2 aprile: Libertà per Anan, Alì e Mansour! Mobilitazione a L’Aquila e in ogni territorio

il Rovescio - Friday, March 28, 2025

Riceviamo e diffondiamo, rilanciando anche noi la mobilitazione per Anan, Alì e Mansour per questo mercoledì 2 aprile:

LIBERTA’ PER ANAN ALI’ MANSOUR

LIBERTA’ PER I PRIGIONIERI E LE PRIGIONIERE RIVOLUZIONARI!

Il 2 aprile 2025 alle ore nove e trenta al tribunale dell’Aquila si terrà la prima udienza del processo ad Anan, Alì, Mansour.

Anan Yaeesh ha 37 anni, è palestinese, nato e cresciuto a Tulkarem nella Cisgiordania occupata. Negli anni della Seconda Intifada Anan era un adolescente attivo nella lotte. In seguito ha dovuto scontare quattro anni di prigione come detenuto politico e ha subito un agguato delle forze speciali israeliane nel 2006, durante il quale ha riportato gravi ferite.

Anan lascia la Palestina nel 2013, diretto verso l’Europa. Si reca inizialmente in Norvegia dove viene sottoposto a degli interventi chirurgici per rimuovere i proiettili rimasti nel suo corpo per anni.

Nel 2017 raggiunge l’Italia, dove si stabilisce, e dove nel 2019 ottiene un titolo di soggiorno. Nel 2023 si reca in Giordania, dove viene sequestrato dai servizi di sicurezza giordani probabilmente per consegnarlo ad Israele. Dopo oltre sei mesi di detenzione, a seguito della diffusione della notizia del suo arresto e al pericolo che venga consegnato alle autorità israeliane, i servizi di sicurezza giordani lo rilasciano per evitare reazioni da parte dell’opinione pubblica.

Il 24 gennaio 2024 le autorità israeliane hanno trasmesso al ministero della giustizia italiano una richiesta di arresto provvisorio del cittadino palestinese Anan Yaeesh, a fini di estradizione, per i reati di partecipazione ad organizzazione terroristica e atti di terrorismo.

Il ministero della giustizia ha chiesto l’applicazione della misura cautelare alla corte di appello dell’Aquila, città in cui Anan vive e dove gode di un permesso di soggiorno per protezione speciale dal 2022.

Il 26 gennaio 2024 Anan è stato arrestato in seguito a questa richiesta.

La Corte d’Appello de L’Aquila ha respinto, nel marzo 2024, la richiesta di estradizione, in quanto ha riconosciuto sia concreto il rischio di tortura nelle carceri israeliane, sia che Anan in quanto palestinese sarebbe stato processato da un tribunale militare.
Nonostante ciò la magistratura, decaduti i motivi per la sua carcerazione, ha avviato un’indagine per “associazione con finalità di terrorismo internazionale” (art. 270-bis c.p.).

Il 13 marzo 2024, la procura della Repubblica de L’Aquila, Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, emette un mandato di cattura per Anan e altri due suoi amici palestinesi: Alì Irar e Mansour Doghmosh. Secondo l’accusa avrebbero costituito una struttura operativa chiamata “Gruppo di risposta rapida – Brigate Tulkarem”, filiazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, che ha tra i suoi obiettivi atti di violenza contro lo Stato di Israele. Le Brigate Al Aqsa, che fanno riferimento ad Al Fatah, su richiesta di Israele sono state inserite dall’Unione Europea nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.

Secondo la tesi dell’accusa, i fermati avrebbero compiuto opera di propaganda e proselitismo, con l’obiettivo di pianificare attentati contro siti civili e militari sul territorio italiano.

L’accusa ha dovuto inserire i due amici di Anan, Alì e Mansour, per poter giustificare l’articolo 270 bis che richiede la presenza di almeno tre persone per la formulazione del reato associativo. Oltre a questa manipolazione ha anche definito complotto terroristico

internazionale quello che le convenzioni internazionali definiscono «resistenza legittima contro un occupante», cioè la lotta dei palestinesi contro l’occupazione sionista.

L’ufficio dello State Attorney di Israele ha dato atto dell’impegno mostrato dalle autorità italiane e della collaborazione prontamente prestata, dichiarando di voler «ringraziare le autorità italiane per il loro impegno e assistenza in questo caso» e ribadendo la disponibilità israeliana «ad una continuata collaborazione tra i due Paesi».

Se l’estradizione di un cittadino palestinese verso Israele, che è un paese in guerra, è attualmente impossibile, allora la magistratura opta per tenerlo in galera in Italia avanzando altre accuse contro di lui.

Questa operazione giudiziaria appare una prova di servilismo chiesta all’alleato italiano ed un precedente che potrebbe rivelarsi pericoloso per altri esuli.

Ad agosto del 2024 sia la Cassazione che il Tribunale del Riesame scarcerano Alì e Mansour per «mancanza di gravi e circostanziate prove», mentre la procura decide che Anan rimanga nella sezione di alta sicurezza del carcere di Terni.

Il 26 febbraio 2025 il tribunale de L’Aquila decide comunque il rinvio a giudizi con le accuse di proselitismo e finanziamento del terrorismo per tutti e tre i palestinesi.

Contro l’estradizione si sono svolte manifestazioni e presidi in tutta Italia: a Sassari, Milano, Brescia, Ancona, Modena, Bergamo, Genova, Napoli, L’Aquila, Palermo, Torino, Roma. Vari presìdi hanno portato la voce dei solidali davanti alle mura del carcere di Terni dove sono rinchiusi anche diversi compagni rivoluzionari, tra i quali il nostro Juan. Lo stesso tribunale dell’Aquila è stato presidiato durante le udienze che dovevano decidere la richiesta di estradizione e il rinvio a giudizio per gli imputati. A queste udienze Anan non ha mai potuto partecipare di persona perché gli è stata imposta la videoconferenza, che è ormai una prassi sempre più estesa che limita fortemente le possibilità di difesa e la possibilità per gli imputati di vedere facce amiche in tribunale.

Durante queste udienze Anan ha rilasciato una dichiarazione spontanea della quale riportiamo di seguito alcuni stralci: «Nella prima udienza estradizionale di febbraio 2024, ho chiesto alla Corte di Appello e al Procuratore Generale di non consegnare i contenuti dei miei telefoni cellulari agli israeliani, in quanto contenevano informazioni riservate che detenevo in qualità di resistente palestinese, di comandante partigiano. Mi è stato risposto che ciò non sarebbe accaduto, poiché erano consapevoli che eravamo in guerra e che l’Italia è neutrale. Tuttavia, sono rimasto sorpreso nel sapere che ad aprile scorso tutte le informazioni contenute nei miei cellulari sono state passate agli israeliani. In questo modo, avete violato ogni principio di sicurezza e lo stesso diritto internazionale, diventando di fatto partecipi degli israeliani in questa guerra, aiutandoli nella repressione delle legittime aspirazioni di un popolo oppresso…»

«Pertanto, signor Presidente, considero il mio arresto e il mio processo qui illegittimi, poiché l’arresto stesso, sin dal primo momento, è stato compiuto in contrasto con il diritto internazionale umanitario, con lo statuto delle Nazioni Unite, con la Convenzione di Ginevra e con i due protocolli aggiuntivi, e tutto ciò che ne è derivato è anch’esso illegale; ciò che si fonda sull’illegittimità, infatti, è anch’esso illegittimo. …

Se riconoscete la legittimità dello Stato di Palestina, allora la richiesta di estradizione avanzata nel gennaio dello scorso anno nei miei confronti avrebbe dovuto essere presentata attraverso il governo del mio Paese. Se, invece, considerate la Palestina come un territorio illegalmente occupato da una potenza coloniale, allora la resistenza è un diritto legittimo e non dovreste arrestarmi qui per tale motivo…»

«Se in ballo vi fosse stato un altro paese occupante, la Russia ad esempio, avreste riconosciuto la legittimità della resistenza palestinese. Non mi state processando in base al diritto internazionale, ma in base ai vostri rapporti diplomatici, solo perché Israele è considerato un alleato del governo italiano, un partner commerciale, e ritenete legittime tutte le azioni che esso porta avanti. Tanto vale allora cambiare il nome delle corti internazionali e umanitarie in “Corti degli amici”. Volete che mi difenda dalle accuse a mio carico, ma mi vergogno di cercare l’assoluzione da accuse che per me rappresentano un motivo di onore. Non voglio difendermi dall’accusa di avere dei diritti e di averli rivendicati, o di aver tentato di liberare la mia gente e il mio Paese dall’oppressione coloniale. Giuro che non intendo essere assolto dalla legittima resistenza contro l’occupazione sionista. La resistenza palestinese è uno dei fenomeni più nobili conosciuti dalla storia»

La vicenda repressiva di Anan è significativa, al di là del dramma personale, in quanto rende evidente come lo Stato italiano agisca per conto dell’entità sionista contro la resistenza palestinese e lo fa mentre sono in corso la pulizia etnica ed il genocidio del popolo palestinese, crimini esplicitamente rivendicati dalle massime autorità israeliane. Per dirlo con le parole di Netanyahu: «Non mi interessano gli obiettivi, distruggete le case, bombardate tutto a Gaza».

Chiariamo che la compromissione dello Stato italiano in questi crimini contro l’umanità non si limita al chiudere gli occhi o ad un generico supporto. La realtà è che i sistemi Italiano ed Israeliano sono sempre più integrati in molteplici settori, tra cui quello della ricerca scientifica, dell’industria militare, dei servizi segreti e delle tecnologie di controllo (basti citare il recente scandalo spyware Paragon). Le istituzioni italiane si adoperano per dare spazio ad Israele nella cultura di massa inserendolo all’interno di grandi manifestazioni sportive quali il giro d’Italia od organizzando incontri tra le rispettive nazionali mentre è in corso un massacro. Il governo italiano ha supportato supinamente Israele anche quando questo si è trovato in forte contrasto con la principali organizzazioni che rappresentano il diritto internazionale e che ha provato a demolire (ONU, Unrwa e Corte Internazionale di Giustizia).

Quanto elenco non solo ci fa ritenere che il genocidio non sarebbe possibile senza il supporto di Stati come l’Italia, ma inoltre ci porta a considerare Israele il braccio armato della macchina del colonialismo occidentale, che agendo su mandato di quest’ultimo, attua un processo di destabilizzazione dell’intera Asia occidentale, al fine di sottometterla e controllarne le risorse per garantire gli interessi dei capitalisti Statunitensi e Europei.

In conseguenza di queste considerazioni riteniamo che il principale modo con cui possiamo opporci al genocidio dei palestinesi è quello di combattere contro il nostro governo, i nostri padroni e tutti gli apparati (repressivi, industriali, mediatici) che sostengono i conflitti in Asia occidentale affinché cessino la loro azione di collaborazionisti e protettori di Israele.

Tra questi vi sono appunto gli apparati repressivi dello Stato italiano: magistratura,forze di polizia, servizi di sicurezza, amministrazione carceraria che sono stati schierati a difesa dei genocidi, divenendo complici della macchina dello sterminio. Fanno questo perseguitando gli esuli come nel caso di Anan, lo fanno reprimendo i movimenti di lotta scesi al fianco del popolo palestinese, lo fanno ribaltando la realtà quando equiparano l’antisionismo all’antisemitismo, facendo sì che chi si oppone all’apartheid, alla deportazioni alle stragi, nel mondo alla rovescia in cui viviamo rischi di essere stigmatizzato e perseguito per razzismo o antisemitismo.

Bisogna ricordare che la città de L’Aquila, in cui si svolge il processo, ospita un carcere con le sezioni 41 bis. In queste sezioni tramite le pratiche dell’isolamento e della deprivazione sensoriale si attua una vera e propria tortura ai reclusi che mira al loro annientamento fisico psichico e politico. Nella sezione femminile del 41 bis de L’Aquila è prigioniera dal 2007 la compagna dei Nuclei Comunisti Combattenti Nadia Lioce. Per la chiusura del 41 bis il compagno Anarchico Alfredo Cospito ha sostenuto uno sciopero della fame durato 182 giorni. Alle sezioni 41 bis è associata la presenza della Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo de L’Aquila, ed è questa che ha imbastito il processo contro i tre palestinesi mettendo in pratica le montature che le sono congeniali, inventandosi associazioni che non esistono e arrestando persone utilizzando false accuse.

Il processo ad Anan si svolge in questa valle chiusa da vette innevate, ma se allarghiamo lo sguardo sulla cartina geografica ci accorgiamo di essere nel mezzo del mediterraneo, un mediterraneo dove vogliamo la felicità, la libertà, la pace e la fratellanza tra tutti i popoli che lo abitano. Invece i fronti di guerra si allargano sempre più, e se molte persone si disinteressano alla guerra questo non fa sì che la guerra non si interessi a noi. La guerra non risparmia nessuno e, con le dovute proporzioni, tocca anche i proletari in Europa sui quali i governanti scaricano il costo delle loro nefaste avventure. Il fronte interno si manifesta tramite l’aumento della povertà conseguente alla crisi industriale e all’aumento dei costi dell’energia, si manifesta tramite la militarizzazione della società che i burocrati dell’UE vogliono imporre con il piano Rearm Europe, si manifesta con l’aumento di repressione e controllo attraverso il ddl ex 1660, con il quale si attaccano i poveri ei dissidenti.

La guerra è sempre, innanzitutto, la guerra degli oppressori contro gli oppressi, la proposta allucinante di spianare Gaza e di valorizzare il suo territorio tramite una speculazione edilizia è paradigmatica del mondo in cui viviamo. Un mondo in cui i proletari che risultano eccedenti rispetto ai progetti del capitale internazionale, possano essere tranquillamente deportati e sterminati, come testimoniano la distruzione della Ex Jugoslavia, dell’Iraq, del Afganistan, della Libia, della Siria, dell’Ucraina, e infine della Palestina che le élite occidentali vorrebbero condannare alla soluzione finale. Solo la resistenza degli sfruttati e la solidarietà internazionale può opporsi a questa strage continua, è la variante umana che può ribaltare il corso della storia.

Liberazione immediata per Anan Yaeesh!

Facciamo sentire ad Anan, Alì, Mansour la voce solidale di chi si oppone al genocidio del loro popolo.

 

2 aprile presidio, l’Aquila ore 9:30

tribunale de L’Aquila via XX settembre 68

Anan Yaeesh libero! La resistenza non si arresta! La resistenza non si processa!

complici e solidali

 

riferimenti e fonti:

https://www.instagram.com/free_anan/

https://www.facebook.com/people/Free-Anan/61556541179498/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/04/09/anan-yaeesh-lavvocato-alla-camera-caso-politico-non-e-stato-considerato-il-diritto-internazionale-umanitario/7506144/

Dichiarazioni di Annan ultima udienza l’aquila https://www.ondarossa.info/focus/anan-ali-mansour-compagni-palestinesi

https://ilmanifesto.it/israele-vuole-anan-yaeesh-litalia-intanto-lo-fa-arrestare (17/2/2024 un anno fa)

https://contropiano.org/news/politica-news/2024/02/14/no-allestradizione-di-anan-yaeesh-0169353

videoconferenza https://ilrovescio.info/2025/03/22/trento-stecco-condannato-a-3-anni-e-6-mesi/

https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindispr&leg=19&id=144932423)

https://pungolorosso.com/2025/03/21/i-proclami-ferocemente-sterministi-di-israele-nel-silenzio-generale-dei-suoi-complici-o-mandanti/