Luci da dietro la scena (XXII) – Lo sterminio come principio scientifico, organizzativo e legaleQui il pdf:
Luci XXII
Pericolosamente prossimo
Il moderno “uomo di massa”, questo sradicato compagno di strada della tecnologia
nell’età del moderno capitalismo – che è quasi del tutto controllato da
influenze esterne e fatto muovere su e giù in ogni modo secondo l’impulso del
momento, perché il suo spirito atrofizzato ha perduto l’equilibrio interiore che
solo consente di sostenersi in una vera comunione – già arriva pericolosamente
prossimo all’“uomo macchina”.
Rudolf Rocker, Nazionalismo e cultura, 1937
Solo così
Quando parli di Auschwitz, evita solennità. Il tono solenne non gli si addice. È
ancora troppo umano, potrebbe suonare come se da qualche parte ci fosse ancora
una possibilità di senso o di riconciliazione – e lasciare aperta questa
possibilità sarebbe una sottovalutazione mortale del mostruoso che è stato. Non
parlare di «morti». Tanto meno di «assassinati». Entrambe le parole sarebbero un
oltraggio. Nessuno è stato ucciso. Così come nessuno è stato assassinato. Per
quanto profondamente ciò possa turbarti, per quanto ciò possa esserti gravoso,
l’unico misurato, l’unico vero, l’unico dignitoso discorso dei milioni di
oltraggiati, è quello cinico. Devi dunque parlare del materiale, avviato alla
macchina per la lavorazione, che era dotato della singolare qualità di poter
vedere, sentire, percepire. E (quando parli dei testimoni che si presentano
oggi): residui di materiali rimasti casualmente non lavorati, i quali a loro
volta posseggono la singolare qualità di poter ricordare, testimoniare e
accusare. – Solo così. Parlare in modo diverso non è permesso e appare già come
giustificazione.
Günther Anders, Stenogrammi filosofici, 1965
Esiti organizzativi
La macchina della distruzione, dunque, non era strutturalmente diversa
dall’organizzazione tedesca nel suo complesso. La macchina della distruzione era
la comunità organizzata in uno dei suoi scopi specifici.
Quando, all’inizio del 1933, un impiegato statale usò per la prima volta
l’espressione “non ariano” in un’ordinanza amministrativa, il destino degli
ebrei europei era ormai segnato.
Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, 1961
L’omicidio di massa della popolazione ebraica europea non è stato soltanto
l’esito tecnologico di una società industriale, ma anche l’esito organizzativo
di una società burocratica.
Christopher R. Browning, The German Bureaucracy and the Holocaust, 2003
Senza un rapporto diretto con le conseguenze delle proprie azioni, anche il
migliore degli esseri umani si muove in un vuoto morale.
John Lachs, Responsibility and the Individual in Modern Society, 1981
«Basta attraversare il ponte una volta che lo si è raggiunto»
I mezzi tecnologici condizionano le proprie applicazioni e subordinano i giudizi
ai loro stessi criteri di efficacia e di efficienza.
Joseph Weinsenbaum, Il potere dei computer e la ragione. Dal giudizio al
calcolo, 1987
Di fatto, l’affermazione della metodologia scientifica moderna e gli enormi
sforzi verso la razionalizzazione della vita quotidiana coincisero, agli albori
della vita moderna, con i più violenti e atroci episodi di caccia alle streghe
mai verificatisi.
La distruzione di massa non fu accompagnata dal montare delle emozioni, ma da un
mortale silenzio di noncuranza.
La disumanizzazione è inestricabilmente collegata alle fondamentali tendenze
razionalizzanti della burocrazia moderna.
Quanto più razionale è l’organizzazione dell’azione, tanto più facile è causare
sofferenza. … Sono i fini ad essere soggetti alla valutazione morale, non i
mezzi. … Si fa quello che dicono gli esperti, ai quali si delega il problema
morale di stabilire se le soluzioni tecniche siano giuste e necessarie – se
diventano operative vuole dire che lo sono.
Zygmunt Bauman, Modernità e Olocausto, 1989
La parola più rivoltante
Quando sento la parola «ordine», mi si drizzano i capelli perché allora sento lo
sferragliare verso Auschwitz dei convogli in orario di Eichmann che, con la
formula «tutto in ordine», erano pronti a partire. È la parola più rivoltante
che conosca. È la perifrasi del mostruoso. Scaturisce direttamente dalla bocca
della macchina. È così profondamente infame che dovrebbe essere bandita per
secoli. E anche oggi – in questo, a prescindere dalla maggiore raffinatezza
della dissimulazione odierna, non è diversa dai giorni di Eichmann – mira
esclusivamente a coprire la mancanza di scrupoli; a intorpidire in noi l’idea di
ciò che è ordinato e comandato; a polarizzare il nostro interesse per gli
effetti di ciò a cui partecipiamo; in breve: a persuaderci che dobbiamo fidarci
dello scorrere liscio della macchina perché scorre in modo liscio.
Günther Anders, Stenogrammi filosofici, 1965
Fidatevi
È ovvio, le centrali atomiche sono del tutto affidabili. È ovvio, i missili
ammassati, i sottomarini e i razzi, le bombe al neutrone e quelle all’idrogeno,
i prodotti tossici al di fuori della guerra, i fusti e i contenitori di scorie
radioattive e diossina, i cumuli di piombo e mercurio, lo strato sempre più
spesso di anidride carbonica, tutto ciò non è pericoloso. Non più, ci verrà
detto, di quanto lo fossero i gas dell’illuminazione nel 1850 o le prime
ferrovie.
Poveri imbecilli traditori del progresso che non siamo altro, non abbiamo capito
nulla.
Mai qualcuno farà l’ultima delle ultime guerre.
Mai affonderanno le petroliere da 500.000 tonnellate, né perforeranno in modo
irreparabile a tremila metri le sonde offshore.
Mai l’ingegneria genetica devierà per produrre mostri o esseri perfettamente
conformi al modello fissato.
Mai i tranquillanti, gli eccitanti, gli ansiolitici saranno una camicia di forza
chimica generalizzata.
Mai cibi artificiali prodotti da agili batteri in azione andranno in
putrefazione.
Mai l’informatica sarà strumento di una polizia universale.
Mai le telecamere poste sui viali saranno l’occhio che non si trova più nella
tomba e che non è più di Dio.
Mai lo Stato diventerà totalitario.
Mai il gulag si espanderà.
Fidatevi.
Fidatevi quindi degli scienziati, dei laboratori, degli uomini di Stato, dei
tecnici, degli amministratori, degli urbanisti, che vogliono tutti solo il bene
dell’umanità, che tengono bene in pugno il dispositivo e conoscono la giusta
direzione.
Fidatevi degli analisti, degli informatici, degli igienisti, degli economisti,
dei guardiani della Città (oh Platone, adesso li abbiamo!).
Fidatevi, perché la vostra fiducia è indispensabile a questa stregoneria.
Jacques Ellul, Fidatevi, 1980
Per uscire dal vicolo cieco
Il progresso tecnologico, l’organizzazione dall’alto della vita umana (quello
che Weber chiama «razionalizzazione»), la fede esagerata nel metodo scientifico
dei due secoli passati ‒ tutto ciò ci ha portato, letteralmente, in un vicolo
cieco. La tendenza è ora chiara: guerra atomica, collettivismo burocratico, il
«consolidarsi del nostro proprio prodotto in un potere oggettivo che ci
sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le
nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli … ». Mi sembra assurdo tentare
di lottare contro questa tendenza, come fanno i progressisti di tutti i tipi,
con le stesse forze che l’hanno posta in essere. Dobbiamo dare forza alle
emozioni, all’immaginazione, ai sentimenti morali, al primato dell’essere umano
individuale, dobbiamo ristabilire l’equilibrio che è stato rotto dall’ipertrofia
della scienza negli ultimi due secoli. La radice è l’uomo, qui e non altrove,
adesso e non più tardi.
Dwight Macdonald, La radice è l’uomo, 1946
Professore di Etica all’università di Tel Aviv
Oltre che dalle leggi di guerra, l’attacco su Gaza è stato regolato da altri due
sistemi normativi: il codice etico militare e il codice religioso del rabbinato
militare. Un opuscolo normativo intitolato “Andate a combattere la mia
battaglia”, scritto specificatamente per l’attacco a Gaza, descriveva l’attacco
come un atto di vendetta pubblica e intimava i soldati a non aver paura di non
mostrare compassione. Il rabbinato ha anche descritto l’invasione come una forma
di ritorno che avrebbe spazzato via la vergogna dell’espulsione dei coloni
religiosi da Gaza. L’altro codice normativo, quello etico militare, ha cercato
di combinare politica legale e giustificazioni morali. È stato ultimato da Asa
Kasher, professore di Etica all’università di Tel Aviv e vincitore del Premio
Israeliano per la Filosofia. I risultanti princìpi di etica militare della lotta
al terrore hanno dimostrato come una combinazione del diritto di guerra e le
considerazioni etiche possano essere rese compatibili con la dottrina
dell’efficienza militare. È stato chiesto quale rapporto di morte civile
collaterale sarebbe stato considerato legittimo nel contesto dell’uccisione di
un militare armato. La quota a cui erano arrivati era di 3,14, che molto
approssimativamente è la costante matematica del rapporto tra una circonferenza
e il suo diametro nello spazio euclideo. Il calcolo e la misurazione di morte e
distruzione sono stati affrontati come se si trattasse di un algoritmo. Dopo il
recente attacco su Gaza, il rapporto è giunto a 1 israeliano ogni 100
palestinesi.
Al fine di essere efficace la violenza necessita di essere esercitata nella zona
grigia tra le violazioni ovvie e la possibile legalità. Operare ai margini della
legge è un modo per espanderla. Asa Kasher ha detto “quello che facciamo diventa
legge”. Gli attacchi militari possono così fare due cose simultanee e
apparentemente paradossali: violare la legge e modificarla in modo tale da
discolpare retroattivamente l’atto. Questa logica ciclica rende l’illegale
legale attraverso la violazione continua e la riscrittura retroattiva.
Eyal Weizman, Il male minore, 2009