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Solidarietà con tutti i prigionieri rivoluzionari del mondo – Manifesto in solidarietà agli arrestati dell’Operazione “Delivery”
Riceviamo e diffondiamo: Solidarietà con tutti i prigionieri rivoluzionari nel mondo. Sostegno alle lotte sociali con la lotta rivoluzionaria. Manifesto sull’operazione “Delivery” dell’11 settembre Diffondiamo un manifesto sull’operazione repressiva dell’11 settembre 2025, goffamente chiamata “Delivery”. L’operazione, imbastita dalla DDAA di Firenze e condotta dalla DIGOS, ha comportato due arresti e sei perquisizioni domiciliari nei comuni di Carrara, Montignoso, Pisa e Sarzana. Un compagno e una compagna si trovano agli arresti domiciliari restrittivi (ossia con divieto di comunicazioni e visite), in quanto indagati per “atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi” (art. 280 bis c. p.) e altri reati connessi, in riferimento all’azione contro il tribunale di Pisa del 21 febbraio 2023 (rivendicata dal Gruppo di Solidarietà Rivoluzionaria – Consegne a domicilio, aderente alla FAI-FRI). Per quanto riguarda l’operazione di polizia, invitiamo a leggere il testo “Arresti e perquisizioni tra Pisa e le Alpi Apuane in relazione all’attacco contro il tribunale di Pisa nel 2023”, a firma Un paio di perquisiti, e i seguenti comunicati in solidarietà da parte di vari spazi, circoli e collettivi. Sotto i file pdf e png: il formato consigliato per la stampa del manifesto è l’A3, ma è eventualmente possibile riprodurlo anche in A4 a mo’ di volantino: PDF: solidarieta-sostegno-manif-delivery Questo il testo del manifesto: SOLIDARIETÀ CON TUTTI I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI NEL MONDO SOSTEGNO ALLE LOTTE SOCIALI CON LA LOTTA RIVOLUZIONARIA «Lo Stato, compreso quello democratico, è il più grande pericolo per la vita e la libertà di tutto il vivente. Permette il fiorire del capitalismo garantendo la stabilità di cui ha bisogno attraverso il sistema punitivo e repressivo. Tutto e tutti devono sottostare alle sue regole per la difesa del padronato». Così scriveva il Gruppo di Solidarietà Rivoluzionaria – Consegne a domicilio nel comunicato sull’azione contro il tribunale di Pisa del 21 febbraio 2023. Un piccolo ordigno collocato a ridosso di un ingresso secondario del palazzo di giustizia. Non innescatosi, l’oggetto veniva successivamente disinnescato dalle forze di polizia. «Non sappiamo se la deflagrazione sia avvenuta, ma ci teniamo a sottolineare che quest’azione assume un’importanza non da poco: abbiamo dimostrato che è possibile avvicinarsi ai palazzi del potere e colpire». In questi casi è il messaggio ciò che conta. In quei mesi si manifestava impetuoso un intenso movimento di solidarietà internazionale contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Alfredo Cospito si trovava a oltre 120 giorni di sciopero della fame. Inquisitori e polizia giudiziaria erano al lavoro per ottenere l’ergastolo per lui e per sbarazzarsi nel lungo periodo di tanti altri anarchici. In quel contesto si pone quanto avvenuto a Pisa. In una realtà sociale dove ci si strappa le vesti per sostenere che l’unico orizzonte possibile è quello degli Stati, del capitalismo e dei loro spaventosi massacri, c’è ancora chi si batte per una lotta radicale contro lo sfruttamento, per il disfattismo contro le guerre dei padroni, per l’autonomia di pensiero e d’azione dell’individuo contro la società della subordinazione e coercizione tecnologica, per l’abbattimento di ogni potere politico ed economico in favore della libertà integrale di ciascuno. «La possibilità di confliggere con questo sistema di oppressione e sfruttamento viene arginata attraverso la prevenzione, tenendo d’occhio e inserendo in un sistema di reinserimento sociale asfissiante chiunque non si adegui, e attraverso i tribunali quando il pensiero si fa azione». Cosa fare contro un nemico che spontaneamente non farà mai alcun passo indietro? Una cosa almeno ci appare chiara. Non ci facciamo imbrogliare dai sostenitori della non-violenza e del pacifismo. Gli oppressi sono sempre in stato di legittima difesa e la violenza rivoluzionaria è necessaria, indispensabile per aprire delle possibilità di liberazione, prefigurando la vita senza più padroni e tribunali per cui ci battiamo. L’11 settembre un’operazione repressiva si è dispiegata tra le Alpi Apuane e Pisa: sei perquisizioni e due arresti domiciliari restrittivi, senza possibilità di comunicazioni o visite. La richiesta della procura era della custodia cautelare in carcere. Siamo al fianco di Luigi e Veronica, indagati e arrestati per l’azione contro il tribunale di Pisa e già inquisiti in una precedente operazione della polizia di prevenzione contro un quindicinale anarchico.
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Materiali
Succede all’Aquila, il 12 settembre. Bloccata Leonardo S.P.A. in solidarietà ad Anan, Alì e Mansour
Riceviamo e diffondiamo questo resoconto commentato dell’importante iniziativa a L’Aquila dello scorso 12 settembre, corredato da diverse foto: Bloccata Leonardo S.P.A., fabbrica di morte, in solidarietà con Anan, Alì e Mansour Venerdì 12 settembre 2005, abbiamo partecipato ad un’assemblea pubblica indetta all’ingresso delle fabbriche di armi Leonardo e Thales Alenia, situate nella zona industriale dell’Aquila. In questo complesso militare di eccellenza lavorano 450 persone tra tecnici e ingegneri e si producono sistemi di riconoscimento (amico-nemico) ed apparati di identificazione avionica, sia civili che militari. Queste fabbriche sono un pezzo della guerra algoritmica contro l’umano combattuta dal capitalismo. Sono ubicate all’interno di uno spazio paradigmatico del mondo distopico in cui viviamo, un non-luogo in cui convivono fabbriche d’armi, centri commerciale e carceri speciali. Durante la nostra presenza il blocco è stato effettivo, nessun veicolo è entrato o uscito dalle fabbriche; siamo inoltre a conoscenza del fatto che Leonardo ha lasciato preventivamente a casa molti dipendenti in “smart working”. Siamo stati determinati nel non farci spostare dalla strada di accesso che abbiamo presidiato fin dalle prime ore del mattino, per un giorno è stata interrotta la normalità di chi produce e vende armi. I pochi lavoratori con cui abbiamo avuto modo di confrontarci ci hanno confermato che all’interno di questi siti produttivi non vi sono operai, ma solo tecnici altamente specializzati perfettamente coscienti di quello che producono. Al termine del presidio ci siamo spostati in corteo fino ad un Hub importante per il commercio ed il capitalismo, uno dei grandi centri commerciali della città, dove abbiamo tenuto un presidio informativo sulla presenza delle vicine fabbriche e sulla lotta per la liberazione della Palestina. Va segnalato l’interesse e l’approvazione di molte delle persone che abbiamo incrociato durante l’intero arco dell’iniziativa. Leonardo, industria controllata dallo Stato, ha continuato a vendere armi ad Israele durante tutto il periodo dell’assedio a Gaza, del massacro di un enorme numero di palestinesi in tutti i territori occupati, e dell’attacco del IDF a diversi paesi dell’Asia occidentale. Questa è una prova della complicità del Governo italiano con il genocidio in corso. A parte qualche ipocrita dissociazione di facciata, fatta per rabbonire una società schierata per la maggior parte a fianco dei palestinesi e contro Israele, il Governo italiano sostiene fedelmente i terroristi israeliani nei loro progetti criminali. Senza un flusso costante di aiuti da parte dei paesi occidentali Israele non potrebbe perpetrare il genocidio: fermiamolo! Blocchiamo tutto: scuole, fabbriche, trasporti, ricerca, eventi culturali e sportivi! Le azioni dei solidali con la Palestina contro i complici di Israele sono continue, crescenti e diffuse un ogni parte del mondo: è nato un movimento di solidarietà internazionale che può fermare la guerra. Se il popolo palestinese non ha amici tra i potenti ha al suo fianco tutti gli oppressi del mondo. Trasformiamo la guerra dei padroni in guerra contro i padroni! Abbiamo bloccato Leonardo in solidarietà con i tre palestinesi, Anan, Alì e Mansour, accusati dal tribunale dell’Aquila di finanziamento del terrorismo e associazione con finalità di terrorismo. Si tratta di un processo farsa ordito dal DDAA (Dipartimento Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo) e dal DCPP (Dipartimento Centrale della Polizia di Prevenzione) su mandato del governo e dei servizi segreti israeliani. Anan Yaeesh è stato un combattente della resistenza contro l’occupazione coloniale in Cisgiordania, ha fatto parte del gruppo di risposta rapida, brigata Tulkarem, articolazione delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, ha subito tentativi di omicidio, è stato ferito, imprigionato e torturato dalle forze di occupazione israeliane. Da 2017 vive in Italia e gode di protezione umanitaria. Perseguire gli esuli all’estero, che hanno legittimamente combattuto contro l’occupazione illegale delle loro terre, fa parte del progetto di colonialismo di insediamento e della guerra di sterminio perché fino a quando esisteranno palestinesi coscienti e combattivi, in qualsiasi parte del mondo, la perpetuazione dell’occupazione israeliana è in pericolo. Quanto sta accadendo in questi tempi ci chiarisce che non saranno né il diritto internazionale né degli aiuti umanitari a porre fine al massacro. Se esiste la Palestina e se il popolo palestinese vive sulla sua terra lo deve a se stesso ed alla sua forte resistenza, è solo tramite la resistenza che i popoli oppressi possono sconfiggere il giogo coloniale e giungere alla liberazione ed all’autodeterminazione. Quanto accade un Palestina ci riguarda tutti, è lo specchio del mondo in cui viviamo. La colonizzazione capitalista del pianeta considera la popolazione palestinese come una massa eccedente, superflua e da eliminare per fare spazio a progetti di valorizzazione dello spazio. In direzione opposta la strenua resistenza del popolo palestinese a questi processi dimostra che è possibile fermarli e ribaltare l’ordine delle cose. I palestinesi ci danno un esempio di come possiamo bloccare i devastanti progetti del capitale, ovunque e anche qui. Il 19 e 26 settembre si terranno presso il tribunale dell’Aquila due udienze del processo ai tre palestinesi. A questo processo vi è stata una presenza di solidali costante, nutrita ed utile. Se guerra, genocidio e repressione partono da qui è qui che bisogna fermarli! Adesso è il momento di moltiplicare la solidarietà con la resistenza e farla risuonare in ogni città! Libertà per Anan, Alì e Mansour! Complici e solidali Qui il pdf: comunicato presidio Leonardo 1 Qui sotto le foto dell’iniziativa:
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Solidarietà con Gigi e Veronica! Comunicati e considerazioni solidali [in aggiornamento]
Raccogliamo in questa pagina i diversi comunicati di solidarietà a Gigi e Veronica, arrestati per l’Operazione “Delivery”, che sarà via via aggiornata man mano che riceveremo testi o li troveremo sul web: Comunicato del Garage Anarchico di Pisa sull’Operazione “Delivery” Gigi e Veronica, due nostri compagni, oggi, 11 settembre, sono stati messi ai domiciliari (con divieto di comunicazioni e visite) con l’accusa di “atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi”. I fatti di cui sono accusati, avvenuti nel 2023, si inseriscono nella mobilitazione in solidarietà al compagno Alfredo Cospito, al tempo in sciopero della fame contro il 41bis. Per gli stessi fatti furono perquisiti già lo scorso 26 marzo in un’operazione coordinata sempre dalla DDA di Firenze. Nella situazione attuale, non proprio tranquilla dal punto di vista sociale, in cui si concretizzano prospettive di guerra e durissima repressione di massa, non stupisce che Questura e DDA si siano impegnate così tanto per togliere dalle strade due ribelli. Solidarietà a chi lotta e a chi è colpito dalla repressione. Ci vediamo presto. Garage anarchico -------------------------------------------------------------------------------- SOLIDALI CON LUIGI E VERONICA. COMPLICI CON CHI ATTACCA La mattina dell’11 settembre 2025 sono state perquisite diverse abitazioni nei comuni di Carrara, Pisa, Sarzana e Montignoso in quella che le forze della polizia politica hanno denominato “Operazione Delivery”, volta ad attribuire delle responsabilità per il collocamento di un ordigno esplosivo sulla porta di servizio del Tribunale di Pisa nella notte del 21 Febbraio 2023: una compagna e un compagno sono finiti agli arresti domiciliari, gli altri sono indagati e sospettati in quanto solidali coi due arrestati come ha affermato il procuratore di Firenze. Come avvengano questi addebiti è noto a tutti, attraverso improbabili match fotografici, intercettazioni tagliate, reperimento d’oggetti d’uso comune in sede di perquisizione. In questo caso la stampa di regime (corriere della sera, edizione digitale della mattina degli arresti) ci delizia con un nuovo particolare distopico: i due anarchici sarebbero stati individuati a causa della loro camminata e di pochi dettagli del volto, il tutto sottoposto al calcolo alchimistico di un software che utilizza una tecnica che distilla informatica e biomeccanica, quindi comparati con immagini provenienti dagli archivi di polizia e rubate nel corso di numerose manifestazioni (dove dobbiamo ritenere siamo stati tutti quanti schedati e i nostri nomi candidati per l’estrazione nel “tombolone” del software). Un fatto che di per sé ci sospinge verso impressioni più generali sull’uso delle nuove tecnologie come macchine da guerra (esterna, ma anche interna, come in questo caso). Si tratta di dispositivi del tutto analoghi a quelli che utilizza Israele nel suo genocidio automatizzato: in quel caso non scattano gli arresti, ma piove direttamente un missile sull’ospedale, sulla scuola, sugli affamati in fila per il cibo quando l’Intelligenza comunica che c’è qualcuno che ha un dettaglio del volto o un modo di camminare proprio da terrorista! Con quell’inferno qui da noi c’è una differenza di intensità, ma non qualitativa. Che fine farà in tutto questo il diritto liberale – sarebbe curioso assistere al controinterrogatorio di un’intelligenza artificiale, o forse il suo parere verrà accettato come indiscutibile? – è in fondo un problema ozioso. Vogliamo infatti ricordare cosa sono i tribunali verso i quali quell’azione era rivolta: luoghi in cui chi si sottrae giustamente alle logiche del “lavora-produci-consuma-crepa”, dandosi all’illegalismo, viene condannato ad anni di galera mentre chi, invece, ingenuamente eccepisce, soprusi (spesso anche fisici) da parte dei padroni o dei loro sgherri viene tutt’al più rimborsato (malamente) per quello che ha vissuto. Perché i Tribunali sono quello che sono; luoghi in cui le istanze di classe non hanno nessun soddisfacimento, perché sono ideati per perpetrare le istanze di potere insite in questa società. Ricordiamo l’azione nel contesto in cui era inserita, cioè a 120 giorni di sciopero della fame a oltranza del compagno anarchico Alfredo Cospito contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Il trasferimento di un anarchico in 41 bis non è stata solo un’ingiustizia, è stata soprattutto una provocazione: perché il movimento anarchico non ha capi, né prende ordini da nessuno. Un’ingiustizia e una provocazione come la condanna di Anna Beniamino e dello stesso Alfredo Cospito per strage politica (senza morti) individuandoli, con prove irrisorie, come i responsabili d’un ordigno trappola alla scuola Allievi Carbinieri di Fossano – in un Paese nel quale le stragi e la ha fatte sempre lo Stato. Mentre l’Italia veniva trascinata in guerra al fianco della NATO in Ucraina, lo Stato tentava di schiacciare il movimento anarchico e di assassinare Alfredo Cospito in 41 bis, c’è stato chi ha attaccato. Ribadiamo ancora una volta che ci assumiamo storicamente tutte le iniziative e le azioni che sono state portate avanti in quel periodo, compresa l’azione sotto accusa in questa inchiesta. Condividendone il significato profondo, rifiutandoci di farci schiacciare in una dinamica meramente anti-repressiva, vogliamo concludere con le parole utilizzate in quell’occasione dagli autori. SOSTENIAMO LE LOTTE SOCIALI CON LA LOTTA RIVOLUZIONARIA Circolo Anarchico “La Faglia” – Foligno t.me/circoloanarchicolafaglia
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Indonesia: chiamata alle armi e appello per i prigionieri anarchici
Riceviamo e diffondiamo questi comunicati, che stanno circolando in varie lingue sui media di movimento internazionali: Chiamata alle armi: solidarietà insurrezionale con l’Indonesia Dal 25 agosto, le fiamme della ribellione hanno bruciato le forze oppressive in Indonesia, accendendo una feroce rivolta contro un regime che vive di violenza e sottomissione. Non si tratta di un momento passeggero, ma di un palpitante battito di resistenza da parte di coloro ai quali sono stati a lungo negati i propri diritti. La perdita di dieci vite in questa lotta non fa che rafforzare la nostra determinazione ad affrontare lo Stato e i suoi scagnozzi. Mentre il governo scatena la brutalità militare, rapisce gli attivisti e si impegna in una sinistra guerra informatica, ci viene ricordato che: “L’insurrezione è l’arma più logica delle masse”. È tempo di agire: la nostra furia deve unirsi come forza al di là dei confini! Compagni di tutto il mondo, alzatevi! Attaccate gli interessi indonesiani ovunque si trovino. Distruggete la macchina dell’oppressione con ogni atto di sfida. Unitevi allo scontro, amplificate le voci degli oppressi e dite chiaramente: la nostra resistenza non conosce limiti. Insieme, possiamo smantellare questa civiltà tecno-industriale! Anarchici [NOTA: altre versioni circolate di questo testo sono firmate “Federazione Anarchica Informale”] -------------------------------------------------------------------------------- Solidarietà internazionalista con i compagni anarchici detenuti in Indonesia Molti anarchici sono stati arrestati negli ultimi giorni e, nell’ambito dell’operazione repressiva, i media hanno iniziato a diffondere informazioni riservate sui compagni che hanno pagine di controinformazione sui social media. La comunicazione è quasi inesistente, quindi non conosciamo le condizioni di coloro che sono stati arrestati. Questa è una chiamata per una solidarietà internazionalista attiva con i compagni. Manifestiamo di fronte a tutte le istituzioni del regime indonesiano in tutto il mondo! Teniamo alta l’attenzione sulla situazione dei compagni. Fino al rovesciamento della civiltà tecno-industriale! Contro le operazioni internazionali che perseguitano e reprimono l’insurrezione!! Vogliamo i prigionieri anarchici di nuovo in strada!
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11 settembre: Due arresti e svariate perquisizioni in relazione all’attacco al tribunale di Pisa
Riceviamo e diffondiamo. Massima solidarietà agli arrestati e ai perquisiti! ARRESTI E PERQUISIZIONI TRA PISA E LE ALPI APUANE IN RELAZIONE ALL’ATTACCO CONTRO IL TRIBUNALE DI PISA NEL 2023 Nella mattina dell’11 settembre si è dispiegata nei comuni di Carrara, Montignoso, Pisa e Sarzana un’operazione di polizia coordinata dalla DDAA del capoluogo toscano e condotta dalle DIGOS di Pisa e Firenze. L’operazione pare abbia il nome di “Delivery”. Stando a quanto abbiamo appreso, un compagno e una compagna anarchici, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari (non sappiamo ancora se con restrizioni particolari, seguiranno aggiornamenti), sono stati tratti in arresto a Pisa e a Carrara. Il compagno e la compagna – tra l’altro già perquisiti il 26 marzo scorso in riferimento agli stessi fatti – sono indagati per “atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi” e altri reati connessi, nell’ambito del procedimento sull’attacco contro il tribunale di Pisa del 21 febbraio 2023. Ricordiamo inoltre che i compagni sono stati coinvolti anche nell’operazione “Scripta Scelera” del 2023, orchestrata dalla DDAA di Genova contro il quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny” (e successivamente in buona sostanza “naufragata” nel corso del processo tenutosi a Massa contro quattro inquisiti). Sempre stando a quanto noto attualmente, gli altri compagni e compagne coinvolti in quest’operazione sono stati solamente perquisiti nelle proprie abitazioni e veicoli, anche in riferimento al reato di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”. “In ogni tribunale tutti i giorni vengono condannati centinaia di sfruttati. A colpi di sentenze vengono seppelliti uomini e donne nelle galere e mutilati i loro rapporti di amicizia e amore. A colpi di esplosivi saranno colpite le strutture e mutilati gli uomini del potere. Per ogni morto in mare, in carcere, di lavoro, nei CPR, non una ma 100 bombe al padronato. Non basteranno mai le vostre telecamere e le vostre guardie a setaccio della città a impedire all’azione di penetrare nei vostri palazzi”, sosteneva il comunicato di rivendicazione del Gruppo di Solidarietà Rivoluzionaria – Consegne a domicilio (aderente alla FAI-FRI) sull’azione contro il tribunale, avvenuta nell’ambito dell’intensa mobilitazione contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo e in solidarietà con Alfredo Cospito all’epoca a oltre 120 giorni di sciopero della fame a oltranza. “Solidarietà a tutti i prigionieri rivoluzionari nel mondo. Sostegno alle lotte sociali con la lotta rivoluzionaria”, così si concludeva il testo. AL FIANCO DEL COMPAGNO E DELLA COMPAGNA AGLI ARRESTI Un paio di perquisiti
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Rovereto, 25 settembre e 3 ottobre: “Solo al buio si vedono le stelle”. Iniziative contro il Wired Next Festival
Riceviamo e diffondiamo dal Collettivo terra e libertà il programma delle iniziative contro il Wired Next Festival che si terrà anche quest’anno a Rovereto, con un’importante precisazione sugli appuntamenti in città: Il Wired Next Fest, infame vetrina delle nuove tecnologie di guerra e controllo, si terrà a Rovereto dal 3 al 5 ottobre. A differenza dei nostri progetti iniziali, vista la rilevanza che riteniamo abbia la chiamata nazionale del 4 ottobre a Roma per la Palestina, abbiamo deciso di non sovrapporre altre iniziative locali a questo importante appuntamento. Ci vediamo dunque giovedì 25 settembre e venerdì 3 ottobre! Colettivo Terra e Libertà   Qui le locandine delle iniziative: manifesto_print manifesto_ilritornodelnucleare_print manifesto_ilrimossodellaminiera_print
Iniziative
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Tre arresti e una perquisizione per il Carnevale No Ponte
Riceviamo e diffondiamo, esprimendo solidarietà ai compagni arrestati e alla compagna perquisita: Nella sera tra il 9 e il 10 settembre, in un piccolo paese della provincia di Bari, alcunx compagnx, hanno ricevuto la notizia dell’arresto di altrx tre compagnx G., A. e G. Questx, infatti, erano statx arrestatx rispettivamente a Napoli a Bari e a Varese, tuttx con molteplici accuse relative al corteo “Carnevale No Ponte” avvenuto a Messina nel marzo 2025. Una volta ricevuta la notizia, lx compagnx hanno deciso di incontrarsi in una casa privata. Intorno alla mezzanotte, poco dopo aver raggiunto l’abitazione, lx compagnx hanno sentito bussare violentemente e ripetutamente alla porta. Sei agenti della DIGOS hanno intimato di uscire velocemente dall’abitazione. Una volta fuori hanno specificato di avere un mandato di perquisizione per la compagna S. S. assieme ad un altro compagno sono statx caricatx nelle macchine della DIGOS e condottx all’abitazione dove risiede S. Una volta entratx nell’abitazione, gli agenti della DIGOS sono raddoppiati. Inoltre è apparso evidente fin da subito che la metà degli agenti non proveniva da Bari. Come si legge dalle carte, sei di loro provenivano da Messina e l’obiettivo della perquisizione, oltre alla chiara intimidazione, era quello di recuperare materiale inerente alle indagini contro lx compagnx arrestatx. L’atteggiamento della DIGOS è stato quello di sempre, arrogante, violento e prevaricatore. L’abitazione è stata completamente rivoltata per sequestrare, oltre a due maschere di carnevale, dei poster e degli opuscoli di stampa anarchica. Intorno alle 01.30, dopo la perquisizione S., assieme ad un altro compagno, è stata portata nella questura di Bari per degli accertamenti, effettuare le foto segnaletiche e depositare le impronte digitali. S. ed il compagno che l’aveva accompagnata sono statx lasciatx liberx di andare solo dopo le 5 del mattino. Al momento G. si trova nel carcere di Poggio Reale a Napoli, A. nel carcere di Bari e G. nel carcere di Varese. Queste intimidazioni da parte dello stato non ci fermeranno. Non faremo mancare la nostra solidarietà allx nostrx compagnx detenutx. FUOCO AD OGNI GABBIA! SIAMO TUTTX NO PONTE! Per scrivere: Gabriele Maria Venturi C/o C.c. di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia” Via nuova Poggioreale 167, 80143 – Napoli Andrea Berardi C/o Casa circondariale di Bari “Francesco Rucci” Via Alcide De Gasperi 307, 70125 – Bari Chiarappa Guido Casa Circondariale di Varese Via Felicità Morandi, 5 21100 Varese (VA)
Carcere
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Il magico mondo di Helen Mirren
Riceviamo da Tiggiano (Salento) questo volantino, distribuito durante una serata sulla “parità di genere” tenuta in questo piccolo paese dove “risiede e si abbuffa” questa ineffabile Helen Mirren, “facendo da testimonial per ogni innovazione che la mega-macchina vuole mettere in atto, sterminio palestinese incluso ovviamente”: Il magico mondo di Hellen Mirren
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