Riceviamo e diffondiamo:
Questi pannelli della mostra rappresentano un tentativo di provare ad articolare
una possibilità rivoluzionaria in territori specifici, in prevalenza rurali, ove
insistono dinamiche di “colonialismo interno” da parte degli Stati e del
capitale, come ad esempio per le società del sud europa.
Ѐ un modo per cercare di intrecciare la distruzione necessaria dell’esistente
con la costruzione di spazi di autonomia e di saperi, e con spazi di “comunità
reali” fra gli individui nell’epoca dell’isolamento e della solitudine digitale,
affinché lo spazio di organizzazione e di lotta venga a coincidere con lo spazio
conosciuto in cui si esplicano le nostre relazioni della “vita associata” per la
riproduzione delle proprie condizioni di esistenza, delle relazioni materiali di
produzione, scambio e sussistenza, non mediate da istituzioni statali o
commerciali.
La prospettiva auspicabile a lungo termine su un territorio specifico sarebbe
quella della “federazione”, ovviamente informale, di lotte e di spazi di
autonomia, di strutture di base e di mutuo appoggio nei borghi come nelle
piccole citta, di autonomia materiale e di saperi, di culture di resistenza e di
cosmovisioni altre della realtà.
Delle CLR (Collettività locali di resistenza) contro tutte le separazioni, che
si prefigurino sin da ora nel conflitto sociale e di classe la qualità della
vita per cui ci battiamo, e che diano strumenti e possibilità concrete per
finirla con la concezione dopolavoristica delle lotte e delle nostre vite.
Per provare ad uscire dall’angolo in cui ci stanno cacciando, non si inventa dal
nulla l’attacco a questo mondo, così come l’autogestione generalizzata della
vita sociale.
Estos paneles de la exposición representan un intento de tratar de articular una
posibilidad revolucionaria en territorios concretos, predominantemente rurales,
donde insisten dinámicas de “colonialismo interno” por parte de los estados y el
capital, como por ejemplo, las sociedades del sur de Europa.
Es una forma de intentar entrelazar la necesaria destrucción de lo existente con
la construcción de espacios de autonomía y conocimiento, y con espacios de
“comunidad real” entre individuos en la era del aislamiento y la soledad
digital, para que el espaciov de organización y lucha coincida con el espacio
conocido en el que se llevan a cabo nuestras relaciones de “vida asociada” para
la reproducción de nuestras condiciones de existencia, de relaciones materiales
de producción, intercambio y subsistencia, no mediadas por instituciones
estatales o mercantiles. La perspectiva deseable a largo plazo en un territorio
concreto sería la de una «federación», obviamente informal, de luchas y espacios
de autonomía, de estructuras de base y apoyo mutuo en aldeas y pequeñas
ciudades, de autonomía material y conocimiento, de culturas de resistencia y
otras cosmovisiones de la cosmovisión. obviamente informal, de luchas y espacios
de autonomía, de estructuras de base y apoyo mutuo en aldeas y pequeñas
ciudades, de autonomía material y conocimiento, de culturas de resistencia y
otras cosmovisiones de la realidad.
CLRs (Colectividades Locales de Resistencia) contra toda separación, que
prefiguran desde ahora en el conflicto social y de clase la calidad de vida por
la que luchamos, y que nos dan herramientas y posibilidades concretas para
acabar con la concepción post-laboral de las luchas y de nuestras vidas. Para
intentar salir del rincón al que nos están empujando, el ataque a este mundo no
se inventa de la nada, como la autogestión generalizada de la vida social.
Tag - Materiali
Riceviamo e diffondiamo:
Questi pannelli della mostra sono il frutto delle esperienze e delle riflessioni
di svariati individui a diverse latitudini geografiche della vecchia europa
elaborate negli ultimi anni. Parlano di storie di classe. Di proletari che, per
condizione e per scelta, decidono di rendere abitabile un mezzo e di spostarsi
all’interno degli stati Ue seguendo le loro pulsioni e i lavori stagionali.
Parlano di un nomadismo specifico e di sfruttati, di storie di un “esercito
industriale di riserva” che per la maggior parte dei casi arriva dalle società
del sud e dell’est del vecchio continente che, come sempre nella storia dei
capitalismi europei, son servite come “serbatoio” di manodopera a basso costo.
In un’epoca contrassegnata dalla guerra e dalla trasformazione del modo di
produzione capitalistico e della società verso la fase digitale, è un tentativo
di ri-trovarsi come classe sociale, con le nostre lotte, i nostri approdi e
accampamenti, e i nostri spazi di agibilità da creare e da difendere, e le
cosmovisioni del nostro mondo e le variegate culture di resistenza che lo
compongono.
Ѐ una mostra che parla di vita, di lotta e di viaggio, e che sbircia il modo e
le forme con le quali già gli sfruttati del secolo passato, come nel ‘900 gli
hobos negli Stati Uniti, hanno vissuto e si sono organizzati.
Non è un caso che, dopo la “grande depressione” del 1929, buona parte degli
scioperi selvaggi furono propri del movimento Hobo, cosi come le prime
contro-culture furono sviluppate negli accampamenti “hobo-jungle” alle periferie
proletarie delle grandi metropoli.
Contro la gravita sociale dell’ordinarieta, degli Stati e del capitale.
Contro la società dei varchi, delle recinzioni e delle separazioni.
Sempre contro tutte le vecchie e le nuove “enclosures”.
NOMADISMO
Estos paneles de la exposición son fruto de las experiencias y reflexiones de
varios individuos en distintas latitudes geográficas de la vieja Europa que se
han ido elaborando a lo largo de los últimos años. Hablan de historias de clase.
De proletarios que, por condición y por elección, deciden habitar un medio y
desplazarse dentro de los Estados de la UE siguiendo sus pulsiones y trabajos
estacionales. Hablan de un nomadismo específico y de los explotados, de
historias de un «ejército industrial de reserva» que en su mayoría procede de
las sociedades del sur y del este del viejo continente que, como siempre en la
historia de los capitalismos europeos, han servido de «reserva» de mano de obra
barata. En una época marcada por la guerra y la transformación del modo de
producción capitalista y de la sociedad hacia la fase digital, es un intento de
reencontrarnos como clase social, con nuestras luchas, nuestros desembarcos y
campamentos, y nuestros espacios de viabilidad para crear y defender, y las
cosmovisiones de nuestro mundo y las abigarradas culturas de resistencia que lo
conforman.Es una exposición que habla de vida, lucha y viajes, y que se asoma al
modo y las formas en que vivían y se organizaban los explotados del siglo
pasado, como los «hoboes» en los Estados Unidos del siglo XX.No es casualidad
que, tras la «Gran Depresión» de 1929, gran parte de las huelgas salvajes fueran
propias del movimiento “hobo”, del mismo modo que las primeras contraculturas se
desarrollaron en los campamentos de la «hobo-jungle» en la periferia proletaria
de las grandes metrópolis.
Contra la gravedad social de la ordinariez, los estados y el capital.
Contra la sociedad de las puertas, las vallas y las separaciones.
Siempre contra todos los viejos y nuevos «recintos».
Riceviamo e diffondiamo:
È uscito il secondo numero di “Lahar”
“In questo secondo numero abbiamo provato ad approfondire alcune dinamiche
sociali, politiche ed economiche che hanno stimolato all’interno della redazione
una serie di riflessioni. Guerre, estrattivismo, PNRR, nuovi “decreti sicurezza”
e l’implementazione delle nuove tecnologie, associate all’intelligenza
artificiale utilizzata in funzione investigativa e repressiva sono i temi
trattati in questo numero. Lo spirito che muove questi ragionamenti parte dalla
volontà di andare quanto più a fondo possibile nelle analisi e dalla necessita
di confrontarsi anche partendo da punti di vista e livelli di approfondimento
diversi. Non abbiamo risposte preconfezionate e tantomeno ci piace l’utilizzo di
slogan roboanti che hanno il solo scopo di riempire vuoti di analisi e di
ragionamento. La storia corre più veloce di noi, specialmente negli ultimi
tempi, e avere la capacità di analizzare e capire le dinamiche con cui ci
dobbiamo raffrontare nel nostro percorso di lotta diventa sempre più arduo.
Siamo convinti che confrontare analisi e metodologie sia uno strumento basilare
per raggiungere gli obiettivi preposti. In questo mondo social e
ipertecnologico, crediamo che resti fondamentale discutere guardandosi negli
occhi per tenere vive le nostre idee.”
PER INFO E RICHIESTA COPIE: louisemichel@autistici.org
Riceviamo e diffondiamo:
NUOVA USCITA TREMENDE EDIZIONI
COLLANA LA VITA NON ATTENDE: LE NICHILISTE RUSSE
“Il principio fondamentale del nichilismo propriamente detto, fu
l’individualismo assoluto. Era la negazione, in nome della libertà individuale,
di tutti gli obblighi imposti all’individuo dalla società, dalla famiglia, dalla
religione. Il nichilismo fu una reazione appassionata e potente, non contro il
dispotismo politico, ma contro il dispotismo morale, che pesa sopra la vita
privata ed intima dell’individuo”.
da La Russia sotteranea, Syepniak S. (1882)
“Potete perseguitarci fin quando avrete la forza materiale, ma noi abbiamo la
forza morale, la forza del progresso storico, la forza delle idee, e le idee non
possono essere fermate dalle baionette. […] Se quella società ideale che noi
sogniamo si potesse realizzare senza alcun rivolgimento violento, ne saremmo
felici con tutta l’anima. Penso unicamente che in determinate circostanze la
rivoluzione violenta è un male inevitabile…”.
Dichiarazione di Sof’ja Bardina al Processo dei Cinquanta (1877)
Nelle nostre intenzioni questo libro vuole essere il primo contributo di una
ricerca più ampia, che ci ha appassionate, sulle vicende delle rivoluzionarie
russe tra la seconda metà dell’Ottocentoe i primi del Novecento.
Affinché la memoria dei loro gesti non rimanga una mera opera celebrativa ma
possa fornire validi spunti di riflessione per chi ancora oggi sceglie di agire,
animata da una sincera idea di libertà. Sono storie di donne, centinaia, che
hanno scelto tanto di non piegarsi al modello che la società aveva stabilito per
loro – prima di signorine esemplari poi di mogli devote ed infine di madri
diligenti – quanto di rifiutare il privilegio derivante dalla loro classe di
appartenenza in nome di un’idea pagata in alcuni casi anche con la vita.
Non vogliamo dipingerle come eroine né martirizzarle ma solo restituire il posto
che spetta loro.
COLLANA LA VITA NON ATTENDE: LE NICHILISTE RUSSE. PAGINE 192.
Prezzo di copertina 8 euro, 6 euro dalle 5 copie.
Spese di spedizione 1,50 euro piego libri non tracciabile, 5 euro tracciabile.
Per richieste e info tremendedizioni@canaglie.org
Riceviamo e diffondiamo:
NUOVA PUBBLICAZIONE TREMENDE EDIZIONI COLLANA LE FURIE: RISTAMPA DI MARIA
NIKIFOROVA. LA RIVOLUZIONE SENZA ATTESA. L’epopea di un’anarchica attraverso
l’Ucraina 1902-1919.
“Il nostro compito è di preparare le masse ad una sollevazione ampia e popolare,
e di fare la rivoluzione non al posto del popolo, ma con il popolo. È necessario
attaccare con violenza la borghesia per distruggere i fondamenti della
rivoluzione borghese, oltre che combattere il nazionalismo ucraino. È necessario
trovare fondi per la stampa, come è necessario confiscare armi”.
Fino a dove spingere il processo rivoluzionario quando questo non porta che ad
un cambiamento al vertice dello Stato? Quando gli operai si stanno impossessando
delle fabbriche e i contadini delle terre, come fare affinché la sedia del
potere resti vuota e soprattutto le sue gambe vengano frantumate? Che fare
quando la contro-rivoluzione arriva da ogni parte? Come evitare di cadere nella
trappola di “fare la guerra” a scapito di “approfondire la rivoluzione”? Come
riconoscere i falsi amici tra i rivoluzionari dalle intenzioni tuttavia sincere?
Quali sono le conseguenze del coordinarsi con gruppi autoritari in un “fronte
comune”? Quest’ultimo tipo di strategia sembra in questo caso impossibile senza
rinunciare a parte delle proprie idee, ed è d’altronde questa la conclusione che
trarrà Maria Nikiforova dopo aver sperimentato un’alleanza con i bolscevichi.
Seguiamo il suo percorso non per rallegrarci delle sue alte gesta militari, ma
come un’esperienza di situazioni piene di sconvolgimenti rivoluzionari e di
difficoltà, come una finestra per affrontare una storia fatta da una successione
di possibilità non necessariamente accadute.
————
DALL’INTRODUZIONE
Ristampare Maria Nikiforova. La rivoluzione senza attesa è per noi una
convergenza di intenti dei due progetti a cui stiamo lavorando: la collana “Le
Furie” che si occupa di monografie di donne anarchiche e la collana, di prossima
uscita, “La Vita Non Attende” che si concentra prevalentemente ma non
esclusivamente sulle figure femminili rivoluzionarie e anarchiche dal 1860 agli
inizi del Novecento in Russia partendo dalle nichiliste russe, passando per
Narodnaja Volja e arrivando alle cernoznamentsy e beznach’alsty. Sarà nel terzo
volume di questa serie, infatti, che incontreremo stralci dei diari della
Nikiforova.
[…] Non esiste il culto di Maria Nikiforova, fortunatamente.
Non è una Kollontai né una Kutuzova. Nessuna storiografia della sua vita. In
parte ciò è dovuto al fatto che trascorse gran parte della sua vita in
clandestinità: si unì ad un gruppo terroristico anarchico che metteva in atto
azioni bezmotivny all’età di 16 anni e rimase “allo scoperto” solo per due anni
(1917-1919). Quindi ci sono pochissimi documenti per risalire alla sua attività
e solo foto segnaletiche. Il riconoscimento le poteva essere fatale.
[…] Marusya rappresenta il lato distruttivo dell’anarchismo ma, come scriveva
Bakunin, la passione di distruggere è anche una passione creativa. Lei la
rivolta non solo l’ha agita ma ha trovato prima di tutto uno spazio per pensare
la rivoluzione come parte integrante della Storia. Le condizioni materiali
presenti da sole non bastavano, Maryusa ha pensato, osato e voluto quella
rivoluzione. Per questo quella di Marusya è stata azione cosciente nella
coscienza dell’azione.
Questa ristampa, inoltre, ci sembra un’occasione non solo per coinvolgere un
compagno prigioniero in un progetto editoriale ma un modo per proseguire il suo.
—-
SOMMARIO
PACE ALLE CAPANNE GUERRA AI PALAZZI!
INTRODUZIONE ALL’EDIZIONE FRANCESE
EPOPEA DI UN’ANARCHICA ATTRAVERSO L’UCRAINA.
UNA GIOVINEZZA Di BEZMOTIVNIKI
IL GRANDE VIAGGIO
GIORNATE RIVOLUZIONARIE A PIETROGRADO
ALEKSANDROVSK E HULJAJ-POLE
IL COLPO DI STATO DI OTTOBRE IN UCRAINA
LA MINACCIA COSACCA
LA DRUZHINA DEL LIBERO COMBATTIMENTO
LE BATTAGLIE DI ELISAVETGRAD
LA LUNGA RITIRATA
PROCESSO A TAGANROG
UN INVERNO ODIOSO
RITORNO A HULJAJ-POLE
LA ROTTURA
ANARCHICI UNDERGROUND
NON PENSARE MALE DI ME
GLI ANARCHICI UNDERGROUND IN UCRAINA 1920-1930
LA STORIA DI UN VOLANTINO E IL DESTINO DELL’ANARCHICO VARSHAVSKIY
POSTFAZIONE
RIFERIMENTI CRONOLOGICI
PICCOLA BIBLIOGRAFIA
—
MARIA NIKIFOROVA. LA RIVOLUZIONE SENZA ATTESA. L’epopea di un’anarchica
attraverso l’Ucraina 1902-1919.
198 pagine, formato A5.
7 euro copia singola
6 euro dalle 5 copie
1,50 euro piego di libri o 5 euro posta tracciabile
per info e ordini: tremendedizioni@canaglie.org
—
“E sarà terribile la Federazione del Dolore”
Segnaliamo questo opuscolo, che raccoglie gli interventi fatti dal Collettivo
Terra e Libertà durante una serata pubblica in Val di Non (Trentino). Per
chiedere copie cartacee dell’opuscolo, scrivete a: terraeliberta@inventati.org
datacenter_completo
Riceviamo e diffondiamo il manifesto guerra alla guerra tradotto in inglese:
Leda_eng1
Segnaliamo il primo numero di “Campagna di Sfida”, un agile bollettino con cui
l’Assemblea trentina di solidarietà con la resistenza palestinese accompagna le
diverse iniziative per spezzare le collaborazioni locali con il genocidio e con
la guerra.
CdS #1 MedOr (2)
Ci segnalano e segnaliamo:
Anarchisme et violence, Errico Malatesta (précédé de Malatesta et le concept de
violence révolutionnaire, Alfredo M. Bonanno)
Mais alors, pourra-t-on demander, pourquoi les anarchistes, dans la lutte
actuelle contre les institutions politico-sociales, qu’ils jugent oppressives,
ont prônés, prônent et pratiquent, quand ils le peuvent, l’utilisation de moyens
violents qui sont pourtant en contradiction flagrante avec leurs fins ? Et cela
au point qu’à certains moments de nombreux adversaires ont cru de bonne foi,
quand ceux de mauvaise foi ont fini par croire, que le caractère spécifique de
l’anarchisme était justement la violence ?
La question peut sembler embarrassante, mais on peut y répondre en quelques
mots. Le fait est que pour que deux personnes vivent en paix, il faut que les
deux veuillent la paix ; si l’un des deux s’obstine à vouloir obliger l’autre,
par la force, à travailler pour lui et à le servir, l’autre, malgré tout son
amour pour la paix et la bon entente, sera bien obligé, s’il veut conserver sa
dignité humaine et ne pas être réduit au plus abject des esclavages, à résister
à la force avec des moyens adaptés.
Les anarchistes n’ont pas d’hypocrisie. Il faut repousser la force avec la force
: aujourd’hui contre les oppressions d’aujourd’hui ; demain contre les
oppressions qui pourraient tenter de se substituer à celles d’aujourd’hui.
Nous voulons la liberté pour tous, pour nous et pour nos amis, comme pour nos
adversaires et nos ennemis.
176 pages / 9 euros (6 euros pour les distros) / Janvier 2025
Sommaire
9 Malatesta et le concept de violence révolutionnaire, Alfredo M.
Bonanno
47 La fin et les moyens (août 1892)
55 Erreurs et remèdes (août 1896)
65 Les moyens violents et les socialistes démocratiques (novembre
1897)
68 La tragédie de Monza (septembre 1900)
78 Ne tombons pas plus bas : à propos de l’attentat de Buffalo
(septembre 1901)
84 Amour et haine (avril 1920)
86 Les mazziniens et nous (mai 1920)
92 Une fois de plus sur anarchisme et communisme (juillet 1920)
98 La violence et la révolution (août 1921)
101 Morale et violence (octobre 1922)
109 Réponse à un communiste (octobre 1923)
117 Anarchie et violence (septembre 1924)
123 La Terreur révolutionnaire (octobre 1924)
128 Chrétien ? (avril-mai 1925)
135 Intervention improvisée, Alfredo M. Bonanno
161 Appendice : Amour et haine, El Giovin (Luigi Galleani)
Pour toute commande, pour correspondre :
anarchronique@riseup.net
Qui il manifesto in formato pdf:
Leda1