Uno sfregio alla Costituzione

Osservatorio Repressione - Friday, November 1, 2024

Il disegno di legge “sicurezza” del governo non solo contiene, nei singoli articoli, elementi di incostituzionalità, ma distrugge la visione stessa di difesa della dignità umana espressa dalla Costituzione

di Giovanni Russo Spena

Due osservazioni preliminari, indispensabili per comprendere la natura della norma voluta c on determinazione dal governo.

La prima nasce dalla costatazione che l’Italia è in guerra. La guerra chiama lo “stato di eccezione permanente” e la assoluta sospensione dei diritti costituzionali. La guerra è “costituente” di un sistema complesso, di un vero e proprio “salto di paradigma”, che è, insieme, strutturale, sociale, politico, geopolitico. La guerra militarizza la società, dall’economia, alla scuola, alla formazione, . Abbiamo imparato, ormai, che il capitale ha bisogno della guerra. Scrive Marx:” il capitale è, per sua natura, un sistema globale. Deve annidarsi ovunque, insediarsi ovunque, stabilire connessioni ovunque”.

La seconda osservazione verte sul fenomeno in atto che alla centralizzazione dei capitali in sempre meno mani corrisponde una analoga concentrazione del potere politico. E’ una sorta di “liberismo autoritario”. La guerra non è un ciclo chiuso, marginale. Proprio per questo essa assorbe anche il concetto di “sicurezza”: essa, infatti, oggi, non significa più sistema di sicurezza sociale individuale e collettiva (pensioni, assistenza, e così via) ma subisce una torsione fortemente autoritaria e securitaria.

Perfino l’OSCE ( l’organizzazione per la sicurezza in Europa, alla quale aderiscono governi di 57 paesi), analizzando l’impianto del disegno di legge italiano scrive:” la maggior parte di queste disposizioni  ha il potenziale di minare i principi fondamentali  della giustizia penale  e dello Stato di diritto”.

Diventa sempre più evanescente lo Stato di diritto e sempre più pervasivo lo Stato penale, assolutista . Non è un fattore inedito. Il panpenalismo e l’ipertrofia carceraria non nascono oggi. L’attuale normativa si pone sulla scia di leggi che abbiamo sempre ritenute incostituzionali.

Cito, per brevità, solo il decreto Renzi/Lupi, il decreto Minniti/Orlando, i decreti Salvini , fino alle recenti leggi Cutro e Caivano. E vogliamo ricordare l’azione, esplicitamente razzista, di sindaci contro i migranti? Vogliamo ricordare istituti incostituzionali, come il grottesco ossimoro della “flagranza differita”? La “sicurezza” , insomma, da tutela sociale è diventata ossessione autoritaria, peraltro inefficace, che genera, come coazione a ripetere, un numero sempre crescente di reati e sanzioni abnormi.

Non si tratta solo di norme più repressive, ma di un impianto autoritario della governabilità medesima. Poteri politici, militari, istituzionali hanno calzato l’elmetto; e il sistema informativo  segue docilmente rinunziando ad ogni capacità critica.

Si configura, infatti, un “salto di fase”: una simbiosi tra tutela della formazione sociale e mistificato immaginario della sicurezza , che genera una società  della “sorveglianza”, uno “Stato del controllo”, lo stravolgimento del rapporto tra statualità e cittadinanza. Si sta rafforzando, nel privato come nella pubblica amministrazione, una vera e propria architettura di sorveglianza capillare .

Non a caso cresce una miriade di imprese specializzate nel mercato del controllo sicuritario: riconoscimento facciale, sorveglianza biometrica, ecc. Nelle forze parlamentari di opposizione vi è una rimozione pressoché totale di questi temi. Questa coltre, soprattutto a livello sindacale, si sta squarciando.

Crescono le mobilitazioni.  Fortunatamente, perché questo disegno di legge alla radice nega il conflitto; chi pratica conflitto è nemico della ragion di Stato. ma riconoscere il conflitto è fondamentale, per la Costituzione, perché esso produce dignità, autodeterminazione, legittima l’esistenza degli oppressi, degli sfruttati,

La storia è” storia di lotta di classi” , ha scritto Marx. E’ questa la base della dialettica sociale e delle trasformazioni  sociali.  Senza il conflitto, se il popolo è muto e inerte, muore la Costituzione..  Si è aperta la guerra ai poveri, agli oppositori, la caccia ai migranti. L’autocrazia difende un modello economico e sociale sempre più diseguale. Diseguaglianze sociali, devastazioni ambientali non esistono. Chi lotta nel loro nome è nemico della patria.  Il sistema non sopporta critiche. Chi lotta, disobbedisce, esercita diritto di resistenza, in base al secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione, viene trattato, da questa norma, come un possibile delinquente, un probabile terrorista.

Cito solo tre esempi emblematici.

Il primo riguarda il costituzionale “diritto all’abitare”. Esso viene assolutamente negato. Il grave e diffuso problema sociale della casa, delle abitazioni, che porta anche alle occupazioni, viene risolto inasprendo le pene per le occupazioni. E’ molto grave , perché dimostra che la normativa voluta dalle destre non presenta solo specifici profili di incostituzionalità, ma è contro la filosofia stessa della Costituzione , che la norma 1236 cancella, occulta.

Una seconda norma emblematica riguarda il carcere.  L’articolo 27 della Costituzione recita: ” le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Le nuove misure introdotte, invece, ci riportano drammaticamente al carcere come luogo disumanizzante, punitivo, disperato. Si pensi alla norma che cancella il differimento obbligatorio del carcere per le donne incinte o le madri con figli sino ad un anno. Qui l’ipertrofia carceraria cancella ogni civiltà ed umanità dello Stato di diritto.

Così come pensiamo alla misura che punisce chi, all’interno delle strutture carcerarie , critica un ordine, che ritiene illegittimo, opponendo una “resistenza passiva”. E’ stata definita la “norma anti Gandhi”. Anche lui, per Piantedosi, era un pericoloso delinquente.  Basti anche pensare al trattamento previsto nei confronti  delle persone migranti, a quelle trattenute nei CPR o nei CAS. Non hanno commesso reati, ma sono imprigionati in galere etniche peggiori dei carceri. Il migrante viene considerato un “nemico”, a cui togliere perfino la dignità. La misura introdotta , che vieta di vendere le SIM a chi non possiede il permesso di soggiorno, non è solo incostituzionale , ma dimostra ferocia, cattiveria, demagogia razzista. Che vergogna!

Articolo pubblicato sul numero 11 della rivista Left

 

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