
India: strumentalizzazioni delle popolazioni tribali da parte del bjp?
Osservatorio Repressione - Friday, June 6, 2025Mentre generalmente in India le popolazioni originarie (adivasi) subiscono l’oppressione e le deportazioni governative, in Assam – pare – si vorrebbe armarle in una prospettiva settaria (divide et impera)
di Gianni Sartori
Ancora nel 2010 la Corte suprema dell’India emetteva un ordine di espulsione nei confronti di circa 8 milioni di persone. Mentre il governo di Narendra Modi (Bharatiya Janata Party – Bjp) tentava di far adottare emendamenti e leggi per consentire ai rangers (in pratica, eufemismi a parte) di aprire il fuoco contro gli indigeni (adivasi) nelle aree forestali. Svuotando a livello legislativo il Forest Rights Act. Mentre la creazione di un registro nazionale dei cittadini e una legislazione discriminatoria (sempre in pratica) in campo religioso, rischiava di trasformare gli Adivasi in “apolidi” in casa loro.
Qualche anno fa alcune Ong attive in difesa dei popoli indigeni paventavano che dalla vicinanza politico- economica tra India e Brasile (entrambi esponenti di spicco dei Brics) e dalla sostanziale affinità ideologica tra Bolsonaro e Modi (in particolare sulla questione “nativi”) potessero sortire conseguenze disastrose per i popoli indigeni. Ora, grazie a Dio, Bolsonaro non governa più e – anche se non priva di ombre e contraddizioni – la politica di Lula in materia di Indios è perlomeno il “meno peggio” rispetto al suo predecessore. Invece per l’India, con Modi ancora in sella, non sembra essere cambiato niente. Anzi. Perfino la sacrosanta difesa delle ultime tigripuò diventare il pretesto per deportare le popolazione autoctone.
Vedi https://rivistaetnie.com/india-salvare-le-tigri-o-gli-adivasi-139370/
Ma – come per l’indipendentismo (v. https://ogzero.org/il-diritto-dei-popoli-all-autodeterminazione-le-lotte-comuni/) anche qui talvolta si applica la “geometria variabile.
Sembrerebbe questo il caso dell’Assam (stato nord-orientale dell’India) dove il governo locale (e in particolare il ministro dell’interno Himanta Biswa Sarma, del Bjp) ha ventilato la possibilità di concedere solo ai nativi il porto d’armi (“licenze per armi da fuoco alle popolazioni indigene in aree vulnerabili”). Ufficialmente per autodifesa, per ragioni di sicurezza
Per l’opposizione invece si tratterebbe di una misura settaria su base etnicache porterebbe alla formazione di vere e proprie milizie settarie. Esasperando ulteriormente le tensioni già esistenti con la popolazione musulmana. Come sta già avvenendo nello stato confinante di Manipur dove periodicamente esplodono conflitti armati tratra Kuki e Meitei.
Anche perché (come denunciava The Wire) Sarma non sarebbe nuovo a queste operazioni. Già quando era un esponente dell’opposizione con il Congress) aveva tentato di utilizzare i conflitti etnici tra autoctoni assamesie coloro che – talvolta impropriamente – vengono definiti “migranti bengalesi” (provenienti dal Bangladesh e in gran parte di religione islamica).
Ma pensando alla propria carriera politica, per ottenere i voti delle comunità indigene.
Oggi evidentemente ci riprova, utilizzando la medesima retorica, da membro del Bjp. Non tanto – si presume – per rispetto della cultura e identità tribale, ma prosaicamente in vista delle elezioni del 2026.
Giustificando tale “concessione selettiva” in quanto “la gente si sente indifesa, e spesso i centri di polizia più vicini sono troppo lontani”.
Non casualmente i cinque specifici distretti in cui la misura verrà applicata sono zone a prevalenza musulmana.
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