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Le tracce sfocate dei Cangaceiros nella pampa sociale
Riceviamo e diffondiamo questo interessante contributo. Dalla prefazione: Pubblichiamo questa traduzione di un testo scritto (in inglese) da un componente del gruppo Os Cangaceiros in occasione dell’iniziativa di apertura della Tattoo Circus (Ateneo-B15-ZK squatt, Roma) al Bencivenga Occupato, il 24 ottobre 2024. Queste riflessioni siano state scritte ormai trent’anni fa e si riferiscano retrospettivamente al contesto francese a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, quindi diverso per molti aspetti da quello che ci troviamo a vivere oggi. Nonostante ciò, e nonostante non condividiamo alcuni passaggi (quali, ad esempio, la posizione – non molto chiara, nel testo – presa rispetto alle accuse di terrorismo ed il disprezzo per le pratiche, piuttosto che per le modalità organizzative, espresso nei confronti delle formazioni armate) pensiamo che riprendere in mano le analisi autocritiche di chi ha vissuto quell’esperienza possa fornirci ancora qualche strumento utile per orientarci nelle lotte anticarcerarie del presente. Infatti, alcuni temi sollevati dall’autore rimangono indubbiamente d’attualità: dal come far riverberare all’esterno le rivolte dex prigionierx alla scelta delle tempistiche e della progettualità per non dover rincorrere gli eventi; dalla dipendenza dai media per far conoscere le proprie azioni al problema della censura; dal rapporto con la repressione alla problematica dell’esporsi in un contesto di isolamento sociale… Os Cangaceiros è stato un gruppo di ‘delinquenti rivoluzionari’ d’ispirazione situazionista (presero in prestito il nome da un gruppo di banditi sociali brasiliani, celebri rapinatori di ricchi proprietari di fine XIX secolo) dedito all’azione diretta contro il carcere e il suo mondo e alle rapine. Per approfondire, raccomandiamo la lettura di: Un crimine chiamato libertà, ed. NN/Anarchismo. Di Leopold Roc è disponibile il testo pubblicato sulla rivista Os Cangaceiros n. 3, giugno 1987: Industrial Domestication: Industry As The Origins Of Modern Domination, tradotto in italiano su https:// machorka.espivblogs.net/2014/05/20/addomesticamentoindustriale-2/ Qui l’opuscolo: cangaceiros (1)
November 11, 2024 / il Rovescio
Luci da dietro la scena (XXII) – Lo sterminio come principio scientifico, organizzativo e legale
Qui il pdf: Luci XXII Pericolosamente prossimo Il moderno “uomo di massa”, questo sradicato compagno di strada della tecnologia nell’età del moderno capitalismo – che è quasi del tutto controllato da influenze esterne e fatto muovere su e giù in ogni modo secondo l’impulso del momento, perché il suo spirito atrofizzato ha perduto l’equilibrio interiore che solo consente di sostenersi in una vera comunione – già arriva pericolosamente prossimo all’“uomo macchina”. Rudolf Rocker, Nazionalismo e cultura, 1937 Solo così Quando parli di Auschwitz, evita solennità. Il tono solenne non gli si addice. È ancora troppo umano, potrebbe suonare come se da qualche parte ci fosse ancora una possibilità di senso o di riconciliazione – e lasciare aperta questa possibilità sarebbe una sottovalutazione mortale del mostruoso che è stato. Non parlare di «morti». Tanto meno di «assassinati». Entrambe le parole sarebbero un oltraggio. Nessuno è stato ucciso. Così come nessuno è stato assassinato. Per quanto profondamente ciò possa turbarti, per quanto ciò possa esserti gravoso, l’unico misurato, l’unico vero, l’unico dignitoso discorso dei milioni di oltraggiati, è quello cinico. Devi dunque parlare del materiale, avviato alla macchina per la lavorazione, che era dotato della singolare qualità di poter vedere, sentire, percepire. E (quando parli dei testimoni che si presentano oggi): residui di materiali rimasti casualmente non lavorati, i quali a loro volta posseggono la singolare qualità di poter ricordare, testimoniare e accusare. – Solo così. Parlare in modo diverso non è permesso e appare già come giustificazione. Günther Anders, Stenogrammi filosofici, 1965 Esiti organizzativi La macchina della distruzione, dunque, non era strutturalmente diversa dall’organizzazione tedesca nel suo complesso. La macchina della distruzione era la comunità organizzata in uno dei suoi scopi specifici. Quando, all’inizio del 1933, un impiegato statale usò per la prima volta l’espressione “non ariano” in un’ordinanza amministrativa, il destino degli ebrei europei era ormai segnato. Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, 1961 L’omicidio di massa della popolazione ebraica europea non è stato soltanto l’esito tecnologico di una società industriale, ma anche l’esito organizzativo di una società burocratica. Christopher R. Browning, The German Bureaucracy and the Holocaust, 2003 Senza un rapporto diretto con le conseguenze delle proprie azioni, anche il migliore degli esseri umani si muove in un vuoto morale. John Lachs, Responsibility and the Individual in Modern Society, 1981 «Basta attraversare il ponte una volta che lo si è raggiunto» I mezzi tecnologici condizionano le proprie applicazioni e subordinano i giudizi ai loro stessi criteri di efficacia e di efficienza. Joseph Weinsenbaum, Il potere dei computer e la ragione. Dal giudizio al calcolo, 1987 Di fatto, l’affermazione della metodologia scientifica moderna e gli enormi sforzi verso la razionalizzazione della vita quotidiana coincisero, agli albori della vita moderna, con i più violenti e atroci episodi di caccia alle streghe mai verificatisi. La distruzione di massa non fu accompagnata dal montare delle emozioni, ma da un mortale silenzio di noncuranza. La disumanizzazione è inestricabilmente collegata alle fondamentali tendenze razionalizzanti della burocrazia moderna. Quanto più razionale è l’organizzazione dell’azione, tanto più facile è causare sofferenza. … Sono i fini ad essere soggetti alla valutazione morale, non i mezzi. … Si fa quello che dicono gli esperti, ai quali si delega il problema morale di stabilire se le soluzioni tecniche siano giuste e necessarie – se diventano operative vuole dire che lo sono. Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, 1989 La parola più rivoltante Quando sento la parola «ordine», mi si drizzano i capelli perché allora sento lo sferragliare verso Auschwitz dei convogli in orario di Eichmann che, con la formula «tutto in ordine», erano pronti a partire. È la parola più rivoltante che conosca. È la perifrasi del mostruoso. Scaturisce direttamente dalla bocca della macchina. È così profondamente infame che dovrebbe essere bandita per secoli. E anche oggi – in questo, a prescindere dalla maggiore raffinatezza della dissimulazione odierna, non è diversa dai giorni di Eichmann – mira esclusivamente a coprire la mancanza di scrupoli; a intorpidire in noi l’idea di ciò che è ordinato e comandato; a polarizzare il nostro interesse per gli effetti di ciò a cui partecipiamo; in breve: a persuaderci che dobbiamo fidarci dello scorrere liscio della macchina perché scorre in modo liscio. Günther Anders, Stenogrammi filosofici, 1965 Fidatevi È ovvio, le centrali atomiche sono del tutto affidabili. È ovvio, i missili ammassati, i sottomarini e i razzi, le bombe al neutrone e quelle all’idrogeno, i prodotti tossici al di fuori della guerra, i fusti e i contenitori di scorie radioattive e diossina, i cumuli di piombo e mercurio, lo strato sempre più spesso di anidride carbonica, tutto ciò non è pericoloso. Non più, ci verrà detto, di quanto lo fossero i gas dell’illuminazione nel 1850 o le prime ferrovie. Poveri imbecilli traditori del progresso che non siamo altro, non abbiamo capito nulla. Mai qualcuno farà l’ultima delle ultime guerre. Mai affonderanno le petroliere da 500.000 tonnellate, né perforeranno in modo irreparabile a tremila metri le sonde offshore. Mai l’ingegneria genetica devierà per produrre mostri o esseri perfettamente conformi al modello fissato. Mai i tranquillanti, gli eccitanti, gli ansiolitici saranno una camicia di forza chimica generalizzata. Mai cibi artificiali prodotti da agili batteri in azione andranno in putrefazione. Mai l’informatica sarà strumento di una polizia universale. Mai le telecamere poste sui viali saranno l’occhio che non si trova più nella tomba e che non è più di Dio. Mai lo Stato diventerà totalitario. Mai il gulag si espanderà. Fidatevi. Fidatevi quindi degli scienziati, dei laboratori, degli uomini di Stato, dei tecnici, degli amministratori, degli urbanisti, che vogliono tutti solo il bene dell’umanità, che tengono bene in pugno il dispositivo e conoscono la giusta direzione. Fidatevi degli analisti, degli informatici, degli igienisti, degli economisti, dei guardiani della Città (oh Platone, adesso li abbiamo!). Fidatevi, perché la vostra fiducia è indispensabile a questa stregoneria. Jacques Ellul, Fidatevi, 1980 Per uscire dal vicolo cieco Il progresso tecnologico, l’organizzazione dall’alto della vita umana (quello che Weber chiama «razionalizzazione»), la fede esagerata nel metodo scientifico dei due secoli passati ‒ tutto ciò ci ha portato, letteralmente, in un vicolo cieco. La tendenza è ora chiara: guerra atomica, collettivismo burocratico, il «consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potere oggettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli … ». Mi sembra assurdo tentare di lottare contro questa tendenza, come fanno i progressisti di tutti i tipi, con le stesse forze che l’hanno posta in essere. Dobbiamo dare forza alle emozioni, all’immaginazione, ai sentimenti morali, al primato dell’essere umano individuale, dobbiamo ristabilire l’equilibrio che è stato rotto dall’ipertrofia della scienza negli ultimi due secoli. La radice è l’uomo, qui e non altrove, adesso e non più tardi. Dwight Macdonald, La radice è l’uomo, 1946 Professore di Etica all’università di Tel Aviv Oltre che dalle leggi di guerra, l’attacco su Gaza è stato regolato da altri due sistemi normativi: il codice etico militare e il codice religioso del rabbinato militare. Un opuscolo normativo intitolato “Andate a combattere la mia battaglia”, scritto specificatamente per l’attacco a Gaza, descriveva l’attacco come un atto di vendetta pubblica e intimava i soldati a non aver paura di non mostrare compassione. Il rabbinato ha anche descritto l’invasione come una forma di ritorno che avrebbe spazzato via la vergogna dell’espulsione dei coloni religiosi da Gaza. L’altro codice normativo, quello etico militare, ha cercato di combinare politica legale e giustificazioni morali. È stato ultimato da Asa Kasher, professore di Etica all’università di Tel Aviv e vincitore del Premio Israeliano per la Filosofia. I risultanti princìpi di etica militare della lotta al terrore hanno dimostrato come una combinazione del diritto di guerra e le considerazioni etiche possano essere rese compatibili con la dottrina dell’efficienza militare. È stato chiesto quale rapporto di morte civile collaterale sarebbe stato considerato legittimo nel contesto dell’uccisione di un militare armato. La quota a cui erano arrivati era di 3,14, che molto approssimativamente è la costante matematica del rapporto tra una circonferenza e il suo diametro nello spazio euclideo. Il calcolo e la misurazione di morte e distruzione sono stati affrontati come se si trattasse di un algoritmo. Dopo il recente attacco su Gaza, il rapporto è giunto a 1 israeliano ogni 100 palestinesi. Al fine di essere efficace la violenza necessita di essere esercitata nella zona grigia tra le violazioni ovvie e la possibile legalità. Operare ai margini della legge è un modo per espanderla. Asa Kasher ha detto “quello che facciamo diventa legge”. Gli attacchi militari possono così fare due cose simultanee e apparentemente paradossali: violare la legge e modificarla in modo tale da discolpare retroattivamente l’atto. Questa logica ciclica rende l’illegale legale attraverso la violazione continua e la riscrittura retroattiva. Eyal Weizman, Il male minore, 2009
November 5, 2024 / il Rovescio
Contre la guerre, contre la paix, pour la révolution sociale
Riceviamo e diffondiamo: Luigi Galleani Contre la guerre, contre la paix, pour la révolution sociale Avant la Première Guerre Mondiale, les organisations ouvrières en Europe avaient beaucoup œuvré pour organiser les ouvriers et les enrégimenter dans leurs structures, tout en se donnant des airs subversifs à grand renfort de propagande. Elles couraient derrière le nombre d’adhérents, plus intéressées à les habituer à suivre les ordres d’en haut, qu’à tenter d’en fortifier les consciences et les volontés. Que des millions d’adhérents se croyant émancipés – eux qui auraient peut-être pu empêcher la guerre s’ils l’avaient osé –, aient fini par aller au front après que leurs chefs aient brutalement retourné leurs vestes, voilà la « démonstration la plus putride des organisations prétendument subversives ». Cela ne découragea pas des anarchistes de promouvoir certaines propositions ambitieuses, comme Luigi Galleani dans son article « Contre la Guerre, contre la Paix, pour la Révolution ». Face à la perspective alors courante à cette période (se préparer à prendre la revanche dès que la guerre se terminera), Galleani opposait la conviction qu’au vu de la situation sociale et économique, l’insurrection allait éclater avant la trêve dans un des pays d’Europe, afin d’empêcher que sur les ruines de la guerre, la paix ne réorganise l’ancien ordre social. La proposition était lancée : l’heure de la révolte approchait, le moment opportun de l’insurrection allait venir, et il fallait s’y préparer. Cette question de la préparation sera bientôt dans les bouches, dans les esprits, et dans les choix de nombreux compagnons et compagnonnes. Car si la plupart étaient d’accord pour reconnaître que les révolutions ne s’organisent pas, ils étaient toutefois aussi d’accord pour considérer que « les insurrections ne se déterminent pas, ne trouvent pas leur chemin, n’amènent pas les conséquences espérées, sans un travail sagace, patient et zélé, de préparation morale et matérielle ». « Contre la guerre hier, là-bas, nous sommes aujourd’hui contre la guerre, ici, où elle scintille porteuse des mêmes intrigues et des mêmes mensonges, avide du même sang, du même butin, des mêmes restaurations. Contre la paix bâtarde hier, là-bas, nous sommes contre la paix aujourd’hui, ici, partout où elle consacre privilège et servitude, inégalité et iniquité. Pour la révolution hier, avec toutes les aspirations de l’âme, nous sommes aujourd’hui ici contre la guerre contre la paix, pour la révolution sociale, parce que la révolution seule peut accomplir victorieusement le miracle qui a manqué au Dieu tout-puissant là-haut dans l’empyrée et à ses élus ici-bas : niveler les frontières des classes et des pays, et sur la terre affranchie réconcilier les hommes comme des frères dans l’amour de la vie, bénis par l’amour et la liberté ». 136 pages / 4 euros Éditions Anar’chronique / Octobre 2024 Pour commander des exemplaires, écrire à : anarchronique[at]riseup.net Nos dernières publications sont consultables sur le blog à l’adresse : https://anarchroniqueeditions.noblogs.org
October 24, 2024 / il Rovescio
Alla censura rispondiamo con la ristampa! Pubblicata la terza edizione di “Quale internazionale?” in occasione dell’inizio del processo Sibilla
Riceviamo e diffondiamo: Alla censura rispondiamo con la ristampa! Pubblicata la terza edizione di “Quale internazionale?” in occasione dell’inizio del processo Sibilla. E’ difficile trovare le parole per presentare, ancora una volta, un libro come “Quale internazionale?”. Forse perché “Quale internazionale?” non è in senso proprio nemmeno un libro. Come venne scritto in occasione della seconda edizione questo oggetto “non è fatto solo di carta, inchiostro e ghirigori che formano lettere, lettere che formano parole e parole che formano frasi” e che “i suoi tempi sono i tempi della guerra sociale”. Uscito nel marzo 2021, l’11 novembre dello stesso anno veniva sequestrato ovunque rinvenuto nel corso di decine di perquisizioni in tutto il territorio nazionale nell’ambito dell’Operazione Sibilla. Pochi mesi dopo, nel maggio del ’22, Alfredo Cospito dopo dieci anni di carcere in alta sicurezza veniva trasferito in 41 bis. La sua colpa era anche di aver fatto uscire fuori dal carcere le tesi contenute nell’intervista pubblicata in tre puntate su altrettanti numeri di “Vetriolo”, intervista poi ripubblicata insieme a molto altro materiale in questo volume. Come è noto il 20 ottobre 2022 Alfredo iniziava un lungo sciopero della fame e noi nel nostro piccolo abbiamo pensato che un modo per supportarlo potesse essere quello di ristampare quest’opera “come gesto di solidarietà con il compagno e di insubordinazione contro lo Stato”. Il 10 ottobre 2024 per Alfredo Cospito e per altri 11 compagni e compagne verrà chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito proprio del procedimento Sibilla. L’intervista dal titolo “Quale internazionale?” compare al capo A) tra gli articoli di “Vetriolo” e al capo P) come operazione editoriale delle Edizioni Monte Bove. Il 10 ottobre “Quale internazionale?” sarà a processo. Ci sembra il momento migliore per dare alle stampe la terza edizione! Abbiamo chiesto a Lello Valitutti di curare l’introduzione alla terza edizione. Quando abbiamo avuto l’idea, abbiamo creduto che questo potesse essere un modo per continuare a far dialogare Alfredo con altri compagni fuori dal carcere, nonostante il 41 bis; ma vista la condizione di prigionia a cui anche Lello è al momento sottoposto (agli arresti domiciliari per l’operazione City), alla fine anche queste si sono rivelate essere altre parole che evadono dall’isolamento a cui lo Stato vorrebbe sopporle.   “Quale internazionale?” in fondo è un’opera viva, dunque. Ma mentre i governi della Terra ci hanno ormai precipitato in una nuova carneficina mondiale, la risposta alla domanda è la cosa oggi più urgente.   All’interno del libro: — Prefazione di Alfredo Cospito – Introduzione alla terza edizione di Lello Valitutti — Introduzione alla seconda edizione di Michele Fabiani e Francesco Rota — Introduzione alla prima edizione di Anarchici redattori di “Vetriolo” — Quale internazionale? Intervista e dialogo con Alfredo Cospito dal carcere di Ferrara — Dal ventre del Leviatano. Dichiarazione all’inizio del processo per l’azione contro Adinolfi a Genova — Chi siamo. Lettera aperta al movimento anarchico ed antiautoritario — Quattro anni… dicembre 2006. Documento-incontro della Federazione Anarchica Informale a quattro anni dalla nascita — Cronologia azioni, 1999-2023 — Nota editoriale Autori: Alfredo Cospito e molti altri Titolo: Quale internazionale? Edizioni Monte Bove (Collana: Tascabili clandestini – 5). Terza edizione, ottobre 2024, 215 pagine. Una copia: 5,00 euro. Per la distribuzione, a richieste di almeno cinque copie: 3,00 euro a copia. Spese di spedizione escluse. Per richieste di copie rivolgersi alle Edizioni Monte Bove: edizionimontebove@riseup.net  
October 9, 2024 / il Rovescio
Le maschere sono cadute – Il fallimento del mito della “resistenza antiautoritaria”
Riceviamo e diffondiamo la traduzione di un testo pubblicato dal gruppo ucraino “La voce degli anarchici” a proposito della collaborazione tra “anarchici pro-guerra” ed estrema destra. Qui sotto per la versione in italiano, castigliano e inglese: https://istrixistrix.noblogs.org/post/2024/10/06/le-maschere-sono-cadute-o-il-fallimento-del-mito-della-resistenza-anti-autoritaria/ Scarica l’opuscolo in italiano: La-Voce-degli-anarchici-IL-FALLIMENTO-DEL-MITO-DELLA-RESISTENZA-ANTI-AUTORITARIA
October 8, 2024 / il Rovescio
È disponibile il libro “Dalla natura alla cultura. Andata e ritorno” – Edizioni Monte Bove
Riceviamo e diffondiamo: È disponibile il libro “Dalla natura alla cultura. Andata e ritorno” di Michele Fabiani. Edizioni Monte Bove Collana Nera, 5 304 pagine Settembre 2024 [scritto nella primavera 2022] Prezzo di copertina: 12 euro. Distributori: 8 euro. Tre brevi “presentazioni” tratte rispettivamente dalla quarta di copertina e dalle alette del volume: «Quello che accade in questi anni non è soltanto l’oggettivazione della natura, la sua mercificazione, la sua de-soggettivazione. Questo ormai è un processo passato. Semmai quello che accade oggi è proprio il seguito di questo processo. Il soggetto naturale, reso oggetto, oggi degenera – nel senso letterale che fa deragliare il genere. Si ripropone come soggetto e, come il mostro di Frankenstein, esige riconoscimento.»                                                    *** Il libro muove dal pretesto dello studio del passaggio, nel sistema hegeliano, dalla Filosofia della Natura alla Filosofia dello Spirito, ma il suo contenuto reale ha l’ambizione di una riflessione filosofica più ampia. Come definire l’essere umano? Dove e come avviene il passaggio dalla natura alla cultura? E «quanta» natura permane ancora nella cultura? Pagine possedute, esse stesse, da una «doppia natura»: da una parte, esse possono apparire – in particolare nei capitoli centrali – estremamente schematiche, aggrappate al commento del testo paragrafo-per-paragrafo, si sente il cigolio della «ruota dentata» della macchina teoretica che lavora; dall’altra, esse pongono problemi aperti e propongono ipotesi teoriche originali. Cosa fonda l’umano? Il linguaggio (nel sistema hegeliano l’antropologia) o la lotta di classe (la fenomenologia)? E se solo il Servo conquista una vera umanità, dove collocare la figura disumana del Padrone?                                                     *** La contraddizione tra animale e natura esterna si sviluppa attraverso la guerra con le altre specie. L’animale si riproduce in primo luogo consumando la natura esterna. Questa contraddizione viene superata attraverso una forma più elevata di riproduzione. Ora l’animale non riproduce semplicemente se stesso nutrendosi di un Altro diverso da sé, ma riproduce letteralmente un altro individuo accoppiandosi con un Altro-sé. È il Gattungprozess, il sublime di tutta la Natura. La vita è una rivoluzione, è negazione radicale della materia inorganica e non il frutto di un processo positivo e lineare. Essa emerge come «come Minerva già armata dalla testa di Giove». Un corpo a corpo appassionato con quella che è la sezione meno conosciuta, da sempre trascurata, spesso ridicolizzata del  sistema hegeliano: la Filosofia della Natura. PIANO DELL’OPERA: INTRODUZIONE. LA GEMMA, IL FIORE, IL FRUTTO 1) La «la doppia natura» di queste pagine. 2) La «Prefazione» della Fenomenologia come introduzione programmatica all’hegelismo. 3) Una logica della crisi. 4) Sulla teleologia hegeliana. CAPITOLO I. LA «CENTRALITÀ» DELLA NATURA 1) L’importanza della Filosofia della Natura e la sua dimenticanza. 2) I giovani Hegel, Schelling e Hölderlin. Dagli anni dello Stift alla «brutta figura» della Dissertatio. 3) La rottura con Schelling. 4) Dall’Idea alla Natura. 5) La Natura al centro del sistema. 6) Avventure nello spazio-tempo. 7) I «limiti» della filosofia hegeliana della natura. CAPITOLO II. LA VITA NON-VITA 1) Il processo di soggettivazione che porta all’Organica. 2) Il «ricordo» della Terra. 3) Dalla generazione spontanea al processo generico. 4) L’importanza di Goethe nella Filosofia della Natura. 5) Il confronto con la ricerca scientifica del periodo: l’Illuminismo, Gall, Bichat e Spallanzani. 6) Teleologia della digestione. 7) Secondo appuntamento con Kant: il problema del vivente nella Critica del giudizio. 8) Il rapporto sessuale tra Natura e Spirito. 9) Il processo generico di fronte allo scacco della morte e l’inadeguatezza della Natura. CAPITOLO III. LA SECONDA NATURA 1) Lo Spirito «convive» con delle connessioni naturali. Lo spirito della natura. 2) De anima. Da Aristotele a Hegel. 3) Le perturbazioni naturali nella vita spirituale dei popoli. 4) Hegel fascista? 5) L’abitudine come seconda natura. 6) Lo Spirito siamo Noi! 7) Conosci te stesso! CAPITOLO IV. UOMINI O CAPORALI?  1) Un problema di metodo e di sistema. 2) Una fame insaziabile. 3) Le due vie del genere e il definirsi dell’ambito culturale. 4)  Disuguali e contrari, in lotta per la vita e per la morte. 5)  Il doppio sillogismo della signoria e la quadrupla dialettica dell’alienazione. 6) La natura «disumana» del padrone. 7) La natura sempiterna della dialettica signoria-servitù. Una lettura «enciclopedista». 8)  Le trappole dell’autocoscienza. CONCLUSIONI. IL GENERE SENZA SPECIE 1) Gli esiti della ricerca. 2) Problemi aperti: il ritorno della natura e le promesse dell’autocoscienza. 3) Andata e ritorno del genere senza specie.
October 7, 2024 / il Rovescio
Due opuscoli contro il tecno-monndo
Segnaliamo questi due opuscoli preparati dal Collettivo Terra e Libertà. Il primo è la traduzione di un capitolo di Ce que l’intelligence artificielle ne peut pas faire di Jacques Luzi; il secondo raccoglie i primi quattro numeri del foglio “Dal fronte umano”. luziguerra_completo fronteumanovol1_completo
October 1, 2024 / il Rovescio