La parola della settimana. Iattura

NapoliMONiTOR - Sunday, September 29, 2024
(disegno di ottoeffe)

La sfortuna non esiste. È una invenzione dei falliti. E dei poveri. (titta de girolamo, le conseguenze dell’amore)

Durante gli ultimi dieci giorni ho: rotto la cinghia di trasmissione della macchina, spezzato la chiave del motorino nell’apposita fessura del suddetto, rotto il bauletto del motorino, rotto una prima volta lo schermo del Mac, perso il bloccaruote del motorino, azzoppato involontariamente (ma piuttosto seriamente) un amico giocando a calcetto, con relativi sensi di colpa, rotto una seconda volta lo schermo del Mac.

L’incredibile sfortuna del cane Stella, adottato e restituito due volte in pochi giorni (la stampa, 11 settembre)

‘A patenti è una novella di Pirandello scritta in siciliano nel 1911, poi diventata un atto unico teatrale. Il protagonista è Rosario Chiarchiaro, che a un certo punto, stanco delle dicerie sul suo conto da parte dei compaesani, decide che piuttosto che passare il tempo a negare di essere uno jettatore, gli conviene esserlo davvero. Potrà così chiedere ai superstiziosi una sorta di tassa per non esercitare il suo influsso, ma per evitare l’accusa di estorsione ha bisogno che un giudice lo condanni, affibbiandogli una vera e propria “patente di jettatore”. La storia verrà ripresa insieme ad altre novelle pirandelliane in un film del 1954, con la regia di Luigi Zampa e la sceneggiatura di Vitaliano Brancati.

(totò nei panni di rosario chiarchiaro in “questa è la vita”, 1954)

Chiarchiaru, in siciliano, vuol dire frana.

Istat, M5S: con Meloni crescita frana con Conte sempre più boom (agenparl.eu, 23 settembre)

La coppia più sfortunata del mondo. Il viaggio di nozze ricco di catastrofi naturali (robadadonne.it, 30 ottobre 2017)

Ti ammali in vacanza? Non è sfiga, è scienza! (adnkronos, 13 settembre)

“Salvini porta sfiga”, Ravetto contro Manconi e Zan (tgla7.it, 23 luglio 2024)

Una differenza sostanziale, che si va perdendo in epoca contemporanea, è quella tra jettatura e malocchio. La prima parola viene dal latino iacere (gettare) e trova origine forse nell’antica pratica di gettare in mare il carico di una nave, per alleggerirla, durante le tempeste (“Dura e aspra cosa, a’ marinari, dover far iattura delle lor mercanzie”, scriveva Buonarroti il Giovane, pronipote di Michelangelo, a fine 1500). Da iattura arriva jettatore, persona a cui si attribuisce il potere di esercitare la sfortuna, di far succedere guai anche involontariamente.

(credits in nota1)

Se lo jettatore “getta” anche involontariamente lo sguardo su qualcun altro, il malocchio è sempre frutto di una volontà negativa, provocata per lo più da sentimenti spregevoli come l’invidia, che d’altronde deriva da in + video, ovvero “guardare male”, con cattiveria, con gli occhi stretti (“secchi”, come si dice in napoletano). Un’altra tradizione vuole invece che l’occhio c’entri in questa storia in quanto parte del corpo della persona maledicente da cui verrebbe fuori il fluido negativo.

Se fino al Medioevo la capacità di provocare eventi nefasti era connessa per lo più al malefico e al satanico, è la borghesia illuminista napoletana a sdoganare la jettatura come atto scientifico, una sorta di compromesso tra le credenze stregonesche della popolazione e le esigenze razionaliste del secolo dei Lumi (Benedetto Croce si dice sicuro che fino al 1600 non ci sia traccia in letteratura del termine “jettatore”). Nel 1787 il giurista e storico del diritto Nicola Valletta scrive il saggio Cicalata sul fascino, volgarmente detto jettatura, illudendosi di chiudere per sempre i conti con la magia nera, le maledizioni, la spossatezza, la nausea, l’insonnia, e soprattutto i terribili mal di testa provocati dal malocchio.

(credits in nota2)

Salvatore Colasberna faceva il muratore, dieci anni addietro ha messo su la cooperativa insieme a due fratelli suoi e a quattro o cinque altri muratori del paese. […] Tirava avanti alla meglio: si contentavano, lui e i soci, anche di un guadagno piccolo, come lavorassero a salario. […] Faceva cose solide: e veramente c’è qui la via Madonna di Fatima, fatta dalla cooperativa sua, che con tutti gli autocarri che vi passano non si è abbassata di un centimetro. […] Precedenti penali? Sì. Tre novembre del quaranta… Viaggiava in autobus, a quanto pare gli autobus erano la jettatura sua. Si parlava della guerra che avevamo attaccata in Grecia; uno dice: «Entro quindici giorni ce la succhiamo», voleva dire la Grecia; e Colasberna fece: «E che è, un uovo?». Sull’autobus c’era un milite: lo denunciò… Come?… Scusate, voi mi avete chiesto se aveva precedenti penali, io con le carte in mano dico: li aveva. Va bene: non aveva precedenti penali… Fascista io? Ma io quando vedo il fascio faccio gli scongiuri. Sì signore, agli ordini. Attaccò il telefono alla forcella con esasperata delicatezza, si passò il fazzoletto sulla fronte: «Questo qui ha fatto il partigiano – disse – mi mancava a provare proprio un comandante che ha fatto il partigiano». (maresciallo ferlisi, il giorno della civetta)

In questi giorni mi capita che per pochi minuti, in momenti ricorrenti della giornata, mi venga un leggero mal di testa che così come arriva, altrettanto improvvisamente se ne va. Venerdì, nonostante  abbia dimenticato di prendere le mie medicine, sono stato bene tutto il giorno; ieri (sabato), ho approfittato del regalo della Snai che quotava la Juve a Genova a 1,70.

I pensieri tossici e possono arrivare a essere molto dannosi, intaccando tutte le aree della nostra vita. Quando la negatività si innesca, questa dà via a un circolo vizioso in cui i pensieri negativi rafforzano le emozioni negative, che a loro volta producono azioni negative. Se il ciclo non viene interrotto, genererà inevitabilmente un effetto fisico e psicologico sulla persona che ne fa esperienza. […] Le persone che soffrono di depressione sono più suscettibili a dare un’interpretazione negativa degli eventi, anche quelli che non hanno un grande valore in sé, come per esempio vedere delle persone chiacchierare e pensare che stiano parlando male di noi o perdere l’autobus e convincersi di essere sempre i soli sfortunati. (viviana cesana, sette consigli per liberarti dai pensieri tossici)

Nell’articolo sopra citato la dottoressa Cesana presenta anche una serie di pratiche utili per eliminare i pensieri negativi e – in un certo senso lo lascia intendere – gli eventi avversi (tra i consigli: fare meditazione, appuntare i piccoli eventi quotidiani su un quaderno, ma anche riordinare casa e una disintossicazione digitale).

Non mi toccare il feeling,
la mia fantasia.
Lasciami almeno il mondo
visto a modo mio
[…]
E vedi di non toccarmi il feeling.
No, mai.
[…]
Non mi toccare dentro.
Scherzi a parte, sai
vedi che ti fai male.
Poi fai come vuoi.