Giardini dei martir* della lotta contro Isis e vittime di tutti i fondamentalismi
Manituana - Tuesday, May 2, 2023Non per odio, ma per amore.
Capita a volte di dimenticarsi, e allora bisogna fermarsi e ricordarselo. E non da solx, ma insieme: tante teste ragionano meglio, le contraddizioni emergono come dialogo e non come conflitto, sviluppiamo empatia, ascolto, consenso. Ricordarsi qual è la ragione per cui si è scelto di stare in basso e a sinistra, come ci insegnano lx zapatistx. E non è per odio, ma per amore. L’amore per la giustizia, per la libertà, per l’autonomia delle autogestioni e delle comunità. L’odio per chiunque ostacoli i nostri desideri e sogni. Ci muoviamo in un sistema che non fa altro che tendere trappole ad ogni angolo (repressione, sfruttamento, guerra, gerarchie) e noi prontx a erigere barricate laddove si preannuncia l’attacco. Il rischio è che rimanga solo l’odio e si perda il sogno. E allora ci si ferma sulla linea di difesa, si presidia e si resiste, dimenticandosi di coltivare e curare il desiderio, lasciandolo appassire. In questa coreografia frammentata e ripetitiva, per di più, perdiamo compagnx che vengono criminalizzatx, altrx che non si sentono rappresentatx da schemi cognitivi e strategici datati, altrx ancora disillusx dopo tanti anni di tenace opposizione. Conviviamo con il senso di sconfitta e di impotenza che ci viene inculcato e lottiamo innanzitutto contro questo, ma le nostre energie non devono fermarsi qui, il vero impegno deve andare nell’immaginare e creare l’alternativa che vogliamo, e questo è possibile solo moltiplicandoci e cospirando insieme.
Toni Negri scrive: “Per troppo tempo abbiamo convissuto col nostro sentimento di sconfitta, il potere ha marciato su questo, sulla nostra stanchezza, sulla nostra sfiducia […] ora sappiamo che la resistenza vera non viene prima, ma dopo la catastrofe”. E allora approfittiamo di questo 25 aprile per re-immaginarci la Resistenza, riattualizzarla, declinarla nel nostro oggi e nelle nostre lotte quotidiane. Ascoltiamo, ma veramente, cos’hanno da insegnarci le storie dellx partigianx uccisx e torturatx perché organizzavano l’opposizione al nazifascismo. Guardiamo alle figure dellx combattentx per ispirare i nostri movimenti e ridarci forza e speranza. “Cara mamma, una sola cosa io ti dico: bisogna essere forti e devi pensare che tutti dobbiamo dare la nostra opera. Io non ho fatto altro che seguire l’esempio di tante mie compagne. Dimostriamo così agli sgherri fascisti cosa sanno fare le ragazze d’Italia. Per il loro ideale sanno affrontare tutto, anche la morte, col sorriso sulle labbra.” Come Paola, partigiana che scrive queste righe ai genitori, sentiamo il desiderio e l'urgenza di investire nelle tante lotte di oggi che puntano a tenere alti i nostri ideali di giustizia e di libertà.
Non è un caso, quindi, che concludiamo la nostra pedalata in questo giardino che nel dicembre 2020 il Comune di Torino, stimolato dall'attivazione dei Comitati torinesi in sostegno alla rivoluzione confederale della Siria del Nord, ha deliberato di intitolare "alle martiri della lotta contro l'Isis e alle vittime dei fondamentalismi". È il primo luogo in Europa a fregiarsi di questo tipo di intitolazione e siamo felici di sapere che uno spazio così verde e bello, già apprezzato e attraversato dalle persone del nostro quartiere, sarà arricchito dal ricordo di tutte coloro che sono diventate martiri nella lotta contro la cultura oscurantista e patriarcale espressa dall'Isis e dal fondamentalismo islamista.
Vogliamo celebrare oggi, 25 aprile, questa esperienza rivoluzionaria perché il carattere della sua origine risiede in una lotta di resistenza: resistenza contro gli stati-nazione (gli stessi stati nazione che oggi si fanno la guerra a danno dei popoli) e resistenza contro le armate reazionarie del fondamentalismo islamista. La rivoluzione del Rojava prende piede in nome dell'autodifesa, della presa in carico popolare e dal basso dell'autodifesa della comunità, della presa in carico da parte delle donne dell'autodifesa delle donne. L'esperienza della Resistenza Italiana e quella del Rojava si connettono al fondo dello stesso orizzonte: quello che afferma che a ciascuno e ciascuna di noi è dovuto svolgere un ruolo di difesa e di protezione della comunità, a garanzia della nostra personale libertà. Il Rojava ci ammonisce a prendere più sul serio questa data, a nutrirla con nuovo senso: è oggi che dobbiamo avere il coraggio di prendere posizione per la Resistenza.
Insieme alle iscrizioni dedicate a figure che hanno animato l'antifascismo, la resistenza e la lotta delle e degli oppressi, questa iscrizione contenderà lo spazio urbano e i messaggi che porta con le troppe iscrizioni ancora presenti che celebrano figure di regime, imprese coloniali o valori di una cultura di violenze e di sopraffazione prossima a morire. Testimonierà, testimoniando l'esperienza che celebra, i valori intramontabili del femminismo, dell'ecologia, della democrazia, della libertà e del socialismo. Lo spirito che ha attraversato la Resistenza dal 1943 al 1945 non ha mai cessato di soffiare, ha preso nuove forme, si incarna in altri luoghi. È questo il ponte che collega le due esperienze di lotta che stiamo ora celebrando.
Oggi in questo luogo vogliamo gridare "Ora e sempre Resistenza" e lo slogan della rivoluzione confederale "Yin, Yian, Azadi" ("Vita, donna, libertà") come se fossero due varianti della stessa frase, della stessa forza che ha permesso alle combattenti e ai combattenti per la libertà di ieri e di oggi di scegliere, allora come oggi, di prendere posizione dalla parte giusta.