Il cimitero delle Fontanelle e la difesa dei beni pubblici nel rione Sanità
NapoliMONiTOR - Wednesday, March 6, 2024Negli ultimi quindici anni il rione Sanità ha vissuto lotte importanti per la difesa e il rilancio di spazi e servizi pubblici minacciati dalla privatizzazione e dalla negligenza istituzionale. Riuniti nella forma del comitato, i cittadini hanno impedito la chiusura dell’ospedale San Gennaro prevista dai commissari regionali con i tagli alla sanità pubblica; hanno riaperto, ripulito e reso agibile il parco San Gennaro ogni volta che l’incuria dei servizi comunali lo condannava all’abbandono e alla chiusura; e nel 2010 hanno occupato il cimitero delle Fontanelle, che veniva aperto solo durante il Maggio dei monumenti, per chiedere che il Comune lo riaprisse e se ne prendesse cura stabilmente.
Sono tutte vicende ancora aperte, in cui i comitati sono tuttora vigili e presenti, ma il cui esito è perennemente in bilico, esposto a dinamiche opache, interessi non definiti, a forze che provano a sottrarsi a un controllo democratico. Dopo la riapertura a furor di popolo del parco San Gennaro, circa un anno fa (dopo quattro anni di chiusura), sono appena cominciati i lavori di ripristino con fondi gestiti dal Comune. Intanto, da alcuni mesi, circola una bozza di regolamento comunale in via di approvazione, che prevede la possibilità di affidare la gestione dei parchi pubblici ai privati attraverso un bando “vincolato a norme di autosufficienza economica”. Il comitato ha quindi promosso un appello rivolto a tutta la città contro l’ennesimo tentativo di privatizzazione strisciante, esigendo che il Comune si prenda le responsabilità che gli spettano, assicurando la manutenzione, la guardiania e l’apertura regolare dei parchi, escludendo ogni affidamento a società private o del terzo settore, e stipulando dove possibile protocolli d’intesa con comitati civici che si occupino di tutelare e animare gli spazi.
Nell’ospedale dirimpetto al parco, un altro comitato, che da tempo vi ha stabilito un presidio al suo interno, vigila sull’attuazione delle misure previste dai tavoli avviati con Regione e Asl Napoli 1, in primo luogo un “ospedale di comunità” che dovrebbe disporre di venti posti per malati cronici. Intanto a novembre ha aperto l’Hospice, una struttura di accoglienza per malati terminali, la prima pubblica a Napoli. Si insiste poi per potenziare il Punto di primo intervento con nuove apparecchiature; per allestire sale chirurgiche, un centro diurno per anziani, nuovi ambulatori e anche un centro per la salute mentale. Su un piano più generale, il comitato lavora per una rete regionale contro la privatizzazione della sanità, che sia anche capace di elaborare piani alternativi a quelli stabiliti dalle istituzioni.
La lotta per la riapertura del cimitero delle Fontanelle, invece, ha avuto un’evoluzione diversa, a suo modo emblematica dello spirito dei tempi e degli orientamenti politici dominanti. Antica cava di tufo (circa cinquemila mq di superficie) usata fin dal sedicesimo secolo per seppellire fuori le mura le vittime di terremoti, epidemie e altre calamità, dopo la costruzione del cimitero di Poggioreale diventa l’ossario della città: vi finiscono i resti degli ipogei e quelli che emergono nel corso delle ristrutturazioni urbanistiche. Nel 1872, per volontà della Curia, le ossa vengono riordinate lungo le pareti in un allestimento fortemente simbolico che di fatto trasforma il sito in un monumento, con rudimentali cappelle, altari, punti di preghiera e scolatoi. Il culto delle “anime pezzentelle”, rivolto a questi resti umani anonimi, in particolare l’adozione e la cura dei teschi in cambio di protezione, nasce negli anni Trenta del Novecento, ha il suo apice nel secondo dopoguerra e termina già alla fine degli anni Sessanta, quando il cardinale Ursi decide che la devozione sta degenerando in feticismo e ordina la chiusura del cimitero, in linea con le istanze di modernizzazione della Chiesa introdotte dal Concilio Vaticano II.
Negli anni Settanta il luogo è scarsamente frequentato, ma il revival delle culture popolari che imperversa in quegli anni rimette in circolo una versione mitica del culto delle “capuzzelle”, che rimanda a una religiosità popolare autonoma e quasi antagonista alle gerarchie ecclesiastiche, che uno studioso come Rocco Civitelli ha mostrato nella sua inconsistenza ma che tuttora esercita un grande fascino su turisti e visitatori. Negli anni Ottanta il luogo viene riscoperto da un comitato “per la rinascita” del quartiere, che lo adotta e organizza visite aperte alla città. Alla fine degli anni Novanta, il comune di Napoli, che ha la responsabilità della gestione, avvia un piano di messa in sicurezza dell’intera struttura. I lavori terminano nel 2006, ma il cimitero resta chiuso al pubblico. Così nel 2010 un centinaio di persone – molte delle quali si erano già spese per la riapertura del parco San Gennaro – occupano la cava e chiedono di essere ricevute dal sindaco Iervolino. Intanto, per quattro mesi, la riaprono organizzando la pulizia e le visite guidate. La protesta fa rumore e il sindaco si vede costretto a riaprire il sito in tutta fretta, ma senza organizzarne la fruizione attraverso un servizio dedicato, come richiesto dal comitato.
Sono passati quindici anni da allora. Il rione Sanità è oggi investito in pieno dall’impatto del turismo di massa che ha colpito l’intero centro storico della città. I set cinematografici, i murales, le notti bianche, gli articoli del New York Times che ne magnificano i tesori artistici e le specialità gastronomiche, si riferiscono allo stesso luogo che fino a dieci anni fa veniva caldamente sconsigliato dalle guide ed era sconosciuto non solo ai turisti ma agli stessi napoletani di altri quartieri.
I più lungimiranti in questo nuovo scenario si sono rivelati i giovani raccolti intorno alla basilica di Santa Maria della Sanità, di cui è stato parroco per molti anni padre Antonio Loffredo. Questo gruppo, attraverso la cooperativa La Paranza, gestisce da quindici anni le catacombe di San Gennaro e quelle di San Gaudioso, luoghi-apripista per i primi flussi turistici nel rione. Le attività di cura e valorizzazione dei due siti sono il fulcro di un’azione cresciuta a dismisura nel tempo, da un lato ripristinando spazi inagibili o abbandonati di proprietà della Chiesa, dall’altro affidando gli stessi ad attività sociali – finanziate perlopiù da privati –, oppure a servizi commerciali offerti in regime di mercato. Sotto la regia di Loffredo, nel 2014 si è costituita la fondazione di comunità San Gennaro, per governare e alimentare questo processo. Intanto si aggregavano all’impresa partner numerosi e influenti – tra cui alcune delle maggiori aziende, banche e fondazioni del paese, oltre a diverse multinazionali –, ma una menzione speciale va alla fondazione Con il Sud di Carlo Borgomeo e l’associazione L’altra Napoli di Ernesto Albanese, non solo per la quantità di risorse investite, ma per il contributo offerto alle narrazioni sulla “rinascita del rione” e sul “modello Sanità” che hanno rotto gli stretti confini del quartiere per affermarsi in un campo molto più ampio, che riguarda le politiche di governo e il dibattito sulla forma futura della città.
Non è un caso quindi che nel 2016 il sindaco de Magistris firmasse un protocollo d’intesa con la parrocchia di Santa Maria del Carmine, adiacente al cimitero delle Fontanelle, incaricando i servizi comunali di studiare una strategia per la “valorizzazione” del sito. Nel 2021 il cimitero ha chiuso di nuovo per lavori urgenti, ma intanto a de Magistris subentrava Manfredi ed era ormai matura la “svolta”, ovvero l’affidamento del cimitero ai privati. Per facilitare le cose, e superare il protocollo del 2016, il Comune ha pubblicato un avviso pubblico aperto al terzo settore e ad aggiudicarselo, nonostante la concorrenza di due grossi enti operanti nel campo, è stata la cooperativa La Paranza, che intanto si era aggiudicata anche l’appalto per la gestione della Piscina Mirabilis, un antico acquedotto romano nei Campi Flegrei.
Il 14 luglio 2023 il sindaco Manfredi, davanti al vescovo Battaglia, ai vertici di fondazione San Gennaro, fondazione Con il Sud e L’Altra Napoli, sotto lo sguardo elettrizzato della vicedirettrice di Repubblica Conchita Sannino, annunciava nella cava delle Fontanelle l’avvenuto passaggio di consegne – compresa la notizia che il biglietto d’ingresso sarebbe costato dieci euro (salvo per i residenti della terza municipalità). Tra i convenuti, naturalmente, c’erano anche soci e dipendenti della cooperativa, cui spetterà la gestione del sito. Quel giorno c’ero anch’io, ma l’unica cosa che riuscivo a vedere, mentre ascoltavo distratto le loro benintenzionate parole, era il compiacimento sui volti di politici, imprenditori, professionisti, prelati, professori universitari, giornalisti in carriera e altri mediatori tirati a lucido intorno a me – una piccola scelta, ma qualificata, della classe dirigente locale – tutti fieramente concordi, senza distinzione tra ruoli pubblici e privati, nell’opera di edificazione della città neoliberista – di cui quel giorno si celebrava una tappa non marginale.
Il 31 ottobre 2023 è stato stipulato l’accordo di partenariato e la riapertura del sito dovrebbe essere imminente. (luca rossomando)