25 APRILE 80 VOGLIA DI RESISTENZA!
Spazio Popolare Neruda - Corso Ciriè 7, 10124, Torino
(venerdì, 25 aprile 13:30)
📍Corso Cirié 7
🕜 13:30 Laboratorio di stampa con associazione Vicolo Grosso
🕑 14 Concentramento e passeggiata in quartiere
🕡 18:30 Esposizione manifesti resistenti e aperitivo
Anche quest'anno attraversiamo le strade del nostro quartiere ricordando le
persone che hanno donato la vita per la libertà di tutt3 noi, i momenti della
lotta che hanno avuto luogo nel nostro territorio e i temi su cui ancora oggi ci
impegnamo a lottare.
Anche 80 anni dopo non si è esaurita la nostra voglia di combattere contro le
ingiustizie per un mondo migliore!
In un mondo che si prepara alla guerra bruciando miliardi per comprare armamenti
e dove da un anno e 6 mesi prosegue con sempre più ferocia il genocidio verso il
popolo palestinese, pensiamo sia quantomai attuale celebrare l'esempio che la
lotta partigiana ci ha insegnato.
In questa giornata attraversemo le piazze e le strade del nostro quartiere che
ancora portano i nomi di chi ha guidato le invasioni coloniali, per
risignificarle con le storie di chi ha lottato per resistere alle occupazioni
coloniali portate avanti dall'Italia e dagli altri paesi europei.
È importante ricordare e celebrare queste storie perché ci guidino nelle lotte
all'imperialismo e al razzismo che portiamo avanti qui ed ora.
📢 Ci vediamo davanti al Neruda per celebrare insieme la festa della
liberazione!
Tag - 25 aprile
25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(venerdì, 25 aprile 13:00)
Ci avviciniamo a celebrare l'80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un'atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella "pacifica" Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all'intensificarsi del genocidio in Palestina, all'aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
"democratica" Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall'essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l'ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l'appello a costruire "il giorno dopo" della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all'azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell'opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un'alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l nostr compagn, sicur
che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di
resistenza.
Fino alla rivoluzione
PROGRAMMA
Ci avviciniamo a celebrare l’80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un’atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella “pacifica” Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all’intensificarsi del genocidio in Palestina, all’aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
“democratica” Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall’essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l’ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l’appello a costruire “il giorno dopo” della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all’azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell’opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un’alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l* nostr* compagn*,
sicur* che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi
di resistenza.
Fino alla rivoluzione
★ PROGRAMMA ★
NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO - PRESENTAZIONE ZAPRUDER
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(martedì, 15 aprile 18:00)
1° Appuntamento verso il 25 Aprile!
MARTEDì 15 APRILE
Ore 18:00
Attraverso l'ultimo numero di Zapruder "La mia patria è il mondo intero",
guardiamo alla storia dei movimenti italiani di solidarietà alle lotte
decoloniali e rivoluzionarie del mondo, per riflettere con occhio critico sui
limiti e le potenzialità delle nostre pratiche attuali.
Vogliamo aprire una discussione collettiva sulle prospettive della solidarietà
rivoluzionaria e su quali forme efficaci essa possa assumere, ragionando su
ipotesi concrete e urgenti.
Tra queste, la necessità di potenziare la nostra lotta a fianco del popolo
palestinese per mettere fine al genocidio sionista e al colonialismo Israliano e
la volontà di rispondere alla chiamata internazionale delle comunità
rivoluzionarie Zapatiste.
La presentazione sarà intervallata da brani musicali connessi alle lotte di
resistenza narrate nel numero.
Segue aperitivo e dj set per accompagnare le chiacchiere!
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
CON AMORE E RABBIA CONTRO FASCISMO, GUERRA E REPRESSIONE
Asti - Piazza S. Martino, 4
(venerdì, 25 aprile 15:00)
CONCERTO 25 APRILE - STORMO DEATH GOALS FANGO
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(sabato, 26 aprile 22:00)
26 APRILE - ore 22:00
Per ripercorrere i trent’anni di musica che hanno segnato le mura del C.S.O.A.
Gabrio e rotto i timpani del vicinato, quest’anno i festeggiamenti del 25 Aprile
si allungano fino nella sera del 26 per dare spazio ad un’esperienza catartica
composta da frequenze distorte e sentimenti cacofonici. Sia punk hardcore,
skreamo, o emocore, poco importa dare un nome a sentimenti e parole che
aspettano solo di esprimersi senza bisogno di farsi capire.
Questo rituale avrà però dellx ospitx specialx: @deathgoals (UK) e @stormo (IT),
combo e prima data europea del tour che li vedrà suonare insieme per tutta
Europa.
Ad aprire le danze abbiamo I Fango
I Fango sono Stefano,Guido,Paolo e Pix. Lacrime, notine, emo e punk.
Nel 2020 hanno fatto uscire il loro primo disco "Tutte quelle volte che non
abbiamo pianto" registrato fra la chiesetta del rock e la stanza blu. Nati come
Brucia from Savona ora hanno casa base a Torino raccontano la sfiga come piace a
loro.
A seguire:
@deathgoals, duo londinese queercore, rinomato per i loro live ad alta tensione
con testi disposti a spingere nel profondo moti di denuncia e protesta legati al
proprio essere queer, alla salute mentale e alla militanza. Sul palco, il loro
nuovo disco “COVO”, in un percorso denso di evoluzioni e trasformazioni
melodiche.
@stormo, esperienza screamo sempre in bilico tra i confini dell’emo, del punk e
dell’hardcore. Il loro intento rimane quello di aprire spazi di espressione e
sentimento condivise e collettivi, per dar voce a qualcosa di nuovo che forme e
nome ancora non ha. Avremo l’onore di ascoltare per la prima volta in live
“Tagli/Talee”, ultimo album realizzato durante il loro ultimo tour europeo.
Per non lasciarsi cadere nel vuoto, seguirà un dj set di distensione emotiva
curata da ✨✨Le Monhelle ✨✨
Porta la rabbia che vorresti trovare, piangi, suda, balla con le persone con cui
ti piace stare!
30 anni di Gabrio
80 anni di Liberazione
NO FASHI, NO MACHI, NO NAZI
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 14 marzo. Economia di guerra. Le parole proibite di Trump.
> Antimilitarist al cantiere della città dell’Aerospazio…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Economia di guerra
Spesa militare, dazi, dinamiche inflattive, impoverimento e i guerrafondai del
15 marzo
La scorsa settimana abbiamo cominciato a ragionare sulle implicazioni del
programma di riarmo europeo che il parlamento UE ha approvato l’altro ieri.
Oggi proveremo ad approfondire l’effetto devastante che il ciclone von der
Leyen, sommandosi al ciclone Trump, avrà sulle vite di chi vive in Europa.
Nel frattempo la sinistra istituzionale italiana si è sfracellata sul ReArm
Europe. La manifestazione in difesa dell’Europa, cui si erano accodati tutt
proprio perché sottilmente ambigua sulla guerra, ha finito con l’imbarazzare
alcuni. Ma si tratta di sottigliezze.
La questione vera è la necessità di una risposta internazionalista e classista
alle politiche guerrafondaie che ci stanno sprofondando nel baratro della terza
guerra mondiale.
La miscela di liberismo estremo e warfare potrebbe essere esplosiva. In tempi
non troppo lontani.
Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche
Le parole proibite di Trump
Dopo l’epurazione dei dipendenti federali scomodi arriviamo alla censura dei
termini sgraditi all’amministrazione razzista, omofoba, transfobica, misogina
statunitense.
Con effetti tanto paradossali da risultare ridicoli: peccato che ci sia ben poco
da ridere.
Molti termini diventeranno parole proibite, da cancellare dai documenti pubblici
e dalle policy dei vari uffici federali. Secondo quanto ricostruito negli ultimi
giorni dal New York Times, infatti, numerosi atti e raccomandazioni inviati
dall’amministrazione Trump a uffici statali e istituzioni pubbliche
inviterebbero alla rimozione di una serie di vocaboli e espressioni da siti
internet, pubblicazioni rivolte al pubblico, programmi di formazione e persino
da alcuni curriculum scolastici. Alcuni documenti parlano di una vera e propria
messa al bando, altri sconsigliano caldamente di utilizzare espressioni che
rimandino all’orientamento sessuale e all’identità di genere, all’inclusione
delle comunità razzializzate, all’attivismo, al mutamento climatico ed alla
tutela dell’ambiente e ad altri ambiti considerati dalla destra americana come
affini alla cosiddetta cultura woke .
Particolarmente feroce è la censura di genere: per esempio dal sito del New
York’s Stonewall National Monument, il luogo che ricorda la prima sollevazione
del movimento LGBTQ+ contro la repressione delle forze dell’ordine nel 1989, è
stato cancellato ogni riferimento alle persone transgender, che pure furono
invece fondamentali per lo scoppio della rivolta; in generale, la sigla LGBTQ+ è
ridotta sistematicamente in ogni comunicazione ufficiale a LGB: le persone
transgender e queer sono cancellate. Per ora dalle carte. In seguito?
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri
No alla città dell’aerospazio!
Lo scorso 10 marzo, a sorpresa, un gruppo di antimilitarist* ha vivacemente
contestato l’avvio dei lavori di demolizione e scavo preliminari alla
costruzione di nuovo polo bellico a Torino.
Un’azione di battitura con fumogeni, cartelli, scritte e interventi diretti ad
automobilisti e passanti, si è tenuta in corso Marche, alla ex palazzina 37
della Alenia Aermacchi, in stato di abbandono da lunghi anni.
Vecchi abiti, scarpe e oggetti di uso quotidiano insanguinati sono quello che
resta dopo la guerra, i bombardamenti, i droni intelligenti. Le industrie d’armi
producono morte. Non dimentichiamolo.
Dopo un’ora a mezza di battitura gli/le antimilitarist* si sono spostat* al
mercato di corso Brunelleschi per dar vita ad un punto informativo tra gli
abitanti del quartiere.
La Città dell’Aerospazio non deve decollare! Continueremo a metterci di mezzo.
Appuntamenti:
Sabato 12 aprile
Sabotare la guerra
Disarmare l’Europa
giornata antimilitarista
ore 10,30 presidio al Balon
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Noi pratichiamo il disfattismo rioluzionario
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Venerdì 25 aprile
ore 15
alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni
in corso Giulio Cesare angolo corso Novara
dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, il Cor’occhio nel canzoniere anarchico e antifascista
(in caso di pioggia ci troviamo in piazza Crispi).
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
www.anarresinfo.org
Di solito non prestiamo interesse alle lettere che appaiono sulla rubrica
“Specchio dei tempi” del noto quotidiano cittadino essendo ricettacolo del basso
ventre borghese di questa città, ma siamo stati tirati in ballo direttamente da
lettrice o lettore LC che si è inventata/o atti di vandalismo durante il corteo
del 25 aprile per commemorare la … Continua la lettura di ma quale vandalismo? →
In questa puntata del 25 aprile dell’informazione di Blackout abbiamo voluto
sottolineare il legame forte e prioritario che ha la resistenza palestinese oggi
con le possibilità che si aprono anche alle nostre latitudini. Parlare di
resistenza non può avvenire se non in una direzione che permetta di
risignificare questo concetto, guardando alle spinte di liberazione […]
Il 25 aprile 1945 Torino è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia
l’insurrezione, la città diventa un campo di battaglia. Barriera di Milano e le
sue fabbriche sono uno dei centri delle tre ultime lunghe giornate di guerra al
fascismo e all’occupazione militare. I partigiani di Barriera difesero le
fabbriche dalla distruzione, perché era viva in […]