Per un embargo totale a Israele. Dal blocco di Genova alle navi in transito a Salerno

NapoliMONiTOR - Monday, September 29, 2025
(disegno di escif)

La sera di sabato 27 settembre i lavoratori del Calp-Usb, Comitato Autonomo Lavoratori Portuali, sono intervenuti nel terminal Spinelli del porto di Genova per impedire il carico di dieci container contenenti materiale esplosivo, codice 1.x sulla nave della compagnia israeliana Zim New Zealand, che sarebbe poi dovuta ripartire con destinazione il porto di Salerno e infine verso i porti israeliani di Haifa e Ashdod, lungo la rotta denominata Tyrrhenian Container Line. Questa rotta è attiva dal 25 maggio 2022, con regolari transiti settimanali tra i porti di Fos Sur Mer, Genova, Salerno, Haifa e Ashdod.

Secondo quanto comunicato dai lavoratori del Calp, il loro intervento ha fermato le operazioni di carico dei dieci container. I portuali hanno poi chiesto tramite prefetto e questore che venissero controllati, per sapere cosa contenessero effettivamente questi container contrassegnati come “materiale esplosivo”. Hanno ottenuto il blocco delle operazioni di carico, e dopo circa un’ora il questore ha ordinato alla nave di salpare senza i container a bordo.

La legge 185, così come numerose altre norme internazionali, vieta l’esportazione di materiale bellico e di merci dual use (cioè che possano essere utilizzate nella produzione di armi) verso paesi come Israele, che continua a violare i diritti umani e commettere un genocidio riconosciuto anche dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite sul Territorio palestinese occupato. Nel rapporto pubblicato lo scorso 16 settembre, la Commissione ha esplicitamente concluso che le autorità e le forze israeliane hanno commesso e stanno continuando a commettere genocidio nella Striscia di Gaza.

La nave Zim New Zealand si trova ora nel mar Tirreno, col transponder AIS spento, ed è programmato il suo arrivo al terminal del porto di Salerno gestito dalla SCT della Gallozzi Group (dove arrivano tutte le navi della Zim) per le ore 12 di questa mattina. Senza l’intervento dei portuali di Genova i container di materiali esplosivi sarebbero transitati, illegalmente e senza ostacoli, dal porto di Salerno, come già successo più volte in passato.

Il 5 aprile 2025, per esempio, quando era transitata impunemente la nave cargo Contship Era, sempre della compagnia israeliana Zim, che aveva caricato a Fos-sur-Mer “ventisei pallet, ovvero circa venti tonnellate di merci, destinate all’IMI, Israel Military Industries, una sussidiaria di Elbit Systems, uno dei principali produttori di armi israeliani”.

Ancora, il 26 maggio la Zim Contship Era ha fatto scalo a Salerno dopo aver caricato a Fos-sur-Mer “due milioni di nastri per armi automatiche: un milione di M9, utilizzate per equipaggiare armi pesanti, e l’altra metà composta da nastri M27″. Questi ultimi, destinati ai fucili automatici leggeri, sarebbero compatibili con il Negev 5: utilizzata a Gaza dall’esercito israeliano, questa mitragliatrice è stata impiegata nel “massacro della farina” del 29 febbraio 2024, dove più di cento civili palestinesi sono stati uccisi nei pressi di un convoglio di aiuti umanitari.

Anche il 9 giugno la Contship Era era a Salerno, ma questa volta a Fos-sur-Mer la coraggiosa mobilitazione dei lavoratori portuali era riuscita a identificare ed evitare il carico di tre container di armi, con decine di tonnellate di nastri per mitragliatrici e per cannoni.

Autorità ed enti locali non hanno finora a Salerno proferito parola su questi transiti. Il 23 settembre, in una comunicazione ufficiale, la SCT ha dichiarato che “per quanto di nostra conoscenza nel porto di Salerno non vengono imbarcati materiali bellici destinati a Israele“. Casualmente, nessun riferimento è stato fatto ai materiali in transito, o sbarcati.

La nave cargo Zim New Zeland è stata in realtà recentemente e ripetutamente implicata nel traffico illegale di materiale bellico verso Israele. Il 30 giugno 2025, dal porto di Ravenna, vi è partito un carico di munizioni diretto ad Haifa (Israele), provvisto del simbolo “esplosivi” classe 1.4S. La Capitaneria di porto locale che ne aveva confermato la presenza, e l’Ufficio delle dogane, hanno risposto alla richiesta di accesso agli atti della giornalista Linda Maggiori confermando che il carico militare è partito per Israele senza autorizzazione Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento presso il Maeci), e che aveva origine dalla Repubblica Ceca. L’articolo 10 bis comma 1 della legge 185/90 esenta però da autorizzazione solo i transiti intracomunitari, e non quelli verso paesi terzi, quale è Israele. Per questo tipo di trasferimenti vale inderogabilmente il regime autorizzatorio e di controllo previsto dall’articolo 1, anche al fine della verifica di sussistenza dei divieti espressamente contemplati dal comma 5 e 6 (divieto di export e transito verso paesi in guerra o che violino il diritto internazionale e i diritti umani).

È noto inoltre che il 7 agosto scorso la Zim New Zealand ha lasciato il porto sloveno di Capodistria (Koper) con due carichi di armi diretti a Israele, e ha fatto tappa nei porti di Venezia (8 agosto) e Ravenna (9 agosto), trasportando “macchinari elettrici e beni militari”. La spedizione è stata effettuata per conto della A-E Electronics, una filiale di Elbit Systems, il principale produttore israeliano di sistemi d’arma.  La nave è giunta a destinazione ad Haifa, in Israele, il 14 agosto. Quante altre volte, senza che lo sapessimo, la nave ha trasportato armi e merci dual use, così come le altre navi della compagnia israeliana Zim che approdano settimanalmente a Salerno? E per quanto tempo ancora continuerà a farlo, senza nessun impedimento da parte delle autorità preposte al controllo?

Dal gennaio al luglio di quest’anno, secondo i siti sui traffici marittimi, sono partiti 1.931 TEU (container standard) verso Israele, equivalenti a potenzialmente 54.000 tonnellate di merci varie. Al di là dei materiali bellici e dual use, queste merci permettono a Israele di continuare la strage della popolazione palestinese. Nel frattempo nemmeno un grammo di cibo, medicine, e altri beni essenziali alla vita, ha raggiunto Gaza dal porto campano.

È necessario e indispensabile un embargo totale verso Israele. Come ha dichiarato il 26 settembre Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, il problema non sono solo le armi, ma «vanno chiuse tutte le linee commerciali con Israele. Commerciare i prodotti israeliani in questo momento per il diritto internazionale è illegale e conformarsi al diritto internazionale significa chiudere i porti rispetto a Israele».

Vale la pena ricordare in chiusura che un ulteriore rapporto, pubblicato il 1 luglio 2025 dalla relatrice Onu, e intitolato Da economia dell’occupazione a economia del genocidio, esorta gli stati membri a: imporre sanzioni e un embargo totale sulle armi a Israele, inclusi i prodotti a doppio uso (tecnologia e macchinari pesanti); sospendere/impedire tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento e imporre sanzioni (compreso il congelamento dei beni) a entità e individui coinvolti in attività che mettono in pericolo i palestinesi; imporre la responsabilità legale alle entità aziendali per il loro coinvolgimento in gravi violazioni del diritto internazionale. Le entità aziendali sono invece esortate a: cessare prontamente tutte le attività commerciali e le relazioni direttamente collegate che contribuiscono o causano violazioni dei diritti umani e crimini internazionali contro il popolo palestinese; pagare riparazioni al popolo palestinese, anche sotto forma di una tassa sulla ricchezza dell’apartheid. Il rapporto esorta infine la Corte Penale Internazionale e le magistrature nazionali a indagare e perseguire i dirigenti e/o le entità aziendali per il loro ruolo nella commissione di crimini internazionali e nel riciclaggio dei proventi di tali crimini.

A Salerno, come a Genova e Ravenna, e come in tutti gli altri porti d’Italia, la popolazione chiede chiarezza e si sta mobilitando per pretendere la fine della complicità col genocidio e con Israele delle autorità locali e dei gestori dei terminal. Per fermare il genocidio e perché la Palestina possa essere libera. (bds salerno)