Luci da dietro la scena (XXII) – Lo sterminio come principio scientifico, organizzativo e legale
il Rovescio - Tuesday, November 5, 2024Qui il pdf:
Pericolosamente prossimo
Il moderno “uomo di massa”, questo sradicato compagno di strada della tecnologia nell’età del moderno capitalismo – che è quasi del tutto controllato da influenze esterne e fatto muovere su e giù in ogni modo secondo l’impulso del momento, perché il suo spirito atrofizzato ha perduto l’equilibrio interiore che solo consente di sostenersi in una vera comunione – già arriva pericolosamente prossimo all’“uomo macchina”.
Rudolf Rocker, Nazionalismo e cultura, 1937
Solo così
Quando parli di Auschwitz, evita solennità. Il tono solenne non gli si addice. È ancora troppo umano, potrebbe suonare come se da qualche parte ci fosse ancora una possibilità di senso o di riconciliazione – e lasciare aperta questa possibilità sarebbe una sottovalutazione mortale del mostruoso che è stato. Non parlare di «morti». Tanto meno di «assassinati». Entrambe le parole sarebbero un oltraggio. Nessuno è stato ucciso. Così come nessuno è stato assassinato. Per quanto profondamente ciò possa turbarti, per quanto ciò possa esserti gravoso, l’unico misurato, l’unico vero, l’unico dignitoso discorso dei milioni di oltraggiati, è quello cinico. Devi dunque parlare del materiale, avviato alla macchina per la lavorazione, che era dotato della singolare qualità di poter vedere, sentire, percepire. E (quando parli dei testimoni che si presentano oggi): residui di materiali rimasti casualmente non lavorati, i quali a loro volta posseggono la singolare qualità di poter ricordare, testimoniare e accusare. – Solo così. Parlare in modo diverso non è permesso e appare già come giustificazione.
Günther Anders, Stenogrammi filosofici, 1965
Esiti organizzativi
La macchina della distruzione, dunque, non era strutturalmente diversa dall’organizzazione tedesca nel suo complesso. La macchina della distruzione era la comunità organizzata in uno dei suoi scopi specifici.
Quando, all’inizio del 1933, un impiegato statale usò per la prima volta l’espressione “non ariano” in un’ordinanza amministrativa, il destino degli ebrei europei era ormai segnato.
Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, 1961
L’omicidio di massa della popolazione ebraica europea non è stato soltanto l’esito tecnologico di una società industriale, ma anche l’esito organizzativo di una società burocratica.
Christopher R. Browning, The German Bureaucracy and the Holocaust, 2003
Senza un rapporto diretto con le conseguenze delle proprie azioni, anche il migliore degli esseri umani si muove in un vuoto morale.
John Lachs, Responsibility and the Individual in Modern Society, 1981
«Basta attraversare il ponte una volta che lo si è raggiunto»
I mezzi tecnologici condizionano le proprie applicazioni e subordinano i giudizi ai loro stessi criteri di efficacia e di efficienza.
Joseph Weinsenbaum, Il potere dei computer e la ragione. Dal giudizio al calcolo, 1987
Di fatto, l’affermazione della metodologia scientifica moderna e gli enormi sforzi verso la razionalizzazione della vita quotidiana coincisero, agli albori della vita moderna, con i più violenti e atroci episodi di caccia alle streghe mai verificatisi.
La distruzione di massa non fu accompagnata dal montare delle emozioni, ma da un mortale silenzio di noncuranza.
La disumanizzazione è inestricabilmente collegata alle fondamentali tendenze razionalizzanti della burocrazia moderna.
Quanto più razionale è l’organizzazione dell’azione, tanto più facile è causare sofferenza. … Sono i fini ad essere soggetti alla valutazione morale, non i mezzi. … Si fa quello che dicono gli esperti, ai quali si delega il problema morale di stabilire se le soluzioni tecniche siano giuste e necessarie – se diventano operative vuole dire che lo sono.
Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, 1989
La parola più rivoltante
Quando sento la parola «ordine», mi si drizzano i capelli perché allora sento lo sferragliare verso Auschwitz dei convogli in orario di Eichmann che, con la formula «tutto in ordine», erano pronti a partire. È la parola più rivoltante che conosca. È la perifrasi del mostruoso. Scaturisce direttamente dalla bocca della macchina. È così profondamente infame che dovrebbe essere bandita per secoli. E anche oggi – in questo, a prescindere dalla maggiore raffinatezza della dissimulazione odierna, non è diversa dai giorni di Eichmann – mira esclusivamente a coprire la mancanza di scrupoli; a intorpidire in noi l’idea di ciò che è ordinato e comandato; a polarizzare il nostro interesse per gli effetti di ciò a cui partecipiamo; in breve: a persuaderci che dobbiamo fidarci dello scorrere liscio della macchina perché scorre in modo liscio.
Günther Anders, Stenogrammi filosofici, 1965
Fidatevi
È ovvio, le centrali atomiche sono del tutto affidabili. È ovvio, i missili ammassati, i sottomarini e i razzi, le bombe al neutrone e quelle all’idrogeno, i prodotti tossici al di fuori della guerra, i fusti e i contenitori di scorie radioattive e diossina, i cumuli di piombo e mercurio, lo strato sempre più spesso di anidride carbonica, tutto ciò non è pericoloso. Non più, ci verrà detto, di quanto lo fossero i gas dell’illuminazione nel 1850 o le prime ferrovie.
Poveri imbecilli traditori del progresso che non siamo altro, non abbiamo capito nulla.
Mai qualcuno farà l’ultima delle ultime guerre.
Mai affonderanno le petroliere da 500.000 tonnellate, né perforeranno in modo irreparabile a tremila metri le sonde offshore.
Mai l’ingegneria genetica devierà per produrre mostri o esseri perfettamente conformi al modello fissato.
Mai i tranquillanti, gli eccitanti, gli ansiolitici saranno una camicia di forza chimica generalizzata.
Mai cibi artificiali prodotti da agili batteri in azione andranno in putrefazione.
Mai l’informatica sarà strumento di una polizia universale.
Mai le telecamere poste sui viali saranno l’occhio che non si trova più nella tomba e che non è più di Dio.
Mai lo Stato diventerà totalitario.
Mai il gulag si espanderà.
Fidatevi.
Fidatevi quindi degli scienziati, dei laboratori, degli uomini di Stato, dei tecnici, degli amministratori, degli urbanisti, che vogliono tutti solo il bene dell’umanità, che tengono bene in pugno il dispositivo e conoscono la giusta direzione.
Fidatevi degli analisti, degli informatici, degli igienisti, degli economisti, dei guardiani della Città (oh Platone, adesso li abbiamo!).
Fidatevi, perché la vostra fiducia è indispensabile a questa stregoneria.
Jacques Ellul, Fidatevi, 1980
Per uscire dal vicolo cieco
Il progresso tecnologico, l’organizzazione dall’alto della vita umana (quello che Weber chiama «razionalizzazione»), la fede esagerata nel metodo scientifico dei due secoli passati ‒ tutto ciò ci ha portato, letteralmente, in un vicolo cieco. La tendenza è ora chiara: guerra atomica, collettivismo burocratico, il «consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potere oggettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli … ». Mi sembra assurdo tentare di lottare contro questa tendenza, come fanno i progressisti di tutti i tipi, con le stesse forze che l’hanno posta in essere. Dobbiamo dare forza alle emozioni, all’immaginazione, ai sentimenti morali, al primato dell’essere umano individuale, dobbiamo ristabilire l’equilibrio che è stato rotto dall’ipertrofia della scienza negli ultimi due secoli. La radice è l’uomo, qui e non altrove, adesso e non più tardi.
Dwight Macdonald, La radice è l’uomo, 1946
Professore di Etica all’università di Tel Aviv
Oltre che dalle leggi di guerra, l’attacco su Gaza è stato regolato da altri due sistemi normativi: il codice etico militare e il codice religioso del rabbinato militare. Un opuscolo normativo intitolato “Andate a combattere la mia battaglia”, scritto specificatamente per l’attacco a Gaza, descriveva l’attacco come un atto di vendetta pubblica e intimava i soldati a non aver paura di non mostrare compassione. Il rabbinato ha anche descritto l’invasione come una forma di ritorno che avrebbe spazzato via la vergogna dell’espulsione dei coloni religiosi da Gaza. L’altro codice normativo, quello etico militare, ha cercato di combinare politica legale e giustificazioni morali. È stato ultimato da Asa Kasher, professore di Etica all’università di Tel Aviv e vincitore del Premio Israeliano per la Filosofia. I risultanti princìpi di etica militare della lotta al terrore hanno dimostrato come una combinazione del diritto di guerra e le considerazioni etiche possano essere rese compatibili con la dottrina dell’efficienza militare. È stato chiesto quale rapporto di morte civile collaterale sarebbe stato considerato legittimo nel contesto dell’uccisione di un militare armato. La quota a cui erano arrivati era di 3,14, che molto approssimativamente è la costante matematica del rapporto tra una circonferenza e il suo diametro nello spazio euclideo. Il calcolo e la misurazione di morte e distruzione sono stati affrontati come se si trattasse di un algoritmo. Dopo il recente attacco su Gaza, il rapporto è giunto a 1 israeliano ogni 100 palestinesi.
Al fine di essere efficace la violenza necessita di essere esercitata nella zona grigia tra le violazioni ovvie e la possibile legalità. Operare ai margini della legge è un modo per espanderla. Asa Kasher ha detto “quello che facciamo diventa legge”. Gli attacchi militari possono così fare due cose simultanee e apparentemente paradossali: violare la legge e modificarla in modo tale da discolpare retroattivamente l’atto. Questa logica ciclica rende l’illegale legale attraverso la violazione continua e la riscrittura retroattiva.
Eyal Weizman, Il male minore, 2009