Sognare i boulevard. Come le classi dirigenti vogliono espandere il modello turistico del centro storico

NapoliMONiTOR - Friday, March 22, 2024
(disegno di otarebill)

Il 20 marzo in un’aula della sede centrale dell’università Federico II si è tenuta una conferenza intitolata “Destinazione Napoli. Riqualificazione e promozione del centro storico” organizzata da alcuni studenti della facoltà di giurisprudenza riuniti nell’associazione Ius (Innovazione universitaria studentesca). Le persone invitate a parlare sono rappresentanti delle istituzioni più coinvolte nei progetti di riqualificazione della città.

In apertura del convegno, i relatori declamano la stretta collaborazione tra governo – rappresentato da Luciano Schifone, già esponente del Movimento sociale italiano e oggi consigliere del ministro della cultura Sangiuliano sulle questioni del mezzogiorno –, amministrazione comunale – con la vicesindaca e assessore all’urbanistica Laura Lieto –, università – nelle vesti del rettore Matteo Lorito –, e i maggiori enti culturali, con la presenza tra gli altri di Paolo Giulierini, direttore uscente del Museo archeologico nazionale (Mann).

Gli interventi sono autocelebrazioni del proprio operato ed elogi alla “nuova Napoli”, la Napoli del futuro, partendo da un assunto condiviso da tutti: il presente del centro storico costituisce la migliore delle versioni possibili di quest’area cittadina e l’obiettivo, per chi la governa e per chi ci lavora, consiste nell’estendere tale modello dal centro a tutte le aree urbane.

Per questo motivo tutta l’attenzione dei convenuti è riposta su una precisa porzione spaziale, la traiettoria che dalla sede del Mann passando per via Foria arriva a piazza Carlo III, sede di Palazzo Fuga, l’ex Albergo dei poveri, per il quale sono stati stanziati centrotrenta milioni da utilizzare entro il 2026.

Via Foria oltre a essere un’importante arteria di collegamento tra il centro della città, diversi quartieri residenziali e l’area est, rappresenta una soglia tra due ondate turistiche; se dal 2014 al 2018 i primi flussi si sono concentrati per lo più nel perimetro del centro antico, a sud di via Foria, dal 2019 a oggi il fenomeno si è esteso proprio lungo l’arteria coinvolgendo il rione Sanità, la zona di via Duomo e Forcella.

Intorno al già avviato progetto di valorizzazione del museo archeologico si addensano numerose altre iniziative con l’obiettivo di convertire l’area in zona attrattiva per turisti e nuovi potenziali abitanti. A tal proposito, il collegamento tra il Mann e la Galleria Principe è cominciato con la chiusura dei porticati della galleria attraverso l’istallazione di pannelli rigidi e l’espulsione delle persone senza fissa dimora che vi dormivano abitualmente.

Proseguendo verso est si trovano i giardinetti di via Foria che – secondo una recente dichiarazione del sindaco – “da sempre regno di degrado, nonostante i soldi spesi negli anni, saranno riqualificati con un modello che coinvolge gli abitanti e le associazioni presenti sul territorio a partire da Mani Tese”, un’associazione che nel casotto appena fuori l’uscita della metro Museo, concessogli ai tempi della giunta Iervolino, tiene un periodico mercatino dell’usato.

Per la linea 2 della metropolitana, all’altezza di piazza Cavour, un progetto sovvenzionato con fondi Pnrr prevede una ristrutturazione che – sempre secondo Manfredi – porterà alla “rigenerazione” dell’intera area: “La nuova piazza – ha sostenuto il sindaco – con la moderna stazione di Trenitalia sarà più direttamente collegata al rione Sanità attraverso lavori che elimineranno l’attuale dislivello, che è una sorta di barriera tra l’infrastruttura e il quartiere”.

Il rione Sanità è meta di ingenti flussi turistici ormai da alcuni anni. Attività di ristorazione sono sorte per sfruttare le nuove opportunità e attività preesistenti hanno adeguato la loro offerta e i loro prezzi alla clientela di passaggio. A oggi, riunendo gli annunci registrati nelle aree amministrative di Stella e San Carlo all’Arena, si contano 692 interi appartamenti devoluti al mercato degli affitti brevi, a cui bisogna aggiungere gli ostelli e le tradizionali strutture ricettive. Un ruolo di primo piano, nell’aprire il quartiere a questi flussi, lo ha avuto il terzo settore, in particolare le iniziative che hanno fatto capo prima alla parrocchia del prete imprenditore Antonio Loffredo e poi alla fondazione di comunità San Gennaro, un ente creato appositamente per guidare e sovvenzionare questo tipo di processo, l’ultimo esito del quale è la privatizzazione del cimitero delle Fontanelle.

Il perno del convegno ruota però intorno alla riqualificazione del Real Albergo dei poveri, una struttura settecentesca di circa centomila metri quadrati andata progressivamente in disuso a partire dal secondo dopoguerra. Il progetto prevede tre funzioni principali: lo sdoppiamento del Mann con una nuova area per accogliere un museo pompeiano multimediale, lo sdoppiamento della Biblioteca Nazionale e infine la funzione universitaria affidata alla Federico II e alla Scuola Superiore Meridionale – scuola di alta formazione nata come costola della Federico II nel 2019. La presenza dell’università verrebbe poi rinforzata dall’insediamento di uno studentato, sulla cui gestione non è stata data alcuna informazione. Il motivo per cui un nuovo studentato verrà costruito in questo edificio appare però evidente dalle parole della professoressa Picone, curatrice del programma di restauro dei lavori: “È stata una scelta del Comune, perché si vuole riempire di vita l’Albergo dei poveri, farlo vivere non solo nelle ore in cui sono aperti i musei e le altre attività, ma anche di notte quando gli studenti andranno a dormire”.

Il ruolo degli studenti si percepisce anche nell’intervento di Schifone, quando afferma che “bisogna fare attenzione a non costruire la cattedrale nel deserto, intorno non possiamo avere una situazione di degrado, il progetto è fare di via Foria un percorso culturale, una grande strada che diventi il boulevard Carlo III, la strada della cultura che può inebriare i turisti e gli studiosi che verranno”.

Il riferimento ai boulevard di Schifone è pertinente rispetto agli obiettivi meno espliciti dei progetti in questione. I boulevard nascono a Parigi subito dopo i moti del 1848 per facilitare la circolazione di merci e persone, sventrare i quartieri popolari e rendere più difficili barricate e rivolte. Nella versione contemporanea in salsa napoletana si aprono vie turistiche su strade preesistenti con l’obiettivo di riqualificare le aree adiacenti espellendo gli abitanti storici e facendo spazio ai più innocui turisti e studenti.

Da parte sua, la vicesindaca Lieto, dopo avere annuito con pregevole autocontrollo ai vaneggiamenti del vecchio avvocato missino, per non essere da meno ribadisce con toni entusiasti che la riqualificazione di Palazzo Fuga è in continuità con il modello di sviluppo voluto dalla sua giunta, parlando del progetto come di un’azione integrata con gli interventi previsti per il centro storico. In questo caso, progetto integrato significa smistamento dei flussi dal centro verso le aree adiacenti, intervenendo su piazze e quartieri con la presenza studentesca e convertendo le strade di collegamento in percorsi turistici.

L’insieme di queste politiche, sostenute dalle amministrazioni, sposate dagli enti formativi e culturali fino al terzo settore, indirizzano e guidano la turistificazione di zone sempre più estese della città. “Il centro storico resta malgrado tutto abitato e mantiene la propria attrattiva”, afferma Lieto, sfiorando il lato oscuro della questione. Nell’intervento della vicesindaca parole come mixité, stratificazione, comunità, lingua vengono poste a testimonianza di un patrimonio culturale da mettere al servizio dello sguardo esterno, da valorizzare e tutelare in quanto risorsa attrattiva per il turista. Naturalmente, niente è detto sulla crescente crisi abitativa, sulle pessime condizioni di lavoro su cui prospera il settore commerciale e sul destino di espulsione che attende gli abitanti di queste aree.

A tal proposito, e per concludere in bellezza, è il caso di dirlo, il padrone di casa rettore Matteo Lorito sostiene di avvertire in giro “un’energia importante; i problemi ci sono, non sono pochi, ma tutte le istituzioni sono pronte, è una missione comune che il centro storico ci restituisce in bellezza, perché questi luoghi, al di là del loro valore urbanistico, storico, monumentale, esprimono valori anche di convivenza civile che oggi diventano attrattivi, c’è gente che gira per i vicoli di Napoli per vedere come vivono le persone nei vicoli, che di per sé è una grande valenza, magari sono inconsapevoli delle problematiche, ma per noi è di grande valenza. Su questo stiamo investendo molto”. (barbara russo)