Newcastle, il selvaggio nord e il derby del Tyne

NapoliMONiTOR - Sunday, September 10, 2023
(foto di michael coloccini)

Una volta passato il fiume Tyne, a nord dell’Inghilterra, quasi a nessuno importa di cosa stia succedendo nel resto del paese, soprattutto in un fine settimana come questo. Fatta eccezione per un gruppo di operai veterosocialisti, che festeggia nelle sale art-decò del proprio sindacato la morte della Tatcher, in pochi hanno tempo per preoccuparsi del fatto che l’Argentina diserterà il funerale dell’Iron Lady, degli arresti preventivi agli attivisti di sinistra (sempre in preparazione del funerale), e degli scontri di Brixton. Siamo a meno di trecento miglia da Londra, ma sembrerebbe di essere in un altro continente. 

A Newcastle, sulle prime pagine dei giornali c’è una lunga intervista a Paul Gascoigne, che racconta di come Rod (Stewart) e SteveG (Gerrard, capitano del Liverpool) gli abbiano salvato la vita pagandogli il conto di una clinica americana per l’ennesima disintossicazione dall’alcool. A parte questo, la città è un po’ cambiata negli ultimi anni: non ci sono più i grandi cantieri del centro, che hanno dato vita alla nuova stazione della metro di Haymarket e a un enorme e colorato ospedale per bambini. A non cambiare, invece, sono i parchi, le facce degli anziani proletari tatuati in un passato lontanissimo, e le abitudini della popolazione geordie, come quella di allevare enormi pitbull e portarli fieramente a passeggio per la città. È un popolo abitudinario, questo, fedele ai propri rituali e alle proprie tradizioni, tanto che i suoi abitanti si autocelebrano come i “proletari più conservatori del paese”.

È la sera precedente al derby con il Sunderland, una notte che la città non vive mai interamente nei suoi eccessi quotidiani (o meglio, serali), presa dalla tensione per la partita che i suoi abitanti attendono trecentosessantacinque giorni l’anno. La gara più importante della stagione, quella giocata sulla propria sponda del Tyne, il fiume su cui si affacciano sia Newcastle che Sunderland. E così i locali storici come il Goose, il Sam Jacks, il Three Bulls Heads, e tutti gli altri pub di riferimento, sono  pieni come al solito, ma non si parla d’altro che della partita.

Già tra le nove e le dieci del mattino seguente tutta la popolazione si riversa per la strada, direzione stadio, Saint James’ Park. La fila all’esterno dello Strawberry, pub a pochi metri dall’impianto, è lunghissima e composta, nonostante la birra scorra a fiumi. All’interno si canta e si balla, ingiuriando i cugini del Sunderland e preparandosi al match. L’arrivo del pullman della squadra avversaria è accolto con giubilo dalla folla, che corre verso il tunnel di accesso ululando contro tutti, a cominciare dal nuovo tecnico avversario, l’italiano Paolo Di Canio, molto discusso anche dai tifosi della sua squadra a causa delle sue simpatie fasciste. Di Canio è in piedi in testa al bus, fiero e impettito, e guarda con aria di sfida i tifosi del Newcastle, che gli rispondono mandandolo a quel paese. Peggio ancora accade quando arriva un piccolo corteo di tifosi biancorossi. La scorta della polizia è però impressionante, e a parte il lancio di qualche fumogeno non accade nulla.

La partita non è bella ma emozionante. Anche grazie al livello non proprio eccelso delle due formazioni, le occasioni fioccano da una parte e dall’altra. Al minuto ventisette, il beninese Sessegnon porta in vantaggio il Sunderland, dopo un regalo del terzino avversario Gutierrez. Lo stadio è gelato, mentre a riscaldarsi è il solito Di Canio, che si lascia andare a un’esultanza scomposta attirando definitivamente su di sé le ire dei geordie. Il Newcastle accusa il colpo e rischia più volte il ko. La gara si fa nervosa, come ogni derby che si rispetti, e fioccano i cartellini gialli a seguito di contrasti poco raccomandabili e insulti quasi sempre incomprensibili, soprattutto se gridati nella lingua del selvaggio nord. I padroni di casa hanno un paio di occasioni in mischia, ma il primo tempo finisce uno a zero per il Sunderland.

Nella ripresa lo spettacolo risulta meno avvincente, tanto più che il Newcastle comincia a sentire nelle gambe la fatica per i novanta minuti della partita di coppa Uefa giocata giovedì. Così, mentre i supporter bianconeri continuano a beccare Di Canio dedicandogli poetici “vaffanculo” sulle note del Rigoletto (e dopo un gol regolare annullato sempre al Newcastle), arriva la rete del due a zero. A poco serve l’ingresso del francese Ben Arfa, che prima delizia il pubblico con pregevoli ricami, ma poi si perde nel marasma generale, risultando irritante per il suo danzare a oltranza sulle punte per il campo, mentre in campo servirebbe ben altro spirito. Alla fine c’è spazio solo per la festa del Sunderland, coronata dal bellissimo e definitivo terzo gol di David Vaughan.

Nemmeno il tempo del triplice fischio, però, che un centinaio di tifosi del Newcastle si raduna all’esterno dello stadio e avanza cantando e coprendosi il volto, cercando di raggiungere il settore ospiti. La polizia li respinge in maniera decisa e isola la zona, così che il punto più delicato della città diventa la stazione centrale. È lì che, in attesa del convoglio che porterà a casa i tifosi del Sunderland, si sono dati appuntamento tutti quei supporter del Newcastle che hanno ancora qualcosa da dire ai cugini mackems, ed è li che la situazione si fa più tesa.

I più attivi sono bambini di dieci-dodici anni al massimo, che si danno la carica bevendo Red Bull (per fortuna nessuno si sogna di vendergli della birra) e saltano sulle macchine in corsa lanciando bottiglie di vetro verso gli agenti di polizia. Hanno i volti bianchissimi tipici del nord dell’Inghilterra, e il doppio taglio che è marchio di fabbrica di qualunque ragazzino della città. In prima linea però, a contatto con la polizia, ci vanno i più grandi: prima nell’atrio, quando provano a sfondare per raggiungere i treni, e poi all’esterno, dove si susseguono i corpo a corpo con gli agenti e persino con gli enormi cavalli chiamati a supporto delle forze dell’ordine. Quando gli scontri vanno avanti da un’ora arrivano anche i “vecchi”, che raggiungono i bambini – probabilmente ognuno di loro avrà avuto un figlio nella mischia – allungandogli una sigaretta e raccomandandogli prudenza. Si radunano con calma all’esterno dei pub aspettando che la situazione precipiti definitivamente per entrare in azione: hanno i volti meno eccitati dei giovani e anche chi accumula e nasconde bottiglie di vetro in un angolo, lo fa con la pacatezza di chi ne ha viste di peggiori. Alla fine non accadrà più nulla.

Dopo che una lenta ma efficace manovra di isolamento della polizia elimina il pericolo, e quando tutti i treni per Sunderland sono partiti, la piazza e le vie della stazione si svuotano. I giovani con le teste aperte per qualche mazzata o qualche bottiglia volata troppo bassa tornano a casa masticando adrenalina e improperi di ogni genere nell’incomprensibile dialetto locale. I più grandi rientrano invece nei pub, dove tra una pinta e l’altra avranno tutta la notte per rimurginare su una delle più pesanti sconfitte casalinghe nella storia del derby del Tyne. (riccardo rosa)

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