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[2025-04-25] 25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA @ Csoa Gabrio
25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (venerdì, 25 aprile 13:00) Ci avviciniamo a celebrare l'80esimo anniversario della liberazione dal nazi-fascismo immersi in un'atmosfera da fine del mondo. Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella "pacifica" Europa. Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul lavoro o in mare, non si era mai fermata.  Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle guerre commerciali. Eppure, di fronte all'intensificarsi del genocidio in Palestina, all'aumento vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la "democratica" Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione. Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere, opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in frontiere interne che separano i quartieri  “riqualificati”, accessibili a poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose “zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili. Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente, eppure il mondo è lungi dall'essere pacificato: in Palestina il movimento di resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti infiammano le università sfidando l'ira repressiva del governo repubblicano, mentre dal Chiapas arriva l'appello a costruire "il giorno dopo" della tempesta capitalista. IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive, ci chiamano all'azione? Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell'opporsi a progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista, dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti, salvando il desiderio di un'alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale, di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè nessunx rimanga solx.  Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere insieme, giorno dopo giorno. Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l nostr compagn, sicur che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di resistenza.  Fino alla rivoluzione PROGRAMMA
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25 APRILE 25 – CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA
Ci avviciniamo a celebrare l’80esimo anniversario della liberazione dal nazi-fascismo immersi in un’atmosfera da fine del mondo. Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella “pacifica” Europa. Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul lavoro o in mare, non si era mai fermata.  Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle guerre commerciali. Eppure, di fronte all’intensificarsi del genocidio in Palestina, all’aumento vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la “democratica” Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione. Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere, opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in frontiere interne che separano i quartieri  “riqualificati”, accessibili a poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose “zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili. Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente, eppure il mondo è lungi dall’essere pacificato: in Palestina il movimento di resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti infiammano le università sfidando l’ira repressiva del governo repubblicano, mentre dal Chiapas arriva l’appello a costruire “il giorno dopo” della tempesta capitalista. IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive, ci chiamano all’azione? Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell’opporsi a progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista, dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti, salvando il desiderio di un’alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale, di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè nessunx rimanga solx.  Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere insieme, giorno dopo giorno. Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l* nostr* compagn*, sicur* che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di resistenza.  Fino alla rivoluzione ★ PROGRAMMA ★ 
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[2025-04-15] Nostra patria è il mondo intero - presentazione Zapruder @ Csoa Gabrio
NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO - PRESENTAZIONE ZAPRUDER Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (martedì, 15 aprile 18:00) 1° Appuntamento verso il 25 Aprile! MARTEDì 15 APRILE Ore 18:00 Attraverso l'ultimo numero di Zapruder "La mia patria è il mondo intero", guardiamo alla storia dei movimenti italiani di solidarietà alle lotte decoloniali e rivoluzionarie del mondo, per riflettere con occhio critico sui limiti e le potenzialità delle nostre pratiche attuali. Vogliamo aprire una discussione collettiva sulle prospettive della solidarietà rivoluzionaria e su quali forme efficaci essa possa assumere, ragionando su ipotesi concrete e urgenti. Tra queste, la necessità di potenziare la nostra lotta a fianco del popolo palestinese per mettere fine al genocidio sionista e al colonialismo Israliano e la volontà di rispondere alla chiamata internazionale delle comunità rivoluzionarie Zapatiste. La presentazione sarà intervallata da brani musicali connessi alle lotte di resistenza narrate nel numero. Segue aperitivo e dj set per accompagnare le chiacchiere! ORA E SEMPRE RESISTENZA!
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[2025-04-26] Concerto 25 aprile - STORMO DEATH GOALS FANGO @ Csoa Gabrio
CONCERTO 25 APRILE - STORMO DEATH GOALS FANGO Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (sabato, 26 aprile 22:00) 26 APRILE - ore 22:00 
Per ripercorrere i trent’anni di musica che hanno segnato le mura del C.S.O.A. Gabrio e rotto i timpani del vicinato, quest’anno i festeggiamenti del 25 Aprile si allungano fino nella sera del 26 per dare spazio ad un’esperienza catartica composta da frequenze distorte e sentimenti cacofonici. Sia punk hardcore, skreamo, o emocore, poco importa dare un nome a sentimenti e parole che aspettano solo di esprimersi senza bisogno di farsi capire. Questo rituale avrà però dellx ospitx specialx: @deathgoals (UK) e @stormo (IT), combo e prima data europea del tour che li vedrà suonare insieme per tutta Europa. 
 Ad aprire le danze abbiamo I Fango I Fango sono Stefano,Guido,Paolo e Pix. Lacrime, notine, emo e punk. Nel 2020 hanno fatto uscire il loro primo disco "Tutte quelle volte che non abbiamo pianto" registrato fra la chiesetta del rock e la stanza blu. Nati come Brucia from Savona ora hanno casa base a Torino raccontano la sfiga come piace a loro. A seguire:
 @deathgoals, duo londinese queercore, rinomato per i loro live ad alta tensione con testi disposti a spingere nel profondo moti di denuncia e protesta legati al proprio essere queer, alla salute mentale e alla militanza. Sul palco, il loro nuovo disco “COVO”, in un percorso denso di evoluzioni e trasformazioni melodiche.
 @stormo, esperienza screamo sempre in bilico tra i confini dell’emo, del punk e dell’hardcore. Il loro intento rimane quello di aprire spazi di espressione e sentimento condivise e collettivi, per dar voce a qualcosa di nuovo che forme e nome ancora non ha. Avremo l’onore di ascoltare per la prima volta in live “Tagli/Talee”, ultimo album realizzato durante il loro ultimo tour europeo. Per non lasciarsi cadere nel vuoto, seguirà un dj set di distensione emotiva curata da ✨✨Le Monhelle ✨✨
 Porta la rabbia che vorresti trovare, piangi, suda, balla con le persone con cui ti piace stare! 
 30 anni di Gabrio 80 anni di Liberazione

 NO FASHI, NO MACHI, NO NAZI
25 aprile
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ma quale vandalismo?
Di solito non prestiamo interesse alle lettere che appaiono sulla rubrica “Specchio dei tempi” del noto quotidiano cittadino essendo ricettacolo del basso ventre borghese di questa città, ma siamo stati tirati in ballo direttamente da lettrice o lettore LC che si è inventata/o atti di vandalismo durante il corteo del 25 aprile per commemorare la … Continua la lettura di ma quale vandalismo? →
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Puntata speciale 25 aprile: resistenze di ieri e di oggi.
In questa puntata del 25 aprile dell’informazione di Blackout abbiamo voluto sottolineare il legame forte e prioritario che ha la resistenza palestinese oggi con le possibilità che si aprono anche alle nostre latitudini. Parlare di resistenza non può avvenire se non in una direzione che permetta di risignificare questo concetto, guardando alle spinte di liberazione […]
L'informazione di Blackout
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25 aprile in Barriera di Milano
Il 25 aprile 1945 Torino è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia l’insurrezione, la città diventa un campo di battaglia. Barriera di Milano e le sue fabbriche sono uno dei centri delle tre ultime lunghe giornate di guerra al fascismo e all’occupazione militare. I partigiani di Barriera difesero le fabbriche dalla distruzione, perché era viva in […]
L'informazione di Blackout
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25 aprile in barriera di milano
[2024-04-25] 25 aprile in Barriera. Oggi come ieri: via fascisti e militari dai quartieri! @ lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni
25 APRILE IN BARRIERA. OGGI COME IERI: VIA FASCISTI E MILITARI DAI QUARTIERI! lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni - corso Giulio Cesare angolo corso Novara (giovedì, 25 aprile 15:00) 25 aprile. Oggi come ieri Via fascisti e militari dai quartieri Giovedì 25 aprile ore 15 alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia, dopo il ricordo ci si sposterà in corso Palermo 46 per la musica). Come ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano anarchico. Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre mani. Ilio Baroni, operaio toscano emigrato a Torino negli anni venti, era comandante della VII brigata Sap delle Ferriere. Le Sap sabotavano la produzione, diffondevano clandestinamente volantini antifascisti e si preparavano all’insurrezione. Ilio, nome di battaglia ”il Moro”, è protagonista di azioni di guerriglia. Il 25 aprile Torino è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia l’insurrezione, la città diventa un campo di battaglia. Baroni e i suoi attaccano la stazione Dora e si guadagnano un successo. Giunge una richiesta d’aiuto dalla Grandi Motori. Il Moro non esita ad aiutare i compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il fuoco. È il 26 aprile. Ilio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta la vita… Ma il fascismo non è morto il 25 aprile del 1945… Tra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste, militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo. Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno, moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover e oppositor politic e social. La gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società senza stato né padroni. Nel 1917, in pieno conflitto mondiale, lo sciopero contro la guerra e la fame si trasformò in insurrezione: ogni angolo della Barriera divenne una barricata. Per contrastare le cariche a cavallo vennero inaugurate le barricate elettrificate. In piazza Crispi c’era una scuola Moderna, dove gli operai anarchici studiavano per impadronirsi del sapere riservato ai signori, per imparare ad autogestire la società di liberi ed uguali che avevano nella testa e nelle mani. Durante il fascismo, nonostante la durissima repressione, in Barriera agiva uno dei tre gruppi anarchici clandestini di Torino. Negli anni della Resistenza la Barriera fu teatro di lotte durissime, prima in fabbrica, poi nelle strade. Difesero le fabbriche dalla distruzione, perché era viva in loro la memoria degli anni Venti, dell’occupazione delle fabbriche, della lotta in armi per cacciare per sempre i padroni. La fine del fascismo non portò la vita per la quale in tanti avevano lottato ed erano morti. Ma il filo delle lotte non si spezzò. Negli anni Sessanta e Settanta il volto della Barriera mutò: accanto ai torinesi e ai contadini piemontesi inurbati arrivarono lavoratori dal Meridione e dal Nord Est. La convivenza non fu facile. Furono le lotte comuni a rompere il muro di diffidenza e persino di razzismo tra i lavoratori piemontesi e gli ultimi arrivati. In fabbrica il nemico di tutti era sempre il padrone e chi lo serviva, nelle periferie operaie le lotte per la casa, i trasporti, le scuole, la sanità furono il fronte sul quale si ricostruì la comunità della Barriera, una comunità che diveniva includente, nella solidarietà tra eguali. Poi sono arrivati gli anni Ottanta. E poco a poco tutto è cambiato. La lotta di classe continua, ma a vincerla sinora sono stati i padroni. Ritrovare un fronte di lotta comune con gli immigrati arrivati dall’Africa, dalla Cina, dal Sudamerica, dai paesi dell’est non è sempre semplice, anche se da qualche anno qualcosa si sta cominciando a muovere. Vivere in periferia non è mai stato facile. Oggi va ancora peggio: ovunque si allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade di lavori precari, sottopagati, in nero, senza tutele. Ovunque si allunga la lista dei morti e dei mutilati sul lavoro: non sono incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute di tanta gente. In questi ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era povero è diventato ancora più povero. Il prezzo di gas e luce è raddoppiato, tanta gente è sotto sfratto o con la casa messa all’asta. Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa una merce di lusso che possono permettersi in pochi. Così dal 2015, ben prima della pandemia, per la prima volta dal 1945, l’aspettativa di vita nel nostro paese si è ridotta. Barriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate. I militari fanno sei mesi in missioni militari all’estero, sei mesi per le strade delle nostre città. Tante missioni sono in Africa, dove le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI, la punta di diamante del colonialismo italiano. La guerra per il controllo delle risorse energetiche va di pari passo con l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciarle nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. In Barriera tanti sono immigrati o figli di immigrati arrivati dal sud come i cerignolesi della piazza del mercato. Poi sono arrivate altre persone, nate in Africa, in Cina, in Sudamerica: i loro figli e nipoti vanno nelle stesse scuole e negli stessi giardinetti dei figli e dei nipoti degli immigrati degli anni Sessanta. Tanti degli attuali abitanti delle Barriera sono arrivati su un barcone e sono passati dalle prigioni in Libia e dagli hotspot in Italia. Il governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti. Nei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio. Intere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale. Ormai da mesi i militari dell’operazione “Strade Sicure” sono sbarcati in Barriera di Milano, per offrire un’illusione di sicurezza a chi fatica ad arrivare a fine mese e non riesce a pagarsi la casa o una visita privata dal medico. Torino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti. Una vetrina che i poveri che passano ore ai giardinetti non devono sporcare. L’aspirazione ad avere una socialità non mercificata va repressa. Il governo a tutti i livelli punta il dito sulle persone più povere, razzializzate, con il continuo ricatto dei documenti, per nascondere la guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove, schierandosi a fianco dei padroni grandi e piccoli. Il controllo etnicamente mirato del territorio mira a reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale. Come anarchici radicati nel quartiere da oltre quarant’anni, proviamo costruire reti solidali, iniziative di informazione, lotta, socialità negli spazi messi sotto assedio dalla polizia, in quelli minacciati di sgombero o sfratto. Con la lotta, la solidarietà il mutuo appoggio, possiamo far si che le nostre vite diventino migliori. Riprendiamoci gli spazi del quartiere militarizzati e resi deserti dalla polizia e dai militari. Proviamo ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari, polizia. Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli ospedali, dei trasporti. Costruiamo insieme assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti! Non è un’utopia ma l’unico orizzonte possibile per liberarci dallo stato e dal capitalismo. La sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le strade! La memoria non è un esercizio retorico, ma linfa che si espande tra le lotte di ieri e quelle di oggi. Da decenni hanno imbalsamato la Resistenza riducendola a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e padroni. Oggi ci vorrebbero tutti arruolati, tutti schierati nelle guerre in cui il nostro paese è impegnato direttamente o indirettamente. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo, rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Siamo a fianco della gente che, ovunque nel mondo, muore sotto le bombe, siamo a fianco di chi, ovunque nel mondo, subisce carcere e repressione per essersi opposto alla guerra. Siamo contro l’economia di guerra qui e ovunque. Siamo a fianco di chi, in ogni dove, diserta la guerra tra gli stati, che si contendono il dominio imperiale sui territori, le risorse, le vite di donne, uomini e bambin*. Siamo contro la guerra e chi la arma, a partire dal colosso armiero Leonardo, che fa buoni affari con tutti e sta per costruire a Torino la città dell’aerospazio. Siamo disertori di ogni guerra, partigiani contro ogni stato. I compagni e le compagne che lottarono per le strade di Barriera, che difesero le fabbriche dalla distruzione, avevano tra le mani il sogno di farla finita con oppressione e povertà. Erano quelli come Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, che cadde combattendo per l’anarchia. Giovedì 25 aprile ore 15 alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia, dopo il ricordo ci si sposterà in corso Palermo 46 per la musica) Domenica 28 aprile Corteo No G7 a Venaria Giardini Galileo Galilei ore 10,30 assemblea ore 14,30 manifestazione sino alla Reggia dove i ministri dei sette paesi più industrializzati discuteranno di Ambiente ed Energia. Antimilitarist* contro il G7 energia e ambiente, contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali dell'Italia Mercoledì 1° Maggio Disertiamo la guerra! ore 9 Spezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio www.anarresinfo.org
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