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Parution de “Anarchisme et violence” d’Errico Malatesta
Ci segnalano e segnaliamo: Anarchisme et violence, Errico Malatesta (précédé de Malatesta et le concept de violence révolutionnaire, Alfredo M. Bonanno) Mais alors, pourra-t-on demander, pourquoi les anarchistes, dans la lutte actuelle contre les institutions politico-sociales, qu’ils jugent oppressives, ont prônés, prônent et pratiquent, quand ils le peuvent, l’utilisation de moyens violents qui sont pourtant en contradiction flagrante avec leurs fins ? Et cela au point qu’à certains moments de nombreux adversaires ont cru de bonne foi, quand ceux de mauvaise foi ont fini par croire, que le caractère spécifique de l’anarchisme était justement la violence ? La question peut sembler embarrassante, mais on peut y répondre en quelques mots. Le fait est que pour que deux personnes vivent en paix, il faut que les deux veuillent la paix ; si l’un des deux s’obstine à vouloir obliger l’autre, par la force, à travailler pour lui et à le servir, l’autre, malgré tout son amour pour la paix et la bon entente, sera bien obligé, s’il veut conserver sa dignité humaine et ne pas être réduit au plus abject des esclavages, à résister à la force avec des moyens adaptés. Les anarchistes n’ont pas d’hypocrisie. Il faut repousser la force avec la force : aujourd’hui contre les oppressions d’aujourd’hui ; demain contre les oppressions qui pourraient tenter de se substituer à celles d’aujourd’hui. Nous voulons la liberté pour tous, pour nous et pour nos amis, comme pour nos adversaires et nos ennemis. 176 pages  / 9 euros (6 euros pour les distros) / Janvier 2025   Sommaire 9      Malatesta et le concept de violence révolutionnaire, Alfredo M. Bonanno 47     La fin et les moyens (août 1892) 55     Erreurs et remèdes (août 1896) 65     Les moyens violents et les socialistes démocratiques (novembre 1897) 68     La tragédie de Monza (septembre 1900) 78     Ne tombons pas plus bas : à propos de l’attentat de Buffalo (septembre 1901) 84     Amour et haine (avril 1920) 86     Les mazziniens et nous (mai 1920) 92     Une fois de plus sur anarchisme et communisme (juillet 1920) 98     La violence et la révolution (août 1921) 101    Morale et violence (octobre 1922) 109   Réponse à un communiste (octobre 1923) 117    Anarchie et violence (septembre 1924) 123   La Terreur révolutionnaire (octobre 1924) 128   Chrétien ? (avril-mai 1925) 135   Intervention improvisée, Alfredo M. Bonanno 161   Appendice : Amour et haine, El Giovin (Luigi Galleani) Pour toute commande, pour correspondre : anarchronique@riseup.net
January 13, 2025 / il Rovescio
La GPA è violenza sui corpi delle donne
Riceviamo e diffondiamo questo lungo e utile volantino, diffuso da alcune individualità anarchiche antispeciste lo scorso 21 dicembre a Bergamo durante un presidio a favore della Gestazione Per Altri (più crudamente detta “utero in affitto”): La GPA è violenza sui corpi delle donne
January 4, 2025 / il Rovescio
La variante umana – contributo alle giornate di lotta a Roma del 29-30 novembre e 2 dicembre
Riceviamo e diffondiamo questo contributo diffuso in occasione delle giornate di lotta del 29-30 novembre e 2 dicembre a Roma.   Contributo a “La variante umana. Giornate di lotta a Roma” Trasformare la guerra dei padroni in guerra contro i padroni In Ucraina scarseggia la carne da cannone. Per rimpolpare le file dell’esercito, nella guerra con la Russia, il governo ricorre alla caccia all’uomo, secondo i consiglieri militari statunitensi l’età minima dei reclutati dovrebbe abbassarsi dai venticinque ai diciotto anni. Dal paese slavo arrivano continuamente immagini di uomini, rapiti per strada, picchiati e spediti al fronte. Di pari passo, all’interno dell’Unione Europea, ci sono crescenti pressioni per rimpatriare gli esuli, sia da parte delle ambasciate che non rinnovano i passaporti, sia da parte dei paesi membri che, non potendo deportare forzatamente i profughi in un paese in guerra, cercano di rendere loro la vita più difficile per costringerli a rimpatriare. Per denunciare questa situazione, per sostenere chi in Ucraina si ribella e lotta contro governo e la guerra, il 4 novembre scorso abbiamo promosso un presidio a Milano presso l’ambasciata Ucraina. Presidio che ripeteremo, il 2 dicembre prossimo, alle ore 19, presso l’ambasciata ucraina (sede dei servizi consolari) di Roma, via monte Pramagiore 13. Questo accade mentre lo scontro tra blocchi di paesi capitalisti per la spartizione del mondo si fa sempre più aspro ed esteso e scivola sul piano inclinato che porta alla terza guerra mondiale ed all’apocalisse nucleare. Se a qualcuno questa sembra una esagerazione basta ricordare quanto avvenuto nei giorni scorsi quando l’esercito ucraino è stato autorizzato dal governo degli Stati Uniti a colpire il territorio della Russia con i missili ATACSM e STORM SHADOW. armi che per essere utilizzate necessitano sia della presenza di militari degli Stati Uniti e della NATO, sia del supporto del loro sistema di satelliti e di intelligence militare. Il governo russo ha considerato gli attacchi con questi missili come il superamento dell’ennesima linea rossa e ha dichiarato di ritenere alcuni paesi occidentali belligeranti. La risposta della Russia è consistita nel ratificare le modifiche della sua dottrina nucleare, compiendo un passaggio formale nell’escalation verso la guerra atomica. Inoltre il 21 novembre scorso l’esercito russo ha colpito l’Ucraina con un nuovo missile balistico ipersonico. In questa occasione il missile trasportava testate multiple inerti, ma trattandosi di un vettore progettato per trasportare testate nucleari l’avvertimento inviato dai russi è esplicito. Contemporaneamente a questi irresponsabili “giochi di guerra”, in Asia occidentale, da quasi un anno, è in corso il primo genocidio automatizzato e trasmesso in diretta della storia. Israele bombarda le popolazioni di Gaza, Libano e Siria con tutto l’arsenale di cui dispone. L’obbiettivo è quello di espandere i confini dello Stato sionista e costruire il “grande Israele”. Il punto di forza del sistema di colonialismo di insediamento sionista e della casta suprematista che lo governa è il suo esercito IDF. Questa forza è conseguenza del supporto economico e militare, quasi incondizionato, degli Stati Uniti, ma anche dell’alto livello di tecnologia in possesso dell’esercito sionista. La ricerca avanzata in funzione militare di Israele è realizzata in collaborazione con le più importanti università ed industrie internazionali, i militari israeliani hanno un alto livello di formazione tecnica, nella loro formazione e nella loro carriera la vita militare e quella civile sono strettamente connesse. Inoltre Israele può testare sul campo i suoi prodotti nei rami della difesa e del controllo, la cui qualità è certificata con i massacri, divenuti quindi fonte di lauti profitti. Queste sono istantanee da un mondo in fiamme, un mondo in cui denaro e potere sono sempre piu concentrati nelle mani di un’esigua minoranza di oligarchi che pretendono di decidere i destini dell’umanità. Ma se le guerre ci vengono raccontate come un affare di stati maggiori che muovono soldatini di latta, nella realtà il fattore umano è decisivo: se i soldati si rifiutano di combattere la guerra non si fa, cosi come se gli schiavi si ribellano le colonie bruciano e se i sudditi si sollevano i re cadono. Su questa umanità vorremmo ragionare alla luce di due concetti: quello di masse eccedenti e quello di variante umana. Uno dei più importanti teorici dell’ideologia trans-umanista, Elon Musk, è stato designato prossimo capo del nuovo dipartimento per l’efficienza statunitense. Secondo il magnate sudafricano a capo di Space X, Neuralink, Open AI, Tesla ed altre importanti industrie ad alta tecnologia, nel futuro prossimo il sistema di produzione capitalista avrà sempre meno bisogno di lavoratori in carne ed ossa, aggiungiamo a questa previsione la constatazione della difficoltà del sistema capitalista di sostenere la forte pressione demografica dell’umanità su un pianeta devastato che offre risorse sempre più scarse. La mancanza di fiducia che riponiamo nelle caste degli eletti ci porta ad interrogarci su quale sia il fururo che il capitalismo riserva a quelle che, per i suoi progetti, sono masse eccedenti. Da quello che possiamo costatare con uno sguardo ai recenti eventi queste masse eccedenti sono quelle che gli strateghi israeliani, a Gaza, vorrebbero ricollocare in un imprecisato altrove per fare posto alle speculazioni immobiliari dei coloni. Sono quelle che, a causa del saccheggio del continente africano, vengono spinte verso Nord, che annegano nel mare Mediterraneo, che vengono schiavizzate in Libia ed Europa, o deportati in non-luoghi dell’oblio umano. Sono l’enorme numero di poveri che negli Stati Uniti, paese più ricco e potente del mondo, marciscono nelle galere o nei ghetti dell’eroina e del Fentanyl. Sono i sottoproletari a cui hanno dichiarato guerra i governi europei – in Italia con il decreto legge 1660 che è un attacco diretto agli esclusi, ma anche il manifesto dell’ideoligia neo-liberista che trasforma ogni questione sociale in un problema di ordine pubblico. Sono alcuni esempi recenti di quella che è una guerra di classe a senso unico che, da decenni in tutto il mondo, gli sfruttatori stanno facendo agli sfruttati. In Ucraina, il paese europeo dove la vita umana ha il valore più basso in assoluto, l’affare per i capitalisti è stato trasformare le masse di proletari in carne da cannone al fine di regolare i conti con la Russia “fino all’ultimo ucraino”. Per raggiungere questo scopo hanno utilizzato tanto il richiamo del nazionalismo e le azioni punitive dei gruppi nazisti, quanto i processi di state-bulding gestiti dalla NATO e le allettanti promesse di ammissione all’Unione Europea. Ma, se il sacrificio degli ucraini è stato un grande affare per gli speculatori della finanza e per i manager dell’industria delle armi, ora questa guerra è giunta alla fase terminale, sia perché le risorse umane stanno terminando sia perché molti hanno capito che si stanno facendo accoppare per gli interessi altrui e si sono stufate di obbedire. Le forze russe sono in vantaggio, sia dal punto di vista tecnologico, sia per la quantità di mezzi a loro disposizione, sia per quanto riguarda le risorse umane che possono mettere in campo. Inoltre va considerato il fatto che il cambio di governo negli Stato Uniti potrebbe portare ad un disimpegno del loro sostegno sul fronte ucraino mandando in crisi l’esercito di Zelensky che dal loro aiuto è strettamente dipendente. Siamo quindi entrati in una delle fasi più pericolose di questo conflitto, e anche della storia dell’umanità, visto che l’unico modo per scongiurare la sconfitta delle forze occidentale, per le quali l’esercito ucraino combatte una guerra per procura, è che la Nato entri direttamente in campo e conseguentemente si corra il rischio della guerra nucleare. Uno dei fattori che sta portando al crollo del fronte ucraino è proprio la mancanza di militari da spedire al fronte. Questo limite è prodotto da tre fattori. Il primo è che il paese slavo negli ultimi decenni ha subìto un forte ridimensionamento demografico conseguente all’emigrazione di una percentuale consistente della sua popolazione; il secondo è la quantità di caduti che l’esercito ha subìto in questa guerra, un numero che non viene diffuso ma potrebbe essere molto consistente; il terzo è la quantità crescente di uomini che sono renitenti alla leva, disertori, fuggitivi. Il fermento che constatiamo in Ucraina è una manifestazione di quello che definiamo la variante umana e che coincide con una presa di coscienza che si espande progressivamente nella società. Sono sempre più gli ucraini che si rifiutano di fare da carne da macello, tra la popolazione aumentano l’opposizione alla guerra e l’insofferenza verso il governo, aumentano i sabotaggi e gli attacchi ai reclutatori, aumentano le diserzioni, i renitenti alla leva, i fuggitivi. Dovremmo considerare la possibilità che questa insofferenza cresca fino al punto di manifestarsi sotto forma di rivolte e insurrezioni. Conseguentemente dovremmo anche ragionare su come solidarizzare e supportare la lotta antimilitarista in quel paese. Uno dei modi per supportare questa situazione è appunto contrastare i tentativi di rimpatriare degli ucraini presenti in UE. Disertori e rivoltosi possono realmente porre fine ad un conflitto, cosi come può essere importante l’ostilità alla guerra e la mobilitazione che i movimenti solidali possono mettere in campo nelle retrovie del fronte, nei paesi industrializzati dell’UE. Ogni università, ogni porto, ogni binario è parte integrante della macchina bellica e lavora per alimentarla, bloccare tutto significa praticare la solidarietà internazionale tra oppressi per trasformare la guerra dei padroni in guerra contro i padroni. La variante umana è anche quella che ha fatto irruzione a Gaza con la rivolta del sette ottobre 2023. Se nei progetti sionisti, attraverso una guerra a bassa intensità, la popolazione palestinese avrebbe dovuto essere eliminata gradualmente e sarebbe dovuta uscire dalla scena in silenzio, con l’azione della resistenza il popolo palestinese ha ripreso in mano il proprio destino, dimostrando come gli oppressi possono sconfiggere gli oppressori, e cambiare il corso della storia. Che piaccia o meno la lotta armata si è dimostrata l’unica strada praticabile per impedire la cancellazione del popolo palestinese, ogni approccio umanitario risulta fuori luogo per sconfiggere il colonialismo in quanto potrà sì dare qualche sollievo, tanto agli oppressi quanto alla coscienza dei benpensanti di sinistra europei ma di certo non può sconfiggere un esercito occupante. Il super-tecnologico e armato Israele, braccio armato della potenza statunitense, invece ha subìto pesanti colpi. La sua potenza è stata messa in discussione, nella sua stessa possibilità di esistere, da uomini e donne dotati di pochi mezzi, ma con la volontà di resistere e la creatività di chi sa immaginare un possibile oltre l’oppressione del presente e la rassegnazione a cui il potere vorrebbe ridurli. Gaza è un esempio di resistenza per gli sfruttati di tutto il mondo. Sostenere la resistenza del popolo palestinese per noi in Europa significa attaccare i padroni a casa nostra. Cioè sabotare la collaborazione tra il “nostro” Stato ed i massacratori del popolo palestinese.
December 24, 2024 / il Rovescio
Luci da dietro la scena (XXIII) – verso lo Stato totale, ovvero il confine stracciato tra militare e civile
Qui il PDF: luci da dietro la scena (XXIII) Da ogni lato Gli svedesi ce l’hanno fatta – grazie a una pianificazione rigorosa e a un efficace sistema di trasporti urbani, con il rinnovo del centro di Stoccolma e la creazione di sana pianta di nuove città di periferia –, sono giunti a una tecnicizzazione quasi perfetta del tessuto urbano realizzando un ambiente gradevole. Non è semplicemente stata soddisfatta la razionalità tecnica. Questa diventa anche piacere solo quando correttamente impiegata. Sappiamo ora che ci vogliono un certo numero di luoghi di svago e strutture socio-culturali, tot metri quadrati di verde, ecc. Eppure a Stoccolma aleggia una certa inquietudine: come se ci si chiedesse che cosa accadrà una volta raggiunta tale perfezione. […] La verità è che oggi, in quanto uomini moderni, non siamo più chiamati a utilizzare delle tecniche, ma a vivere con esse nel loro ambiente. Sicuramente Rorvik può descrivere l’idilliaco matrimonio tra uomo e robot, ma il problema è più sottile: il nostro adattamento alle realtà naturali, che ci giunge dalla notte dei tempi, è diventato inutile. A che cosa serve sapere se un fungo è velenoso, o avvicinarsi a una preda… Dobbiamo adattarci a un nuovo insieme di realtà. Dobbiamo sviluppare nuovi riflessi, imparare tecniche per usare il cervello, per apprezzare l’arte (fattasi espressione della società tecnica), per stabilire relazioni umane attraverso tecniche. L’ambiente tecnico non è più un insieme di mezzi che usiamo saltuariamente (per lavorare o distrarci), ma un insieme coerente che ci cinge da ogni lato, che si introduce in noi, e del quale non possiamo più liberarci: è ormai il nostro unico ambiente di vita. Jacques Ellul, Il sistema tecnico, 1977 La città intelligente Fortunatamente – forse –, il pedone medio è solo vagamente consapevole della presenza o dell’operatività di questi sensori. Visti dal marciapiede, essi appaiono come una profusione di involucri più o meno misteriosi e poco evidenti, appiccicati ai lampioni o alle facciate degli stabili, come un’incrostazione frattale fatta di dispositivi estremamente differenti per età, tipo e provenienza. Con l’eccezione delle telecamere a circuito chiuso – molte delle quali sono fatte apposta per essere viste –, questi dispositivi non hanno forme particolarmente appariscenti. Alcuni sono direttamente integrati nei muri, altri sono sigillati sotto il manto stradale e solo l’eventuale segno lucido della giuntura sulla pavimentazione o le scritte fluorescenti lasciate dal personale di servizio ne possono tradire la presenza. Molto spesso, non sono altro che mute scatole di policarbonato scuro dalla forma oblunga, attaccate come lamprede alla facciata di un edificio, difficili da notare nella frenesia della vita quotidiana. Per quanto opachi possano essere, tuttavia, questi oggetti non hanno che uno scopo: registrare tutto ciò che accade nello spazio pubblico e metterlo a disposizione della rete. […] Possiamo pensare che la raccolta di questi dati sia un fatto fondamentalmente innocuo, se non un aspetto essenziale delle moderne arti di governo, e possiamo continuare a riporre un significativo grado di fiducia nelle istituzioni responsabili, convinti che queste ultime non perseguano altro che il nostro interesse. Si può avere una tale fiducia nelle buone intenzioni dei nostri governi democraticamente eletti e del controllo dei poteri imposto dallo stato di diritto da non temere l’esistenza di strumenti infinitamente più potenti di un lettore di schede Hollerith. Eppure la storia è piena di buoni motivi per dubitare di tutti questi tipi di contabilità statistica. Adam Greenfield, Tecnologie radicali, 2017 Due scenari, una direzione Proviamo a sovrapporre due scenari. Il primo è quello del Mum-T in un contesto militare: dobbiamo immaginare velivoli e mezzi terrestri a guida umana che si muovono in coordinamento con stormi di droni e anche con mezzi terrestri a guida automatica, comunicando tra loro con reti di trasmissione ad altissima capacità, massima sicurezza e bassa latenza, con un uso estensivo di sensori che garantiscono in tempo reale il monitoraggio del terreno e del cielo e inviano un volume enorme di dati a nodi di edge computing, da cui applicazioni di intelligenza artificiale assicurano l’interazione tra uomini e macchine e guidano i droni e i veicoli senza pilota, da soli o in formazione, in un sistema di sistemi complesso. Il secondo scenario è quello di una smart city: veicoli a guida umana e a guida automatica e droni, che si muovono in modo coordinato grazie a una rete di sensori che monitorano l’ambiente in cui uomini e macchine interagiscono, mentre un flusso di dati arriva ai nodi decentrati di elaborazione e l’intelligenza artificiale assicura che il tutto funzioni in modo coordinato ed efficiente. Somiglia troppo al primo? Francesca Balestrieri, Luca Balestrieri, Tecnologie dell’impero, 2024 Dal punto di vista strategico significa che tutte le azioni di guerra verranno “prodotte” e fatte scoppiare nelle retrovie: con il che naturalmente le retrovie smettono di essere retrovie e diventano il fronte. Günther Anders, L’uomo è antiquato, 1956 «Dalle labbra d’acciaio delle macchine» A Hebron l’esercito israeliano dispone di un software estremamente avanzato che si chiama “Hebron Smart City”. Si basa su un sistema di telecamere piazzate in ogni strada della città. Dalla sala di controllo l’esercito può seguire i movimenti di qualsiasi palestinese da un punto all’altro della città. Le telecamere sono molto tecnologiche, consentono di zoomare per vedere fin dentro alle case. Possiamo tracciare i palestinesi praticamente in qualsiasi momento e ovunque. “Blue wolf” è una nuova tecnologia di riconoscimento facciale, oggi la principale missione dei militari israeliani nei territori occupati è fermare la gente per strada e fotografarla. In questo modo il software incrocia la foto con tutti gli altri dati che abbiamo. Joel Carmel, ex-soldato dell’esercito israeliano, 2024 Una generazione fa si cantava un ritornello – le SA lo avevano portato sulle strade della Germania – che suonava: «…e domani il mondo intero». Questo inno stridente al dominio totale, oggi noi non lo possiamo più sentire. Ma se avessimo orecchie fatte a misura del mondo attuale, quelle parole invece le udiremmo oggi proprio come allora: lavorano silenziosamente. Infatti, questo ritornello era nato dall’officina della tecnica, di quella tecnica il cui dominio è oggi indiscusso come allora se non anche di più; ed era stato concepito lì, già molto tempo prima che esistesse la parola «nazionalsocialismo». Per quanto ciò possa suonare spaventoso, quello che hanno fatto le SA non è stato altro che raccogliere il ritornello dalle labbra d’acciaio delle macchine; per poi, stordite dal suo veleno, marciare a passi rimbombanti come pezzi di macchina verso la grande macchina dello Stato totale. Günther Anders, L’uomo è antiquato, vol. II, 1980
December 16, 2024 / il Rovescio
È uscito «Haiku Senza Haiku» Raccolta di versi scatenati e sillabe incendiarie ispirata da Juan Sorroche
Riceviamo e diffondiamo: È uscito «Haiku Senza Haiku» Raccolta di versi scatenati e sillabe incendiarie ispirata da Juan Sorroche «Apri gli occhi Dentro e fuori di te Sovverti tutto» Questa è una chiamata per non smettere di sognare, immaginare e realizzare infiniti mondi nuovi. È un invito a chiunque voglia autorganizzare serate di lettura e presentazione del progetto nelle strade, nelle scuole, sotto alle carceri e in ogni realtà antiautoritaria o conflittuale che si ritiene opportuna. «Io credo che queste esperienze, oggi più che mai, siano necessarie, come relazioni di vita/lotta, come strumenti di interconnessione e coesistenze reciproche tra le persone, con i compagni. Sono creazione di confronto tra persone, e il provare a creare ponti non alienati con l’altro, con il confronto diretto e creativo, con le diverse ed infinite forme di creatività. Anche attraverso la poesia. Questo per me è Haiku Senza Haiku”». Juan Sorroche Per info e richieste di copie scrivere a: Spazio di documentazione – Il Grimaldello, via della Maddalena 81r, 16124 Genova mail: versiscatenati@canaglie.net Scarica il manifesto:
November 25, 2024 / il Rovescio