
Che cosa ci dice la scandalosa nomina a questore di Monza di un condannato per la Diaz
Osservatorio Repressione - Tuesday, May 27, 2025Filippo Ferri, condannato per i fatti del G8 di Genova 2001, è stato di recente indicato dal governo come questore a Monza. Le reazioni, salvo alcune deboli iniziative, sono quasi assenti. La dimostrazione è che in Italia abbiamo permesso che l’onda lunga degli abusi, delle violenze, dei falsi e delle menzogne si estendesse nel tempo e coprisse di un manto oscuro il volto delle forze dell’ordine
di Lorenzo Guadagnucci da Altreconomia
“Per quanto riguarda le misure disciplinari, la Corte ha dichiarato più volte che, quando degli agenti dello Stato sono imputati per reati che implicano dei maltrattamenti, è importante che siano sospesi dalle loro funzioni durante l’istruzione o il processo e che, in caso di condanna, ne siano rimossi”: così la Corte europea per i diritti umani nella famosa sentenza Cestaro (2015) sul caso Diaz.
Il passo viene in mente di fronte alle polemiche nate dalla fresca nomina di Filippo Ferri a questore di Monza. Ferri nel processo Diaz fu condannato a tre anni e otto mesi, con annessa -automatica- sospensione dai pubblici uffici per cinque anni, ma né lui né altri sono stati mai sospesi durante i processi, tanto meno “rimossi” dopo la condanna definitiva (2012).
Di più: nessuno -salvo forse uno, multato per 47 euro- è stato nemmeno sottoposto a procedimenti disciplinari. E dire che la “perquisizione” alla Diaz fu qualificata dalla Corte europea come un caso di tortura e che la condotta dei vertici di polizia e dello Stato fu fortemente stigmatizzato dai giudici di Strasburgo, specie per la constatazione che la polizia “ostacolò impunemente” l’azione della magistratura.
Che dire, dunque, del “caso Ferri”? Una cosa semplice: che il governo italiano, con qualche ragione a dire il vero, ritiene che il caso Genova G8 sia chiuso e archiviato, ormai dimenticato dall’opinione pubblica, per cui nulla osta alla nomina a questore di un funzionario con un passato così problematico.
E non si sbaglia, il governo, se guardiamo all’assenza quasi totale di reazioni, se non fosse per un appello di gruppi e associazioni della Brianza e qualche debole iniziativa parlamentare (la senatrice Ilaria Cucchi e forse qualche altro); tacciono i commentatori, tacciono i giornalisti “esperti” di forze dell’ordine, tacciono i leader politici e sindacali. Del resto Ferri non è il primo fra i condannati nel processo Diaz a rientrare nei ranghi, e con ruoli di rilievo, a pena scontata.
La verità è che in Italia abbiamo rimosso Genova G8, abbiamo permesso che l’onda lunga degli abusi, delle violenze, dei falsi e delle menzogne si estendesse nel tempo e coprisse di un manto oscuro il volto delle forze dell’ordine, minando alla radice la loro credibilità democratica. Non vi è stata al tempo alcuna autocritica in seno alle polizie, né furono presi i provvedimenti necessari: sospensioni, licenziamenti, riforme. Genova G8, in questo modo, non è stata una caduta improvvisa e circoscritta della legalità costituzionale, né una pagina nera ormai chiusa e superata. Genova G8, piuttosto, è un biglietto da visita che le forze dell’ordine italiane continuano a presentare a chi governa e a tutti i cittadini.
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