Accordi disattesi e intimidazioni ai lavoratori. Gli ultimi scioperi nella logistica in Campania
NapoliMONiTOR - Wednesday, October 2, 2024Una chiara risposta al decreto. Può essere vista in tal modo la giornata di ieri dai lavoratori della logistica campana, che dalle prime luci del mattino hanno bloccato i magazzini di Napoli e Frattamaggiore. Facchini e corrieri della Gls da un lato, lavoratori Brt a Marcianise dall’altro, alle prese con vertenze che durano da mesi e che hanno mostrato con chiarezza il volto di padroni e padroncini della filiera logistica in questi territori.
Il professor Pietro Ichino, che la settimana scorsa ha rincarato la dose sul discorso repressivo strizzando l’occhio alle controparti datoriali del settore logistico, ha puntato il dito sul “cancro nelle nostre relazioni industriali”, con forme di lotta che definisce “illegali, che non possono avere cittadinanza in una società democratica e che stanno soppiantando lo strumento normale dello sciopero”. Meglio che se ne faccia una ragione e si rinfreschi la memoria. Nel settore logistico, di fronte a una controparte datoriale senza scrupoli, non c’è retorica sulla legalità che tenga. Da nord a sud. Non è possibile parlare da legalitari in un settore dove di legalità spesso non ce n’è nessuna. Dove la tutela sindacale minima non è garantita. Dove il rapporto di forza con il padrone o con un suo intermediario è diretto. Svolgere attività politica e sindacale in certi settori della logistica significa scontrarsi con un’organizzazione di interessi spietata, che i modelli e le norme di comportamento del sindacato tradizionale non sono riusciti a scalfire.
La repressione dei diritti sindacali, l’illegalità strutturale, la violenza sistematica sono le precondizioni per lo sviluppo della catena logistica del trasporto merci nel nostro paese. Questi fenomeni non sono effetto ma causa nella traiettoria del modello logistico italiano, nei confronti del quale le pratiche del sindacalismo di movimento continuano a svolgere un’opposizione efficace, facendo emergere le contraddizioni tuttora irrisolte nel sistema di relazioni industriali. Il vero cancro di tutta questa faccenda semmai sono le connivenze con le controparti datoriali.
Ne è la prova l’ennesima intimidazione sfociata in un’aggressione nei confronti di un lavoratore davanti al magazzino di Frattamaggiore. Colpito alle spalle, è stato portato in ospedale. Accadeva ieri mattina, mentre un centinaio di lavoratori scioperava contro le intimidazioni nei confronti di chi aderisce al sindacato. È storia recente quella di un lavoratore iscritto e poi intimorito. Sono intervenuti alcuni delegati sindacali, ma era troppo tardi: il lavoratore piangendo ha ritirato la firma. I padroncini offrono viaggi e automobili per guadagnarsi la fedeltà dei corrieri, ma si tratta di finti regali che graveranno con un peso e una dicitura specifica nelle prossime buste paga. “Ogni mese dobbiamo rincorrere tentativi di riappropriazione del salario dei lavoratori – racconta un sindacalista –. Per esempio, un lavoratore ha rotto il palmare; loro dovrebbero attivare una procedura che prevede la contestazione e dare al lavoratore alcuni giorni per giustificarsi; invece i datori vanno a prendersi i soldi direttamente in busta paga. I lavoratori devono usare il loro cellulare per il lavoro e non viene loro riconosciuta nessuna indennità; non gli riconoscono gli scatti di anzianità, e poi c’è la questione delle conciliazioni sulle spettanze arretrate, con sottrazione indebita di denaro ai lavoratori, e parliamo di decine di migliaia di euro”.
I padroncini della filiera Gls sono più di trenta, e hanno il terrore di perdere margini di profitto sempre più residuali in seguito al riconoscimento di diritti e tutele conquistate dai lavoratori. Fino a poco fa credevano di sopperire scaricando tutto il peso sul costo del lavoro. Gli scioperi di questi mesi li hanno messi sulla difensiva. I lavoratori hanno migliorato le loro condizioni salariali, ma non basta. Ancora non si è fatto nulla per il rispetto delle norme di sicurezza di chi lavora in strada a consegnare pacchi. Ancora i padroncini della logistica dell’ultimo miglio cercano di grattare laddove possono, di fregare i soldi in busta paga attraverso sotterfugi, di imporre con il ricatto conciliazioni fraudolente.
I lavoratori che in questi mesi hanno portato avanti gli scioperi nella filiera logistica in Campania ormai conoscono i loro avversari, e sanno che è vietato abbassare la guardia di fronte a chi non mantiene fede agli accordi. Tra le rivendicazioni, quella di un unico fornitore di servizi di consegna alla Gls-Temi, che continua ad avvalersi di trentaquattro fornitori. Ieri mattina, di fronte ai cancelli del magazzino di Poggioreale, corrieri e facchini bloccavano l’accesso con uno striscione che recitava: “Gls: un unico fornitore è ciò che chiede il tuo lavoratore”.
Per guadagnare terreno, qualche mese fa sul tavolo delle trattative i padroncini avevano proposto un accordo sul premio di produttività, ma sono stati i lavoratori stessi a spedire al mittente l’offerta, rifiutando l’idea di lavorare di più per guadagnare di più. “Dobbiamo alzare i numeri. Fateci capire cosa vi dobbiamo dare”, si sono sentiti dire da una rappresentanza dei fornitori di Gls-Temi. “Se avete bisogno di maggiore produttività, assumete”, gli hanno risposto i lavoratori. “Alle stesse condizioni, beninteso”. Sul premio di produttività si è rotto il tavolo di trattativa.
Lo sciopero di ieri mattina mostra l’attraversamento di una nuova frontiera da parte di questa forza lavoro di recente sindacalizzata. È la frontiera politica di un processo ancora in atto. I lavoratori hanno risposto con uno sciopero e un blocco dei magazzini a un cambiamento concreto del quadro normativo nel nostro paese. Hanno mandato un messaggio al ministro Piantedosi, che in parlamento ha puntato il dito proprio contro i lavoratori più combattivi della logistica. Hanno capito che gli scioperi non si conducono solo per la rivendicazione di diritti che riguardano il proprio lavoro. Il nuovo decreto darà linfa vitale alle controparti, che agiranno “secondo la legge”, convinti che le nuove misure repressive contro le lotte del lavoro avranno effetti concreti. Sarà un’illusione. Di fronte si troveranno questa forza lavoro giovane e combattiva, dotata di un orizzonte politico oltre che sindacale. Uomini e donne che, alzando la testa, hanno iniziato a guardarsi intorno, riconoscendo uno scenario desolante contro il quale vale la pena opporsi. (andrea bottalico / luca rossomando)