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Torino, 26 aprile: Presidio sotto il CPR di Corso Brunelleschi
Riceviamo e diffondiamo: PRESIDIO SOTTO LE MURA DEL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI SABATO 26 APRILE ORE 14:30 appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro La violenza dello Stato e delle sue leggi razziste e repressive, fatte di detenzione, deportazioni e plotoni di sbirri, trova nelle lotte delle persone recluse nei CPR una quotidiana resistenza. Scioperi della fame, evasioni e rivolte sono la quotidianità da Trapani a Gradisca. Il coraggio dei reclusi ha la forza di chiudere intere aree di questi lager di Stato, talvolta determinandone la chiusura come accaduto a Torino solo 2 anni fa. Nuove prigioni e nuovi strumenti repressivi provano a soffocare ogni possibilità di contrapporsi ad un futuro fatto di razzismo e guerre. Costruire legami di solidarietà reale con chi è recluso e decide di resistere e lottare ma anche sostenere, alimentare e prendere esempio da quel coraggio e quella rabbia è il primo passo per non lasciarsi travolgere da un orizzonte mortifero. Per la libertà Contro la violenza dello Stato I CPR si chiudono col fuoco
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È uscito “Non siamo stati noi ad assassinare Puig Antich” dei Gruppi Autonomi Rivoluzionari Internazionalisti
Riceviamo e diffondiamo (per informazioni su come ordinare copie vedi in fondo): Gruppi Autonomi Rivoluzionari Internazionalisti NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH Titolo originale: NO FUIMOS NOSOTROS QUIENES ASESINAMOS A PUIG ANTICH (Grupos Autónomos Revolucionarios Internacionalistas) Prometeo Ediciones, primavera 2024. ———————— Per tradurre un libro editato in una lingua diversa occorrono energie e tempo, è necessario quindi dare un senso perchè questa energia e questo tempo non siano sprecati. Le parole danno un significato all’agire (anche se spesso l’azione si spiega da sola) che è essenziale per costruire la propria forma di e nel mondo. Le parole da sole non sono sufficienti per comprovare la pratica dell’utopia. Le parole ci aiutano però a non dimenticare, a far conoscere la nostra storia, la storia dei vinti quando a scrivere la Storia sono i vincitori, la storia delle e degli audaci, di coloro i/le quali azzardano e arrischiano, che lanciano il cuore oltre l’ostacolo. Perché come è apparso sulle colonne de «l’anarchie»: La vita, tutta la vita, è nel presente. Aspettare è perderla. In queste pagine parleranno i GARI e i prigionieri accusati di far parte dei GARI, come sempre nelle nostre pubblicazioni abbiamo voluto dare risalto alla testimonianza diretta per non travalicare l’esperienza soggettiva del percorso individuale di chi ha voluto intraprendere la propria rivolta contro il Sistema; da qui lo sciopero della fame di quarantatré giorni visto con gli occhi di chi lo ha intrapreso, benché contrario a tale pratica,  come unica possibilità per sottrarsi alle continue umiliazioni ci ha riportato alla mente la vicenda di Alfredo Cospito e dei suoi centoottanta due giorni  di sciopero della fame. Ci ha ricordato che dobbiamo avere fiducia nella capacità di auto-critica di chi lo inizia, come hanno ludicamente dimostrato i compagni dei GARI nella Lettera da Fresnes. Inoltre ci sembra interessante affrontare la questione del terrorismo, questo mostro spaventoso che solo al sentirlo nominare ci azzittisce atterrite dalla paura dei nostri pensieri. In questo testo troverete una visione differente da quella che apparirà nei libri della Collana La vita non attende di prossima uscita, tratti da Programma della fazione terroristica di Narodnaja Volja e da La lotta terroristica (Morozov 1880). Come anarchiche non abbiamo risposte certe ma solo una selva di punti interrogativi. Ognuna cercherà le proprie risposte e speriamo che nel farlo la terra ci tremi sotto i piedi. ———————— Dal prologo di Francisco Solar Carcere di La Gonzalina – Rancagua Gennaio 2024   Se stiamo parlando di espressioni di solidarietà rivoluzionaria, solidarietà incentrata sulla liberazione dei compagni imprigionati, è impossibile non citare l’interessante e particolare attività dei Gruppi di Azione Rivoluzionaria Internazionalista (GARI). Costituito appositamente per sostenere e solidarizzare con i prigionieri del Movimento di Liberazione Iberico (MIL), ha realizzato molte azioni su larga scala per far conoscere e denunciare il brutale trattamento riservato dalla dittatura franchista a questi combattenti imprigionati, che comprendeva anche la pena di morte, come nel caso di Salvador Puig Antich. Pertanto, l’esperienza di GARI è inseparabile da quella del MIL, dove molti dei suoi membri entrarono a far parte del primo, dando continuità ad approcci e pratiche basati sulla lotta. Così, il modo in cui i membri incarcerati del MIL hanno inteso la solidarietà con i compagni incarcerati, che si riflette in: “[…] l’intensificazione della lotta per distruggere il sistema che genera la repressione è il modo migliore per sviluppare la solidarietà dei rivoluzionari con i prigionieri” , è diventato parte costitutiva delle idee che hanno dato contenuto alle azioni del GARI. Tuttavia, mentre continuare a colpire il potere sarebbe stata la forma più appropriata di solidarietà, che indubbiamente caratterizzava questo gruppo internazionalista, tutta la loro attività ruotava intorno ai prigionieri del MIL. Tutte le loro azioni erano in diretta relazione con la realizzazione di una solidarietà rivoluzionaria che irrompesse con forza sulla scena sociale europea e diffondesse in questo modo la situazione dei compagni imprigionati e la brutalità esercitata dagli ultimi anni del regime di Franco. L’obiettivo era chiaro: evitare le condanne a morte di diversi prigionieri e ottenere la liberazione dei militanti del MIL. La vita dei GARI fu breve ma di notevole intensità. Scossero la tranquilla normalità di Paesi come l’Olanda, il Belgio e la Francia con ordigni esplosivi, mirando fondamentalmente agli interessi spagnoli. La maggior parte delle loro azioni ottenne, per la loro ampiezza e particolarità, una grande copertura mediatica che, in parte, permise di far conoscere la realtà affrontata dax  prigionierx rivoluzionarx e di generare, in una certa misura, sostegno alla campagna internazionale per la loro liberazione. L’assassinio di Stato di Salvador Puig Antich da parte della vile garrota segnò un prima e un dopo per l’ampio movimento antifranchista e, in particolare, per l’attività del GARI, con l’entrata in gioco di un fattore decisivo: la vendetta. L’esecuzione del compagno, lungi dal provocare l’immobilismo dei membri del GARI, costituì una chiara chiamata all’azione che completò e intensificò la lotta per la liberazione dei membri del MIL. La rabbia e l’impotenza si trasformarono rapidamente in attacchi energici contro gli interessi spagnoli, dando un segnale di risposta immediata all’aggressione ricevuta. Le azioni incorniciate dalla vendetta di Puig Antich riflettono, da un lato, la reazione quasi istintiva dei compagni, che decidono di contrattaccare, e dall’altro la capacità di portare a termine attacchi potenti e immediati, dando un chiaro segno di forza. Rispondere, vendicare, ripagare ogni aggressione da parte del Potere significa affrontare la guerra in prima persona, significa farsi carico della complessità del conflitto e significa anche saper prendere la parola, capire che non si è spettatori e che le situazioni non sono inavvicinabili. Sono state queste idee a dare contenuto alle azioni vendicative del 2019 a Santiago [Cile] per le quali sono stato condannato e per le quali sono stato rinchiuso per diversi decenni. Nonostante siano passati vent’anni, il vile assassinio della compagna Claudia López è stato vendicato con una potente esplosione che ha scosso la stazione di polizia dei Carabineros, utilizzata come centro di pianificazione e protezione quella notte del settembre 1998, ferendo diversi poliziotti. Così come gli assassinii e le ondate repressive protette e promosse dall’ex ministro degli Interni Rodrigo Hinzpeter hanno avuto una risposta che ancora oggi tiene in allerta i rappresentanti del potere. La vendetta, quindi, si inscrive all’interno delle pratiche politiche offensive, dando loro senso e contenuto, costituendo un motore che spinge l’azione vendicativa. Strettamente legata alla memoria, ha la capacità di trovare il momento giusto per entrare in scena, a volte immediatamente, a volte nel corso degli anni. L’importante, ovviamente, è che diventi presente. In questo senso, la vendetta, oltre al fatto concreto che rappresenta, contiene una dimensione simbolica rilevante nella misura in cui dà conto di un universo di codici condivisi che danno coesione, rafforzano e danno continuità a un determinato gruppo. Non lasciare impunito l’omicidio dex compagnx, praticare la solidarietà rivoluzionaria con x nostrx prigionierx, fanno parte di quell’impalcatura storica che ci permette di continuare a stare in piedi e di non vivere esclusivamente nei libri di storia come molti vorrebbero. La comprensione della lotta in questo modo spazza via ogni forma di delega che mette nelle mani di terzi la speranza di prendere in mano la situazione. I GARI non si sono costituiti per ordine di alcun partito o sindacato, né per direttive o mandati di alcun tipo. Ciascuno dei suoi membri, molti dei quali provenienti dal MIL, decise liberamente di dare vita a questo gruppo con lo scopo di sostenere attivamente x proprix compagnx di prigionia. Pertanto, fin dalla sua genesi, l’autonomia è stata un fattore fondamentale che ha determinato ogni loro decisione, che ha dato loro il dinamismo e la flessibilità che ha permesso di adattare le loro pratiche a situazioni e contesti specifici. Sono stati, in misura maggiore o minore, la continuazione dei MIL, portando avanti l’“intensificazione della lotta per distruggere il Sistema che genera la repressione”, come modo più appropriato e coerente di praticare la solidarietà con x rivoluzionarx imprigionatx, un approccio sviluppato dai MIL, adottato dai GARI e, successivamente, anche da Action Directe. Questa posizione rompe radicalmente con il vittimismo che generalmente caratterizza la solidarietà con x detenutx, anche quelli che si dichiarano attivx e militantx, ed è per questo che è fondamentale conoscerla e tenerla in considerazione oggi, dove le pratiche assistenziali sono sempre più ricorrenti, dimenticando o tralasciando il fatto e le motivazioni che hanno portato x nostrx compagnx in carcere. ————————     SOMMARIO Comunicati SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ[I] SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [II] SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [III] SUL SEQUESTRO DI ANGEL SUAREZ [IV] COMUNICATO STAMPA INVIATO A «LIBERATION» PER QUANTO RIGUARDA GLI ARRESTI    “IL CASO SUAREZ”. ALCUNE PRECISAZIONI POLITICHE SU QUELLO CHE NON È UN FATTO DI INTERESSE GIORNALISTICO LA SOLIDARIETÀ IN AZIONE. TELEGRAMMA ALLE AUTORITÀ SPAGNOLE 18 LUGLIO DEL 1974 MI CHIAMO MARIA, ABITO A LOURDES E QUESTA NOTTE ASPETTAVO CHE MI PORTASSERO IN CIELO LETTERA APERTA A «LA DE PECHE DU MIDI» ULTIMO COMUNICATO STAMPA IL NOSTRO E’ TERRORISMO? AUTODISSOLUZIONE DEI GARI ELENCO DEI SOGGETTI INCRIMINATI (O IN FUGA) Testi dei gruppi che parteciparono ai gari DICHIARAZIONI A «LIBERATION» DOBBIAMO ULULARE CON I LUPI IL SEQUESTRO DEL PRINCIPE DELLE ASTURIE A COSA VI RIFERITE QUANDO PARLATE DI VIOLENZA GRATUITA? 6 GENNAIO DEL 1975 22 APRILE 1976 23 APRILE 1976 TESTO DI UN GRUPPO CHE PARTECIPO’ AI GARI LETTERE DALLA PRIGIONE LETTERA DAL CARCERE DE LA SANTE’ NON SIAMO STATI NOI AD ASSASSINARE PUIG ANTICH SECONDA LETTERA DALLA PRIGIONE DEGLI ACCUSATI DEL GARI LETTERE DEI PRIGIONIERI DEI GARI DAL CARCERE SULLO SCIOPERO DELLA FAME LETTERA DA FRESNES LETTERA DALLA PRIGIONE DI SAINT-MICHEL LETTERA DEI PRIGIONIERI PER UN NUOVO SCIOPERO DELLA FAME LETTERA A UN GIUDICE APOLITICO E INDIPENDENTE LETTERA DEI PREGIONIERI POLITICI DI LA SANTE’ Appndice IL M.I.L. E LA RESISTENZA ARMATA IN SPAGNA COMUNICATO PER GLI ARRESTI DOPO IL RILASCIO Dl SUAREZ. – N. 1 COMUNICATO PER GLI ARRESTI DOPO IL RILASCIO Dl SUAREZ. – N. 2 GRUPPI D’AZIONE RIVOLUZIONARIA INTERNAZIONALISTA COMUNICATO STAMPA DEI GRUPPI AUTONOMI INVIATO A «LIBERATION» DOCUMENTI RELATIVI ALL’ARRESTO Dl COMPAGNI DEL GARI ——————– pagine 124 formato 12×16,5 cm 1 copia 6 euro dalle 4 copie 5 euro spese di spedizione 1,50 euro piego di libri pacco tracciabile 5 euro per informazioni: tremendedizioni@canaglie.org    
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Per Ghespe, per tutti i prigionieri, contro la tortura di Stato. Presidio al carcere di Spoleto il 26 aprile
Riceviamo e diffondiamo, invitando alla massima diffusione e partecipazione: Il compagno anarchico Salvatore Vespertino si trova detenuto nel carcere di Spoleto. L’arresto è avvenuto in Spagna in esecuzione di un mandato d’arresto europeo per una condanna a 8 anni, resa definitiva da una sentenza della Cassazione del 2023, che ha sancito la fine del cosiddetto “processo Panico”. Nello specifico, Ghespe (com’è conosciuto da compagn* e amic*) è stato condannato per il ferimento di un artificiere della Polizia che ha incautamente preso a calci un manufatto contenente polvere pirica posto all’esterno della libreria fascista “Il Bargello” a Firenze, la notte del 31 dicembre 2016. Sarebbe senz’altro ironico che un professionista sia incorso nel più banale degli incidenti di Capodanno. Lo sarebbe, se non fosse che questa vicenda – assieme ad altri episodi legati alla lotta in corso nella città di Firenze contro la militarizzazione, l’apertura di nuove sedi fasciste e l’arroganza sbirresca – è stata usata dallo Stato per colpire i/le compagn* anarchic* e le loro realtà di appartenenza, con condanne di varia entità. In occasione del suo arresto e durante l’inizio della sua detenzione, lo Stato spagnolo rappresentato dalle sue servili guardie carcerarie, ha voluto mostrare a Ghespe che il sadismo non è esclusiva dei secondini italiani. Nulla di speciale, tocca dire. Nelle carceri di tutto il mondo si tortura. Tutti lo sanno. E tutti lo accettano, per paura… prima di tutto di finirci dentro. Così il nostro compagno, posto in custodia di uno Stato occidentale, presunto faro di civiltà, è stato costretto a fare ciò che si fa nella giungla. Lottare per sopravvivere, ferirsi e sanguinare per restare vivi. Resosi conto che la permanenza in quel carcere era molto pericolosa e senz’altro memore delle biografie di molti compagni che lo hanno preceduto nello scontro con le istituzioni totali, armato di coraggio e di qualche arnese occasionale si è tagliato gli avambracci. Questa azione ed il conseguente trasferimento per ricevere le cure necessarie hanno permesso al nostro compagno di uscire da una situazione inaffrontabile per poi rientrare, ancora detenuto, purtroppo, in Italia, dove deve scontare 5 anni e mezzo di pena residua (dopo un anno e mezzo scontato in via preventiva). Non sono riusciti a inserire Salvatore Vespertino nella lista dei suicidi di Stato. Lunga vita a Ghespe e a tutti i ribelli! Il capitale uccide in galera, in fabbrica, in guerra. Distrugge tutto ciò che c’è di bello per la smania di dominio di gruppi ristrettissimi. Per tutti gli altri l’unica opzione sensata è cospirare per la sua distruzione. Non ci si può dichiarare neutrali di fronte a un’offensiva scatenata unilateralmente e quotidianamente. Se la parola d’ordine dello stato è sempre di più repressione noi risponderemo SOLIDARIETÀ. SABATO 26/4 ORE 15 PRESIDIO PRESSO IL CARCERE DI SPOLETO (PG) LOCALITÀ MAIANO 10
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[it, en] Aggiornamenti su Ghespe: percosse, vessazioni e torture in Spagna e in Italia
Riceviamo e diffondiamo, col sangue agli occhi: Alcuni aggiornamenti sulla situazione di Ghespe Dopo circa due anni, nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 2025 un fermo di polizia pone fine alla latitanza di Ghespe. Dal momento dell’arresto le guardie dello Stato spagnolo si sono subito distinte per la loro caratteristica viltà. Le botte, le minacce e quelle che anche dal compagno sono state riconosciute come torture psicologiche e fisiche, lo hanno portato a compiere un gesto estremo per potere uscire da una situazione di assoluto pericolo per la sua incolumità. Per poter scampare dalla sezione del carcere Soto del Real di Madrid si è reciso le vene sulle braccia ed è stato trasferito all’ospedale psichiatrico. Da prassi, la messa in pericolo della propria vita comporta di conseguenza un TSO, per cui al compagno sono stati inoculati sedativi ed antipsicotici. Tiene molto a precisare che il gesto non è stato compiuto con volontà suicidarie né tali idee mai gli sono passate per la testa. La quantità di sangue perso era tale da dover ricevere delle trasfusioni. Durante la sua degenza nel reparto psichiatrico ha ancora subito episodi di tortura come la pressione sulle ferite aperte da parte del personale ospedaliero. Dopo le dimissioni dall’ospedale, è stato estradato in Italia il 4 marzo, in particolare al carcere di Rebibbia a Roma, primo approdo dopo il volo da Madrid. Il 20 marzo è stato trasferito nel carcere di Spoleto e posto in transito nel reparto di infermeria. A seguito di un battibecco con un secondino gli è stato inflitto un altro TSO, somministrandogli un sedativo con metodi coercitivi e facendolo passare sulle carte come volontario. Oggi Ghespe resiste, si trova in cella da solo ed è in attesa dell’autorizzazione dei colloqui con la sua compagna. Invitiamo tutte le persone solidali a inondarlo di lettere, libri (anche in castigliano) e solidarietà e rilanciamo il presidio sotto al carcere di Spoleto del 26 aprile. Solidarietà e complicità con Ghespe, contro lo stato e le sue galere, per l’anarchia. Indirizzo di posta : Salvatore Vespertino Casa di Reclusione Spoleto Località Maiano, 10 06049 Spoleto (PG) Per inviare soldi: Intestataria: Micol Marino Postepay nr: 5333 1712 3093 3273 Iban : IT33I3608105138262555662570 BIC/SWIFT: PPAYITR1XXX Some updates on Ghespe’s situation After about two years, on the night of February 14-15, 2025, a police arrest ended Ghespe’s status as a fugitive. From the moment of his arrest, the Spanish state guards were immediately notable for their characteristic cowardice. The beatings, threats, and what even the comrade recognized as psychological and physical torture led him to make an extreme act in order to be able to escape from a situation of absolute danger to his safety. In order to leave the Soto del Real prison in Madrid, he cut the veins of his arms and was transferred to the psychiatric hospital. As a matter of procedure, endangering one’s life leads consequently to a TSO (psychiatric compulsory treatment), so the comrade was inoculated with sedatives and antipsychotics. He is very concerned to point out that the act was not done with suicidal intentions, nor did such thoughts ever cross his mind. The amount of blood he lost was such that he had to receive transfusions. During his stay in the psychiatric ward, he continued to suffer torture, such as pressure on open wounds by hospital staff. After being discharged from the hospital, on March 4 he was extradited to Italy, specifically to the Rebibbia prison in Rome, his first stop after his flight from Madrid. On March 20, he was transferred to Spoleto prison and placed in the infirmary. After an argument with a guard, he was given another TSO, being sedated forcibly whilst it was described on the papers as a voluntary choice. Today, Ghespe is resisting, alone in his cell, waiting for permission to be visited by his partner. We invite all comrades to flood him with letters, books (also in Spanish) and solidarity, and we remind the call for a solidarity meeting under the Spoleto prison on April 26. Solidarity and complicity with Ghespe, against the state and its prisons, for anarchy. Address to write to Ghespe: Salvatore Vespertino Casa di Reclusione Spoleto Località Maiano, 10 06049 Spoleto (PG) To support him with money: Micol Marino Postepay nr: 5333 1712 3093 3273 Iban : IT33I3608105138262555662570 BIC/SWIFT: PPAYITR1XXX
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Pisa, 23 e 24 maggio: Due giorni contro il carcere, tra dentro e fuori
Riceviamo e diffondiamo: Contro il carcere, tra dentro e fuori Due giorni di discussioni a partire dai libri “Kamina Libre. Identità irriducibili di una lotta anticarceraria” e “Adiós Prisión. Il racconto delle fughe più spettacolari” con interventi dalle carceri e la presenza di compagni/e dal Cile e dall’Assemblea di solidarietà con i prigionieri, i latitanti e i militanti perseguitati (Atene) 23/24 maggio PISA Più informazioni a breve… per contatti: presospolitico@anche.no edizioniilpennato@canaglie.net
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[2025-04-09] AUTODIFESA ANTIPSICHIATRICA vol. IV - PSICHIATRIA E DETENZIONE @ Mezcal Squat
AUTODIFESA ANTIPSICHIATRICA VOL. IV - PSICHIATRIA E DETENZIONE Mezcal Squat - Parco della Certosa Irreale - Collegno (TO) (mercoledì, 9 aprile 18:00) AUTODIFESA ANTIPSY VOL. III - PSICOFARMACI E SCALAGGIO In tutto l'occidente sempre più prigionieri sono psichiatrizzati, mentre sempre più persone in carico ai sistemi di "salute mentale" sono recluse. Non si può parlare di carcere senza parlare di psichiatria e viceversa. La psichiatria è utilizzata dalla polizia, dalle amministrazioni e dalla stampa per invisibilizzare la violenza dello stato che essa stessa produce. Questa autoformazione vuole spezzare la retorica manicomiale che descrive i prigionieri come tossici, fragili e disturbati, per rimettere al centro la tortura che la psichiatria veicola nelle carceri e nei CPR. h. 19 - cena bellavita h. 21 - chiacchera e autoformazione su psichiatria e detenzione
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