Cosa aspettiamo a cercare le parole giuste?

Osservatorio Repressione - Friday, February 7, 2025

Se è vero che il linguaggio comune è uno dei più affidabili indizi del modo di pensare di un popolo, non siamo messi benissimo

di Marco Sommariva*

Ieri sera, facendo zapping, in una manciata di minuti ho sentito aggettivare “importanti” dei sottopiatti e delle valigette, delle lampade e delle sedie a sdraio, dei vini e delle magliette indossate durante un’intera carriera sportiva, degli avversari affrontati e delle partite programmate da un calendario sportivo poco tenero, “importanti” sono risultati persino i passaggi di un certo giocatore.

Pare che giornalisti, politici, conduttori di programmi in radio e in televisione, così come i partecipanti ai talk show, non facciano più attenzione alla scelta degli aggettivi, e non solo a questi.

Va da sé che se i media seminano, l’utenza raccoglie: nei giorni scorsi il mio capo mi ha avvisato che, a breve, si sarebbero dovute prendere decisioni importanti; un collega si diceva convinto che si sta vivendo un momento storico importante, mentre un amico mi raccontava che il perito che era andato a valutare i danni della sua casa di campagna allagata durante l’ultima alluvione, gli aveva riferito che i danni erano senza dubbio importanti.

Sempre nei giorni scorsi, da sconosciuti ho preso nota di lesioni importanti, nasi importanti, stipendi importanti, emozioni importanti, situazioni importanti, perdite importanti, sacrifici importanti, ma proprio oggi ho come avuto la sensazione che si fosse toccato il fondo: “Ho rinunciato a fare la spesa al supermercato perché alla cassa c’era una coda importante” – frase pronunciata da una donna a suo padre, nel passarmi accanto.

La Treccani dice che IMPORTANTE è “qualsiasi cosa che, per sé stessa o in rapporto a un certo fine, è di grande rilievo e di grande valore, e quindi deve essere tenuta nella dovuta considerazione. […] Quando è riferito a una persona, l’aggettivo significa autorevole, potente o famoso. […] Può essere importante anche qualcosa che si distingue per aspetto o stile, perché è particolarmente elegante o molto lussuoso”. Quindi, effettivamente, può andar bene per qualsiasi situazione, evenienza, stagione.

Nonostante quanto sopra, non ne posso più di questo aggettivo. Mi domando se l’abuso che se ne fa dipenda dalla pigrizia – occorre così tanto sforzo per definire i sottopiatti di valore, i vini pregiati, i passaggi precisi, le perdite gravi e i sacrifici dolorosi? – o se dipenda dalla necessità di sentirsi parte di un gruppo, un gruppo che non ha voglia di comunicare: se tutto è “importante”, perde senso definire tale qualcosa che lo è davvero.

Provo a recuperare il valore di questo aggettivo. Per esempio, la guerra sbagliatissima in Vietnam poteva insegnarci qualcosa d’importante. Cosa? Di non farsi più venire in mente di combattere una guerra, a meno che non ne vada della propria sopravvivenza: “la guerra del Vietnam era sbagliatissima fin dall’inizio, ma io penso che possa insegnarci qualcosa di importante. Probabilmente, se non fosse stato per il Vietnam, ora staremmo combattendo in Nicaragua. Penso che il messaggio sia senz’altro passato: non farti neanche venire in mente di combattere una guerra, a meno che non ne vada della tua sopravvivenza”. – Non ho risposte semplici di Stanley Kubrick.

Importante è lo sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Per cosa? Per vivere: “appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso. Dobbiamo quindi, certamente, lavarci la faccia senza sapone, nell’acqua sporca, e asciugarci nella giacca. Dobbiamo dare il nero alle scarpe, non perché così prescrive il regolamento, ma per dignità e per proprietà. Dobbiamo camminare diritti, senza strascicare gli zoccoli, non già in omaggio alla disciplina prussiana, ma per restare vivi, per non cominciare a morire”. – Se questo è un uomo di Primo Levi.

Sono importanti l’amore e la libertà: “Le auguro ogni successo, ma più ancora le auguro due cose che spesso ostacolano il successo esteriore e hanno tutto il diritto di farlo perché sono più importanti: l’amore e la libertà”. – La politica dell’impossibile di Stig Dagerman.

Il silenzio è importante: “C’è un giorno d’agosto che non dimenticherò mai. Faceva molto freddo e stavamo sbucciando le castagne vicino al braciere mentre il nonno leggeva il capitolo finale del Chisciotte. Alla fine chiuse quel libro spesso e magico, con le illustrazioni di Doré. Fu la prima volta che capii l’importanza del silenzio. Nonno Gerardo morì che ero ancora un ragazzo. Un prete, Padre Vicente Zuloaga, basco come mia nonna, insisteva per amministrargli i sacramenti e il nonno, dal letto, lo mandava a quel paese. Si volevano bene, quei due uomini: per quarant’anni avevano giocato insieme a scacchi e a domino, e si erano insultati a vicenda come solo un prete e un anarchico incallito possono fare. Poi il nonno mi chiamò accanto a sé. “Non ti preoccupare” mi disse. “Quando stavo in carcere ad Almerìa giurai a me stesso che sarei vissuto non per vedere il trionfo della rivoluzione sociale, ma per leggere il Chisciotte ai miei nipoti. Ci sono riuscito, e adesso lo devi fare anche tu”. – Raccontare, resistere di Luis Sepulveda e Bruno Arpaia.

Importante è la sofferenza di un bambino: “non si capisce la sofferenza dell’innocente. E in verità non c’era nulla sulla terra di più importante della sofferenza d’un bambino e dell’orrore che tale sofferenza si porta con sé e delle ragioni che bisogna trovarle”. – La peste di Albert Camus.

È importante il linguaggio del corpo e del comportamento: “per me è importante il linguaggio del corpo e del comportamento perché è un linguaggio che equivale a un altro: anzi, spesse volte, è molto più sincero”. – Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini.

È importante credere di poter fare qualcosa: “Che cos’è il talento? Non lo so. Ci si nasce? Lo si scopre dopo? Il talento più importante è credere di poter fare qualcosa”. –  Live! di John Lennon.

È importante che la prosperità serva a tutti: “le nostre vecchie province son salite a un livello di prosperità che non è forse impossibile incrementare ancora; ma l’importante è che questa prosperità serva a tutti, e non solamente alla banca di Erode Attico o al piccolo speculatore che incetta l’olio d’un villaggio greco. Una legge non sarà mai abbastanza dura, se consente di ridurre il numero di intermediari che formicolano nelle nostre città: razza oscena e avida, che sussurra in tutte le taverne, affolla tutti i banchi di mescita, pronta a sabotare qualsiasi politica che non le frutti un profitto immediato”. Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.

Sono importanti le cose di cui Dio dovrebbe occuparsi: “Se Dio esiste, spero che abbia cose più importanti da fare che spiare se bevo alcolici o mangio carne di maiale”. – Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.

Ci sono parole importanti: “la parola ebraica, la parola timshel – tu puoi – implica una scelta. Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta. Rimette tutto all’uomo”. – La valle dell’Eden di John Steinbeck.

Ci sono città più importanti di altre: “C’erano parecchi stranieri per strada, tipi che non avevamo mai visto. Alti, con berretti in testa e occhiali da sole dalle lenti molto scure. Erano americani. Fu solo più tardi che scoprii che la sera in cui ero nato la CIA aveva fatto un colpo di stato nella mia patria. L’America aveva deposto il nostro Primo ministro democraticamente eletto e rimesso sul trono lo scià, che prima era fuggito. Da quel giorno gli americani e lo scià avevano fatto di tutto per americanizzare la Persia. Uomini di affari e multinazionali avevano investito nelle città più importanti […]”. – Il corvo di Kader Abdolah.

Ci sono agenti più importanti di altri: “E poi arrivò la democrazia […] e allora si seppe che James Thompson era stato uno dei più importanti agenti della DINA e che usava la sua casa come luogo di interrogatori. I sovversivi passavano dai seminterrati di James, dove lui li interrogava, gli tirava fuori tutte le informazioni possibili, e poi li mandava in altri centri di detenzione. A casa sua, di regola, non si ammazzava nessuno. Si interrogava soltanto, anche se qualcuno era morto”. – Notturno cileno di Roberto Bolaño.

Ci sono libri più importanti di altri: “è ovvio che i valori delle donne molto spesso differiscono da quelli che sono stati inventati dall’altro sesso; è naturale che sia così. Eppure sono i valori maschili a prevalere. Parlando grossolanamente, il calcio e lo sport sono “importanti”; il culto della moda, acquistare vestiti sono “frivolezze”. E questi valori, inevitabilmente, trasmigrano dalla vita alla narrativa. Ecco un libro importante, pensa il critico, perché parla di guerra. Quest’altro invece è un libro insignificante perché ha a che fare con i sentimenti delle donne in un salotto. Una scena che si svolge su un campo di battaglia è più importante di una scena che si svolge in un negozio […]”. – Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf.

Le idee sono importanti: “Le idee… le idee, ve lo confesso, mi interessano più degli uomini, mi interessano più di ogni altra cosa. Esse vivono, combattono; agonizzano come gli uomini. Naturalmente si può dire che noi le conosciamo solo attraverso gli uomini, così come conosciamo il vento solo guardando le canne che esso piega; ma tuttavia il vento è più importante delle canne”. – I falsari di André Gide.

Le differenze di genere sono importanti: “Spesso mi sono fatta una di quelle domande che non mi lasciano tranquilla, perché un tempo, e di frequente anche oggi tra i popoli la donna occupa un posto molto meno importante dell’uomo. Chiunque è in grado di dire che è una cosa ingiusta, ma a me non basta, vorrei davvero conoscere il perché di questa grande ingiustizia! Si può ipotizzare che l’uomo per via della sua maggiore forza fisica abbia avuto fin dall’inizio una posizione di superiorità rispetto alla donna; l’uomo che guadagna, l’uomo che genera i figli, l’uomo che può tutto… Già è stato piuttosto stupido da parte di tante donne aver lasciato fino a qualche tempo fa che le cose andassero in questo modo senza opporsi, perché per più secoli questo principio resiste, più prenderà piede. Fortunatamente grazie all’educazione, al lavoro, al progresso, la donna è diventata più consapevole. In tanti paesi le donne hanno raggiunto l’uguaglianza dei diritti; molte persone, più che altro donne, ma anche uomini, ora si rendono conto di quanto per così tanto tempo questa suddivisione fosse sbagliata, e le donne d’oggi reclamano il diritto all’indipendenza assoluta!” – Diario di Anne Frank.

Alcuni farmaci sono importanti: “Nelle località di confino ci si poteva ammalare con molta facilità ma non ci si poteva curare perché mancavano gli ospedali, mentre le infermerie erano prive di attrezzature sanitarie anche elementari e di farmaci importanti”. – La villeggiatura di Mussolini di Silverio Corvisieri.

E ancora, è importante superare la paura: “È normale, tutti noi abbiamo paura. L’importante non è non provarla, ma superarla”. – La donna abitata di Gioconda Belli.

Ovviamente, non dobbiamo guardarci dall’uso sconsiderato del solo aggettivo “importante”; altro sta avanzando: qualcuno ha notato come di fronte a un vestito orrendo si reagisca dicendo che la persona che lo indossa ha uno stile particolare, che di fronte a un quadro inguardabile si dica che l’autore è un artista particolare, che dopo aver assaggiato qualcosa di disgustoso si definisca il cucinato come un piatto con un sapore particolare.

Se è vero che il linguaggio comune è uno dei più affidabili indizi del modo di pensare di un popolo, non siamo messi benissimo.

Cosa aspettiamo a cercare le parole giuste? Le parole sono importanti. Chi parla male pensa male, e vive male.

A parer mio, ci si noterebbe di più stessimo zitti e in disparte, che non al centro dell’attenzione ripetendo a pappagallo parole senza senso.

Vogliamo davvero restare un popolo a metà tra orrore e folklore?

Se davvero vogliamo continuare così, facendoci del male, allora ce lo meritiamo Massimo Bo… Mi fermo qui perché mi avvisano che, così facendo, si rischia una causa per diffamazione.

E se fosse qui la spiegazione di tutto? Non sarà che utilizziamo in modo improprio e sino alla nausea quelle quattro parole anonime che ci son rimaste perché, se no, come usciamo dal seminato scatta una denuncia?

*scrittore sul sito  www.marcosommariva.com tutte le sue pubblicazioni

 

 

Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 

News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp