Riceviamo e diffondiamo. Solidarietà ad Amma e alla sua lotta contro la
sorveglianza!
Oggi in data 19.02.2024 il compagno anarchico Ammanuel Rezzonico (Amma)
è stato condannato in primo grado alla pena di un anno di reclusione nel
merito del processo per violazione dell’obbligo di dimora inerente alla
misura di sorveglianza speciale di cui si è rivendicato l’infrazione,
il compagno non farà appello dal momento che ha scelto di tenere una
posizione anti-giuridica, dato ciò a meno di un appello da parte del P.M
si può considerare la condanna come definitiva.
Qui la dichiarazione portata da Amma durante il processo presso il tribunale
diVarese:
https://ilrovescio.info/2024/12/13/affinche-la-paura-cambi-di-campo-dichiarazione-di-amma-a-varese-in-occasione-del-processo-per-violazione-della-sorveglianza-speciale/
Tag - Stato di emergenza
[Aggiornamento] Presenza solidale con gli anarchici inquisiti nell’operazione
Scripta Scelera rinviata al 1º aprile 2025 (Massa)
[AGGIORNAMENTO] Informiamo che nel corso dell’udienza dibattimentale del 14
febbraio è stato stabilito il rinvio di quella prevista per il 28 successivo,
per la quale era stata fissata la presenza solidale. La nuova udienza è
stabilita per martedì 1º aprile, gli orari della presenza in piazza sono
invariati.
PRESENZA SOLIDALE CON GLI ANARCHICI INQUISITI NELL’OPERAZIONE SCRIPTA SCELERA –
MASSA, 1º APRILE 2025
8 agosto 2023. A fronte di una richiesta di dieci arresti in carcere,
l’operazione Scripta Scelera porta a nove misure cautelari nei confronti di
altrettanti anarchici e anarchiche inquisiti per la redazione e distribuzione
del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”. Un procedimento con
cui lo Stato ha inteso “normalizzare” le misure cautelari per le accuse
riguardanti le pubblicazioni rivoluzionarie. Scripta Scelera rappresenta un
altro “capitolo” nelle politiche di guerra dello Stato italiano, in continuità
tra le altre cose con le recenti manovre repressive volte a sottrarre agibilità
politica a sempre più ampi settori sociali.
1º aprile 2025. Dopo oltre un anno si avvia alla conclusione il processo contro
quattro compagni inquisiti. Il pubblico ministero Manotti della DDAA di Genova
pronuncerà la propria requisitoria. A prescindere dalle ipotesi inquisitorie
dell’accusa su presunte capacità istigatorie e terroristiche, le ragioni che lo
Stato intende colpire sono quelle di chi si è opposto alla guerra anche tramite
la denuncia delle industrie italiane coinvolte nella produzione di armamenti,
così come quelle di chi ha sostenuto la mobilitazione del 2022-’23 contro il 41
bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi con lo sciopero della fame di Alfredo
Cospito.
CI VEDIAMO MARTEDÌ 1º APRILE A MASSA:
ORE 12:00 – APPUNTAMENTO IN PIAZZA FELICE PALMA
ORE 15:00 – PRESENZA DAVANTI AL TRIBUNALE IN PIAZZA DE GASPERI
* * *
Cogliamo l’occasione per ricordare le coordinate del conto della cassa di
solidarietà e l’e-mail per organizzare iniziative benefit o ricevere copia dei
testi riguardanti Scripta Scelera:
Carta postepay numero: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Intestataria: Ilaria Ferrario – Per contatti:
solidaliscriptascelera[chiocciola]paranoici[punto]org
— — —
[Update] Gathering in solidarity with the anarchists accused in Scripta Scelera
operation postponed to April 1, 2025 (Massa, Italy)
[UPDATE] We inform that during the hearing of February 14th, it was decided by
the judge to postpone that one scheduled for the following 28th, for which a
solidarity gathering had been called. The new hearing has been set for Tuesday,
April 1st, the times remain unchanged.
GATHERING IN SOLIDARITY WITH THE ANARCHISTS ACCUSED IN SCRIPTA SCELERA OPERATION
– MASSA, APRIL 1, 2025
August 8th, 2023. Following a request for ten arrests in prison, Scripta Scelera
operation leads to nine precautionary measures against as many anarchists
accused for the publication and distribution of the internationalist anarchist
fortnightly ‘Bezmotivny’. A proceeding with which the State intended to
‘normalise’ the precautionary measures for charges concerning revolutionary
publications. Scripta Scelera represents another ‘chapter’ in the war policies
of the Italian state, in continuity among other things with recent repressive
manoeuvres aimed at removing political practicability from ever wider social
sectors.
April 1st, 2025. After just over a year, the trial against four accused comrades
is coming to an end. Public prosecutor Manotti of the DDAA (“Anti-Mafia and
Anti-Terrorism District Directorate”) of Genoa will deliver his indictment, with
the requests for sentencing. Regardless of the prosecutor’s inquisitorial
hypotheses on alleged instigatory and terrorist capabilities, the reasons that
the State intends to strike are the ones of those who opposed the war also by
denouncing the Italian industries involved in the production of armaments, as
well as those who supported the 2022-’23 mobilisation against 41 bis prison
regime and life imprisonment without the possibility of parole developed with
Alfredo Cospito’s hunger strike.
WE WILL MEET ON TUESDAY, APRIL 1st, IN MASSA:
12:00 h. – SOLIDARITY GATHERING IN PIAZZA FELICE PALMA
15:00 h. – PRESENCE IN FRONT OF THE COURT IN PIAZZA DE GASPERI
* * *
We remind the account details for the solidarity fund and the e-mail address for
organising benefit initiatives or receiving copies of the texts about Scripta
Scelera operation:
Postepay card number: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Account holder: Ilaria Ferrario – For contacts:
solidaliscriptascelera[at]paranoici[dot]org
scripta scelera massa 1 aprile 2025 english
Riceviamo e pubblichiamo:
https://www.cambiareilcampo.org/2025/02/18/viti-tea-in-valpolicella/
Riceviamo e diffondiamo:
SOLIDARIETÀ AI DETENUTI DEL CPR DI MACOMER2
Riceviamo e diffondiamo:
Neve al popolo
“Scusa eh, ma se i torpigna dopo averci invaso Piazza di Spagna ci invadono
anche Cortina allora, allora non lo so vendiamoci la casa e amen, è vero? Che ne
dici Giovanni?”
vacanze di natale
Sulle pagine di cronaca hanno primeggiato per qualche settimana le notizie
riguardanti un fatto originale: I napoletani hanno invaso Roccaraso. La notizia
è arrivata anche su importanti testate internazionali.
Domenica 26 gennaio la stazione sciistica abruzzese, oltre alla consueta
presenza turistica, è stata raggiunta da 200 autobus provenienti da Napoli che
hanno trasportato circa diecimila gitanti.
Questo afflusso eccezionale sarebbe dovuto ad alcuni tiktoker (Sic) che hanno
pubblicizzato ed organizzato le gite. Sotto i riflettori in particolare è finita
Rita de Crescenzo, i cui video superano il milione di visualizzazioni, la quale,
proprio dalla piste da sci di Roccaraso, in un suo precedente video-messaggio,
aveva decantato la bellezza delle montagne innevate ed invitato i suoi fans a
raggiungerla.
La località montana quindi è stata meta di un numero di turisti maggiore di
quello medio, dando vita al fenomeno del cosiddetto overtourism. A causa di
questo evento, in seguito agli ordini del prefetto e dei sindaci dell’Alto
Sangro, sono stati predisposti per le settimane successive il numero chiuso e la
prenotazione obbligatoria per gli autobus, inoltre sono stati predisposti varchi
di accesso alla località presidiati dalle forze dell’ordine.
Al di la dell’immondizia lasciata a terra, dei problemi di viabilità e di
sicurezza, la problematica reale, se si parla con gli addetti del settore, è che
i turisti mordi e fuggi degli autobus “non lasciano soldi”, cioè è un turismo da
cui si ricava poco profitto e che disincentiva la presenza di clienti più
facoltosi. Comprensori sciistici come quello dell’AltoSangroSkipass vogliono
rivolgersi ad una clientela di prestigio non a chi si porta il panino da casa.
A difesa degli interessi degli imprenditori del turismo si è schierato
l’esercito dei media che ha fatto fuoco con tutto l’armamentario che usa
abitualmente quando deve annichilire qualche nemico dello Stato creando
l’emergenza di turno – e sono volate parole pesanti. I gitanti sono stati
accusati di sporcare, di rubare, di riciclaggio, di collusione con la camorra,
di essere unni, di avere attuato un invasione. La palma d’oro va al deputato di
AVS Francesco Emilio Borrelli che che ha apostrofato gli innocui gitanti con la
gentile frase “la monnezza siete voi”. Insomma, per l’occasione è stato dato
lustro a tutto il più bieco arsenale dei luoghi comuni razzisti contro i
napoletani sommato al disprezzo borghese verso i proletari che “non sanno stare
al loro posto”.
Va aggiunto che Roccaraso è un grande comprensorio sciistico, predisposto per
accoglier nelle giornate di maggior afflusso fino a 30.000 turisti. Non è un
quindi un luogo incontaminato e sperduto, bensì una località destinata
dall’industria turistica al turismo di massa. Si tratta della meta abituale per
gli sciatori del centro sud Italia, e visto che dista solo 140 km da Napoli, i
napoletani a Roccaraso ci sono sempre andati.
Si potrebbe quindi derubricare questa vicenda come una giornata di turismo più
caotica e folkloristica del solito, in cui una serie di coincidenze ha prodotto
la tempesta perfetta, tutto in seguito ingigantito da una becera narrazione
mediatica.
Ma, al di la dell’episodio di costume italiano, il fatto appare significativo in
quanto illustra la crescente tendenza alla privatizzazione degli spazzi e mostra
come nel vivere quotidiano si afferma la sempre più invasiva società del
controllo.
Se viaggiare, visitare e conoscere è da sempre parte dell’esperienza umana ed un
piacere della vita, l’industria del turismo interviene su questi bisogni
mercificandoli attraverso pratiche di condizionamento, di omologazione, di
concentrazione, di selezione e conseguentemente di esclusione.
Amene località, bellezze naturali, città d’arte, destinazioni esotiche, sono
trasformati in prodotti verso cui l’industria del turismo indirizza il flusso di
consumatori. Quando l’afflusso diventa eccessivo, al punto da compromettere la
fruibilità dei luoghi e conseguentemente i profitti, va predisposto un
dispositivo di selezione al fine di favorire i clienti più facoltosi e
disincentivare i meno abbienti. A questo scopo predispongono divieti e limiti
che spesso si fondano su pretestuose motivazioni di carattere ecologico o di
sicurezza, ma in sostanza l’obbiettivo è fermare i barbari invasori che
viaggiano sui torpedoni, si mangiano il panino portato da casa, cagano, pisciano
e gettano cartacce senza lasciare quattrini perché “i turisti – quelli veri,
cioè con il portafoglio gonfio – hanno paura e non vengono”. Così, tanto per
fare qualche esempio, una famiglia che va in gita a Venezia dalla vicina pianura
padana sgancia 10 euro a testa di “contributo di ingresso” – che fa la
differenza – mentre un ricco che soggiorna in hotel di lusso non paga nulla.
Cosi, mentre chi arriva a Roccaraso in autobus viene trattato quasi come un
clandestino sbarcato abusivamente, non ci sono controlli e divieti per chi va a
sciare con il suo inquinantissimo SUV.
Dispositivi di discriminazione economica sono applicati in qualsiasi attività
commerciale, se non hai i soldi non puoi permetterti vestiti di marca, auto di
lusso e ristoranti stellati – anche per questo motivo vogliamo distruggere
questa società e prenderci la merce. Ma quando questi criteri di selezione ed
esclusione vengono applicati ad un luogo pubblico, ad esempio una montagna, una
bella città, una spiaggia, siamo di fronte alla privatizzazione dello spazio,
qualcosa viene sottratto a tutti per renderlo accessibile solo ad alcuni, in
sostanza ci viene rubato dai ricchi.
La privatizzazione dei luoghi turistici, anche se può apparire un fenomeno meno
grave di altri, non va distinto da una più generale gestione dello spazio che
assume un carattere sempre più classista e poliziesco. Contributi di accesso o
numero chiuso sono tasselli di un sistema di controllo più complesso che
comprende molteplici dispositivi: dalle zone a vigilanza rafforzata, al daspo
urbano, dalle ZTL ai progetti della città dei 15 minuti, all’imperversare delle
telecamere in ogni dove.
Il tutto mira a costruire una società in cui inclusi ed esclusi sono divisi da
molteplici barriere. Quella società in cui la convivenza tra le classi non è più
sostenibile a causa di un divario economico incolmabile che è stata
rappresentata nel film “la zona”.
Ai tempi del drill baby drill, mentre il capitalismo sta terminando di spremere
il pianeta come un limone, mentre riduce città e regioni in lande funeree e
inabitabili i residui spazzi meno contaminati acquisiscono valore in proporzione
alla loro limitatezza: non sembra che i ricchi vogliano condividerli con i
poveri, i quali vanno convinti a trasferirsi volontariamente verso altri lidi.
Siamo certi che, mentre il mondo va a pezzi, i ricchi non rinunceranno a nulla
in nome del bene comune, né alla loro aria condizionata, né alle loro
villeggiature. La montagna viene quindi colonizzata e distrutta da grandi opere
come quelle per le olimpiadi, non certo dalla gite dei napoletani.
Se vogliono rinchiuderci nei ghetti di questa società del controllo e dei varchi
diventa terreno di lotta riprenderci lo spazio che ci viene sottratto.
Per questo ci è piaciuta l’iniziativa comunista dei tik toker napoletani, che
hanno portato la gente dei quartieri a vedere la neve per 20/30 euro (panino
incluso). I retroscena non li conosciamo né li vogliamo sapere, da quel che
abbiamo visto non possiamo che far loro tanto di cappello.
Quelli con la puzza sotto il naso, che possono permettersi la benzina,
l’autostrada, il ristorante, lo sky pass, l’attrezzatura sportiva, l’albergo o
il costo della seconda casa hanno dovuto dividere le piste con i bob dei
tamarri, d’altronde i barbari sono barbari perché hanno la cattiva abitudine di
non fare mai quello che i civilizzati vorrebbero fargli fare: per questo fanno
paura.
Juan Carrito
Apprendiamo con grande dispiacere che Ghespe è stato arrestato a Madrid.
Latitante dal 2023, era ricercato per una condanna a 8 anni relativa
all'”Operazione Panico”
(https://ilrovescio.info/2021/05/05/sentenza-dappello-processo-panico/).
Solidarietà con Ghespe!
Qui una velina di regime:
https://tg24.sky.it/cronaca/2025/02/15/arrestato-salvatore-vespertino-anarchico
Questo l’indirizzo per scrivere al compagno:
Salvatore Vespertino
Carretera M-609 Km 3.5
28791 Soto del Real (Madrid)
Riceviamo e pubblichiamo, ben felici per Zac:
Napoli, una buona notizia!
Nonostante il PM abbia fatto appello contro l’assoluzione di Zac nel processo
per 280 bis, la misura di sorveglianza speciale applicata da luglio 2024 è
caduta e Zac è libero!
Riceviamo e diffondiamo
Riceviamo da nocprtorino.noblogs.org e diffondiamo:
DA MALPENSA A TEL AVIV:
COME LE AZIENDE DI SICUREZZA INFORMATICA ISRAELIANE COLLABORANO CON LE AUTORITA’
ITALIANE PER ACCEDERE AI DISPOSITIVI MOBILI
La violenza poliziesca non è fatta di soli manganelli; si manifesta anche
attraverso l’ingerenza e l’invasività nel privato. Seguire gli spostamenti,
osservare e ascoltare il quotidiano fanno parte di un odioso bagaglio di
strumenti che la polizia da sempre mette in campo.
Ad oggi, però – attraverso intense partnership con paesi, come Israele, in grado
di sviluppare sistemi di sorveglianza capaci di manomettere e accedere
facilmente ai dispositivi mobili (smartphone, tablet e PC) – l’accesso da parte
delle polizie e dei governi ad informazioni riservate, dettagliate e sensibili
può rivelarsi estremamente più pervasivo di quanto si possa immaginare.
Il sistema spyware PARAGON ne è un esempio.
Il servizio fornito, invece, da Cellebrite è di diverso tipo ed è quello di cui
vorremo parlare qui.
Decidiamo di scrivere questo testo – invitando a condividerlo ampiamente –
perché riteniamo indispensabile fornire informazioni minime a nostra
disposizione, che possano aiutare ad autotutelarsi dalla pervasività della
sorveglianza da parte delle autorità.
Stante l’abbassamento dei costi di tali servizi di spionaggio e l’intensificarsi
delle relazioni con le aziende del settore, tentare di rompere il velo di
mistero attorno a tali strumenti ci sembra tanto doveroso, quanto necessario.
Ci sembra importante, innanzitutto, precisare che le persone a cui sono stati
sequestrati e manomessi i telefoni vivono e si organizzano a Torino; qui,
portano avanti un percorso di lotta contro la detenzione amministrativa (CPR) e
penale e hanno preso parte alla mobilitazione contro 41bis ed ergastolo
ostativo. Ciò rende lo sgradevole rapporto con la polizia e le sue indagini –
quelle della DIGOS in particolare – abbastanza frequente.
Lo precisiamo non per attestarci un qualche palcoscenico nello spettacolo della
repressione, ma perché vogliamo evitare di creare allarmismi e paranoie
orwelliane sul controllo totale. Non pensiamo, infatti, sia in atto un controllo
di massa. Piuttosto che chi decide di portare avanti lotte o anche solo pratiche
di dissenso possa finire tra le maglie di queste forme di spionaggio e
necessiti, quindi, di informazioni utili per tutelarsi.
I FATTI
Il 20 Marzo 2024 – a seguito del blocco di un volo di linea della Royal Air
Marocc, con il quale stava per essere deportata una persona di origine
marocchina dall’aeroporto di Malpensa – 3 smartphone vengono sequestrati dalla
polizia di frontiera prima che il fermo di 5 persone si trasformi in arresto per
4 di queste.
Quel giorno, l’arrivo al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa fu scandito dalla
fretta e dall’urgenza politica ed umana di tentare di impedire la deportazione.
La macchina accostò – a una delle porte di ingresso dell’aerea partenze – 5
minuti esatti prima dell’orario previsto del decollo del volo per Casablanca. La
valutazione del rischio, fatta da chi si trovava in quella macchina, non
prevedeva: né che fosse così “semplice” e “realistico” bucare i cosiddetti
sistemi di sicurezza dell’aeroporto ed arrivare alla pista di decollo, né che le
polizie europee usassero i prodotti di spionaggio dei telefoni ideati in Israele
da Cellebrite. Nei pochi secondi a disposizione, nell’imprevedibilità della
situazione e considerando il bisogno di comunicare con solidalx, compagnx e
avvocatx, venne scelto di portare 3 dei 6 telefoni presenti in macchina.
Oggi sappiamo che quei 3 telefoni, poi sequestrati dalla polizia, sono stati
spiati e manomessi per mano delle forze dell’ordine o suoi collaboratori, con
modalità totalmente silenziate, mai ufficialmente comunicate e senza alcuna
convocazione del perito informatico della difesa.
È difficile valutare se in quei pochi minuti, di corsa tra un macchina e un
aereo, sarebbe stato possibile – o sensato – fare una scelta differente. Eppure,
con questo breve testo invitiamo tuttx a tenere sempre a mente che esiste una
zona grigia, alquanto sconosciuta, di utilizzo di tecnologie della sorveglianza
da parte della controparte.
I TELEFONI
A tal proposito, e premesso che ci sono parecchi aspetti che non siamo ancora
riusciti a chiarire, condividiamo invece quello sappiamo ad ora.
I telefoni al centro di questa vicenda sono degli Android abbastanza comuni,
tutti e tre protetti da PIN (o sequenza), abbastanza recenti, aggiornati e con
cifratura abilitata. Al dissequestro, i PIN di due dei tre telefoni sono stati
trovati scritti a penna su un adesivo posizionato sul retro: non un buon inizio.
Uno degli strumenti che si utilizza in questi casi per dare un’occhiata ai
dispositivi si chiama MVT (Mobile Verification Toolkit, https://mvt.re), che
permette – riassumendo – di effettuare un’analisi forense consensuale, alla
ricerca di indicatori di compromissione già noti. In questo caso non sono state
subito trovate tracce note, ma MVT evidenzia anche eventuali altre stranezze
come, nel nostro caso, la presenza di due file sospetti in un posto dove non
avrebbero dovuto trovarsi.
Verificando la data di creazione di questi file – risultata successiva alla data
del sequestro – abbiamo potuto dare per certa la compromissione del dispositivo
da parte delle forze di polizia. Questo ci ha stupito perché fino a non molto
tempo fa veniva ritenuto abbastanza macchinoso, e soprattutto costoso, superare
determinate pratiche di sicurezza.
Dopo qualche ricerca – e a partire dai nomi dei file trovati ed i loro hash
(identificativi univoci) – viene trovato e studiato un report pubblicato di
recente da Amnesty International in cui compare lo stesso file (definito:
falcon) su alcuni dispositivi sequestrati in Serbia:
https://securitylab.amnesty.org/latest/2024/12/serbia-a-digital-prison-spyware-and-cellebrite-used-on-journalists-and-activists/
Questo studio ci fornisce la possibilità di attribuire a Cellebrite – e in
particolare al loro servizio UFED / Inseyets
(https://cellebrite.com/en/cellebrite-inseyets/) – l’operazione di manomissione
dei telefoni; inizialmente sequestrati dalla Polizia di Frontiera a Malpensa,
poi passati alla Procura di Busto Arsizio e poi chissà ancora dove.
Molti pezzi di questa singola storia sono ancora mancanti, sconosciuti e forse
secretati. Ciò che ci preme chiarire è che per certo sappiamo che le Procure e
le forze dell’ordine italiane hanno a disposizione le tecnologie di manomissione
dei telefoni prodotte in Israele da Cellebrite.
A tal proposito lasciamo un link per chi volesse approfondire:
https://discuss.grapheneos.org/d/14344-cellebrite-premium-july-2024-documentation
IL MODELLO ISRAELE E LE SUE PARTNERSHIP INTERNAZIONALI
Israele è da sempre un partner strategico, pressoché indispensabile, per
l’Occidente, soprattutto in ambito bellico e securitario. Quello che questa
storia contribuisce a delineare sono le conseguenze di un business ormai
esistente da decenni, basato proprio sullo sviluppo e l’esportazione di
tecnologie securitarie e repressive.
Un percorso che, da una parte, vede enormi investimenti israeliani alla fase di
sviluppo tecnologico e, dall’altra, ingenti finanziamenti da Europa e USA per
acquisire il primato e l’esclusiva sul prodotto terminato.
Attraverso la sperimentazione sulla pelle del popolo palestinese, si ottiene la
“miglior versione possibile”, soprattutto economicamente competitiva sul
mercato.
Da qui la riproposizione nel nostro contesto del “modello Israele”, autoritario,
securitario e fondato sulla cultura del nemico interno ed esterno; un modello da
importare non solo ai costi di mercato – sempre più accessibili – ma soprattutto
al costo di una totale sottomissione e immobilismo delle cosiddette “democrazie
occidentali” di fronte a 15 mesi di genocidio.
Nella speranza che ognuno possa cogliere da questa vicenda ciò che ritiene utile
ai fini di incrementare il proprio livello di sicurezza, proteggersi dall’occhio
dello Stato e dei suoi scagnozzi, nonché immaginare con creatività le proprie
strade di lotta: vorremmo chiedere che a questa informazione sia data ampia
diffusione.
PALESTINA LIBERA!
TUTTE LIBERE! TUTTI LIBERI!
Riceviamo e diffondiamo:
IL PESO DELLA SCELTA
Tiziana Lippiello, rettrice di Ca’ Foscari, si fa complice del genocidio del
popolo palestinese rimanendo in Med-Or, l’apparato accademico di Leonardo SPA,
la più grande azienda in Italia a produrre ed esportare armi. I suoi legami con
Israele sono noti, e i suoi affari si gonfiano allo scoppio di ogni guerra o
genocidio. La sua scelta di essere complice non dimettendosi da Med-Or è
pesante, macchiata dal sangue delle più di 50.000 persone uccise durante il
genocidio algoritmico che da oltre un anno ormai viene trasmesso in diretta.
Dimenticarci di questa scelta, e permettere che Lippiello si dimentichi delle
sue conseguenze e del peso morale, vorrebbe dire accettarla, e silenziare l’odio
che provoca in noi una tale infamia.
Non ci piace la politica del dolore e dei numeri, ma oggi, per comprendere la
gravità di quanto sta succedendo, un piccolo sforzo immaginativo può aiutare. Se
Israele avesse usato la sua furia genocidaria contro Venezia, ora non ci sarebbe
nemmeno un abitante, dal momento che son scesi sotto la soglia dei 50.000
qualche anno fa. Se siamo coerenti con quello che vediamo, sappiamo e sentiamo
di fronte all’orrore che Israele ha compiuto e continua a compiere, se diamo
peso alle nostre stesse parole di solidarietà, allora dobbiamo continuare a
mobilitarci, per provare ad inchiodare chi è complice alla sua complicità, chi
collabora al suo collaborazionismo. Se vogliamo capire chi fornisce soldi, armi,
tecnologie e appoggio politico ad Israele, la risposta non è difficile: gli
Stati Uniti e l’intero Occidente. La catena genocidaria passa per aziende
private, enti pubblici e di ricerca, fondazioni accademiche ed università. Gli
anelli più vicini a noi sono l’Università Ca’ Foscari e la stessa Leonardo SPA,
con uno dei suoi stabilimenti a Tessera, dove si produce morte, dietro
l’aeroporto Marco Polo. Se vogliamo dare dei nomi più specifici e meno generici:
“Fondazione per la scuola italiana” e “Fondazione per l’Italia”. Queste due
nuove fondazioni, entrambe con a capo Leonardo SPA, nate a giugno e dicembre
2024, raggruppano le varie aziende che si sono macchiate di complicità e che
hanno tratto profitto dal genocidio, come Fincantieri, Eni e ovviamente Leonardo
SPA. Queste stesse aziende collaborazioniste ora si uniscono in due fondazioni
dando vita ad un complesso
militare-tecnologico-industriale-energetico-accademico per mettersi alla testa
della ricerca universitaria da indirizzare verso il profitto e la guerra. Solo
tornando a mobilitarsi autonomamente nelle università, nei luoghi di lavoro,
nelle strade, sinceramente e radicalmente al fianco del popolo palestinese,
abbiamo una possibilità di arginare la morte che avanza.
Come ha affermato di recente lo scrittore palestinese Abdaljawad Omar, Gaza non
è solo una «rovina apocalittica», ma anche «un deliberato spettacolo di
crudeltà». Per milioni di oppressi, «ogni bambino sepolto, ogni famiglia
cancellata, ogni casa ridotta in macerie diventa un promemoria del loro posto in
un mondo che si rifiuta di fermare il massacro». Qui sta la nostra «bancarotta
morale». A meno di non spezzare la nostra disumana collaborazione. (da un
volantino dell’assemblea in solidarietà alla Palestina di Trento)
IL NEMICO SI AGGIORNA
Come c’era da aspettarsi, in questi mesi di solidarietà al popolo palestinese,
gli amici del genocidio non sono stati fermi. Forse grazie alle mobilitazioni
universitarie che hanno denunciato con precisione il suo ruolo di
collaborazionismo del genocidio, sicuramente per opportunismo e scaltrezza,
Med-Or non esiste più. Ha cambiato nome e struttura; ora si chiama “Fondazione
per l’Italia”, e al suo interno si trovano Cassa depositi e presiti, Enel, Eni,
Fs, Fincantieri, Poste Italiane, Snam e Terna. Il tutto sotto la direzione di
Leonardo SPA, che si è messa a capo anche della “Fondazione per la scuola
italiana”, composta da UniCredit, Banco BPM, Enel e Autostrade per l’Italia.
Il fine di quest’ultima è “raccogliere in sinergia con il Ministero
dell’Istruzione e del Merito 50 milioni di euro – fino al 2029 – da aziende,
privati e bandi” da investire “nei settori produttivi in cui si avverte con
maggiore evidenza il fabbisogno insoddisfatto di competenze professionali”.
Tradotto in lingua umana: aziende private finanziano l’istruzione pubblica per
renderla più competitiva, per poterne determinare l’indirizzo verso i propri
interessi. Vedendo chi compone questa fondazione, è chiaro che gli interessi non
sono altro che di guerra e di profitto.
Similmente la “Fondazione per l’Italia”: “si concentra su progetti che spaziano
da energia, infrastrutture, sicurezza, e alta formazione”, “si pone come punto
di raccordo per unire le competenze e le capacità dell’industria con il mondo
accademico, creando sinergie pubblico-private”, “strumento di studio, ricerca e
soft power italiano su scala internazionale”. A volte dicono tutto “loro”.
In questi ultimi mesi (giugno-dicembre) assistiamo alla costruzione di un
complesso militare-industriale-tecnologico-energetico-accademico, composto dalle
maggiori aziende compartecipate dallo Stato, il cui fine è quello di mettersi a
capo della ricerca accademica, ma non solo, per indirizzarla verso gli interessi
di guerra e capitalistici. Queste due fondazioni, come anche la “Fondazione
Leonardo” sono particolarmente interessate alla ricerca STEM, dal momento che i
nuovi dispositivi di controllo, sterminio, repressione e così via si basano su
un sempre più stretto rapporto tra tecnologie, scienze, ingegneria e matematica.
Chi studia e fa ricerca nel mondo STEM vedrà il proprio futuro accademico
definirsi in base agli interessi di queste aziende private, centrali nella
produzione bellica e nella “transizione ecologica”, il più luccicante modello
estrattivista di oggi: appare infatti evidente l’interesse di Terna ed Eni in
questo ambito. Per concretizzare questi passaggi di fase, basta leggere le
parole di Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di Leonardo SPA, in una
recente intervista sul futuro dell’azienda. I due progetti più recenti sono la
costruzione di un nuovo carro armato basato sull’accordo Leonardo-Rheinmetall, e
il caccia stealth di ultima generazione, figlio del “Global Combat Air Program”.
Ed è proprio dalle sue parole che si può comprendere quanto la nascita e il
futuro ruolo di queste due nuove fondazioni è un affare di tutte e tutti. Non
solo per chi studia e lavora nella ricerca accademica e in particolar modo nelle
materie STEM; ma proprio perché questo nascente complesso di governo si vuole
mettere a capo della ricerca e della produzione, riguarda la vita di tutte le
persone.
Senza troppe speculazioni, “Fondazione per l’Italia” e “Fondazione per la Scuola
italiana” si propongono di far collaborare enti pubblici e privati nel campo
della ricerca accademica, della sicurezza e delle infrastrutture, per facilitare
la produzione bellica. Da qui nascono tecnologie volte a rendere la morte più
veloce, calcolata ed efficiente possibile.