Riceviamo e diffondiamo:
LIBERTÀ PER TAREK, ANAN, ALÌ E MANSOUR
Il 5 ottobre è piovuto tantissimo. Finita la pioggia, i lacrimogeni: hanno fatto
di tutto per impedire che il sole illuminasse le bandiere della Palestina.
Hanno fatto di tutto affinché in quella giornata, a Roma, non ci fosse una
manifestazione contro il genocidio. Hanno fatto di tutto e nonostante ciò, non
ci sono riusciti. Lo Stato italiano ha scelto quel giorno da che parte stare, ma
lo ha scelto anche il giorno in cui ha deciso di arrestare Anan, Ali e Mansour,
perché facenti parte della resistenza palestinese. È chiara la scelta di campo.
In un contesto generale così radicale, fatto di migliaia di morti, altrettanti
che resistono e lo Stato italiano che attacca la solidarietà, non c’è spazio per
ambiguità. Ci possono essere differenze, diversi modi, ma è indubbia la scelta
di campo e il processo al quale appartengono. Non è filosofia quanto realtà
concreta.
La storia di Tarek racconta questa realtà qui: molto chiara, molto concreta,
molto ingiusta. Un ragazzo tunisino, arrivato in Italia nel 2008 e che il 5
ottobre, quando ha visto la polizia caricare le bandiere della Palestina, non ha
avuto dubbi su che parte prendere. Si è messo in mezzo, come poteva, come ha
creduto più opportuno. Racconta la storia di un ragazzo come tanti, uno dei
tanti dannati di questa terra, che in quanto tale, per un reato di resistenza, è
stato condannato a 4 anni e 8 con rito abbreviato (più di quanto avesse chiesto
il pm). Tarek è la storia di questo tempo, di questa democrazia coloniale,
perché non è ricco, non è bianco, non ha reti di solidarietà, e quel giorno ha
preso parte a una manifestazione per la Palestina in cui ci sono stati scontri
con le f.d.o. Quanto basta per esercitare tutta la (“legittima”) violenza di uno
Stato occidentale e colonialista.
Quello che però racconta quella giornata è anche un’altra realtà, fatta di
persone che a questo stato di cose non ci stanno. Che contro i valori razzisti e
prevaricatori di questo mondo hanno sfidato i filtri della polizia, preso le
botte, respirato l’odore acre dei lacrimogeni.
Dire che in quella piazza c’eravamo tutti e tutte non è solo uno slogan, eravamo
realmente tantissim*. Come anche tantissime sono le persone che in piazza non
sono mai riuscite ad arrivare, a causa della militarizzazione della città, ma
quel giorno c’erano ugualmente.
L’obiettivo della giornata era fare un corteo per la città, gli scontri, poi,
sono stati l’inevitabile conseguenza. I filtri della polizia all’ingresso della
piazza, la politica sorda che, per impedire la giornata, fa una levata di scudi
unitaria, l’informazione che stigmatizza le ragioni. Nulla di nuovo, l’aspetto
inedito è stata la quantità, e la determinazione, delle persone che quel giorno
sono scese in strada. Lo Stato italiano ha scelto da che parte stare, e per
difendere la propria ragione è disposto a tutto. Ad esempio approva, sotto forma
di decreto, quello che era il ddl1660, ennesimo passaggio che riduce gli spazi
di libertà.
Quel giorno la realtà è stata chiara: la libertà non si concede, si prende a
spinta.
CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO ORE 9:30 AL TRIBUNALE A L’AQUILA PER IL PROCESSO
DI ANAN, ALÌ E MANSOUR.
CI VEDIAMO GIOVEDÌ 22 MAGGIO ORE 17:30 AL FARO DEL GIANICOLO PER ROMPERE IL
SILENZIO E PORTARE SOLIDARIETÀ A TAREK.
Tag - Carcere
Riceviamo e diffondiamo:
FUORILEGGE, due giorni di discussioni contro la galera tra dentro e fuori
PROGRAMMA:
Venerdì 23 maggio a Palazzo Ricci (via collegio ricci 10 Pisa)
Ore 16:00 discussione a partire dal libro “Alcuni scritti su Kamina Libre.
Identità irriducibili di una lotta lotta anticarceraria”
Sabato 24 maggio al giardino del Polo Fibonacci (Via buonarroti 3, Pisa)
Ore 10:00 discussione a partire dalla mobilitazione in solidarietà allo sciopero
della fame di Alfredo Cospito
Ore 16:00 discussione a partire dal libro Adios Prision
Ore 20:00 cena veg con musica, a seguire concerti punk benefit prigionieri
Scarica l’introduzione alle due giornate: intro
Scarica la presentazione di “Kamina Libre”: Kamina Libre it intro
Scarica la presentazione di “Adiòs prisòn”: ap intro it
Riprendiamo da
https://nocprtorino.noblogs.org/post/2025/05/02/prima-potente-rivolta-nel-cpr-di-corso-brunelleschi-torino/
e diffondiamo:
PRIMA POTENTE RIVOLTA NEL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI, TORINO
2/05/2025
A poco più di un mese dalla riapertura del lager di Torino – nella tarda serata
del 30 Aprile – il fuoco della rivolta ha divampato portando all’attuale
chiusura dell’Area Viola.
Quello che sappiamo oggi è che la protesta è nata dalla carenza di accesso ai
beni da acquistare (il cui prezzo per i ristretti è altissimo) e ha ben presto
assunto la forma della distruzione. Il fuoco, inizialmente appiccato ai
materassi delle stanze, ha divampato nell’area compromettendone la funzionalità
e permettendo alla portata dell’evento di essere compresa anche oltre le alte
mura del lager.
All’arrivo delle decine di solidali che si sono affrettate sotto quelle mura,
l’odore del gas lacrimogeno era forte nell’aria mentre da dentro si sentivano
urla e battiture. E’ stato possibile captare qualche parola terrificante che i
reclusi cercavano di fare emergere oltre il muro e che descriveva, a singole
sillabe, la violenza repressiva che chi stava lottando subiva. Abbiamo visto
uscire tre ambulanze e sappiamo che, tra reclusi feriti dalla polizia e gesti
autolesionisti, non mancano le persone trasportate di corsa in ospedale. Otre
alla coraggiosa rivolta di ieri sera, le proteste all’ interno del cpr sono
quotidiane, come dimostrato dagli attuali scioperi della fame portati avanti da
due persone da diversi giorni.
Parlare, farsi sentire, portare un gesto di calore, rimanere in solidarietà per
tutto il tempo necessario sappiamo che è poco – e mai abbastanza – davanti al
dispiegamento della repressione dentro e alla forza di chi lotta.
Sappiamo anche che, proprio perché è il minimo, è necessario, urgente e
fondamentale metterlo in campo per far sapere a chi lotta che non è e non sarà
mai solo.
Sappiamo che ci sentono, teniamoci stretti a loro. Non lasciamo nessuno
indietro.
FUOCO AI CPR
Riceviamo e diffondiamo con rabbia. Massima solidarietà ad Alfredo:
Ciao a tutt*: gli aggiornamenti che ci arrivano sulla situazione del compagno
Alfredo Cospito descrivono un evidente inasprimento delle condizioni già di per
sé aberranti della reclusione in 41-bis.
Da alcuni mesi, Alfredo sta affrontando una progressiva limitazione nelle già
esigue possibilità di vivibilità del regime detentivo a cui è stato assegnato
dal 2022, tra cui il blocco praticamente totale della corrispondenza da/per
l’esterno, l’impossibilità di accedere alla biblioteca interna (autorizzazione
che Alfredo aveva avuto dalla Direzione), il blocco dei libri regolarmente
acquistati in libreria tramite il carcere (come prevede il regime del 41-bis) e
di altri beni, come farina o indumenti, di uso quotidiano.
Tutto ciò avviene, guarda caso, in coincidenza con la condanna in primo grado
per rivelazione di segreto d’ufficio del sottosegretario alla giustizia
Delmastro (proprio per la vicenda delle intercettazioni ambientali, divulgate in
Parlamento da Donzelli, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che
all’epoca facevano parte del suo “gruppo di socialità”). Altre “coincidenze” che
viene da pensare possano avere il loro peso in questa vicenda sono le dimissioni
a fine del dicembre scorso del direttore del DAP, Giovanni Russo, che aveva
testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel processo a suo carico e,
ancora guarda caso, il ritorno al comando della sezione 41-bis di Bancali del
graduato dei GOM che era stato trasferito proprio per il suo coinvolgimento
nella faccenda delle intercettazioni.
Rilanciamo quindi l’appello che diffondemmo l’anno scorso in merito alla
corrispondenza indirizzata ad Alfredo, come primo passo perché riacquisti
incisività e costanza la mobilitazione per strappare Alfredo dall’isolamento e
per continuare a lottare contro l’ergastolo e il 41-bis.
CONTINUIAMO A SCRIVERE AD ALFREDO!
È importantissimo continuare a scrivere al compagno Alfredo Cospito, tuttora in
41bis nel carcere di Bancali (Sassari). Il lavoro certosino (e spesso
francamente incomprensibile e contraddittorio) dell’ufficio censura, insieme al
pressapochismo tipico delle patrie galere e all’inaffidabilità delle poste
italiane (strumento sempre più spesso appannaggio esclusivo delle comunicazioni
galeotte), rende fortemente consigliato l’invio della corrispondenza attraverso
sistemi tracciabili quali la raccomandata (anche senza ricevuta di ritorno) o la
“Posta 1”. Il tagliando e il codice di tracciabilità permettono di conoscere lo
stato della spedizione e intraprendere poi l’iter burocratico per cercare di
sbloccare la corrispondenza, dato che gli agenti non sempre rendono noti i
trattenimenti e la posta spesso semplicemente scompare.
Invitiamo quindi tutti i solidali a scrivere e ad inviare scansione o foto dei
tagliandi (o comunque dei codici di tracciabilità) alla Cassa Antirep delle Alpi
Occidentali, che si incaricherà di raccoglierli e inviarli all’avvocato di
Alfredo per fare i dovuti ricorsi e recuperare quante più lettere possibile.
La solidarietà è un atto concreto, non lasceremo mai Alfredo da solo nelle mani
dei boia di Stato: sommergiamolo di affetto anche attraverso lettere e
cartoline!
L’indirizzo per scrivergli è:
Alfredo Cospito
C.C. “G.Bacchiddu”
Strada Provinciale 56, n°4
Località Bancali
07100 Sassari
mentre per inviare le vostre ricevute:
cassantirepalpi@autistici.org
Contro tutte le galere!
Cassa AntiRep delle Alpi occidentali
Una serie scritta e un podcast ragionano sull’utopia di un mondo in cui
l’istituto penitenziario è concepito come strumento di trasformazione
L'articolo Carbonio, immaginare un carcere diverso proviene da IrpiMedia.
Un viaggio nell’universo dell’ergastolo ostativo, tra persone e norme, di fronte
alle diverse posizioni sulla revisione di questo istituto e le tensioni rispetto
alle narrazioni pubbliche su un argomento che non riesce a essere raccontato
senza emotività
L'articolo L’ergastolo ostativo e il diritto alla speranza proviene da
IrpiMedia.
Ringraziando chi le ha fatte, riceviamo e diffondiamo queste traduzioni
da http://sansnom.noblogs.org. Nei link agli articoli originali sono presenti
numerose immagini di questa impressionante ondata di attacchi contro le prigioni
e chi le fa funzionare.
Qui il video di una delle azioni raccontate negli articoli: IMG_4916
A proposito dell’attacco coordinato di queste due ultime notti contro la
penitenziaria
Le notti da domenica a lunedì 14 aprile, poi da lunedì a martedì 15 aprile, sono
state segnate da degli attacchi contro diverse strutture della penitenziaria e
dei suoi tirapiedi, in una decina di città del Sud e della periferia parigina.
Delle auto di secondini che erano posteggiate nel parcheggio delle prigioni
(Réau, Valence, Villepinte, Aix-Luynes, Nîmes), o a fianco della scuola
nazionale della penitenziaria (Agen) o ancora davanti ai loro alloggi di
servizio (Marsiglia, Nanterre) sono andate in fumo. Inoltre, il portellone
d’ingresso di una prigione è stato mitragliato (Toulon-La Farlède), e il portone
di una base-ERIS1 è stato incendiato (Aix-Luynes).
Questo “attacco coordinato” durante due notti di fila ha portato la Procura
nazionale antiterrorismo (PNAT) ad avocare l’inchiesta, per poi affidarla alla
sotto-direzione antiterrorismo della polizia giudiziaria, ai servizi locali e
alla direzione generale della sicurezza interna (DGSI). L’inchiesta comprende
“tre accuse, tra cui associazione a delinquere con finalità di terrorismo2” ha
precisato oggi il ministro della Giustizia, poiché “la natura stessa
dell’azione” riflette un’operazione “concertata il cui obiettivo è di
sconvolgere gravemente l’ordine pubblico mediante l’intimidazione”. Quanto ai
secondini, sono chiaramente disgustati, a immagine del segretario nazionale
della CGT penitenziaria, Damien Tripenne, che ha dichiarato tutto turbato ad
un’importante emittente radiofonica: “Ho dei compagni, dei colleghi, che sono
devastati perché i veicoli che sono stati presi di mira sono i loro, le
abitazioni che sono state puntate sono le loro… è necessario che la paura cambi
di campo” (RTL, 15/4)
Inoltre i portavoce del ministro dell’Interno hanno precisato che in diversi
luoghi è stata trovata la sigla “DDPF” (interpretata dai giornalisti come
l’acronimo di “diritto [o meglio difesa] dei prigionieri francesi”, dal nome di
un canale Telegram), ma anche degli “slogan anarchici”. Il che li ha portati a
mettere in evidenza nelle loro chiacchiere tanto la pista “dei gruppi di
ultrasinistra”, che quella del “narcotraffico”. Una famosa “fonte vicina al
caso” ha così dichiarato ad un’agenzia di stampa statale che “secondo i primi
elementi dell’inchiesta, la pista anarchica sembra prendere piede nella vasta
maggioranza dei fatti” (AFP 15/4, 15:50).
Ad ogni modo, la loro ipotesi è che questi attacchi siano legati alla lotta
degli uni e degli altri contro la costruzione di vaste sezioni di alta
sicurezza, delle vere e proprie tombe dove saranno sepolti vivi centinaia di
prigionieri a partire da quest’estate… e più in generale contro l’inasprimento
delle condizioni di detenzione (aria e attività ridotte, pestaggi e umiliazioni
da parte dei secondini…) favorita dall’arrivo di Darmanin al ministero della
Giustizia.
Questa è una prima panoramica di questa serie di attacchi notturni contro
l’amministrazione penitenziaria e i beni del suo piccolo personale:
– Agen (Lot-et-Garonne). Domenica 13 aprile verso le 23:30, degli sconosciuti si
recano davanti ai locali della Scuola nazionale d’amministrazione penitenziaria
(Enap) e danno fuoco alle auto delle guardie in formazione. Sei di queste
vengono distrutte completamente dalle fiamme, altre due sono danneggiate, e 1000
allievi secondini vengono evacuati in piena notte per permettere ai pompieri di
intervenire. Una scritta “DDPF” viene trovata per terra.
– Réau (Seine-et-Marne). Nella stessa notte da domenica a lunedì 14 aprile,
l’automobile di una sorvegliante viene incendiata nel parcheggio della prigione
e delle tracce di idrocarburi sono ritrovate su altri tre veicoli di secondini,
che non hanno preso fuoco.
– Valence (Drôme). Nella stessa notte da domenica a lunedì 14 aprile, verso le
21:45, due veicoli delle guardie sono incendiati nel parcheggio del centro
penitenziario da uno sconosciuto arrivato e ripartito con un monopattino. Ha
versato della benzina prima di appiccare il fuoco e scrivere la sigla “DDPF”.
– Villepinte (Seine-Saint-Denis). Nella notte seguente, da lunedì a martedì 15
aprile, verso le 22:30 tre automobili di secondini vengono incendiate: due
posteggiate nel parcheggio visitatori e una nel parcheggio del personale della
prigione. Due sconosciuti sono entrati nel complesso passando per un cumulo di
terra, incendiando ognuno un veicolo, mentre il terzo è stato raggiunto per
propagazione.
– Aix-Luynes (Bouches-du-Rhône). Nella notte da lunedì a martedì 15 aprile, poco
dopo le 2 del mattino, due veicoli (di cui uno dei secondini, l’altra di un
detenuto in semi-libertà) vengono distrutti nel parcheggio del centro
penitenziario. Inoltre, la porta della base del Centro estrazioni giudiziarie3 e
dell’Equipe regionale di intervento e sicurezza (PREJ-ERIS) è stata incendiata.
– Marsiglia (Bouches-du-Rhône). Nella notte da lunedì a martedì 15 aprile, poco
prima dell’1, un’automobile viene incendiata e una decina di altre imbrattate
con la scritta “DDPF” nel parcheggio della residenza “Domaine des Chutes
Lavies”, 9 impasse Sylvestre nel 13° quartiere, dove alloggiano degli agenti
penitenziari. Questa residenza si trova pure in prossimità dei locali della
protezione giudiziaria della gioventù (PJJ).
– Nanterre (Hauts-de-Seine). Lunedì 14 aprile verso le 20, due sconosciuti in
scooter incendiano il veicolo di un capitano in carica alla prigione. Era
parcheggiata in una piazzola riservato al personale, davanti agli alloggi dei
secondini. I due incendiari hanno scritto l’acronimo “DDPF” per terra prima di
lasciare il luogo. Un bidone di benzina è stato trovato nelle vicinanze.
– Toulon-La Farlède (Var). Nella notte da lunedì a martedì 15 aprile verso
mezzanotte e quaranta, la porta d’ingresso del centro penitenziario viene
crivellata da 15 fori di proiettile in seguito a un mitragliata di kalashnikov.
Una delle pallottole è riuscita ad attraversare la porta d’ingresso della
prigione per piantarsi nel vetro della reception dove si trovava una
sorvegliante. Una grande scritta “DDFM” viene ritrovata sull’ingresso
mitragliato della galera.
– Nîmes (Gard). Nella notte da lunedì a martedì 15 aprile, verso le 21, una BMW
viene incendiata di fronte alla casa circondariale e delle lingue di fuoco si
levano da diverse persone travisate, mentre la sigla “DDPF” viene scritta sul
muro di cinta. Il giorno prima, 8 veicoli erano già bruciati verso le 2:30 nella
concessionaria Toyota che si trova a pochi passi dalla prigione
[Sintesi della stampa regionale, 13-15 aprile 2025]
1Equipe regionale di intervento e sicurezza [NdT]
2La traduzione letterale sarebbe “associazione di malfattori terroristi” [NdT]
3Unità della penitenziaria che si occupa dei trasferimenti [NdT]
Qui l’articolo originale: https://sansnom.noblogs.org/archives/25516
Tre notti di attacchi contro le guardie e un primo bilancio [aggiornato]
Dalla sera di domenica 13 aprile, un’ondata di attacchi incendiari (e non solo)
colpisce la polizia penitenziaria e i beni dei suoi tirapiedi in una decina di
città del sud e della regione parigina. Dopo una prima sintesi pubblicata due
giorni fa, qui sotto potete trovare una piccola aggiunta infuocata sulla terza
notte, quella da martedì a mercoledì 16 aprile, dove il blu-secondino ha
conosciuto nuovamente un gusto di cenere.
Peraltro mentre a fianco di diversi obiettivi colpiti sono state trovate delle
sigle DDPF (che secondo i giornalisti sarebbe l’acronimo di “Difesa dei diritti
dei prigionieri francesi”, dal nome di un canale Telegram), il ministro
dell’Interno menziona anche degli “slogan anarchici”. Oggi, uno dei suoi
portavoce quotidiani ha dato un po’ più di dettagli a tal proposito (Le Monde
17/4), precisando che “in particolare ad Angers, sulle facciate delle abitazioni
vicina alla casa circondariale sono state riscontrate delle scritte fatte a
bomboletta: “sostegno ai prigionieri.e” e “la prigione uccide” ”. A dire il
vero, queste scritte erano state trovate all’inizio del mese di aprile, cioè
prima degli attacchi… il che non toglie nulla alla loro pertinenza, al
contrario, in particolare il “che crepino le galere”, di un’attualità bruciante,
in rue Brisepotière.
Inoltre, per quel che riguarda un primo bilancio, il procuratore nazionale
antiterrorismo Olivier Christien ci ha tenuto a fare delle dichiarazioni di
persona riguardo a questi attacchi (in una lunga intervista concessa a France
info, 17/4): fa riferimento a “12 fatti, due contro delle abitazioni personali
di agenti dell’amministrazione penitenziaria, un attacco condotto contro dei
veicoli nel parcheggio della Scuola nazionale penitenziaria (Enap) e poi nove
fatti direttamente contro degli stabilimenti penitenziari”. Geograficamente,
“sono otto i dipartimenti che sono stati colpiti”, di cui “un terzo dei fatti
commessi nelle Bouches-du-Rhône, un terzo della regione Île-de-France”, con un
totale di “21 veicoli incendiati e una decina di veicoli danneggiati” (senza
parlare della mitragliata alla porta della galera di Toulon e l’incendio di
quella degli ERIS a Aix-Luynes). Infine, questo difensore fanatico del
terrorismo di Stato e fervente adepto della propaganda blindata, ha pure
aggiunto uno manto di complottismo di cui possiede il segreto: “possono essere
dei gruppi di persone politicamente radicalizzate, possono essere dei gruppi più
legati alla criminalità organizzata, può essere anche una convergenza di
obiettivi e di persone che si manipolano gli uni con gli altri: tutto è
possibile”.
– Tarascon (Bouches-du-Rhône). Nella notte da martedì a mercoledì 16 aprile,
verso le 5:20 del mattino, tre veicoli vengono incendiati nel parcheggio
custodito del centro penitenziario: uno apparteneva a un secondino e l’altro ad
un impresa operante nel centro di detenzione.
– Aix-Luynes (Bouches-du-Rhône). Nella notte da martedì a mercoledì 16 aprile,
mentre il giorno prima due automobili erano già bruciate nel parcheggio della
galera, questa volta è l’auto di un rappresentante del personale SPS (Sindacato
penitenziario dei sorveglianti) della prigione di Luynes che divampa davanti
alla sua abitazione…
– Villenoy (Seine-et-Marne). Nella notte da martedì a mercoledì 16 aprile, verso
le 2:30 del mattino, un principio di incendio velocemente spento divampa
nell’ingresso del condominio di una secondina che lavora nella vicina prigione
di Meaux-Chaucoin, mentre la scritta “DDPF” viene tracciata sul muro e la sua
automobile viene spaccata nel parcheggio.
– Amiens (Somme). Nella serata di mercoledì 16 aprile, la cassetta delle lettere
dell’abitazione di una secondina che lavora nella prigione della città è
imbrattata con le lettere “DD” [per “Difesa dei diritti dei prigionieri
francesi”?], mentre alla sua macchina vengono squarciati i pneumatici.
[Seguono degli estratti di due articoli di giornale: “Questioni dopo gli
attacchi alle prigioni” e “Dopo gli attacchi contro le prigioni, resta
l’incertezza sull’identità dei mandanti”, entrambi apparsi su Le Monde il 17
aprile]
Qui l’originale: https://sansnom.noblogs.org/archives/25637#more-25637
Saint-Martory (Haute-Garonne): il secondino perde tre vetture in un colpo
I pompieri riescono a controllare l’incendio, impedendo la distruzione della
quarta macchina oltre che delle abitazioni vicine: “Questa persona si è ferita
durante l’intervento ed è stata trasportata con relativa urgenza verso un centro
ospedaliero”, precisa il Sdis 31. Il secondino si sarebbe leggermente bruciato
le mani.
La vittima è un sorvegliante penitenziario in servizio presso la casa
circondariale di Seysses, secondo le informazioni di cui siamo in possesso.
Sotto choc, ha fatto denuncia. In questa fase non è stata avanzata alcuna
rivendicazione. I gendarmi della compagnia di Muret vagliano diverse piste:
quella di un semplice incidente che ha causato una propagazione, o la
possibilità di un atto volontario. L’inchiesta per determinare se questo
funzionario sia stato colpito a causa della sua professione o per altre ragioni
potrebbe essere lunga e complessa.
Venerdì 18 aprile 2025, dei manifesti sono stati attaccati nella città di Muret,
vicino all’abitazione di uno degli agenti di Seysses. Rappresentavano un gorilla
che grida “Fuoco alle galere!”, con in basso un’annotazione indicante:
“Distruggiamo tutti i luoghi di reclusione! Solidarietà con i prigionieri”.
Bisogna vederci un legame con i veicoli bruciati a Saint-Martory, situata a 40
minuti da Seysses e altrettanti da Muret? “Teoricamente non c’entra nulla”,
risponde la compagnia di gendarmerie di Saint-Gaudens. Ma nessuna piste è
esclusa. Le indagini proseguono.
Qui l’originale: https://sansnom.noblogs.org/archives/25797#more-25797
Corbas/Villefranche (Rhône): i secondini sotto pressione
Prigioni prese di mira: un veicolo incendiato vicino a Lione-Corbas, la scritta
“DDPF” su di un immobile a Villefranche-sur-Saône.
France3 20 aprile 2025
Questa domenica 20 aprile, una macchina è stata trovata bruciata sul boulevard
des Nations Unies, nelle vicinanze della prigione di Lyon-Corbas. “Il servizio
di notte l’ha individuata grazie alle telecamere di sorveglianza e ha allertato
i pompieri e le forze dell’ordine”, precisa Didier Lui-Hin-Tsan, segretario
regionale FO Justice1 Lione. Non si trattava della macchina di un agente
penitenziario.
Circa 300 agenti lavorano all’interno della prigione. Da una settimana “vengono
a lavorare con un nodo allo stomaco”. Didier Lui-Hin-Tsan elogia le diverse
direttive di sicurezza prese dalle autorità ma ritiene che gli agenti siano
“troppo identificabili”. “Ogni giorno aspettano di entrare nella prigione e sono
in mezzo ai visitatori, sono in uniforme e facilmente riconoscibili” precisa.
Una sigla “DDPF” è stata trovata su di un muro della casa circondariale, vicino
all’ingresso per i veicoli. Un’altra è stata trovata più lontano, secondo FO.
Questo acronimo è tornato a più riprese nelle recenti azioni registrate contro
le strutture carcerarie. Si tratterebbe di un gruppo: “Difesa dei diritti dei
prigionieri francesi”.
A Villefranche-sur-Saône (Rhône) vicino a Lione, queste quattro lettere sono
state anche scritte accanto all’entrata di un immobile, in una strada in cui
vive un agente penitenziario. La porta dell’edificio è stata incendiata.
L’inquietudine è grande presso i sorveglianti dei centri di detenzione. “Questo
ci tocca psicologicamente poiché ormai abbiamo paura per le nostre famiglie,
siamo nell’ipervigilanza”, confida Nénette, segretaria locale del sindacato
Unsa-Ufap Justice del centro penitenziario di Villefranche-sur-Saône. “Ci
chiediamo quando finirà”, aggiunge.
Tanto più che la settimana scorsa due sorveglianti della casa circondariale di
Villefranche-sur-Saône hanno visto le loro identità e i loro orari di lavoro
divulgati sul social network TikTok. Hanno sporto denuncia e sono state prese
delle nuove misure di sicurezza per lo stabilimento. Secondo i sindacati, la
polizia ha intensificato le ronde intorno alla prigione. Il parcheggio dello
stabilimento, riservato al personale, è particolarmente sorvegliato.
Laetitia Francart, procuratore della Repubblica di Villefranche-sur-Saône, ha
confermato l’apertura di due inchieste. La prima per “divulgazione illegale
volontaria di dati personali dannosi”. La seconda per “danneggiamento mediante
strumenti pericolosi”.
1Sindacato Nazionale Forza Lavoro Giustizia, sindacato del personale del
Ministero della Giustizia [NdT]
Qui l’originale: https://sansnom.noblogs.org/archives/25805#more-25805
Riceviamo e diffondiamo:
PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI
SABATO 26 APRILE ORE 14:30
appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro
La violenza dello Stato e delle sue leggi razziste e repressive, fatte
di detenzione, deportazioni e plotoni di sbirri, trova nelle lotte delle
persone recluse nei CPR una quotidiana resistenza. Scioperi della fame,
evasioni e rivolte sono la quotidianità da Trapani a Gradisca. Il
coraggio dei reclusi ha la forza di chiudere intere aree di questi lager
di Stato, talvolta determinandone la chiusura come accaduto a Torino
solo 2 anni fa.
Nuove prigioni e nuovi strumenti repressivi provano a soffocare ogni
possibilità di contrapporsi ad un futuro fatto di razzismo e guerre.
Costruire legami di solidarietà reale con chi è recluso e decide di
resistere e lottare ma anche sostenere, alimentare e prendere esempio da
quel coraggio e quella rabbia è il primo passo per non lasciarsi
travolgere da un orizzonte mortifero.
Per la libertà
Contro la violenza dello Stato
I CPR si chiudono col fuoco
Riceviamo e diffondiamo:
25aprileanticarcerario (2)
Riceviamo e diffondiamo questo importante scritto del nostro Stecco:
Fino a che di una sola prigione rimarrà una sola pietra