Roghi di periferia. Amianto e ritardi nella bonifica della discarica abusiva di via Mastellone a Barra
NapoliMONiTOR - Tuesday, May 14, 2024A Barra, nella VI Municipalità di Napoli, da almeno tre anni si verificano frequenti roghi dolosi nell’ex campo rom di via Mastellone, sgomberato nell’agosto 2021. Il più vasto, lo scorso luglio, ha terrorizzato e appestato per giorni l’intera area orientale. Da oltre dieci anni, stando alle ricostruzioni dei residenti e dei tanti attivisti¹, si rivendica la messa in sicurezza della discarica abusiva.
Nel 2022, Asia Napoli ha effettuato un sopralluogo e formulato un preventivo² per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti speciali presenti sul suolo e nel sottosuolo: sono necessari cinque milioni di euro. Se a oggi nulla è stato fatto è perché non si è stati in grado di reperire quei fondi.
Via Mastellone presenta un gran numero di rischi ambientali. Almeno fino a febbraio scorso si intravedevano fuoriuscire dal sottosuolo delle fumarole di composti chimici ancora non identificati. Interrogato, nel corso di una tavola rotonda organizzata a Ponticelli il 3 febbraio scorso dai comitati civici e dal decanato dell’area orientale, l’assessore comunale con deleghe Salute, Verde e Rifiuti, Vincenzo Santagada, rassicurava del fatto che le immissioni nocive in atmosfera fossero pienamente entro i limiti di legge. Sollecitato in più sedi, il Comune richiedeva un’ulteriore campagna di monitoraggio, poi effettivamente condotta da Arpac e pubblicata a metà febbraio, che confermava valori entro i limiti legali³. Come si dirà a breve, si spera che la prevista installazione di una nuova centralina nelle immediate vicinanze della discarica fornisca informazioni ancora più precise, anche in considerazione della presenza di due complessi scolastici in zona.
Questo per quanto riguarda la qualità dell’aria. Si attendono, invece, ulteriori informazioni sul rischio di inquinamento idrico, dato che la discarica di via Mastellone insiste su un’area storicamente paludosa e nella quale la profondità della falda potrebbe fare la differenza. Se sono effettivamente presenti inquinanti di natura chimica nel sottosuolo, il rischio non è da sottovalutare. Tra l’altro, nei pressi della discarica ci sono orti e serre i cui prodotti finiscono sulle nostre tavole.
Poi c’è sempre il rischio di incendi dolosi. Occorre dire che da fine gennaio scorso l’ex campo rom di via Mastellone è stato sottoposto a sequestro giudiziario, in seguito all’ennesimo grande incendio e alle proteste dei cittadini. La presenza dell’autorità giudiziaria e di alcune volanti non ha, purtroppo, evitato del tutto né ulteriori sversamenti, né ulteriori roghi: un nuovo incendio è stato appiccato, quasi provocatoriamente, poco dopo la tavola rotonda del 3 febbraio.
Nel corso di quella tavola rotonda, l’assessore Santagada si impegnava a coinvolgere i comitati civici dell’area orientale nei tavoli tecnici promossi dalla Prefettura, ma va detto che nessuno ha avuto la cura di trasmettere gli inviti e neppure i risultati ai comitati. A questo grave demerito della comunicazione municipale ha fatto da contraltare la sempre encomiabile vigilanza della professoressa Mariarosaria De Matteo (Barra R-Esiste), che ha permesso di reperire le informazioni necessarie.
Dall’incontro di fine febbraio in Prefettura si evince che il prefetto abbia dato mandato di spegnere le fumarole ancora attive; che Arpac debba installare una nuova centralina nei pressi della discarica; che l’Asl stia provvedendo a un dossier sulla situazione epidemiologica dell’area interessata e che il Comune si impegna a piazzare telecamere agli ingressi e a racimolare fondi per la rimozione dei rifiuti in superficie. Insomma, il pressing dell’autorità giudiziaria ha dato alcuni frutti.
Quel che non era ancora emerso pubblicamente finora – ed è di assoluta urgenza – riguarda l’effettiva quantità di manufatti contenenti amianto presenti nella discarica. Due anni fa, l’assessore all’ambiente pro-tempore, Paolo Mancuso, accennò alla presenza di amianto nella discarica di via Mastellone, nel corso di un consiglio della VI Municipalità. In seguito ad altre tre richieste dell’autorità giudiziaria, il 9 maggio scorso il comune di Napoli ha finalmente dato seguito alla promessa fatta in febbraio e ha ratificato il prelievo di seicentomila euro dal fondo di riserva, che si aggiungono ad altri quattrocentomila precedentemente stanziati per la rimozione dei rifiuti in superficie. Questa decisa accelerazione deriva dall’incidenza, verificata “sulla base di esperienze pregresse”, di una quota di materiale contenente amianto equivalente a circa il venti per cento del totale dei costi connessi a rimozione e smaltimento⁴. Ciò non toglie che occorrerebbe chiarire ai cittadini i tempi e i modi in cui le citate “esperienze pregresse” hanno permesso di individuare per vie ufficiali la presenza di un inquinante notoriamente cancerogeno come l’amianto, quindi giustificare pubblicamente i ritardi nell’intervento risolutore.
La salute pubblica nella zona è di per sé assai precaria. L’eccesso di mortalità registrabile nell’intera area orientale di Napoli, via Mastellone inclusa, andrebbe collegato a una più chiara individuazione delle possibili cause. Come ampiamente dimostrato da Paolo Fierro – vicepresidente di Medicina Democratica Onlus e pilastro delle mobilitazioni per ambiente e salute nella città metropolitana di Napoli – gli strumenti utili in tal senso non sono aggiornati dal 2017, per quanto riguarda il Registro epidemiologico comunale e il Registro tumori, e addirittura dal 2005 per quanto riguarda il Registro nominativo delle cause di morte. Gravissima responsabilità del Comune e dell’Asl Napoli 1, ci dice Paolo Fierro, soprattutto se pensiamo che gli ultimi dati disponibili testimoniavano del fatto che nella VI Municipalità c’era un eccesso di mortalità per linfomi e leucemie e un eccesso di decessi per patologie respiratorie, rispetto alla media cittadina. Quindi, paghiamo ogni ritardo nelle indagini sanitarie con la nostra pelle e attendiamo con ansia i risultati del dossier promesso dall’Asl in febbraio.
Non si può aprire in questa sede, ma va citato per meglio comprendere la vulnerabilità del contesto territoriale, l’enorme discorso sulle fragilità socio-economiche e i deficit nella partecipazione politica registrabili nei quartieri orientali di Napoli⁵, che interagiscono nel limitare la possibilità dei cittadini di accedere alle cure mediche, all’informazione e alla vita democratica. In una sola frase, condannano alla condizione di periferia.
Tornando al piano amministrativo, lo stanziamento di un milione di euro approvato il 9 maggio scorso per la rimozione dell’amianto, è certo una notizia positiva, ma non deve distogliere l’attenzione dai canali di reperimento di fondi pubblici per la definitiva bonifica. Finora pare si sia ignorata la disciplina ministeriale e di competenza regionale sui Siti Orfani, così come la misura M2C4, investimento 3.4, del Pnrr⁶. Al contrario, a fine aprile è passata, con l’avallo di Comune e Regione, l’ipotesi di traslare la bonifica di via Mastellone tra le misure di compensazione ambientale previste per la realizzazione del nuovo impianto di bio-digestione di via De Roberto a Ponticelli e finora destinate al recupero di un’altra area abbandonata compresa tra via Vesuvio e via Gianturco. Ora, si può anche ammettere che reperire i cinque milioni di euro previsti da Asia per la bonifica della ex discarica di Barra sia un impegno oneroso per la pubblica amministrazione, ma ciò non giustifica i ritardi, in un contesto così fragile, e ciò non toglie che il privare la città di uno spazio da recuperare poiché non si è stati in grado, finora, di recuperarne un altro non sia una soluzione, ma un gioco di prestigio.
Ricapitolando: più rapida messa in sicurezza e bonifica; maggiore trasparenza sui ritardi accumulati; rispetto delle prescrizioni normative vigenti e riconoscimento dei canali di finanziamento fin qui ignorati; chiarezza nella comunicazione e nelle modalità di accesso del pubblico interessato al processo decisionale; chiarezza sui risultati delle caratterizzazioni già effettuate, in specie per quanto riguarda l’amianto; aggiornamento degli strumenti di screening sanitario; nessuna compensazione. Ognuno di questi punti è parte della piattaforma formulata dai comitati civici dell’area orientale nel corso della riunione della Commissione Ambiente e Mare del Comune, del 10 maggio scorso. Una riunione durante la quale i cittadini hanno ribadito la propria fiducia nelle istituzioni, ma è chiaro a tutti che questa fiducia vada riconquistata, al più presto. (valerio caruso)
¹ Impossibile citarli tutti in questa sede. Mi limito a ricordare la rete Barra R-Esiste e il Comitato per la bonifica ex campo rom di via Mastellone. Tutte le associazioni che hanno aderito alla fase più recente della protesta sono individuabili qui.
² Disponibile come allegato alla Deliberazione di Giunta Comunale n. 163/2024 del 09/05/2024 e accessibile online a questo link.
³ Si veda questa pagina inserendo “Barra” nella barra di ricerca. Dati relativi alla sezione “I.C. 70 Marino – Santa Rosa”. Si ringrazia la dott.ssa Giorgia Scognamiglio (Dipartimento metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza, Università di Roma “La Sapienza”) per queste informazioni.
⁴ Deliberazione di Giunta Comunale n. 163/2024 del 09/05/2024 e accessibile online qui.
⁵ Rimando agli studi di Pietro Sabatino, politologo e presidente dell’associazione Noi@Europe, e di Ciro Clemente De Falco, ricercatore in sociologia generale presso il Dipartimento di scienze sociali della Federico II. Rimando anche all’intervento di De Falco nella tavola rotonda di cui sopra, al min. 33:30: Il diritto di respirare a Barra e nell’Area Orientale della città di Napoli.
⁶ Non sono che alcune delle piste percorribili e, a oggi, ignorate dalle pubbliche amministrazioni. Si ringrazia Enzo Morreale per il lavoro d’indagine su questi temi, reso disponibile alla collettività.