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Rewind # 14 – 20 settembre. È successo a Napoli
(disegno di malov) Sabato 14 settembre Il Mattino inizia una (ennesima) campagna contro i parcheggiatori abusivi. Tra i vari, soliti, sottili incitamenti a carcere duro e legge del taglione, spicca un’intervista di Paolo Barbuto ad Antonio Coppola, presidente dell’Automobile Club di Napoli, ritratto in una fotografia con la faccia cattiva che sembra uno sceriffo pronto a sbattere in cella la banda di Butch Cassidy (Coppola è fotografato davanti a una bandiera del Comune, con tanto di messaggio subliminale rispetto alla possibilità che stia parlando un personaggio istituzionale). I toni, sia del giornalista che dell’intervistato (che secondo Barbuto “ha fatto della lotta ai parcheggiatori abusivi una ragione di vita”), sono da guerra civile. Si parla di “mano severa su questo mondo di illegalità che stritola Napoli”, “piaga inestirpabile”, punizioni e sequestro delle auto anche per i clienti. Le soluzioni di Coppola, per la cronaca, sono: arresti dei parcheggiatori e costruzione di parcheggi sotterranei “nelle cavità della città”. Lunedì 16 vengono resi pubblici i risultati di una nuova indagine effettuata dall’Istituto nazionale geofisica e vulcanologia, l’università Roma Tre e quella di Ginevra. Dallo studio emerge che l’accumulo di magma nel complesso vulcanico dei Campi Flegrei starebbe raggiungendo profondità sempre più superficiali, in particolare salendo da sei a quattro chilometri sotto il livello del terreno. Lo studio fa riferimento all’ultima fase bradisismica, iniziata nel 2007 e ancora in corso, ed evidenzia come questa risalita di magma sia all’origine dei movimenti più recenti. “Non ci sono segnali imminenti di eruzione – spiega il direttore dell’Ingv – ma il rischio non deve essere ignorato”. Il 17 muore Chiara Jaconis, giovane turista padovana che nel pomeriggio di domenica era stata colpita da un pesante oggetto (forse un vaso) caduto da un balcone mentre visitava i Quartieri Spagnoli. Il padre della ragazza ringrazia i medici e gli altri operatori dell’Ospedale del Mare che hanno provato a salvare la vita di sua figlia per due giorni “per la professionalità, la disponibilità e l’umanità dimostrata”. Sempre martedì la Corte dei Conti chiede una condanna per il presidente della Regione De Luca e per altri cinque componenti della fu “unità di crisi” anti Covid. Il procedimento in corso è relativo all’emissione delle Covid card, tessere che segnalavano l’avvenuta vaccinazione. Per “bruciare un’iniziativa del governo nazionale”, spiegano i giudici, ovvero quella del Green Pass, De Luca avrebbe provocato uno spreco di circa quattro milioni di euro, di cui è chiamato a rispondere per circa un milione, emettendo una carta che non serviva a niente. Le card, tra le altre cose, a dispetto di quanto propagandato dalla Regione, non avrebbero mai attivato le funzionalità di utilizzo per la fruizione dei servizi pubblici, come trasporti e musei. Mercoledì 18 la Asl Napoli1 chiude, a pochi giorni dalla sua apertura, l’indagine interna partita all’ospedale San Paolo dopo la pubblicazione on-line di un video in cui si vedevano due pazienti molto anziani legati al loro letto (un trattamento tra l’altro non registrato all’interno di nessuna cartella clinica, come sarebbe invece obbligatorio). In una nota, il direttore generale Verdoliva parla di “procedura avvenuta nel rispetto della normativa” e di “assenza di comportamenti censurabili”. La palla passa ora alla Procura, che ha aperto un’inchiesta. Giovedì 19 il centro di Napoli va in tilt. Centinaia di uomini e donne delle forze dell’ordine, gruppi speciali in borghese, polizia municipale, guardia di finanza… tutti sono in strada per l’avvio del G7 della cultura, contribuendo a creare un caos dovuto a continui posti di blocco e strade chiuse. Nel pomeriggio il neo-ministro per la cultura Giuli accoglie i suoi colleghi stranieri al Museo Nazionale. Proteste di studenti e attivisti contro la privatizzazione della cultura. Venerdì 20 i giornali danno grande risalto allo scioglimento del sangue di San Gennaro, e in particolare indugiano su due questioni. La prima richiama le parole dell’arcivescovo Battaglia e il suo proverbiale “grido di dolore” per lo spargimento del sangue “di chi è nel dolore, dei poveri, degli ultimi; dei diseredati, degli emarginati, degli innocenti”. Più volte il vescovo fa riferimento alle morti dovute al crollo di luglio nella Vela Celeste a Scampia e a quella della giovane turista padovana di qualche giorno fa. Manfredi e De Luca incassano la benevola e implicita tirata d’orecchie e a fine messa approvano le parole di cordoglio. Il secondo tema in risalto è la presenza contemporanea, per la prima volta, di esponenti delle famiglie Savoia e Borbone nel Duomo, durante lo scioglimento del sangue. I due principi, racconta Anna Paola Merone sul Corriere del Mezzogiorno, “sono seduti vicino, tra le autorità, e si scambiano cordialità. […] Un segno tangibile di distensione”. Lo stesso giorno viene riportata la notizia del pentimento di Luisa De Stefano, tra i più potenti capi malavitosi dell’area est. La sua ascesa criminale era iniziata negli anni Novanta, quando si era fatta strada nelle fila del clan Sarno e successivamente di quello Rinaldi, sfruttando i rapporti favorevoli con un’altra importante leader, Anna De Luca Bossa, dell’omonimo clan. Sul Corriere del Mezzogiorno spicca invece un editoriale firmato da Fortunato Cerlino (il Pietro Savastano della serie Gomorra, che da un po’ ci delizia con i suoi scritti sulle colonne del quotidiano di San Nicola alla Dogana). Cerlino ci racconta con vena poetica di un suo prossimo film che parlerà di “vite in apnea, […] schiacciate da un cielo alto quanto il coperchio di una bara”. Considerando “quanto sia ingombrante oggi la rappresentazione di Napoli” la produzione ha scelto non di spostarsi in un’altra città, ma di girare il film tra provincia e periferia, che Cerlino considera cinematograficamente “inconsuete”. Da lì in poi si mette a parlare di tutto: l’overtourism, i napoletani distratti, le “carte ‘nzevate”. Pian piano, per chi ha la forza di resistere, si arriva al punto: la napoletanità esiste ancora, solo che non si trova più al centro della città. Segue descrizione sulla “città verticale, dove si può solo scendere (negli inferi) e salire (nei cieli)” anzi “una circonferenza, dove il punto più alto coincide con quello più basso”. Ancora, richiami ai vermi di Mastriani, le anime del purgatorio, quelle “che puzzano di morte” ma riflettono anche “il candore d’o Paradiso“. L’incitamento finale è “a un turismo vivo” per “una città che non è come tutte le altre”.     Sempre venerdì viene annunciata da una nota stampa la Prima conferenza internazionale sulla mozzarella di bufala e i prodotti lattiero-caseari, che si svolgerà a Napoli a fine settembre con ospiti provenienti da cinque continenti, e durante la quale verranno presentati trenta progetti di ricerca. L’iniziativa rientra nel programma di celebrazioni per gli ottocento anni dell’Università Federico II. (redazione)
September 21, 2024 / NapoliMONiTOR
Rewind # 6 – 13 settembre. È successo a Napoli
(disegno di malov) La rentrée 2024, come dicono i francesi per indicare la fine delle vacanze estive, accoglie i napoletani, dalle pagine dei quotidiani, in una città assediata, violenta, ostaggio di redivivi clan di camorra. Il 7 settembre l’Ansa dà notizia di un assassinio avvenuto nella Scampia delle Vele sotto sgombero. Un uomo di 29 anni viene trucidato mentre è sulla sedia di un barbiere. Per il cronista del Mattino (9 settembre) Giuseppe Crimaldi è: il ritorno di Gomorra. “Come nei bassifondi della Chicago di Al Capone, come le esecuzioni nel Padrino. Oppure una scena di Gomorra: il sicario entra nel salone di barbiere che si trova in via Ghisleri, estrae una pistola e sotto gli occhi terrorizzati dei presenti scarica dodici colpi contro l’uomo seduto sulla poltroncina rossa. Torna a scorrere il sangue a Scampia e l’omicidio commesso sabato sera poco prima delle 23 è solo l’ultimo segnale d’allarme di una città in cui la violenza criminale pare abbia definitivamente rotto ogni argine. Solo poche ore prima a Chiaia nei pressi della Villa comunale lo sgozzamento di un extracomunitario”. Prosa d’altri tempi. Con la scientifica impegnata nei rilievi a Scampia, a pochi km di distanza, il CorMez ci racconta di un altro episodio di stampo gomorroide: “La rissa che sabato sera nella piazza del Belvedere di San Martino, al Vomero, ha visto affrontarsi come in un ring decine di ragazzini. In video e foto si vedono alcuni giovani afferrarsi a calci e pugni. Qualcuno riprende la rissa col telefonino, si sentono le urla di alcune ragazzine che girano intorno al centro della piazza trasformata ormai in un ring. A un certo punto, si scatena il fuggi fuggi. Si sente qualcuno che dice ‘stanno pigliando le pistole…’. Per fortuna al termine di questa ennesima notte di violenza giovanile che si registra nel capoluogo partenopeo non si hanno notizie di feriti, almeno di feriti bisognosi di cure ospedaliere”. Fatti efferati che avvengono in uno dei salotti buoni della città, mica in periferia, come notano alcuni residenti del quartiere collinare. “Io abito lì – dice una donna –, e sinceramente non se ne può più, è diventato davvero difficile sopportare questa situazione”. Un’altra donna, sempre sui social, ricorda che venerdì scorso intorno alle nove di sera c’è stata un’altra rissa al McDonald’s di via Merliani: “Chiediamo aiuto per i nostri figli e per noi”, afferma. Qualcun altro sottolinea che “quasi tutte le sere a piazza Vanvitelli, ma in particolare il sabato, sembra di stare a Nisida o a Poggioreale”. Chissà se tra i protagonisti delle risse non ci siano anche ragazzi o ragazze residenti al Vomero. Se così fosse dovrebbero spostarsi anche loro a Nisida o Poggioreale per accoltellarsi in santa pace e non dar fastidio alle persone perbene… A intervenire sul ritorno della città di Gomorra è Dario del Porto che su Repubblica Napoli riporta quanto detto dal procuratore di Napoli Gratteri nella kermesse “Un borgo di libri” organizzata a Caserta: “Ho sentito alcuni miei colleghi paragonare Napoli alla Colombia, ma non è così. Sono stati risolti ben venti degli ultimi venticinque omicidi, l’ottanta per cento dei reati di strada viene scoperto. Nelle strade sono state installate mille e quattrocento telecamere”. Il procuratore, insomma, ci rassicura. È tutto sotto controllo e registrato su nastro. Napoli non è Gomorra e neanche la Colombia nonostante Nisida, Poggioreale e Scampia. Anche perché: “A Napoli c’è cultura, ci sono centri di filosofia di altissimo livello, si vendono più biglietti del teatro che a Roma e Milano. E poi la storia, i monumenti”. Insomma, sarà la cultura a salvare Partenope. Tuttavia un brivido al comparto culturale cittadino l’ha provocato lo stucchevole affaire Sangiuliano/Boccia, il gossip politico dell’estate che potrebbe provocare un riverbero nefasto sulla città. Dario De Martino sul Mattino del 9: “Non perdere i finanziamenti per i progetti curati dal ministero della cultura e soprattutto non perdere la centralità avuta fino a ora nelle strategie del governo. In particolare in ambito culturale. Eccolo l’appello che arriva da Napoli e da tutta la Campania. Al di là del cambio avvenuto alla guida del ministero, del gossip e delle vicende personali che hanno riguardato Gennaro Sangiuliano, ci si interroga sull’importanza di tutelare quanto messo in cantiere finora”. Il timore è quello di un ridimensionamento degli ottocento milioni di euro promessi da Genny al comparto culturale cittadino. In particolare i cento trentatré milioni destinati all’Albergo dei Poveri. Le dimissioni del ministro campano, riporta De Martino, hanno messo in fibrillazione professionisti e politici. “Avere un ministro campano è stato importante e sarebbe davvero positivo continuare ad averlo. L’importante, ora, è che non si perda quello che è stato già messo a terra”, sottolinea con eleganza Gabriele Fava presidente della Fondazione dell’avvocatura napoletana per l’alta formazione forense. Gli fa eco il presidente dell’Aci Antonio Coppola: “Fondamentale che Napoli non perda i suoi finanziamenti. C’è la necessità di continuare su questa strada anche perché i fatti personali non hanno nulla a che vedere con il rilancio della cultura a Napoli e in Campania”. Sorprendente che l’Automobile club locale e gli avvocati siano così preoccupati da un eventuale taglio al settore culturale. Per cui, come da titolo del pezzo: “Spendere tutti i fondi”. Interessante, quindi, al rientro dalle vacanze, sarebbe capire la trama della rete di interessi del settore culturale che il ministro Genny è stato capace di creare tra una gaffe e l’altra. Una rete articolata, come sembra confermare il giudizio del tuttologo Maurizio de Giovanni che su Repubblica Napoli del 9 settembre esprime la sua valutazione sul lavoro di Genny ministro: “Ricordo che ha portato Capodimonte al Louvre, che ha messo al centro gli scavi di Pompei. Tutto questo però passa in subordine, si preferisce andare alla perenne ricerca delle personali fragilità. Accadeva anche prima, con battute sulle citazioni sbagliate o sui libri non letti. Ma la battaglia politica dovrebbe essere combattuta sulle idee, altrimenti ci si allontana dall’interesse collettivo”. E di interesse collettivo, questa volta riferito all’eterna incompiuta bonifica dei suoli dell’ex Italsider di Bagnoli, parla il sindaco intervenendo alla presentazione dell’installazione di Franz Cerami sull’archeologia industriale della ex fonderia. Luigi Roano sul Mattino del 10 settembre sintetizza la svolta che permetterà di dimezzare i tempi per la bonifica: “Un impianto di desorbimento termico è in costruzione a Bagnoli, con il quale la bonifica dei suoli sarà fatta interamente in loco. I terreni inquinati verranno risanati e impiegati nelle opere in costruzione a Bagnoli. […] Una novità che consentirà di abbattere ogni rischio ambientale perché non verrà trasportato all’esterno del perimetro dell’area della ex fabbrica del ferro materiale inquinante”. Quindi tutto resta dove già si trova. Bonifica prêt à porter. Ma in attesa delle magnifiche e progressive sorti di Bagnoli, Il Mattino torna sulla necessità di un “cambio di paradigma e rigenerazione civile della città” (11 settembre). La sabbia nel motore dello sviluppo è individuata – non ci crederete – nei Ras della sosta, i parcheggiatori abusivi che ormai da decenni assediano la città (e non solo). Un’inchiesta di Leandro del Gaudio ci informa che sono migliaia, capaci di controllare le strade della movida, dello stadio Maradona e del centro cittadino. Usano auto civetta, motorini, sedie e cassonetti per circoscrivere i loro territori. Il “pizzo della sosta” viene presentato come la nuova frontiera dell’economia criminale. “Sono tornati in massa, più numerosi e arroganti di prima. […] Sono i padroni della sosta, l’esercito di parcheggiatori abusivi, quelli che controllano ogni centimetro a ridosso dei nostri marciapiedi, […] un controllo militare del territorio che è sotto gli occhi di tutti, che si espande e ramifica sempre di più. È un assalto alle vie della movida e dello shopping che ormai va in scena sette giorni su sette”. E non si limitano alla città. I trasfertisti si organizzano in paranze che seguono i grandi eventi in tutta la regione e nel paese. Un cancro da estirpare, insomma, anche se gli strumenti legislativi risultano ancora inefficaci come sottolinea il pm Sergio Amato, sempre sulle pagine del Mattino: “Una lotta impari, serve un giro di vite”. Un messaggio al governo? Paolo Barbuto, sempre nelle pagine del quotidiano che fu di Serao e Scarfoglio, il 12 rilancia la gravità del fenomeno sottolineando che è aumentata la presenza di donne nel settore. E soprattutto nelle aree a ridosso degli ospedali cittadini. In particolare, una scheda grafica ci informa che i parcheggiatori censiti sono 2.402 di cui, appunto 75 donne. Insomma sono i Ras del parcheggio a rappresentare una piaga della città, non per esempio, la carenza di medici di base segnalata dallo stesso quotidiano un paio di giorni prima (ne mancano cento in città), sofferenza avvertita soprattutto nei quartieri di Pianura e Scampia. Sempre Il Mattino (sempre il 12) riporta che all’ospedale San Paolo per ovviare alla carenza di personale è uso, nel reparto di neurologia legare i pazienti più anziani ai letti. Per evitare che camminando si provochino traumi o fratture… Dall’emergenza sanitaria all’emergenza abitativa. Si torna a Scampia, si torna a Gomorra. E precisamente nelle Vele che di quel brand cine-editoriale hanno rappresentato lo scenario più consumato. L’11 settembre Roano sul Mattino scrive dell’ordinanza di sgombero immediato per cinquantaquattro famiglie residenti nelle vele Gialla e Rossa in seguito ai controlli effettuati nelle strutture dopo il crollo nella Vela Celeste. Sgombero che dovrà coinvolgere in totale oltre mille persone. Governo e Comune hanno stanziato fondi (quattro milioni di euro) per sostenere le spese di affitto in base alla composizione dei nuclei familiari. I primi interventi sono portati a termine senza tensione: “La gente non si sente abbandonata al suo destino. Naturalmente il contributo lo avranno solo coloro che al censimento di luglio hanno dimostrato di avere un titolo valido per stare in quelle case. Un meccanismo che garantisce agli stessi inquilini di avere le case nuove che stanno già in costruzione”. Gli occupanti case di Scampia saranno tra i primi a godere delle recenti misure repressive varate dal governo in materia di occupazione di immobili. Sempre Roano poi ci rassicura: “L’esecutivo di Giorgia Meloni è costantemente informato delle operazioni che si stanno facendo a Scampia”. Sarà forse per l’interesse governativo quindi, che il 12 settembre il CorMez riporta una situazione molto meno idilliaca: “Paura, rabbia, incertezza del futuro. Sono gli stati d’animo degli abitanti della Vela Gialla e Vela Rossa destinatari di un’ordinanza di sgombero del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per motivi di sicurezza. I residenti sono arrabbiati perché si sentono come appestati, abbandonati e temono di non sapere dove andare a dormire nei prossimi mesi con i loro bambini”. Oltre ai soldi serve solidarietà: “Non si trovano proprietari disponibili a stipulare contratti. ‘Nessuno ci vuole affittare casa’, denunciano gli abitanti. Diffidenza, pregiudizio verso chi viveva nella Vela o timori rispetto alla solvibilità dei possibili inquilini prevalgono su tutto”. Nella città disastrata, prima per richieste di sussidio povertà, esistono però delle “eccellenze”. Vere e proprie isole visto che si adoperano per portare a compimento la rigenerazione civile e culturale. L’11 settembre Il Mattino dà ampio spazio all’ennesima iniziativa della fondazione Foqus di Rachele Furfaro. Con il supporto dell’Unesco e del marchio Prada di Bertelli (il patron di Luna Rossa), la fondazione gestirà il programma formativo “Sea Beyond”, che grazie a una mediateca mobile fornirà “una esperienza completa di apprendimento sul tema dell’Oceano”. I bambini delle scuole di Napoli potranno documentarsi sulle ricchezze marine del globo frequentando gli spazi di quella che lo stesso Bertelli definisce: “un’oasi di cultura e sviluppo tra i vicoli”. Un fortino di lusso. Per chi, poi, volesse sottrarsi all’assedio in città, è possibile spostarsi nell’isola di Procida per partecipare all’edizione 2024 di Maretica, festival poetico letterario dedicato al mare diretto da Valeria Parrella e ideato da Alessandro Baricco. Dal CorMez apprendiamo la prossima uscita della nuova fatica della scrittrice, Classici sovversivi. Miti e tragedia per vita quotidiana, scritto con Massimo Osanna, direttore generale dei musei del ministero della cultura, non più guidato da Genny però. Chissà, magari ognuna delle famiglie sgomberate dalle Vele ne riceverà una copia in omaggio. Una guida preziosissima per affrontare il disastro quotidiano che li attende. (redazione)
September 14, 2024 / NapoliMONiTOR