Rewind # 20 – 26 luglio. È successo a Scampia
NapoliMONiTOR - Saturday, July 27, 2024Nella tarda serata di lunedì 22 luglio, un ballatoio della Vela Celeste di Scampia crolla. Muoiono Roberto Abbruzzo, ventinove anni e Margherita Della Ragione, trentacinque. Sette bambini di età compresa tra i due e gli otto anni vengono ricoverati all’ospedale Santobono; quattro donne e un uomo al Cardarelli e all’Ospedale del Mare. Al momento del ricovero due delle bambine e due delle donne sono in condizioni molto gravi.
A cedere è stata una passerella che collega un ballatoio esterno a un’abitazione. Cadendo, ne ha trascinate giù con sé delle altre. La Vela Celeste è l’unica tra le sette Vele che rimarrà in piedi al completamento del progetto Restart Scampia ed è, da circa tre mesi, interessata dai lavori di riqualificazione. Proprio ai lavori, fin da subito, gli abitanti attribuiscono la ragione del crollo, oltre che alla decennale inesistente manutenzione.
Dopo il crollo gli abitanti vengono tenuti fuori casa per diverse ore, poi vengono fatti rientrare. La mattina dopo vengono nuovamente sgomberati e gli viene proposto di trovare sistemazione nelle tende installate dalla Protezione civile poco distante. Intanto, i pubblici ministeri della procura di Napoli si mettono al lavoro: le accuse ipotizzate sono disastro, crollo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose.
Martedì 23 si diffonde la notizia che almeno una quarantina di alloggi non potranno più essere resi agibili. Gli abitanti della Vela Celeste sono in tutto ottocento (più o meno cinquecento sono minori), divisi in duecentocinque nuclei familiari. Duecento persone circa finiranno per strada; si cerca di capire fin dalle prime ore quante potranno rientrare nelle loro case in tempi brevi, dopo il nulla osta delle autorità giudiziarie, e quante no. In giornate in cui il termometro sfiora a più riprese i quaranta gradi, in ogni caso, è impossibile rimanere nelle tende. Alcuni abitanti entrano nella sede dell’università decisi ad accamparvisi. Il rettore comunica che, in attesa che sindaco e prefetto trovino una soluzione, la Federico II darà il suo contributo ospitando gli sfollati. Altre persone si accampano nelle scuole che hanno dato disponibilità, nelle parrocchie e nelle sedi delle associazioni.
Nella tarda mattinata l’ospedale Cardarelli comunica la morte di Patrizia Della Ragione, mamma dell’uomo e zia della donna deceduti al momento del crollo. Aveva cinquantatré anni, sette figli e tanti nipoti, a cui si dedicava quotidianamente. Fatali sono stati i danni agli organi interni. Lo stesso giorno il sindaco Manfredi prende parola, smentendo categoricamente “qualsiasi relazione tra le attività di lavori in corso e il crollo. In ogni caso c’è un’indagine e la Procura nominerà dei periti che valuteranno le motivazioni”.
Tra martedì 23 e mercoledì 24 parte il walzer dei commenti istituzionali. Mattarella chiama Manfredi per esprimergli solidarietà. Politici, ministri, amministratori di ogni genere si indignano. Il ministro per la Protezione civile ricorda il “diffuso e insoluto problema della fatiscenza del patrimonio edilizio in molte città italiane”; il Movimento 5 Stelle di Napoli chiede che “Scampia diventi questione nazionale” e la sua deputata, Gilda Sportiello, si commuove in aula. Il deputato del Pd Marco Sarracino denuncia che “Scampia ha ricevuto poco e pagato tantissimo”. Il neofascista Marco Nonno attacca la gestione della sinistra cittadina dell’edilizia pubblica. Il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Alfredo Antoniozzi, chiede la distruzione immediata delle Vele e aggiunge: “Da antifascista non posso non ammettere che vedendo gli alloggi popolari realizzati nel Ventennio si resta esterrefatti per la loro bellezza”. Per Fulvio Martusciello (Forza Italia), le Vele sono “la cattiva coscienza della sinistra, la fotografia di mezzo secolo del suo governo a Napoli”.
Mercoledì 24 i giornali ricostruiscono l’accaduto (il fatto ha avuto luogo quando i giornali del martedì erano già stati stampati). Il Mattino è il più agguerrito, pur senza alcun elemento concreto, nel dare la colpa del crollo agli abitanti, trasformando come da tradizione le vittime in colpevoli: “Morte nella Vela. Passerella abusiva crollata per il peso”, titola, insinuando che, siccome è accaduto altre volte che dei nuovi occupanti abbiano ricostruito passerelle distrutte dai pompieri per non far occupare gli alloggi, è probabile che sia questa la causa del crollo (ma persino Paolo Barbuto è costretto ad ammettere che “non ci sono certezze né conferme da parte di chi indaga”).
Repubblica Napoli mette l’accento sull’arrivo degli abitanti delle Vele all’università: “Alcuni sfollati – scrive Paolo De Luca – per il troppo caldo, arrivano a occupare gli ambienti dell’università. Con tanto di rissa”. In realtà non ci sono stati più che qualche spintone e un po’ di parapiglia dovuto alla situazione di tensione generale. De Luca però la legge così: “Vigila su via Labriola una camionetta della polizia, ma nel giro di pochi minuti la situazione degenera: una maxirissa di oltre quaranta persone, tra donne e uomini, scatena un fuggi-fuggi generale. Si torna diversi minuti dopo a un simulacro di tranquillità, nell’emergenza”.
Sempre mercoledì si diffonde la notizia di un riferimento nel bando di Restart Scampia a “distacchi delle passerelle interne con gravi pericoli per i residenti. […] Strutture in uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione che si è protratta negli anni”. Il primo allarme sulle condizioni dei ballatoi risale al 2016. Francesco Russo, uno dei familiari delle vittime, sostiene che “la pedana che ha ceduto è stata allestita circa sei anni fa in via transitoria. […] Quel tratto di ballatoio doveva avere una funzione momentanea in vista di altri lavori. La prima cosa che ho pensato è che il cedimento dei quattro punti di saldatura che la tenevano è stato probabilmente causato dall’usura per la pioggia, dal passaggio delle persone su una pavimentazione che non era definitiva e dalle vibrazioni causate dai lavori”.
Intanto, si attiva la “macchina della solidarietà”. I social network diffondono la notizia che presso la sede dell’università si stanno raccogliendo generi di prima necessità per gli sfollati. Decine di furgoncini scaricano senza sosta carta igienica, pasta, scatolame, olio. A fine giornata i viveri saranno in eccesso rispetto agli accampati dell’università e verranno distribuiti in altre strutture. Qualcuno porta anche lettini e brandine: sono troppo pochi, infatti, quelli messi a disposizione dalla rete istituzionale.
Tutti i personaggi pubblici legati al quartiere arrivano in facoltà a portare un contributo e a passare del tempo con i più piccoli. Fa il giro del web un video in cui Franco Ricciardi siede con un gruppetto di bambini cantando le canzoni di Geolier. Andando via, il cantante di via Marche, che nella sua carriera ha spesso raccontato il controverso simbolo del quartiere, dice ai giornalisti: “La 167 è stata una legge che ha dato la possibilità di avere una casa a chi non ce l’aveva. Si sono dimenticati di dargli, però, la dignità”.
Giovedì 25 il sindaco Manfredi incontra una delegazione del Comitato di lotta Vele di Scampia, comunicando che la piena sicurezza è stata per ora certificata a sessantasei appartamenti (circa trecento abitanti che sono potuti rientrare nelle loro case); poco meno di un centinaio di case potranno essere agibili entro un paio di settimane; condizioni di inagibilità non risolvibili in tempi brevi riguarderebbero altre cinquanta-sessanta case. Nessuno si esprime rispetto alle soluzioni abitative che verranno prospettate.
La sera, quattrocento persone sfilano in una fiaccolata per le strade prospicienti la Vela Celeste. Il corteo, in ricordo delle vittime, ma che esprime anche tanta rabbia, è aperto da un lungo striscione dove c’è scritto: “Il nostro sangue, le nostre vite. Resistete”. Nelle interviste rilasciate ai giornalisti televisivi e web, la maggior parte degli abitanti, e i portavoce del Comitato Vele, pretendono che le famiglie che dovranno aspettare ancora per rientrare in casa vengano immediatamente trasferite in strutture residenziali, ricettive o di accoglienza.
Venerdì 26 il presidente della Regione De Luca si unisce al coro dei politici desiderosi di esprimersi sulla questione; non perde occasione per attaccare le amministrazioni comunali napoletane dicendosi “sconcertato” del fatto che segnalazioni sui ballatoi della Vela Celeste erano state fatte già otto anni fa. Lo stesso giorno Matteo Lorito, rettore della Federico II, rilascia un comunicato in cui, con qualche giro nemmeno troppo largo di parole, dice che va bene la solidarietà, ma entro una quindicina di giorni gli sfollati dovranno andar via. (redazione)
Ps. Per ragioni di spazio e perché riteniamo poco utile, in certi casi, sparare sulla Croce Rossa, vi abbiamo risparmiato gli editoriali dei tre direttori dei principali giornali cittadini, così come i commenti dei vari Stefano Boeri, Daniele Sanzone, Massimo Adinolfi, Emanuele Imperiali. Con un piccolo sforzo di immaginazione potrete ricostruire anche senza averla letta la loro ipocrita retorica.
Ps2. Con questa puntata la rubrica va, malgrado tutto, in vacanza. Arrivederci a inizio settembre con un Rewind sulle notizie più importanti (per noi) del mese di agosto.