
Maja T. inizia lo sciopero della fame
Osservatorio Repressione - Friday, June 6, 2025Ungheria, l’antifascista Maja T. inizia lo sciopero della fame. Un anno fa l’estradizione illegale dalla Germania dell’attivista che ora chiede di tornare nel proprio paese e seguire da lì il processo. Le accuse sono analoghe a quelle contro Ilaria Salis. Mercoledì il tribunale magiaro ha rinviato la decisione sui domiciliari
di Giansandro Merli da il manifesto
«Chiedo di tornare in Germania e partecipare al processo ungherese da casa». Con queste parole l’antifa tedesca Maja T. ha iniziato ieri lo sciopero della fame. Mercoledì il tribunale di Budapest aveva rinviato al 20 giugno la decisione sui domiciliari: la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nel suo appello T. descrive condizioni detentive che hanno l’unico scopo di piegarla come persona: isolamento continuativo, videosorveglianza costante, ispezioni corporali giornaliere, assenza di luce solare, cella piena di cimici e scarafaggi.
Il problema principale resta l’impossibilità del giusto processo in un paese in cui l’indipendenza della magistratura è compromessa e le autorità politiche hanno già stabilito che gli antifascisti coinvolti nella vicenda sono tutti colpevoli. L’attivista è in carcere a Budapest con accuse analoghe a quelle mosse contro Ilaria Salis, uscita di prigione grazie all’immunità da europarlamentare (ora a rischio). Per le presunte aggressioni contro militanti neonazisti a ridosso del Giorno dell’onore 2023 T. potrebbe ricevere oltre 25 anni di carcere. Anche in assenza di prove che dimostrino la sua partecipazione agli attacchi (dai video proiettati in aula non ne sono emerse).
Maja T. è stata estradata in Ungheria un anno fa, con un blitz notturno della polizia di Dresda. Mesi dopo la Corte costituzionale di Karlsruhe ha giudicato l’azione illegale. Maja è una persona non binaria, ostaggio di un regime che calpesta sistematicamente i diritti della comunità LGBTQI+ e che, da quest’anno, è persino arrivato a mettere al bando il Pride.
Nel processo è sostenuta dal padre, dalla sinistra europea di The Left e dai suoi compagni antifascisti. Questi hanno manifestato dentro e fuori il tribunale anche nell’ultimo round di udienze, tra mercoledì e oggi. Ieri si sono svolti cortei in sei città tedesche. Dal governo di Berlino, nuovo e vecchio, non sono mai arrivati segnali. La sentenza è attesa dopo l’estate.
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