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Il carcere della morte di Modena: quattro suicidi in meno di un mese
Osservatorio Repressione - Monday, February 10, 2025Tra le celle dell’istituto Sant’Anna ci sono stati quattro decessi in poche settimane. Si presume che in tutti i casi i detenuti si siano tolti la vita. L’ultimo suicidio risale allo scorso 4 febbraio. L’uomo aveva problemi psichici e aveva ricevuto una segnalazione per rischio suicidario lieve
di Luigi Mastrodonato da il Domani
Il 2025 delle carceri italiane si è aperto come era finito il 2024, cioè all’insegna dei decessi. Se lo scorso anno si è chiuso con il record di suicidi, ben 90, nell’anno nuovo ne sono stati registrati già dieci, un ritmo in linea con quello del 2024.
Di carcere si muore, ma c’è un istituto dove nelle ultime settimane si sta morendo più che negli altri. Tra le celle del carcere Sant’Anna di Modena nel giro di un mese ci sono stati quattro decessi, presumibilmente tutti suicidi. Cinque anni dopo le rivolte che portarono alla morte di nove detenuti in circostanze mai del tutto chiarite, l’istituto emiliano torna dunque a far parlare tragicamente di sé. E le Camere penali di Modena e Bologna hanno annunciato uno sciopero contro le condizioni critiche di detenzione nell’istituto.
Un nuovo decesso
L’ultimo decesso nel carcere Sant’Anna di Modena c’è stato la scorsa settimana. Il 4 febbraio un 27enne di origine marocchina è stato trovato morto nella sua cella per una presunta overdose di farmaci. Secondo le prime ricostruzioni sarebbe morto nella notte, eppure la scoperta del decesso sarebbe avvenuta solo il giorno successivo, a diverse ore di distanza.
L’uomo aveva problemi psichici e aveva ricevuto una segnalazione per rischio suicidario lieve. Proprio pochi giorni prima del decesso aveva fatto però una nuova visita psichiatrica e dalla cartella clinica era stato depennato il rischio suicidario rilevato in precedenza, che significa da quel momento avrebbe ricevuto una minore sorveglianza.
Come ha fatto sapere la legale della famiglia dell’uomo, Tea Federico, non si sa ancora se sarà disposta l’autopsia, che sarebbe utile per comprendere meglio le cause del decesso. Che al momento non sembra un incidente, ma un suicidio, vista la grande quantità di farmaci che l’uomo avrebbe assunto nel giro di pochi minuti.
Una scia di morti
La morte di inizio febbraio nel carcere Sant’Anna di Modena è l’ultima di una scia che va avanti da poco più di un mese. Il 31 dicembre scorso nell’istituto emiliano si è tolto la vita un 37enne di origine macedone. L’uomo sarebbe morto inalando gas dalla bomboletta data in dotazione ai detenuti per cucinare. Il 7 gennaio nello stesso modo è morto il detenuto 49enne Andrea Paltrinieri. Il giorno prima, il 6 gennaio, era invece morto un detenuto 27enne di origine marocchina, che era ricoverato in ospedale da metà dicembre in gravissime condizioni per le conseguenze di un tentativo di suicidio.
Quattro detenuti di un singolo istituto penitenziario morti in poco più di un mese. È un dato impressionante, come impressionante è il fatto che due di questi si siano uccisi inalando gas, così come aveva fatto un altro detenuto del carcere di Modena nel 2023.
L’inalazione di gas è la seconda tecnica di suicidio più diffusa nelle carceri italiane dopo l’impiccagione e la domanda che sorge spontanea è perché allora i detenuti, compresi quelli più fragili, continuino a poter disporre di questi strumenti di potenziale morte senza che l’amministrazione penitenziaria pensi ad alternative, come i fornelletti elettrici.
La risposta sta nelle condizioni strutturali precarie della gran parte delle carceri italiane. A Modena per esempio tutti quei fornelletti elettrici farebbero saltare i vecchi generatori e invece di modernizzare il sistema si continua a dare il gas in mano ai detenuti.
Lo sciopero delle Camere penali
Nelle scorse settimane le Camere penali di Modena e Bologna hanno condotto visite all’istituto Sant’Anna di Modena e alla Dozza di Bologna, rilevando condizioni di detenzione terribili, in particolare legate al sovraffollamento. A Modena il tasso di sovraffollamento è del 151 per cento e questo si riflette sulla salute delle persone detenute, contribuendo a spiegare la strage dell’ultimo mese.
Proprio per protesta contro queste terribili condizioni di detenzione e per i quattro morti di Modena, le Camere penali di Modena e Bologna hanno annunciato che il 19 e 20 febbraio si asterranno dalle udienze in tribunale. «Quello passato è stato un anno tragico per quanto riguarda il numero di suicidi avvenuti in carcere: si deve prendere atto di questa situazione così allarmante e intervenire, ognuno per la sua competenza, per fermare questa emorragia. Il 2025, purtroppo, non è iniziato diversamente», denuncia l’avvocato Luca Sebastiani.
«Solo a Modena, nelle prime quattro settimane dell’anno, si sono registrati quattro decessi. Abbiamo visitato l’Istituto che, come altre carceri regionali, versa in condizioni decisamente critiche: oltre ai problemi strutturali, è ampiamente sovraffollato e la pianta organica dell’area educativa e della Polizia Penitenziaria è inferiore a quella regolare».
E sempre riguardo a Modena, a fine mese dovrebbero concludersi le indagini supplementari per le presunte torture degli agenti penitenziari a danno dei detenuti nel corso della rivolta del 2020, quando morirono in nove.
A settembre la gip aveva infatti respinto la richiesta di archiviazione della Procura, chiedendo altri sei mesi di investigazioni. E nelle scorse settimane si è aggiunta una nuova voce alle denunce di violenze. Un detenuto che non risulta tra quelli sotto processo per la rivolta ha presentato infatti un esposto in cui denuncia le lesioni che gli sarebbero state provocate dagli agenti in quelle tragiche ore.
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