
Notizie dal fronte mediorientale
The Weapon Watch | 6a puntata: Intermediari e clienti per i droni killer israeliani - Saturday, June 21, 2025Lo scenario aperto dall’attacco di Israele all’Iran è dei più temibili, e la posizione dell’Italia tra gli alleati di Israele è tra le più esposte.
Il parlamento non ha raccolto le proteste e le sollecitazioni della società civile contro il tacito rinnovo per altri cinque anni del memorandum militare segreto tra Italia e Israele, quindi tacitamente rinnovatosi lo scorso 8 giugno.
Da parte sua, il ministro della Difesa Guido Crosetto durante il question time alla Camera dello scorso 21 maggio, ha affermato che il governo non sottopone le importazioni militari da Israele a «una valutazione di merito sulla provenienza dei materiali ma [al]la valutazione sul loro utilizzo finale e sull’impatto potenziale sulla difesa e sicurezza dell’Italia». Ha ammesso così che queste importazioni sono essenziali per la nostra difesa, sempre più dipendente dell’industria militare di Tel Aviv.
I dati Istat confermano la crescente dipendenza dalle importazioni di un alleato militare che negli ultimi venti mesi ha aperto sette fronti di guerra (Gaza, Cisgiordania, Iran, Libano, Siria, Iraq, Yemen) e che un anno fa ha sparato sulle postazioni italiane Unifil in Libano.
Nel 2022 l’Italia ha importato armi e munizioni militari (codice 9301) per 24 milioni di euro, nel 2023 per 16,5 milioni, nel 2024 diventati 32 milioni (+95% in un anno). Nei soli primi due mesi del 2025 ha importato per 21,9 milioni: se le consegne manterranno questo ritmo, alla fine dell’anno l’Italia potrebbe aver importato armi da Israele per oltre 130 milioni di euro.
Anche in un altro settore, quello dell’industria aerospaziale (codice CL303), la bilancia commerciale è sempre più favorevole a Israele, in attivo negli ultimi tre anni, anche se nel primo trimestre 2025 l’export italiano è tornato a crescere. Preoccupante che aziende italiane nel 2024 abbiano fornito a Israele quantità consistenti di esplosivi (codice SH2 36).

Si sta formando una rete spontanea per fermare il traffico di armi verso Israele. Da Anversa si segnala la spedizione di due container di cuscinetti a rulli conici, da parte della società Timken France, filiale francese della multinazionale USA leader del settore. Destinataria l’industria israeliana Ashot Ashkelon, del gruppo IMI Israel Military Industries, specializzata in veicoli da guerra terrestri.
Le navi coinvolte nel trasporto sono la «MSC Laura» e la «ZIM Vietnam».
La prima è arrivata ad Anversa l’1 giugno, ed è ripartita il 6 giugno con il suo carico. È attesa in queste ore a Port Said, ultima tappa prima di toccare un porto israeliano.
L’altro container non è stato caricato sulla «ZIM Vietnam» perché bloccata dalle autorità fiamminghe, su sollecitazione della ong belga Vredesactie che ha potuto vedere i documenti di trasporto e denunciare il transito di armamenti. Secondo lo spedizioniere, le merci dovrebbero comunque partire per Israele il 17 giugno, imbarcate probabilmente sulla «MSC Mombasa» in arrivo da Amburgo e diretta ad Ashdod.
La collaborazione tra MSC e ZIM è il frutto secondario della riorganizzazione dello shipping globale conseguente alla fine della decennale alleanza “2M” tra MSC e Maesrk, annunciata nel 2023 e formalmente cessata nel gennaio 2025. È stata firmata nel settembre 2024 e durerà tre anni, e include ovviamente gli accordi di vessel sharing e slot charter.
L’azienda Ashtot Ashkelon è la stessa al centro dell’inchiesta della procura di Ravenna, quale destinataria di 14 tonnellate di forgiati fabbricati in Italia ma presentati in dogana quali pezzi metallici, senza autorizzazione all’export, anche se Ashtot Ashkelon è certamente un’industria militare tra i più importanti fornitori di armamenti dell’esercito di Tel Aviv.