli
ostacoli burocratici. “Speriamo che il governo adotti tutte le misure necessarie
per cambiare questa situazione, il che andrà naturalmente a beneficio
dell’intero mercato”, riassume le speranze dell’intero settore. Se la catastrofe
climatica prevista – il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Grecia –
porterà presto a uno scontro di interessi con l’industria turistica è una
domanda affascinante. Studi dell’Università di Atene prevedono allarmanti
cambiamenti climatici per la Grecia nei prossimi anni.(7)
Nell’ambito del 4° Forum dell’Innovazione, la Camera di Commercio e Industria
greco-tedesca organizza una cena di networking il 12 novembre 2024, in
collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania.
Questo evento non è stato solo un’opportunità per i partecipanti di fare
networking, ma ha anche segnato la conclusione solenne delle celebrazioni per il
centenario della Camera di Commercio e Industria greco-tedesca. Ha rappresentato
un tributo alla lunga cooperazione e agli sforzi congiunti profusi per
contrastare il saccheggio della società greca. All’evento hanno partecipato noti
personaggi politici, nonché importanti rappresentanti del mondo imprenditoriale,
della ricerca e della scienza, nonché rappresentanti di start-up. Platinum
Partner per il centenario di AHK è stato: COSMOTE, alias Deutsche Telekom.
Gold Partner: BASF, Bayer, Boehringer Ingelheim, DEL e Veridos Matsoukis.
Silver Partner: ABO Wind, Aeroporto Internazionale di Atene, LIDL e Siemens.
Golden Sponsor dell’evento: Robert Bosch, Jungheinrich e Merck.
Sponsor dell’evento: IPTO, iQnovus (Quest Group Innovation Center), Raycap e
Schüco.
In questo contesto, ha senso seguire più da vicino le tracce delle aziende e dei
settori economici che stanno traendo profitto dalla tragedia greca. Ci troveremo
di fronte a volti noti: aziende coinvolte anche altrove nella distruzione
ambientale e nella costruzione di carceri. Industrie che stanno rendendo la vita
inaccessibile in città come Berlino, Barcellona o le Isole Canarie.
Gentrificazione/turismo, industria del cemento (ad esempio, Lafarge),
smartification/sorveglianza e militarizzazione, sia interna che esterna, vanno
di pari passo. I compagni di Salonicco hanno trovato le seguenti parole per
l’attacco alla compagnia di autonoleggio Avance:
“Sabotiamo la “macchina del turismo con tutti i mezzi”. Distruggiamo l’immagine
del “bel paese-destinazione turistica” con propaganda pratica e provocazioni che
danneggiano l’apparato statale.” (8)
Mitsotakis ha bisogno di molti soldi per portare avanti il suo programma contro
il nemico interno – gli anarchici e gli sfruttati – e ha bisogno di un nemico
esterno – i migranti, nella speranza di distogliere la società dai responsabili
della crisi imminente. Che le limitate forze di resistenza radicale possano
accelerare o meno una perdita di potere è irrilevante. Né lo è se un governo
diverso in Grecia sarebbe “meno male”. Come afferma un testo sui disordini in
Turchia:
“Non importa che la maggioranza dei manifestanti voglia che il dittatore Erdoğan
se ne vada e venga sostituito dal nazionalista Imamoğlu. Oggi possiamo lottare
fianco a fianco per la caduta di Erdoğan, e domani potremo fare campagna per la
rimozione di Imamoğlu. Se distruggiamo la più grande potenza esistente,
combatteremo per distruggere la seconda, e poi la terza, finché non ci sarà più
alcuna potenza al di sopra di noi. Questa prospettiva anarchica richiede il
sostegno a tutte le minacce contro Erdoğan, il suo Stato, la sua polizia e la
sua magistratura.” (9)
Senza voler speculare sugli sviluppi legali del caso Ambelokipi, potrebbe essere
consigliabile per il movimento di solidarietà internazionale non aspettare il
momento in cui l’escalation sarà imperativa. Sulla base delle esperienze degli
scioperi della fame degli ultimi anni, quelli di Dimitris Koufontinas, Alfredo
Cospito e Giannis Michailidis, ha senso avere obiettivi pronti e non legare
l’attuazione delle azioni alle condizioni di salute dei detenuti.
La resistenza contro il sistema tecno-industriale e il patriarcato coltivato
dalla Nuova Democrazia greca, la resistenza alla devastazione della natura e
alla conseguente miseria sociale, la lotta contro la Fortezza Europa, la ricerca
di una vita più libera: tutte queste sono ragioni per attaccare aziende e
strutture al servizio di chi amministra la fossa comune che è il Mediterraneo.
Uno stato che tiene in ostaggio i compagni Marianna, Dimitra, Dimitris, Nikos e
A.K. nella guerra di classe.
(1) https://borderviolencelesvos.noblogs.org/files/2023/08/Pylos_Final_Ge.pdf
(2) https://darknights.noblogs.org/post/2025/03/15/athens-greece-direct-acti…
(3) https://griechenlandsoli.com/2024/09/27/polizisten-schlagen-pakistani-ta…
(4) https://www.zougla.gr/greece/kentavros-tilemachos-kai-yperion-i-elliniki…
(5) https://www.ekathimerini.com/news/environment/1263091/satellite-data-rev…
(6) https://darknights.noblogs.org/post/2025/02/18/heraklion-greece-incendia…
(7) https://www.ekathimerini.com/news/environment/1265041/athens-university-…
(8) https://actforfree.noblogs.org/2025/04/28/greece-incendiary-attack-thess…
https://de.indymedia.org/node/513935
fine maggio Langedeld, Erkath e Hilden – sabotate tre antenne radio, ecco la
rivendicazione:
Spegnete tutto – Sabotate le antenne radio
Rivendicazione n. 5
Negli ultimi 200 anni, la società industriale ha acquisito capacità senza
precedenti. Ha dimostrato senza ombra di dubbio la sua assoluta incapacità di
affrontare questa responsabilità dando inizio alla sesta estinzione di massa, un
processo che potrebbe potenzialmente eclissare tutti gli altri eventi di
estinzione nella storia della vita.
Questo potenziale distruttivo apocalittico si manifesta nel cambiamento
climatico, nella minaccia nucleare e in molti altri orrori i cui effetti
possiamo solo intuire. Ingegneria genetica, nanotecnologia, intelligenza
artificiale, sorveglianza totale e geoingegneria sono solo alcuni di essi. Si
basa sulla combinazione di capacità tecnologiche e sulla pressione competitiva
che ne impone l’applicazione. Le varie correnti dello spettro politico
consolidato si sono, per loro stessa natura, orientate verso questa
combinazione. Sebbene i loro atteggiamenti possano essere qui caratterizzati
solo in modo molto ampio, si tenterà comunque di distinguerli.
La competizione ha un posto fisso nella visione del mondo di destra. È esagerata
tra conservatori e liberali a causa delle sue qualità che promuovono
l’innovazione. Alcuni estremisti di destra parlano addirittura apertamente di
selezione. La strategia di destra consiste quindi essenzialmente nell’unirsi nel
gruppo più forte possibile (“nazione”, “razza”, ecc.). Solo la competizione
all’interno del proprio gruppo dovrebbe essere limitata al minimo indispensabile
(“comunità nazionale”). Ne consegue naturalmente che gli esponenti della destra
devono, contro ogni ragionevolezza, negare le conseguenze della tecnologia come
il cambiamento climatico. In definitiva, solo coloro che usano spietatamente la
tecnologia possono sopravvivere nel conflitto tra stati moderni. Il fatto che i
conservatori autoproclamati piangano la scomparsa dei valori e degli stili di
vita tradizionali, pur investendo diligentemente nella tecnologia per il bene
della competitività e della difesa, rivela la loro miopia. Quando la progressiva
distruzione ambientale viene riconosciuta ai margini dello spettro di destra,
serve solo da pretesto per un comportamento competitivo intensificato di fronte
a un declino inarrestabile. Nello spettro di sinistra, tutti gli effetti
negativi della tecnologia vengono sommariamente attribuiti al capitalismo, che
si dice sia la causa della competizione. Alcuni identificano persino il
neoliberismo, molto più recente, come colpevole. Affermano di essere ottimisti
nella convinzione di poter porre fine alle lotte competitive sulla Terra e poi
utilizzare pacificamente le meraviglie della tecnologia, persino “scatenando” le
forze produttive. No, grazie!
Una rapida occhiata a un libro di testo di biologia rivela che la competizione
non ha 40 o 400 anni, ma oltre 3 miliardi di anni. Ce ne sono prove evidenti
almeno dall’esplosione cambriana, 540 milioni di anni fa. Senza cadere nel
volgare darwinismo sociale, bisogna riconoscere che è parte integrante della
vita stessa. Questa componente, vecchia di milioni di anni e presente in tutti
gli esseri viventi, deve ora essere abolita, sia attraverso un cambiamento nella
proprietà dei mezzi di produzione, sia attraverso un linguaggio più amichevole
(!).
La nostra critica alla sinistra non è che stia cercando di sostituire la
competizione con la solidarietà! Il problema è che anche piccole rivalità alla
fine spingono i soggetti coinvolti a sfruttare ed espandere il potere
tecnologico, entrando così in un circolo vizioso sempre più esasperato.
Qualsiasi sforzo in questa direzione sarà quindi coronato solo da un successo di
breve durata, finché la questione tecnologica rimarrà irrisolta.
Con la stessa rapidità con cui questi patetici tentativi falliscono al contatto
con la realtà, si scopre anche il colpevole: la colpa è dell’umanità. Abbiamo
bisogno di una “nuova umanità”, l’umanità del futuro! Su questo, in ogni caso,
tutti sono d’accordo: da sinistra a destra, dai sognatori ai cinici, dagli
esoteristi New Age agli scienziati, dagli ingenui woke ai tech bro, dagli
eugenetisti nazisti alle Guardie Rosse della Rivoluzione Culturale, da Nietzsche
a Skinner, da Harari a Kurzweil. In definitiva, si tratta di adattare l’umanità
alle esigenze della macchina sociale, in altre parole di addomesticamento. Si
tratta di un’esistenza degradante come ingranaggi di una macchina. E in effetti,
la nostra psiche attuale (e i nostri corpi!) sono anche il risultato di violenti
adattamenti del passato. I radicali cambiamenti nel nostro rapporto con il tempo
a seguito della diffusione degli orologi e della luce elettrica, e lo stress che
ne deriva, ne sono solo un esempio. Chi non riesce ad adattarsi rapidamente
finisce in un ospedale psichiatrico. Poiché la crescente competizione tra gli
Stati li spingerà ad apportare tagli sempre maggiori al sistema sociale nel
prossimo futuro, è prevedibile che coloro che non saranno disposti o non saranno
in grado di adattarsi se la passeranno sempre peggio. Nel contesto di crescente
freddezza sociale, il destino che minaccia gli “inutili” è chiaro.
Diciamo: lasciate le persone come sono sempre state, ma liberatele dai
meccanismi sui quali hanno perso il controllo da tempo!
Come piccolo contributo simbolico, alla fine di maggio abbiamo piazzato ordigni
incendiari su tre antenne radio a Langenfeld, Erkrath e tra le zone industriali
“Auf dem Sand” e “Hülsen” a Hilden. A differenza delle nostre azioni di gennaio
di quest’anno e dell’anno scorso, non c’è stata alcuna copertura mediatica.
Poiché la stampa locale riporta con grande interesse ogni settimana i casi di
bidoni della spazzatura in fiamme e pneumatici d’auto forati, la mancanza di
copertura è chiaramente attribuibile a considerazioni tattiche della polizia.
Grazie di cuore a tutti coloro che distribuiscono e traducono i nostri testi!
Significa molto per noi.
Kommando Angry Birds
https://de.indymedia.org/node/514277
2.6 Nierstein-Schwabsburg – gettato dell’acido butirrico contro l’ufficio
dell’AFD
https://de.indymedia.org/node/514783
2.6 Kiel – imbrattamento e scritta “Guerra alla guerra” contro l’Istituto per le
politiche di sicurezza, ecco la rivendicazione:
Attaccate le fabbriche di idee del militarismo e della guerra marittima!
Nella notte tra il 2 e il 3 giugno, abbiamo contrassegnato il Kiel Institute for
Security Policy con la scritta “Krieg dem Krieg”, vernice e una cassetta postale
resa inutilizzabile.
L’ISPK (Kiel Institute for Security Policy), insieme al suo think tank affiliato
“Center for Maritime Strategy & Security” (CMSS), è leader europeo nello
sviluppo di strategie di guerra marittima e ospita annualmente il “Kiel
International Seapower Symposium” (KISS), il principale forum europeo in questo
campo.
In tale occasione, vengono elaborati scenari secondo i quali entro il 2040 nel
mondo ci saranno troppe persone e troppo poche risorse. Una delle conclusioni
tratte dai responsabili dell’ISPK è che le potenze leader (ovvero Germania e
NATO) dovrebbero prepararsi a tali scenari fin da ora, rendendo più efficace la
loro guerra marittima.
In altre parole, si sta pianificando e persino concettualizzando la guerra.
Il futuro della ricerca sulla guerra marittima è garantito dal forum di ricerca
junior “Dreizack des CMSS” (CMSS Trident), istituito in collaborazione con
l’Associazione Navale Tedesca. La guerra futura nel Mar Baltico viene
pianificata congiuntamente con Svezia e Danimarca.
Il CMSS partecipa anche a podcast, pubblica articoli sul Marineforum e ospita
regolarmente contributi come ospite sulla rivista “Leinen Los” dell’Associazione
Navale Tedesca.
Il think tank per la guerra è quindi in pieno svolgimento, e non è iniziato
ieri.
Già nel 2013, l’ISPK (Servizio Internazionale di Assistenza alla Sicurezza)
commentò la clausola civile, definendola “una strategia di sinistra ed
estremisti di sinistra per isolare la Bundeswehr”. La ricerca e il finanziamento
della guerra sono il loro credo. Ma non con noi!
Mentre loro pianificano la guerra, noi progettiamo di impedirla. Maggiore è il
loro entusiasmo per la guerra, più necessaria è la loro resistenza! Veniamo
indirizzati contro nemici esterni con frasi, menzogne e la ragion di stato
tedesca.
Ma il nostro nemico è qui: alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, nel
consiglio di sorveglianza della Rheinmetall, negli uffici ministeriali o persino
nel centro di Kiel. La guerra si avvicina e politici e pezzi grossi non sono mai
stati affidabili, quindi prendiamo in mano la situazione! Combattiamo il
militarismo! Guerra alla guerra!
https://de.indymedia.org/node/515274
5.6 Soltau – incendiati 5 mezzi pesanti dell’esercito che si trovavano in
un’officina, ecco la rivendicazione:
Fuoco contro la Bundeswehr!
Attacco incendiario contro veicoli della Bundeswehr a Soltau
Guerra e genocidio sono i mezzi più brutali nella lotta per il controllo di
risorse, territori e persone. Sono sempre accompagnati dalla presunzione di
giustificare la distruzione di massa di vite umane, gli sfollamenti, i traumi
collettivi e la distruzione senza freni. Questa presunzione è al centro della
logica locale della guerra e della crescente militarizzazione, chiaramente
evidente nella partecipazione attiva della Germania a diverse guerre, ad esempio
come uno dei maggiori esportatori di armi al mondo.
È alla base della “ragion di Stato” della Germania sostenere il genocidio a Gaza
e le politiche disumane dello Stato israeliano contro la popolazione
palestinese.
È anche palesemente evidente nell'”Operazione Guardiano della Prosperità”: la
NATO sta bombardando le rotte commerciali occidentali nello Yemen.
Nella sanguinosa guerra per procura in Sudan, dove decine di migliaia di persone
muoiono e milioni fuggono, in gran parte inosservate al mondo occidentale. Ed è
radicata nella propaganda della “prontezza alla guerra” che ha prevalso qui
dall’invasione russa dell’Ucraina. Stiamo assistendo a una sorprendente
rinascita della retorica della Guerra Fredda.
Questa propaganda sta portando a un massiccio rafforzamento militare in
brevissimo tempo, nonché alla militarizzazione e all’appropriazione di un’ampia
varietà di strutture civili e sociali da parte della Bundeswehr. Prima o poi,
porterà al ritorno del servizio militare (obbligatorio).
Fuoco contro il freddo liberale!
Il prerequisito per un clima sociale in cui tutte queste crudeltà possano essere
accettate come inevitabili, come senza alternative, è la disumanizzazione di
coloro che devono soffrire a causa della guerra, del genocidio e dell’esodo.
Questo non è solo un meccanismo psicologico per impedire alla mente di perdere
il controllo di fronte a tutti questi orrori. La svalutazione e la
disumanizzazione di gran parte della popolazione mondiale dimostrano la
continuità del pensiero e dell’azione coloniale. Questo, attraverso la guerra e
la sottomissione, ha dato origine alla supremazia del cosiddetto mondo
occidentale e della società borghese. Guerra e sottomissione continuano a essere
i mezzi con cui questa supremazia viene assicurata. L’ignoranza riguardo
all’omicidio e al dominio delle persone è diffusa in ogni ambito della società
tedesca. Stiamo osservando una variante della “ragione” che, in modo freddo e
indifferente, ci permette di svalutare la vita umana come “altra” e di separarla
dalla nostra stessa esistenza. Questo mantiene lo status quo di una società in
cui le persone calpestano cadaveri per garantire la propria prosperità. La
brutalizzazione militarista è in pieno svolgimento!
Fuoco di solidarietà!
Queste fiamme sono per coloro che lottano contro la loro disumanizzazione e per
la loro sopravvivenza.
Queste fiamme sono anche per coloro che dubitano, che non riescono a mantenere
la calma di fronte alle circostanze, che non vogliono partecipare, obbedire e
agire. Per coloro che sognano e vogliono lottare per un mondo diverso, basato
sulla solidarietà, senza stati, confini e forze militari.
Queste fiamme sono per Maja, in sciopero della fame nel carcere di Budapest dal
5 giugno, accusata di antifascismo persistente: la tua determinazione e
solidarietà sono la nostra motivazione e ispirazione! Non sei sola!
Queste fiamme sono per Daniela Klette, incarcerata e attualmente sotto processo
per la sua storia, la sua posizione e la sua pratica rivoluzionaria: la vostra
storia è parte del nostro futuro comune!
Queste fiamme sono per coloro che sfuggono al controllo statale e alla
persecuzione e continuano il nostro cammino comune: amore e forza!
Ci troviamo nel mezzo, siamo parte del cuore della bestia.
E tutti noi dobbiamo decidere ancora e ancora quale ruolo vogliamo svolgere in
questo ciclo sanguinoso.
Abbiamo scelto di contribuire all’infarto. La Bundeswehr interverrà
onnipresentemente nelle nostre vite nei prossimi anni e tornerà a essere un
attore rilevante nella formazione autoritaria e patriarcale della società.
Attacchiamola a tutti i livelli!
“ Nella notte tra il 5 e il 6 giugno abbiamo incendiato cinque mezzi pesanti
della Bundeswehr nei locali di un’officina in Carl-Benz-Straße a Soltau.
https://de.indymedia.org/node/516457
6.6 Lünen – incendiati i cavi elettrici della centrale elettrica Trianel, che
brucia anche carbone
https://de.indymedia.org/node/516226
6.6 Lipsia – attaccata la sede della banca Sparkasse di Lößnig in solidarietà
con Maja, che aveva iniziato uno sciopero della fame contro la propria
detenzione in Ungheria e contro l’estradizione delle altre persone arrestate su
mandato di Budapest
https://de.indymedia.org/node/516268
6.6 Meinz – Bruciato un mezzo a sei posti della polizia contro la politica
migratoria del Ministro dell’Interno
https://de.indymedia.org/node/517017
10.6 Brema – attacco al Centro Carriere dell’esercito, ecco la rivendicazione:
Brema: Contro ogni servizio militare! Contro il Giorno dei Veterani! Attaccato
il Centro Carriere della Bundeswehr
Pochi giorni prima del primo “Giorno dei Veterani della Bundeswehr” ufficiale,
ci siamo recati al Centro Carriere della Bundeswehr nella notte tra il 10 e l’11
giugno 2025. Eravamo in molti e ci siamo lasciati alle spalle una facciata
colorata e distrutta e barricate in fiamme.
I piani inferiori dell’edificio ospitano gli uffici doganali, dove probabilmente
si è verificata la maggior parte dei vetri rotti. Consideriamo questo un gradito
effetto collaterale del nostro attacco. La dogana, in quanto agenzia
quasi-polizia con il compito principale di riscuotere le tasse, è un attore
della cosiddetta sicurezza interna, il cui armamento è attualmente oggetto di
discussione da parte di chi detiene il potere, anche in occasione della
Conferenza dei Ministri degli Interni che si terrà a Brema nei prossimi giorni.
I segnali indicano la guerra. Alcuni degli stati più potenti del mondo sono
governati da leader autocratici e fascisti. Mentre la catastrofe climatica
plasma pessime aspettative per il futuro in tutto il mondo e il capitalismo non
offre più nemmeno una promessa di felicità, sempre più società si stanno
rivolgendo a pseudo-soluzioni autoritarie. All’interno, c’è discriminazione,
sorveglianza e la ricchezza di pochi è messa al sicuro. All’esterno, i confini
sono militarizzati, le persone vengono deportate, le risorse vengono sfruttate
aggressivamente e i conflitti interstatali si intensificano.
La Conferenza dei Ministri degli Interni, che si tiene quest’anno dall’11 al 13
giugno a Brema, è la forza trainante delle politiche razziste di migrazione e
deportazione in nome della (di chi?) sicurezza. Questa politica va di pari passo
con la militarizzazione della polizia, il riarmo della Bundeswehr e il servizio
militare pianificato. Schiacciate l’IMK!
Il militarismo sta diventando la norma.
Ovunque si combattano guerre e si uccidano vite umane, una resistenza che vada
oltre il livello militare sembra quasi impossibile. Tutti gli attori sembrano
inevitabilmente soggetti alla logica del bene e del male, dell’amico e del
nemico, della sopravvivenza e dell’annientamento. Un movimento antimilitarista
deve quindi avere successo prima che la legge marziale venga dichiarata nel
proprio Paese. E come stiamo vedendo attualmente, questo è un processo graduale.
Sia materialmente che ideologicamente, la militarizzazione della società si sta
gradualmente affermando:
Materialmente: le aziende armatrici stanno incassando ingenti profitti e sono
felici di poter finalmente abbandonare i loro squallidi angoli. Questo crea
posti di lavoro e qui a Brema, il dipartimento di economia della Die Linke
[partito di sinistra NdT] sta generosamente corteggiando l’espansione di
Rheinmetall, Lürssen e OHB.
Ideologicamente: il militarismo non è solo guerra, comando, obbedienza e
uniformi. È la forma intensificata di una struttura sociale autoritaria e
patriarcale. Il militarismo sopprime la discussione e il discorso, pone
l’immagine del forte guerriero al vertice della società, svaluta la debolezza
percepita e la associa ad altri generi, orientamenti sessuali o origini etniche,
che devono essere protetti o distrutti. Vengono promosse gerarchie e un pensiero
sovrumano razzista. Un’urgenza autocreata fa sembrare soluzioni rapide ed
efficienza l’unica alternativa. Questa ideologia non cambierà, nemmeno se le
donne* venissero ammesse nell’esercito, come recentemente fortemente
raccomandato dal politico del Partito Verde Joschka Fischer.
Il militarismo è normalizzato. Ciò include, tra le altre cose, giuramenti
pubblici, viaggi gratuiti in treno in uniforme e, non da ultimo, l’onorare
coloro che celebrano questa ideologia e difendono o hanno difeso il “nostro”
Paese, ad esempio attraverso l’istituzione del “Giorno dei Veterani”.
All’interno dell’UE, la Repubblica Federale di Germania sta promuovendo
significativamente la militarizzazione e il riarmo. Ciò è legittimato
dall’incrollabile convinzione di essere sempre dalla parte giusta delle trincee
nelle guerre in corso: per l’Ucraina, contro Putin, per la democrazia, per i
diritti umani e per la libertà di espressione. Il sostegno (militare) della
Germania alle fantasie di grande potenza di Erdoğan, alla guerra di Israele
contro la Palestina e alle forniture di armi a decine di regimi autoritari in
tutto il mondo chiariscono che questi valori non hanno mai alcun significato al
di là del loro immediato beneficio strategico. Le continuità razziste
(neo)coloniali vengono mantenute e ampliate per trarre ulteriore profitto da
rapporti di potere di sfruttamento. La favola della propria superiorità morale
viene diligentemente inventata affinché i tedeschi possano tornare a marciare e
addestrarsi con orgoglio, ora anche in occasione dell’annuale “Giornata dei
Veterani”.
Ma i giovani in questo paese non sono convinti del servizio militare. Nonostante
le ripetute campagne pubblicitarie, da anni arrivano “troppo poche” nuove
reclute. Presumibilmente anche perché tutti sono consapevoli che un effettivo
impiego in prima linea sta diventando sempre più probabile. Il nuovo governo
federale guidato dal cancelliere Merz – multimilionario, razzista e porco a
tutti i livelli – vuole risolvere il problema del reclutamento di giovani
soldati.
https://de.indymedia.org/node/516991
10.6 Berlino – attaccata Micro Resist Technology, azienda produttrice di
prodotti chimici fondamentali per la produzione di microchip, ecco la
rivendicazione:
Spegnere il cuore della megamacchina:
incendio nella produzione di microchip
Ieri sera abbiamo incendiato scatole di fusibili, cavi di alimentazione e un
sistema di ventilazione di proprietà dell’azienda Micro Resist Technology presso
il Parco dell’Innovazione di Wuhlheide. Mentre la Germania, con i suoi tempi che
cambiano, i fondi speciali e la coscrizione obbligatoria, si mobilita ancora una
volta senza freni per ottenere forza militare e capacità di combattimento, noi
prendiamo di mira il cuore della megamacchina tecnologica con il nostro
sabotaggio e colpiamo la produzione di microchip, uno dei settori più sensibili
della cooperazione civile-militare. Questo attacco vuole essere un contributo
alle proteste contro la Giornata Nazionale dei Veterani di domenica prossima:
fuoco e fiamme invece di gloria e onore per il militarismo, la soldataglia e la
patria!
Piccoli giganti all’incrocio tra tecnologia e guerra
La rete del dominio capitalista si sta stringendo sempre di più intorno a noi.
Il progresso tecnologico è il motore che alimenta la megamacchina distruttiva e
le permette di penetrare sempre più profondamente nelle aree più intime della
nostra esistenza. Oggetti inanimati di plastica e metallo, dotati di sensori,
microfoni, lenti, microchip, ecc., stanno diventando sempre più protesi per
l’interazione sociale. Stanno sostituendo relazioni autentiche ed empatiche e
causando una crescente atrofia delle nostre capacità cognitive. Allo stesso
tempo, siamo tracciati a ogni passo da social media, assistenti vocali,
intelligenza artificiale, dispositivi “intelligenti”, riconoscimento facciale e
molti altri strumenti di sorveglianza, per cui tutte le nostre azioni sono
sempre più integrate nella catena del valore capitalista. I big data stanno
diventando un vero e proprio patrimonio. L’implementazione di tali tecnologie
nella nostra vita quotidiana plasma la nostra esistenza e i calcoli algoritmici
che ne derivano decidono e determinano sempre di più il nostro futuro. Una volta
che ci siamo abituati, questi meccanismi hanno un effetto così totalizzante che
oggi è quasi impossibile per la maggior parte delle persone sottrarsi
all’accesso digitale. Per molti, il solo pensiero scatena l’ansia. Ciò che
rimane è un esercito di schiavi della macchina, dipendenti, controllati e
controllati da altri, e spesso nemmeno consapevoli di questa relazione.
Tuttavia, questo è solo un lato dell’attacco tecnologico. La tecnologia può e
deve non solo manipolare i nostri pensieri e le nostre azioni, ma anche
uccidere. Quasi tutte le tecnologie rilevanti sono il risultato di ricerca e
sviluppo militare, progettate per ottenere vantaggi sul campo di battaglia. Non
solo contro le nazioni nemiche, ma anche nella guerra sociale contro le fasce
sfruttate, superflue e precarie della popolazione. Dall’energia nucleare a
internet, dalla cibernetica all’intelligenza artificiale, la nostra vita
quotidiana è permeata da elementi che, in fondo, derivano da una logica
militare. In casi estremi, questo può significare che app che ci accompagnano
giocosamente nelle nostre giornate di oggi alimentano e addestrano le stesse
macchine che un drone controllato dall’intelligenza artificiale userà domani per
determinare e distruggere il suo bersaglio. Una pratica che a volte viene
utilizzata principalmente dall’esercito israeliano attraverso programmi di
intelligenza artificiale come “Lavender” nella sua scatenata campagna di
annientamento contro la popolazione palestinese di Gaza, con il supporto
amichevole dei suoi complici occidentali. Quello che sembra un episodio di un
film di fantascienza distopica è la triste realtà delle “conquiste”
tecnologiche, riassunte sotto il termine “duplice uso” e insite nella maggior
parte delle tecnologie. Aziende come Google, Amazon, Microsoft, IBM, Siemens,
Telekom e Tesla sono solo alcune delle più note che operano all’interfaccia tra
applicazioni civili e militari. Molto meno note sono le aziende che producono
tecnologie chiave altamente specializzate come microchip e semiconduttori, senza
le quali nessuno dei dispositivi tecnologici odierni funzionerebbe: smartphone,
computer e automobili, così come carri armati, missili guidati e droni da
guerra.
A lungo più o meno ignorato, questo settore produttivo sta diventando sempre più
al centro dell’attenzione globale, con l’aumento delle tensioni geopolitiche tra
Cina e Taiwan. Oltre la metà di tutti i microchip viene prodotta a Taiwan e, in
alcuni settori della produzione di chip complessi ad alte prestazioni, la quota
dell’azienda taiwanese TSMC supera il 90%. L’UE e gli Stati Uniti vogliono
cambiare questa situazione il più rapidamente possibile, poiché l’accesso a
microchip di alta qualità è cruciale in caso di emergenza e l’economia globale
dipende direttamente da esso. Inoltre, a causa dell’elevato grado di
specializzazione e della fragilità delle catene di approvvigionamento globali,
la produzione è estremamente vulnerabile a interruzioni e disagi, il che ha già
causato colli di bottiglia negli approvvigionamenti durante la pandemia di
coronavirus, con centinaia di fabbriche in tutto il mondo, soprattutto quelle
delle case automobilistiche, bloccate. Pertanto, diverse fabbriche di microchip
sono attualmente in costruzione nell’UE e negli Stati Uniti. Tuttavia, esistono
dipendenze a 360 gradi e il settore è caratterizzato da sanzioni reciproche e
politiche protezionistiche, motivo per cui si parla anche di una “guerra dei
chip”. I sistemi di esposizione per chip ad alte prestazioni, ad esempio,
possono attualmente essere prodotti solo dall’azienda olandese ASML, che ha
localizzato una parte significativa della sua produzione a Berlino, rendendo la
città un centro importante per l’industria dei chip. ASML, come tutti gli altri
produttori di semiconduttori, dipende da una moltitudine di fornitori
specializzati. Uno di questi fornitori è Micro Resist Technology, un’azienda di
ricerca e high-tech con sede a Köpenick, che produce e controlla prodotti
chimici speciali per la produzione di chip, con i quali i chip vengono poi
fabbricati. Poiché questa tecnologia è essenziale per il potenziale economico e
la potenza militare, e la capacità di combattimento sembra comunque essere la
massima della nostra epoca, l’industria dei microchip sta attualmente vivendo un
vero e proprio boom in Europa. L’azienda che stiamo attaccando è quindi
considerata un “campione nascosto”, il che la dice lunga.
Ma la produzione di chip è anche una catastrofe ecologica sotto molti aspetti.
Per le regioni in cui si trovano le fabbriche, così come ovunque le rare materie
prime per la loro produzione vengano saccheggiate. Se, come previsto dall’UE, in
futuro il 20% dei microchip mondiali dovesse essere prodotto in Europa, le
emissioni del settore potrebbero persino superare quelle delle industrie
chimiche e siderurgiche europee. Inoltre, si prevede che l’attuale clamore
dell’intelligenza artificiale porterà a una crescita esponenziale della domanda
di microchip, che aumenterà inevitabilmente anche l’entità del degrado
ambientale.
Ma molti altri prodotti che rendono questo mostro tecnologico sempre più potente
e la cui applicazione ha conseguenze di vasta portata per tutte le nostre vite
provengono anche da Micro Resist. Questi vengono utilizzati in tutti i tipi di
tecnologie chiave, come la tecnologia dei microsistemi, la microelettronica,
l’optoelettronica, la micro e nanofotonica, la micro e nanotecnologia e le
scienze della vita. Inoltre, Micro Resist sta attualmente ricercando e
sviluppando una nuova versione di occhiali virtuali in collaborazione con
Google, che trasmetteranno dati e informazioni nel campo visivo. Anche questa è
una tecnologia nata in ambito militare, che trasforma i soldati in cyborg
infallibili e robot da combattimento attraverso interazioni uomo-macchina. Resta
da vedere se un altro esperimento sul campo per normalizzare tali strumenti di
sorveglianza e controllo nel settore civile fallirà di nuovo a causa delle
solide argomentazioni dei suoi oppositori di fronte agli yuppie tecnologici.
Anche se in generale nutriamo poca speranza in questi tempi, resta da sperare.
Per tutto il resto, consideriamo ancora il sabotaggio, con la sua tradizione
secolare, una risposta contemporanea al comportamento bellico, all’attacco
tecnologico e alla distruzione del pianeta.
Spegnere la megamacchina!
Fuoco e fiamme invece di gloria e onore per il militarismo, la soldataglia e la
patria!
Attaccare i profittatori di guerra – sabotare il Giorno dei Veterani!
Felicità e forza nella clandestinità e in prigione – libertà per tutti!
Mucchio anarchico M.R.M.D (micro resistenza – mega danno)
https://de.indymedia.org/node/517004
11.6 Lipsia – Danneggiata a martellate e imbrattata la sede della Sparkasse in
Connewitzer Kreuz in solidarietà a Maja in sciopero della fame
https://de.indymedia.org/node/516920
11.6 Berlino – Presidio allo showroom dell’esercito, murato simbolicamente
l’ingresso e tracciata la scritta “Giorno dei veterani? Non celebriamo le vostre
guerre! 15 giugno, ore 14:00 Manifestazione in Friedrichstraße”
https://de.indymedia.org/node/517039
11.6 Amburgo – imbrattata la casa del candidato AfD per le elezioni di Amburgo,
in solidarietà a Maja
https://de.indymedia.org/node/517575
12.6 Lipsia – Corteo spontaneo in solidarietà a Maja, contro le galere e per
smascherare la finta politica “femminista” del Ministro degli Esteri dei Verdi,
scritte e vetrine andate in frantumi
https://de.indymedia.org/node/517124
12.6 Berlino – Incendiata una macchina della ditta Stölting, che fornisce
servizi per il carcere, in solidarietà a Maja e a tutti i prigionieri
https://de.indymedia.org/node/518136
12.6 Kassel – Imbrattato l’ufficio dell’assistenza sociale per protestare contro
la carta di pagamento per i migranti, che ha sostituito i contanti [quindi può
essere usata solo nei negozi e i pagamenti sono tracciati NdT]. Lasciata la
scritta “No alla carta di pagamento – Contanti per tutti”
https://de.indymedia.org/node/518155
12.6 Wuppertal – Pietre e vernice contro la compagnia European Logistic Partners
(ELP), che produce sistemi aerei a pilotaggio remoto per l’esercito, ecco la
rivendicazione:
Wuppertal: pietre e vernice in solidarietà con Maja e contro il Giorno dei
Veterani!
Segnato l’approfittatore di guerra European Logistic Partners (ELP)
È attualmente in corso un massiccio riarmo e una massiccia militarizzazione. La
Germania dovrebbe essere “pronta alla guerra”. Ciò richiede non solo miliardi di
dollari in equipaggiamento militare, ma anche soldati. La Bundeswehr cerca da
anni di attrarre nuove reclute con campagne pubblicitarie in spazi pubblici,
presenze a fiere dell’istruzione e nelle scuole. Per far fronte alla carenza di
personale nella Bundeswehr, si sta persino discutendo la reintroduzione della
coscrizione obbligatoria. Un altro tentativo di normalizzare la militarizzazione
della società è la “Giornata Nazionale dei Veterani”, che si terrà per la prima
volta il 15 giugno 2025.
Uno dei beneficiari di questo massiccio riarmo è il partner tedesco di Teledyne
FLIR, European Logistic Partners (ELP) GmbH, con sede a Wuppertal. Nella notte
tra il 12 e il 13 giugno, abbiamo contrassegnato l’area di ingresso con vernice
e pietre. Alla fine del 2024, l’Ufficio Acquisti delle Forze Armate Tedesche
(BAAINBw) ha firmato un contratto biennale del valore di 15 milioni di dollari
con ELP GmbH per la “produzione e la consegna di sistemi aerei a pilotaggio
remoto (UAS) NANO della serie di prodotti Teledyne FLIR Black Hornet 3 e 4”. La
consegna dei nano-droni da 70 g è già in corso e il completamento è previsto
entro febbraio 2026.
Teledyne FLIR Defense ha già consegnato oltre 33.000 droni Black Hornet ad
agenzie militari e di sicurezza in oltre 45 paesi. In Germania, il Comando delle
Forze Speciali Tedesche (KSK) e il GSG 9 della Polizia Federale stanno già
utilizzando i piccoli droni da ricognizione.
Nel 2022, European Logistic Partners (ELP) ha consegnato 127 robot mobili (UGV)
Teledyne FLIR PackBot 525 alle Forze Armate Tedesche. All’epoca, Simon Weiss,
Amministratore Delegato di ELP, commentò l’accordo: “Siamo lieti di offrire alle
forze armate tedesche, insieme a Teledyne FLIR, le migliori soluzioni per
veicoli terrestri senza pilota. Comunicazione, coordinamento e lavoro di squadra
sono stati cruciali per il successo dell’intero programma. I robot terrestri
saranno fondamentali per l’adempimento dei futuri compiti di sicurezza, sia
all’interno che all’esterno della Germania”.
Tuttavia, non contrastaremo la vera militarizzazione e la conseguente crescente
minaccia di guerra con un’ulteriore militarizzazione, ma con un movimento
sociale antimilitarista in tutti i paesi. Non abbiamo bisogno di inventare nuovi
modi, mezzi o strategie per farlo. Recentemente sono state avanzate numerose
proposte. Dal sabotaggio dell’industria e delle infrastrutture belliche
all’organizzazione di interventi e manifestazioni contro eventi come l’imminente
“Giornata Nazionale dei Veterani”, fino all’interruzione o al confronto durante
eventi pubblici di reclutamento o contro ufficiali nelle scuole, così come
durante il reclutamento nell’esercito: ogni piccola e grande azione conta e
contribuirà a qualcosa che ha il potenziale per diventare un movimento di massa,
come abbiamo visto molte volte in passato. Come anarchici, sosteniamo una
rivoluzione sociale che miri a porre fine al dominio e all’oppressione globali.
Questo include la distruzione delle armi, l’incendio di ogni uniforme, lo
smantellamento di ogni catena di comando e gerarchia e la smilitarizzazione
delle nostre menti.
Consideriamo questa azione parte della campagna di sostegno militante allo
sciopero della fame di Maja. Siamo solidali con tutti coloro che uniscono le
forze per resistere al militarismo e al fascismo.
Liberate Maja! Liberate tutti gli antifascisti! L’antifascismo è necessario.
Il 14 giugno andiamo a Jena.
Liberate N. e M. da Monaco e tutti gli altri prigionieri.
Amore e forza nella clandestinità e in prigione! Libertà per tutti!
Sabotate la macchina da guerra. Disarmate il Rheinmetall.
26-31 agosto: Campeggio a Colonia.
Rendiamo omaggio all’Az Gathe. Difendete i centri autonomi!
5-7 settembre: Giornate d’azione a Wuppertal.
https://de.indymedia.org/node/518274
13.6 Amburgo – Scritte e schiuma espansa contro la casa del capogruppo dell’AfD
di Amburgo, Bernd Nockemann, in solidarietà a Maja e agli antifascisti
https://de.indymedia.org/node/518399
13.6 Amburgo – Incendiate due auto di Karl Gernandt, scagnozzo del miliardario
Klaus Michael Kühne, uno dei principali attori della gentrificazione e
proveniente da una famiglia fortemente collaboratrice con i nazisti, in
solidarietà a Maja e ai prigionieri della sinistra rivoluzionaria. La
rivendicazione fa riferimento anche alla campagna Switch off the system of
distruction!
https://de.indymedia.org/node/518646
primi giorni di giugno Lipsia – Danneggiati una cinquantina di spazi
pubblicitari del gruppo mediatico Ströer, che aveva messo a disposizione i suoi
spazi alla Polizia Federale per la ricerca di alcuni compagni e una compagna. In
solidarietà a Maja in sciopero della fame e a tutti i compagni nascosti e
incarcerati
https://de.indymedia.org/node/518262
15.6 Amburgo – Attacco incendiario contro l’automobile dell’amministratore
delegato della ditta Vincorion, che produce tecnologie installate su diversi
veicoli blindati, ecco la rivendicazione:
Switch off l’industria bellica! Attacco alla Vincorion ad Amburgo!
“We power your mission” è lo slogan pubblicitario dell’azienda di difesa
Vincorion. La nostra risposta: switch off l’industria della difesa! Ieri abbiamo
reso inadatta alla guerra un’auto privata di proprietà dell’amministratore
delegato di Vincorion, Kajetan von Mentzingen, situata in Newmans Park 16 ad
Amburgo-Nienstedten, con un ordigno incendiario.
Vincorion sviluppa, produce e vende generatori, sistemi di alimentazione,
componenti elettronici, sistemi ottici, tecnologie di acquisizione bersagli e
sistemi di stabilizzazione delle armi. Tutti questi sistemi sono installati sul
carro armato da combattimento Leopard 2, sul veicolo da combattimento per la
fanteria Puma, sul veicolo blindato ruotato Boxer e sul Panzerhaubitze 2000,
nonché sull’elicottero NH90, sul sistema missilistico Iris-T e sul sistema
missilistico Patriot. Vincorion riceve ordini principalmente dalla Bundeswehr,
ma anche da altri paesi europei e dagli Stati Uniti. Nel 2024 è stato raggiunto
il traguardo dei 200 milioni di euro di fatturato e l’amministratore delegato
Kajetan von Menzingen punta già a 500 milioni, con le vendite di sola tecnologia
missilistica destinate a quadruplicarsi. Secondo Vincorion, l’azienda è
attualmente sulla soglia della produzione di massa. 550 dei suoi 900 dipendenti
lavorano a Wedel, vicino ad Amburgo, con altre sedi Vincorion in Renania
Settentrionale-Vestfalia e Baviera. Kajetan von Menzingen non è timido nel
chiedere ai politici: “L’attuale fondo speciale è stato un primo passo
importante. Ora dobbiamo valutare l’aumento della spesa per la difesa al 2,5-3%
del PIL per raggiungere i nostri obiettivi”.
Siamo stati molto soddisfatti delle numerose attività in vista del Giorno dei
Veterani del 2025! Non abbiamo nulla da aggiungere alle dichiarazioni di Brema,
Soltau e Berlino. Consideriamo particolarmente positivo il fatto che i vari
attacchi degli ultimi giorni abbiano toccato in modo esemplare molti ambiti
chiave dell’antimilitarismo militante: il reclutamento e la pubblicità per
l’esercito, l’infrastruttura della Bundeswehr, la produzione di armi e i suoi
responsabili. Ma esistono, naturalmente, molti altri modi per sabotare la
macchina militare: la ricerca militare, la logistica civile, il supporto ai
disertori, ecc.
L’amministrazione comunale rosso-verde di Amburgo ha preso in considerazione
l’idea di organizzare uno degli eventi pubblici più rilevanti a livello
mediatico per il primo Giorno dei Veterani in assoluto. Oggi, alla presenza del
Ministro della Guerra Boris Pistorius, diverse centinaia di Bundi saranno
solennemente promossi a ufficiali durante una “cerimonia” in piazza
Rathausmarkt. Nel prossimo futuro, dovremo affrontare la reintroduzione forzata
della coscrizione obbligatoria. Il progetto per preparare la società alla guerra
sta prendendo piede ed è urgentemente necessario ricostruire e ampliare la
resistenza antimilitarista e sostenerla militarmente. Per contrastare la follia
della guerra e la distruzione di questo pianeta nel suo complesso, dobbiamo
lottare insieme: contro Amazon, Facebook, Google e Open AI, contro Tesla, BMW e
Porsche, contro RWE ed E-ON, contro la Bundeswehr e l’industria bellica, contro
il patriarcato, il razzismo e l’antisemitismo.
Niente dei, niente stati, niente patrie!
Switch off the system of distruction!
La guerra inizia da qui. Portiamola a casa!
Attaccare la produzione di armi e la logistica bellica – sabotare il Giorno dei
Veterani!
Felicità e forza nella clandestinità e in prigione!
Liberate tutti gli Antifa!
Sostenete Maja, in sciopero della fame dal 5 giugno!
Libertà per Daniela!
Libertà per i due anarchici imprigionati a M.!
https://de.indymedia.org/node/518645
15.6 Offenburg – Interrotte le celebrazioni per il Giorno dei Veterani,
striscioni antimilitaristi e in solidarietà alla Palestina
https://de.indymedia.org/node/518705
15.6 Lipsia – Danneggiamenti e scritte contro due filiali della Sparkasse e
della Deutsche Volksbank, in solidarietà a Maja
https://de.indymedia.org/node/518814
15.6 Lipsia – Attaccato il Centro per l’impiego di Möckern, in solidarietà a
Maja e a tutti i prigionieri, contro ogni autorità repressiva
https://de.indymedia.org/node/518815
15.6 Berlino – Vernice e acido butirrico contro la Vienna House Andel’s, dove il
giorno dopo si è tenuta una giornata di formazione per gli alunni dalla terza
media alla seconda superiore a cui hanno partecipato esercito, polizia e servizi
segreti. Nello stesso hotel, il 18 e il 19 novembre, si terrò la Conferenza
sulla Sicurezza di Berlino, con la partecipazione di aziende come Taurus e
Elbit. In solidarietà a Maja, ai prigionieri delle indagini di Budapest e
Antifa-Ost, ai due anarchici di Monaco, a Daniela Klette, a Marianna, Dimitra e
gli altri prigionieri del caso Ampelokipi, ai ricercati
https://de.indymedia.org/node/518856
16.6 Berlino – 1200 persone al corteo contro il Giorno dei Veterani e in
solidarietà alla Palestina, il giorno precedente era stata coperta la pubblicità
dell’esercito in centinaia di spazi pubblicitari. Il comunicato parla anche di
altre proteste, in particolare a Vechta, contro la cerimonia di giuramento di
fedeltà dell’esercito
https://de.indymedia.org/node/518753
16.6 Berlino – Attacco incendiario a veicoli Amazon e Telekom, ecco la
rivendicazione:
Attacco antimilitarista ai collaboratori militari Amazon e Telekom
Ieri sera sono scoppiati incendi su diversi furgoni di Amazon e Telekom a sud
(Britz) e a est (Lichtenberg) di Berlino. Recinzioni e telecamere non sono
riuscite a impedire agli antimilitaristi di attaccare questi due collaboratori
militari. Entrambe le aziende traggono immensi profitti dalla militarizzazione
globale e dall’escalation delle guerre. Pertanto, sabotarle è la cosa giusta da
fare.
Invece di un ricevimento con champagne, festeggeremo l’inaugurazione dell’Amazon
Tower con rottami d’auto carbonizzati. Ma troviamo disgustosi non solo questo
brutto grattacielo e le sue conseguenze per il quartiere, ma anche tutte le
altre macchinazioni del gigante della tecnologia, in particolare il suo
coinvolgimento attivo in guerre e genocidi. I server e i servizi cloud di Amazon
vengono utilizzati dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per archiviare le
enormi quantità di dati ottenuti dalla sorveglianza di massa della popolazione
palestinese. Amazon, tramite la sua controllata Amazon Web Systems (AWS), è un
partner contrattuale dell’IDF. Nel 2021, AWS, Google e Microsoft hanno firmato
contratti con l’IDF per l’utilizzo dei loro server (Progetto Nimbus).
Dall’invasione israeliana e dalla conseguente completa distruzione della
Striscia di Gaza, l’IDF ha richiesto una potenza di calcolo molto maggiore per
gestire i suoi programmi di intelligenza artificiale militare (Lavender, Where’s
Daddy?). I server AWS vengono utilizzati principalmente a questo scopo. L’IDF e
AWS collaborano strettamente e si tengono consultazioni in merito ai singoli
attacchi aerei. Ciò significa che la distruzione e la carestia a Gaza che si
stanno svolgendo sotto i nostri occhi, il pianificato trasferimento completo
della popolazione e il massacro e la mutilazione di centinaia di migliaia di
persone, inclusi molti bambini, basati sull’IA, vengono calcolati e archiviati
sui server di Amazon Web Services. Amazon è anche militarmente attiva in diversi
altri settori: ad esempio, come appaltatore chiave dell’esercito statunitense e,
più recentemente, come generoso sponsor della parata militare di Re Trump di
sabato scorso a Washington. Stato e capitale sono in rotta di collisione verso
il fascismo.
Guerra, militarizzazione, genocidio e politiche imperialiste e genocide sono
tutte basate oggi sull’alta tecnologia. Per il funzionamento del sistema statale
e militare globale, è necessaria un’infrastruttura tecnologica altamente
complessa. In Germania, questa è gestita e ampliata dalla statale Telekom.
Nessuna guerra può funzionare senza tecnologia e Telekom trae enormi profitti
dalla militarizzazione globale. Telekom supporta la Bundeswehr nella difesa
informatica e addestra i soldati nell’informatica. Aziende come Telekom traggono
profitto dal riarmo, dal pacchetto governativo da 400 miliardi di euro per la
“prontezza bellica” e dalla reintroduzione del servizio militare. Allo stesso
modo, Telekom, in qualità di fornitore IT delle autorità di frontiera, della
polizia e dei servizi segreti, trae profitto dalla guerra contro i rifugiati
alle frontiere esterne dell’Europa e dalla crescente militarizzazione al suo
interno. Ma non abbiamo dimenticato che Telekom, uno dei maggiori fornitori di
telecomunicazioni al mondo, è uscita dalla crisi greca beneficiando della
massiccia ondata di privatizzazioni attraverso l’acquisizione della compagnia
telefonica greca OTE nell’ambito delle misure della Troika. Ecco perché
l’azienda ha spesso suscitato rabbia lì, come qui, ed è stata bersaglio di
attacchi. Inoltre, tramite T-Systems, Deutsche Telekom sta facendo grandi affari
con Starlink, la società del fascista tecnologico Elon Musk. T-Systems offre un
servizio negli Stati Uniti e in altri paesi che utilizza le migliaia di
satelliti Starlink nello spazio per inviare messaggi di testo anche nelle zone
morte. Elon Musk non è solo un fascista puro, è l’uomo più ricco del mondo e,
con i suoi progetti megalomani, vuole colonizzare non solo la Terra, ma anche lo
spazio e Marte. Nella corsa a chi ha più satelliti e più potere, il CEO di
Amazon Jeff Bezos si sta contendendo il suo posto con il suo progetto
satellitare Project Kuiper (che presto avrà 3.200 satelliti). Queste due società
ora assomigliano a imperi non statali, la cui importanza sta acquisendo sempre
maggiore importanza anche dal punto di vista militare: Starlink non solo
supporta Ucraina e Israele con i dati nei loro attacchi militari, ma Musk ha
anche il potere di prevenire quegli stessi attacchi non fornendo i dati di
Starlink. Musk e Bezos, con le loro reti aziendali, sono quindi tecnocrati che
non solo traggono profitto dalle guerre, ma ora possono anche influenzarne il
corso. Crediamo che l’attacco ai collaborazionisti militari sia giusto tanto
quanto quello di ieri. Ciò che sorprende non è che le persone siano
profondamente colpite dal genocidio e dalla guerra di annientamento a Gaza e
dall’espulsione della popolazione palestinese dalla Cisgiordania, ma che metà
del mondo sembri essersi abituata a vedere un governo di estrema destra
commettere un genocidio. Ciò che sorprende non è che le persone stiano cercando
di fermare questo genocidio, ma che così poche cerchino di bruciare case,
aziende, magazzini e infrastrutture che traggono profitto e rendono possibile
questo spietato bagno di sangue.
Che si tratti di Palestina, Congo, Sudan, Ucraina o Myanmar, sono i governanti a
trarre profitto dalle guerre.
Sabotaggio e rivolta sono giusti; rivendicare la vita contro il militarismo e le
tecnologie di morte è giusto, così come è giusto rivendicare e difendere
l’antimilitarismo contro il nazionalismo.
È giusto liberare la vita da ogni militarismo e guerra, dallo Stato e dal
patriarcato.
Contro ogni guerra, contro tutte le forze militari.
Amore e forza per Maya in sciopero della fame e per tutti gli altri prigionieri
del processo di Budapest, per Nanuk, Daniela e gli anarchici N e M.
Un abbraccio e un saluto ardente ad Atene, dove Marianna, Dimitra, Dimitris,
Nikos e AK sono detenuti nel carcere di Korydallos.
In ricordo combattente di Kyriakos Ximitri
https://de.indymedia.org/node/518981
16.6 Göttingen – Murato l’ingresso della sede della CDU, contro il militarismo,
la fascistizzazione della società, la complicità del governo tedesco con il
genocidio in Palestina e il controllo delle frontiere europee
https://de.indymedia.org/node/518855
In questo articolo https://de.indymedia.org/node/519382 c’è un’elenco fatto da
Antimilitaristisches Aktionsnetzwerk [Rete d’azione antimilitarista] di
iniziative avvenute per il Giorno del Veterano e in questo
https://de.indymedia.org/node/519469 un bilancio del Consiglio Provvisorio
Anarchico Anti-Guerra di Berlino
19.6 Wuppertal – Imbrattate le sedi di CDU e AfD in occasione dell’anniversario
dei moti di Stonewall, in solidarietà a Maja, per l’azione rivoluzionaria
LGBTI+, per la lotta di classe
https://de.indymedia.org/node/519478
21.6 Essen – Imbrattate le sedi della CDU, in solidarietà a Maja e agli
antifascisti e contro la guerra
https://de.indymedia.org/node/519786
21.6 Düsseldorf – Striscione “Libertà per Maja” al consolato ungherese
https://de.indymedia.org/node/519905
21.6 Stuttgart – Corteo di 500 persone contro la guerra in Iran e in solidarietà
con la Palestina
https://de.indymedia.org/node/519954
21.6 Tübinger – Corteo in solidarietà agli abitanti di Lu15 [progetto abitativo
di sinistra, perquisito nei giorni precedenti NdT] e a Maja
https://de.indymedia.org/node/521159
25.6 Freiburg – Scritte in solidarietà a Maja sul municipio
https://de.indymedia.org/node/521079
25.6 Dresda – Interrotta una seduta del Parlamento regionale in solidarietà a
Maja
https://de.indymedia.org/node/521095
26.6 Aquisgrana – Imbrattata la sede della Polizia Federale presso la stazione
centrale, in solidarietà alle persone perquisite in città e a Berlino e a Maja,
contro la gentrificazione e i controlli delle frontiere
https://de.indymedia.org/node/522679
Riceviamo e diffondiamo:
Venerdì 18 luglio h 20.30
Spazio autogestito
via de Rubeis 43 UDINE
presentazione dell’opuscolo
Altro che eccellenza…
a proposito della fabbrica di droni armati di Ronchi dei Legionari (Gorizia)
Leonardo, colosso italiano della difesa, ha recentemente stretto un accordo per
una joint-venture con l’equivalente turca Baykar per produrre, nell’immediato,
nello stabilimento di Ronchi, droni-caccia per la marina militare turca. A
quest’ultimo colpo di scena si affiancano le tradizionali produzioni militari
della famiglia Falco e Mirach.
Questa fabbrica NON è un’eccellenza locale come ci viene spacciata, ma una
realtà dove si progettano e realizzano dispositivi, macchine e algoritmi che
servono a ucciderci uno con l’altro, che sanno di morte.
Leonardo È stato italiano e per chi come noi crede che lo stato difende gli
interessi di chi ci sfrutta, avvelena, affama, questa fabbrica deve essere
fermata.
Di fronte alle stragi immani che funestano l’umanità, moltiplichiamo i blocchi,
gli scioperi, le occupazioni! Non restiamo complici di questi progetti di
potere!
Assemblea No Leonardo
INIZIATIVA DI MOBILITAZIONE IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 13 SETTEMBRE
A RONCHI DEI LEGIONARI CONTRO LA LEONARDO
Riceviamo e diffondiamo. Di seguito all’aggiornamento un intervento dei Giovani
Palestinesi al corteo de L’Aquila dello scorso 25 giugno:
Il loro sangue ricadrà su di voi
Aggiornamenti di Luglio sul processo ad Anan, Alì e Mansour.
I prossimi 9 e 10 luglio si terranno al tribunale dell’Aquila due udienze
consecutive del processo ad Anan, Alì e Mansour, accusati di proselitismo e
finanziamento del terrorismo. Nel corso di queste udienze verranno ascoltati gli
unici tre testimoni accettati, su quarantasette presentati dalla difesa, e gli
imputati. Se le intenzioni dei giudici precedentemente erano quelle di chiudere
il processo entro l’estate fissando molte udienze a distanza ravvicinata, nei
fatti la corte non riuscirà a terminare l’istruttoria nei tempi prefissati e la
conclusione del processo è già rimandata a dopo l’estate.
Questo processo è sempre stato seguito da un pubblico solidale ed accompagnato
da un presidio all’esterno del palazzo di giustizia. In occasione delle tre
udienze consecutive del 25, 26 e 27 giugno scorso all’Aquila si sono tenute
iniziative informative e mercoledì 25 un corteo vitale ha attraversato le strade
della città. La presenza solidale è rinnovata per le prossime udienze.
Nelle scorse udienze sono stati ascoltati i testi dell’accusa (agenti e
dirigenti di DIGOS, Dipartimento Centrale della Polizia di Prevenzione e Guardia
di Finanza).
L’ enorme mole di dati presentata dagli inquirenti ci fa supporre che questi
vogliano sostituire con la quantità l’assenza di qualità, cioè di contenuti
significativi. Effettivamente non abbiamo avuto modo di capire su quali basi si
giustifichi tanto questo processo quanto la detenzione di una persona nel
carcere speciale di Terni da oltre un anno.
Il fatto che i tre simpatizzino per la resistenza palestinese in Cisgiordania,
loro terra d’origine, è ovvio. L’ulteriore fatto che uno di loro abbia fatto
parte della prima linea della resistenza è dichiarato con orgoglio da lui stesso
ed è ritenuto legittimo perfino dal diritto borghese.
Invece che i tre abbiano organizzato azioni in Italia è escluso e che abbiano
organizzato dall’Italia azioni in Cisgiordania che prendessero di mira
cosiddetti civili (cioè coloni) israeliani non è emerso dall’istruttoria, e
questi sarebbero stati gli elementi accusatori su i quali sembrava improntato
questo processo.
Al di fuori del codice penale, di cui ci interessa relativamente,a noi sembra
semplicemente disumano e abbietto perseguire delle persone perché sostengono il
proprio popolo mentre subisce l’apice di soprusi e violenze che perdurano
ininterrottamente dal 1948.
La mancanza di argomenti emersa dalle deposizioni dei dirigenti delle forze
dell’ordine ha spinto la PM a richiedere l’audizione di un ulteriore testimone,
cioè di Vincenzo di Peso dirigente della DCPP, questa testimonianza dovrebbe
avere come oggetto annotazioni pervenute al PM di recente dai servizi segreti.
Si tratta di una richiesta irrituale e che potrà essere discussa solo alla fine
dell’istruttoria. Questa richiesta ci conferma quella che ormai è più di
un’ipotesi, cioè che questo processo abbia preso origine da una catena di
comando che parte dai servizi segreti israeliani, passa per quelli italiani, per
la DCCP ed arriva alla Digos ed alla magistratura antimafia dell’Aquila.
Le tracce di questa direttrice emergono dal precedente rifiuto dello Stato
Italiano di estradare Anan in Israele, dal tentativo fallito di portare a
processo documenti prodotti dallo Shin Bet e che contenevano testimonianze
raccolte in centri di detenzione in cui si fa ricorso sistematico alla tortura,
dalla vaghezza degli inquirenti sull’origine delle fonti utilizzate.
Le relazioni dei servizi potrebbero essere quindi all’origine di questo
procedimento. Al loro utilizzo si oppone la difesa in quanto ritiene questi
elementi inammissibili per l’impossibilità di verificarne la fonte e
considerando che i servizi segreti non svolgono attività di polizia giudiziaria.
Capiremo a breve se la corte chiuderà il processo sul nulla probatorio o
l’accusa tenterà di condizionare la giuria popolare con qualche sorpresa
dell’ultimo minuto.
Il tentativo delle autorità israeliane di perseguire noti esponenti della
resistenza, quale è Anan Yaeesh che risiede e lavora in Italia da anni e gode di
protezione umanitaria, risponde a precisi principi: il popolo palestinese non
solo deve essere espulso dai territori controllati dagli israeliani, ma va
attaccato e cancellato nella sua stessa esistenza ovunque risieda. Questo perché
finché esiste la coscienza dell’esistenza del popolo palestinese – e la
resistenza la incarna a pieno – la persistenza dell’entità coloniale di Israele
è messa radicalmente in discussione.
Ne consegue che la persecuzione della resistenza, della sua memoria e dei suoi
simboli è parte integrante del programma di genocidio del popolo palestinese
attualmente in corso. Ne consegue ulteriormente che chi collabora con questo
programma è esso stesso responsabile del genocidio, lo sono quindi anche le
autorità italiane che, in questo come in altri ambiti, ubbidiscono agli ordini
dei sionisti. Questo processo ha scopo di disperdere e punire la diaspora
palestinese, mandare il messaggio intimidatorio che Israele la può perseguitare
in ogni dove e che può costantemente ribaltare la realtà accusando di terrorismo
chi ne è vittima.
Il sangue dei palestinesi ricadrà su chi sta compiendo, supportando, tollerando
questo massacro.
Non è possibile voltarsi dall’altra parte per non vedere, chi non vuole essere
complice è chiamato da questo sangue a fare sentire la propria voce.
complici e solidali
Qui il pdf: anan aggiornamenti luglio def.
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INTERVENTO DI GPI AL MEGAFONO DURANTE IL CORTEO DELL’AQUILA DEL 25 GIUGNO 2025
Anan da gennaio si trova nel carcere di Terni, è detenuto ed è accusato di
terrorismo.
Adesso voi vi chiederete perché viene arrestato in questa città un palestinese,
un palestinese che vive qua, lavora qua, viene arrestato per terrorismo?
Voleva fare un attacco terroristico in questa città secondo voi?
Questo direbbe la teoria, no?
Che all’interno dello Stato italiano, un cittadino che vive nello Stato italiano
vuole compiere un attacco, verso magari un bar come questo?
Questo direbbe la teoria, ma poi la pratica in realtà è che Anan è stato
arrestato in questa città, è sotto processo in questa città, perché quando stava
in Palestina, il nostro paese dal quale noi siamo stati cacciati dagli
israeliani, lui si è difeso ed ha resistito contro l’occupazione israeliana, ed
è per questo motivo che Anan oggi sta in un carcere italiano, perché è arrivata
la richiesta di Israele al vostro Stato di arrestare Anan.
E a questo punto io vi chiedo, se questo Stato, questo Paese è il vostro Paese?
Perché la risposta è che non è neanche il vostro paese, perché è un paese che è
servo, che esegue gli ordini di un paese straniero e fa i compiti di un paese
straniero qua. Il diritto internazionale dice che la resistenza di un popolo
occupato contro il suo occupante non è reato, è legittima, ma questo a quanto
pare non vale per Israele, non vale neanche per l’Italia che oggi tiene in
carcere un palestinese che è responsabile solamente di aver difeso casa sua e la
sua terra. Voi pensate che a noi palestinesi ci piace vivere nella terra di
qualcun altro? Ci piace vivere qua in Italia? A noi palestinesi, se la nostra
terra non fosse stata distrutta, bruciata, devastata dall’occupazione israeliana
saremmo nella nostra terra, a costruire sulla nostra terra e a costruire il
nostro futuro sulla nostra terra.
E allora do un consiglio anche a tutti coloro ai quali non piacciono gli
immigrati…no? Vi do un consiglio, visto che non vi piace che io sto in questo
paese, lavorate affinché il vostro paese non sostenga chi la mia terra me l’ha
rubata. Lavorate affinché il vostro paese non sia schiavo di un paese straniero…
fate i nazionalisti davvero e non fatelo solo quando vi conviene!
Anan, Ali e Mansour devono essere liberati, devono essere liberati perché loro
non hanno fatto niente contro il popolo italiano, e non hanno fatto niente
contro di voi. E allora al processo del 9 e del 10 luglio ci dovete essere
tutti.
Oggi la Palestina è sulla bocca di tutti, ed è sulla bocca di tutti perché c’è
chi non ha accettato di stare con la testa piegata, ha alzato la testa contro
l’occupazione e ha sfondato la prigione di Gaza, è uscito fuori ed è tornato
sulle nostre terre, le terre che ci sono state rubate. Anan era all’interno
delle brigate di resistenza, e come dice lui anche nelle sue dichiarazioni,
questo non è un motivo per doversi difendere in un tribunale, perché non si
difenderà per quello che ha fatto. Anzi, a testa alta dice: “è un onore essere
stati la prima linea di difesa contro l’occupazione”.
Libertà per Anan, libertà per Ali, libertà per Mansour.
Perché anche chi oggi, come Ali e Mansour, si trova fuori dalla cella di un
carcere ma ancora è costretto a venire a vedere, ad assistere allo Stato
italiano che prova a condannarlo.
Questo è un trauma, questo però è il destino di noi palestinesi e lo conosciamo
bene, e sappiamo che per la nostra terra pagheremo e saremo sempre a testa alta
e pagheremo con onore.
Perciò non diciamo solo libertà per Anan ma diciamo anche libertà per Ali e
Mansour che ancora oggi non sanno quale sarà il loro futuro.
Mansour giusto per dire alla “madre cristiana”, è padre di famiglia.
È stato carcerato ed è stato per dei mesi lontano da sua moglie e dai suoi
figli, perché lo Stato italiano non ha una spina dorsale, perché lo Stato
italiano è schiavo, perché lo Stato italiano è una colonia.
Perciò libertà per Anan, libertà per Ali e libertà per Mansour e una grossa
libertà per tutti quanti!
Riceviamo e diffondiamo:
Giovedì 10 luglio dalle ore 16 (fino alle 19 circa) a BOLZANO
Presidio contro Iveco DV e Leonardo, complici di guerre e genocidi
Contro la corsa al riarmo europeo. Denunciamo le complicità italiane nel
genocidio del popolo palestinese
TOGLIAMO LE FABBRICHE ALLA GUERRA
IVECO DV E LEONARDO COMPLICI DI GUERRE E GENOCIDI
Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi
Friedrich Merz, Cancelliere federale della Germania
Il genocidio del popolo palestinese continua grazie alle armi dell’apparato
militare industriale di Stati Uniti e Unione Europea, ma soprattutto grazie alla
scorta mediatica che distorce la realtà, giustifica e legittima ogni orrore, se
compiuto per difendere gli interessi delle élite occidentali al potere. Da oltre
21 mesi nessuna violenza è risparmiata a Gaza, ormai un campo di sterminio in
cui l’uso della fame come arma non può essere compreso se non come parte del più
grande esperimento di ingegneria sociale violenta condotto su un intero popolo,
attraverso fasi precise e pianificate. In questo scenario, che ricorda il film
distopico Hunger Games, la distribuzione degli aiuti è funzionale alle continue
stragi di civili palestinesi con l’IDF che spara sulla folla ammassata per
qualche chilo di farina. Anche la distruzione degli edifici è appaltata a
privati che, con l’appoggio di compagnie di sicurezza, si muovono lungo tutto la
Striscia incassando 1500 euro per ogni casa distrutta. Perfino il genocidio è
un’occasione per fare business.
In questo quadro l’aggressione sionista-statunitense all’Iran rientra nel
progetto colonialista di ridisegnare il Medio Oriente secondo i loro insaziabili
interessi, con i popoli dell’area sfruttati e definitivamente schiacciati sotto
il loro tallone di ferro. Un’aggressione imperialista che si aggiunge a quelle
contro il Libano, lo Yemen, la Siria e alla decennale pulizia etnica della
Cisgiordania occupata. Un attacco che, dopo qualche finto tentennamento di
fronte all´orrore assoluto di Gaza, ha visto un sostanziale riallineamento di
tutta la borghesia occidentale a difesa dell´alleato sionista, unita nel partito
unico degli affari e della guerra.
In Europa i venti di guerra soffiano sempre più forte. Dopo oltre tre anni di
guerra fra NATO e Russia in Ucraina, con il recente vertice a L’Aja Trump ha
raggiunto tutti i suoi obiettivi, ossia far pagare all’UE i costi delle
forniture belliche a Kiev, rilanciare il complesso militare industriale
statunitense e allo stesso tempo tenere la Russia impegnata in un conflitto
senza fine, mentre il Pentagono si prepara alla fase finale della guerra
mondiale a pezzi: l’attacco al suo vero rivale strategico, la Cina.
Come tutti i membri della NATO anche il Governo Meloni ha approvato l’impegno a
destinare il 5% del PIL alla spesa bellica entro il 2035. Un balzo mostruoso:
per l’Italia saranno 400 miliardi in più di oggi nell’arco di 10 anni, 40
miliardi in più l’anno. Una corsa al riarmo costruita su falsità colossali, come
la presunta minaccia di un’invasione russa, rafforzata dalle dichiarazioni di
Ursula von der Leyen con il programma Rearm Europe/Readiness 2030 che prevede
una spesa bellica europea di 800 miliardi di euro.
L’Italia è sempre più la retrovia di un fronte di guerra che va dall’Ucraina al
Medio Oriente fino al circolo polare Artico, dove da tempo le grandi potenze
stanno affilando i coltelli (da anni in Alto Adige si tengono esercitazioni
militari in montagna e nei laboratori del NOI Techpark per simulare la guerra in
ambiente artico). Per creare un clima funzionale al riarmo e imporre così ai
proletari le deprivazioni di un’economia di guerra, i Governi europei e
l´apparato propagandistico rilanciano notizie allarmistiche e pubblicano
editoriali in cui giornalisti prezzolati costruiscono nemici immaginari,
alimentano la paranoia, denunciano le carenze negli arsenali e nei sistemi di
difesa e quindi la necessitá di giustificare spese sempre più ingenti per
l´acquisto di armi, carriarmati, cacciabombardieri e missili. Oltre a sottrarre
enormi finanziamenti alla spesa per scuola, sanità e servizi sociali, questa
produzione dovrà essere “consumata”, altrimenti ingombrerà solo le caserme ed i
depositi di armi. Appare chiaro quindi che siamo in un piano inclinato in cui i
padroni ci stanno portando al macello, verso la guerra. Il dibattito sul
possibile ripristino della leva obbligatoria in Germania, come in Italia e altri
paesi europei, lo conferma. Anche il decreto sicurezza approvato dal Governo
Meloni si delinea come uno strumento di guerra preventiva sul fronte interno,
contro ogni possibile dissenso nei confronti di queste politiche guerrafondaie.
Chi invece gioisce per gli osceni profitti legati a guerre e genocidio del
popolo palestinese sono le industrie dell´apparato militare-industriale. I
cannoni delle corvette di Israele sono prodotti da Oto Melara, una società
controllata da Leonardo e che collabora con Iveco DV. I tentacoli del colosso
delle armi Leonardo sono sempre più estesi, anche in Alto Adige: dal 2023
possiede infatti il 10% della Start-up sudtirolese Flyingbasket mentre nel
maggio scorso ha presentato, insieme alla tedesca Rheinmetall (anche essa
complice del genocidio palestinese e perno del programma di riarmo europeo),
un’offerta per acquisire Iveco DV con cui già collaborano per la costruzione di
mezzi corazzati da destinare agli Eserciti europei.
Sabbia non olio negli ingranaggi della guerra e del genocidio! La guerra inizia
qui!
No al riarmo!
Assemblea solidale con il popolo palestinese – Bolzano
freepalestinebz@inventati.org – Telegram “Free Palestine BZ” – Instagram:
gazaiscalli
Riceviamo e diffondiamo:
Qui più dettagli sull’iniziativa e sulle
precedenti: https://antifascistecontroilpass.noblogs.org/
Qui il testo di presentazione dell’Assemblea no green pass di Roma: 6 luglio
2025 Palestina vero volto smart city
Mentre quella che già viene chiamata “la guerra dei 12 giorni” è congelata da
una fragile tregua, un nostro amico ha scovato in rete la traduzione di questo
comunicato di alcuni Lavoratori anticapitalisti iraniani, già apparso su un blog
ispanico
(https://barbaria.net/2025/06/22/dos-comunicados-internacionalistas-desde-iran-contra-las-guerras-en-oriente-medio-por-la-lucha-de-clases-contra-todos-los-capitalistas/).
A questi compagni il nostro augurio di realizzazione dei loro propositi
sovversivi, e a tutto il popolo iraniano, e agli sfruttati di tutto il mondo.
Solo un’insurrezione operaia anticapitalista, può schiacciare queste due piovre
capitaliste assassine e guerrafondaie
1 I lavoratori vengono impiegati in tutti i settori: nelle fabbriche, nelle
scuole, negli ospedali, nei servizi comunali, nell’agricoltura, nell’industria,
nei trasporti terrestri, marittimi e aerei, nell’energia e nei servizi pubblici,
nell’edilizia, nella silvicoltura e altro ancora. Che si sia disoccupati,
pensionati o gravati da un lavoro domestico non retribuito, apparteniamo tutti
alla stessa classe operaia, unita dalla nostra esistenza sociale e dal nostro
sfruttamento. Sopportiamo tutto il peso della dominazione capitalista: schiavitù
salariata, repressione, privazione, genocidio, incarcerazione, tortura, violenza
di genere, oppressione etnica, distruzione ambientale e tutte le calamità che
questo sistema genera.
2 Fino a poco tempo fa, in Iran, questa violenza ci veniva imposta direttamente
solo dalla classe capitalista e dal regime islamico. Ora, con la guerra in
corso, ci troviamo di fronte a due mostri capitalistici: la borghesia iraniana e
il suo regime da un lato, e i governi di Israele, degli Stati Uniti e
dell’Unione Europea dall’altro. Nonostante il loro conflitto interno, entrambe
le parti impongono la stessa brutalità genocida. Sia dall’alto che dal basso –
in quelli che sono tutti gli aspetti della vita – veniamo schiacciati dalla
violenta macchina del capitale, che sia iraniano, israeliano, americano o
europeo.
3 Questa guerra non viene condotta tra “Stati”, essa viene condotta contro di
noi. Decine di milioni di lavoratori ne sopportano il peso: sfollamento,
senzatetto, fame, carestia, mancanza di acqua, di medicine, di cure, e morte di
massa. Le nostre case vengono bombardate, i nostri cari giacciono insepolti, e
il futuro dei nostri figli è incerto. A Teheran, Kermanshah, Isfahan e altrove,
il costo della guerra è immenso. Tutte queste condizioni ci impongono di agire
collettivamente, a livello nazionale e con un’organizzazione cosciente e
consiliare. Questo non è uno slogan. È una questione di sopravvivenza. Dobbiamo
unirci dove viviamo e dove lavoriamo – fabbriche, scuole, ospedali, porti,
quartieri – per formare consigli. Questi consigli non dovrebbero essere isolati
o locali; ma devono crescere in un movimento nazionale, capace di mobilitare
tutte le risorse per poter soddisfare i bisogni urgenti: cibo, sicurezza,
assistenza sanitaria, alloggio, istruzione. Questi consigli devono riunirsi,
evolversi fino a diventare una forza anticapitalista unificata, e strappare
dalle mani della classe capitalista e del suo Stato il controllo della
produzione, della ricchezza e delle infrastrutture. Proclamiamo al mondo che:
noi vediamo tutte le classi dominanti – israeliane, islamiche, americane,
europee – come i nemici genocidi della classe operaia. Chiediamo ai lavoratori
di tutto il mondo solidarietà e sostegno.
Lavoratori anticapitalisti (Iran)
17 Giugno 2025
Riceviamo e diffondiamo:
Per me la resistenza palestinese non ha il solo merito di non demordere anche
davanti alla più brutale delle oppressioni, svelandoci la forza di un popolo
fiero che si oppone alle cause della sua miseria, ma ha anche quello di aver
contagiato centinaia di migliaia di persone in tutto il pianeta, dando vita ad
una mobilitazione internazionale dalle varie forme ed espressioni. Per chi, come
me, è cresciuto nel nuovo millennio, gli esempi simili scarseggiano.
A fianco, una situazione geopolitica angosciante, tra conflitti aperti, continui
sconvolgimenti e l’opzione di una guerra nucleare dietro l’angolo.
E così inizia a scricchiolare anche il nostro privilegio europeo, gradualmente
fiaccato da un costo della vita sempre più proibitivo, mentre ci si consola con
l’idea, sbiadita anch’essa, che “tanto qui le bombe non arriveranno mai”.
Anche qui, nello Stato italiano (sotto il quale siamo costretti a vivere pur
essendo sardi) il quadro non è meno preoccupante. Se da un lato le condizioni
della vita peggiorano e i nostri territori sono sempre più esposti alla
predazione delle multinazionali (energetiche, di estrazione di materiali e così
via) dall’altro le porte del carcere si aprono sempre più facilmente per chi
decide di organizzarsi ed opporsi.
La Sardegna ne è esempio lampante: alta disoccupazione, stipendi da fame, scarsa
assistenza sanitaria. Ad aumentare sono solo i progetti di estrattivismo
energetico, gli aerei militari sulle nostre teste e le sezioni speciali nelle
prigioni. E non dimentichiamoci che cosa significa, in un periodo di conflitto
come quello che stiamo attraversando, vivere circondati da basi militari. Non
solo per l’intensificarsi delle attività, e questi ultimi giorni ne sono una
conferma, ma anche per la consapevolezza di essere sempre un “buon bersaglio”.
Io, che attualmente mi trovo agli arresti domiciliari per aver partecipato ad un
corteo a Cagliari in solidarietà al popolo palestinese e contro l’occupazione
militare in Sardegna, sono accusato proprio di alcuni dei reati (resistenza,
lesioni e minacce a pubblico ufficiale) per i quali il decreto sicurezza prevede
un aumento delle pene. Una sorte che temo toccherà a tanti e tante. Una sorte
inevitabile per chi decide di non tacere davanti ai soprusi e alle imposizioni.
Mando un saluto a Tarek, con il quale ho orgogliosamente condiviso la piazza del
5 ottobre a Roma, ad Anan, Alì e Mansour, che sulla loro pelle pagano il prezzo
del servilismo italiano nei confronti dello Stato d’Israele e a tutti i giovani
e le giovani che in giro per il mondo rischiano la propria libertà, per la
libertà del popolo palestinese e per una vita diversa.
E un abbraccio fraterno a Paolo Todde, rinchiuso nel carcere di Uta (Cagliari),
in sciopero della fame dall’8 maggio per protestare contro le condizioni
detentive.Sempri ainnantis
Sardinnia libera
Palestina libera
Casteddu, 23 giugno 2025
Luca
Riceviamo e diffondiamo:
Anan Alì Manosour 25, 26, 27 giugno