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Deportazioni e pulizia etnica. Il piano di Trump per Gaza
Osservatorio Repressione - Thursday, February 6, 2025Le parole in libertà di Trump sulla Palestina sono benzina sul fuoco che fanno esultare la destra israeliana e Netanyahu. “Mandare via due milioni di palestinesi in Egitto e Giordania, Gaza sarà una nuova Riviera. Prenderemo il controllo della Striscia, non escludo l’invio di truppe Usa”.
“Via due milioni di palestinesi in Egitto e Giordania, Gaza sarà una nuova Riviera. Prenderemo il controllo della Striscia, non escludo l’invio di truppe Usa“.
Le parole in libertà di Trump sulla Palestina sono benzina sul fuoco che fanno esultare solo la destra israeliana e Netanyahu, per il quale ‘il piano cambierà la storia’. Non solo: il ministro della difesa Katz ha ordinato all’esercito un piano per “lo sfollamento volontario” – si fa per dire – dei palestinesi.
La mossa di Trump solleva un muro di no nel resto del mondo, innanzitutto tra gli stessi palestinesi, che rifiutano con tutte le proprie (diverse) componenti di cancellare la loro lotta in cambio di una specie di…Las Vegas nel Mediterraneo.
Contrarietà anche da tutti i Paesi della regione, anche i filoUsa come i sauditi, oltre che da Onu, Cina, Russia e pure dalla timida Unione Europea.
In Italia solo Salvini – che lunedì e martedì sarà a Tel Aviv – plaude a Trump, mentre negli stessi States nuove manifestazioni: a Washington in piazza contro la deportazione palestinese di massa vaticinata da Trump e contro i continui attacchi agli aiuti internazionali da parte della Casa Bianca, a partire dallo svuotamento di UsAid.
Contro il tycoon previste marce in tutto il Paese, sotto gli hashtag #buildtheresistance e #50501, che sta per 50 proteste, 50 stati. Nel mirino il Progetto 2025, l’agenda presidenziale di estrema destra. Parole d’ordine delle piazze antiTrump: “rifiutare il fascismo” e “difendere la democrazia”.
Torniamo in Medio Oriente e in particolare proprio a Gaza, dove hanno superato quota 47.500 i morti ufficiali di 15 mesi di genocidio, oltre a 14mila persone disperse sotto le macerie. 3 vittime anche nelle ultime ore tra Rafah e Khan Younis, colpite dai cecchini israeliani. Morti, nel nord, anche 2 soldati occupanti israeliani, con un terzo ferito: a comunicarlo Tel Aviv, che non fornisce però informazioni nè sulla data nè sulle modalità dei decessi.
In Cisgiordania invece assedi continui degli occupanti a Jenin, Tulkarem, Tammoun, Tubas. Da inizio anno solo almeno 70 le vittime palestinesi in West Bank nell’assalto generalizzato da parte di esercito e coloni israeliani. Una decina delle vittime sono minorenni.
Di questo si parla nell’intervista di Radio Onda d’Urto ad Alberto Negri, giornalista per anni inviato di guerra e oggi editorialista del quotidiano “Il Manifesto” Ascolta o scarica
In conclusione dell’intervista, Alberto Negri invita alla visione del docu-film candidato ai Premi Oscar ‘No Other Land’ che “documenta benissimo come Israele mangia giorno dopo giorno il territorio palestinese in Cisgiordania”.Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000
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