La Cedu condanna l’Italia per le violenze di polizia al Global Forum di Napoli del 2001

Osservatorio Repressione - Friday, June 6, 2025

Nuova condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per i maltrattamenti inflitti dalla polizia nel 2001 a Napoli, nei confronti di un praticante avvocato dopo la manifestazione

di Eleonora Martini da il manifesto

Nuova condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per i maltrattamenti inflitti dalla polizia nel 2001 a Napoli, nei confronti di un praticante avvocato dopo la manifestazione contro il Global Forum, e per «le successive indagini». La vittima dovrà ora essere risarcita dallo Stato italiano con 30 mila euro per danni morali.

I sette giudici che hanno firmato la sentenza di Strasburgo hanno stabilito all’unanimità la violazione dell’articolo 3 (divieto di trattamenti inumani o degradanti) della Convenzione Edu nel caso di Andrea Cioffi, allora praticante avvocato, che il 17 marzo 2001 venne prelevato dal pronto soccorso insieme ad altri manifestanti no global feriti durante gli scontri con la polizia, e trasportato alla stazione Raniero di Napoli. Lì subì, insieme ad altri, percosse, violenze e umiliazioni, minacce e abusi. Trattamenti «particolarmente odiosi», come accertato negli anni dai tribunali italiani durante i processi ai 31 agenti di polizia imputati e accusati di vari reati ma non di tortura, perché allora questa fattispecie non era ancora stata introdotta nell’ordinamento italiano.

E infatti la Cedu ha condannato l’Italia anche perché le misure prese dalle autorità per assicurare alla giustizia i responsabili «non possono essere considerate adeguate». Scrivono i giudici: «Tra le altre sentenze, 10 agenti sono stati condannati per sequestro di persona e condannati a pene detentive fino a 2 anni e 8 mesi, con sospensione dai pubblici uffici. 14 agenti hanno presentato ricorso.

Nel gennaio 2013 le condanne per sequestro di persona sono state annullate dalla Corte d’Appello di Napoli per decorso dei termini di prescrizione, così come le sospensioni dai pubblici uffici. Nell’ottobre 2015 la Corte di Cassazione ha confermato tale sentenza. Al termine del procedimento, tutti i reati sono stati definitivamente prescritti, ad eccezione di tre agenti che avevano presentato una rinuncia espressa alla prescrizione. La maggior parte dei reati è stata definitivamente prescritta».

Afferma la Corte che casi come questi non sono compatibili con la giurisprudenza Edu. E ricorda che già nel 2015 (sentenza Cestaro) l’Italia era stata invitata «a introdurre meccanismi giuridici in grado di impedire ai responsabili di atti di tortura» di sottrarsi alla giustizia.

Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 

News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp