Liberare Elias Rodriguez! Un appello dagli USA

il Rovescio - Monday, June 9, 2025

Ringraziando chi l’ha fatta, riceviamo e diffondiamo la traduzione di un importante appello dagli Stati Uniti per la solidarietà a Elias Rodriguez, firmato da numerose individualità e realtà (tra le quali un gruppo anarchico e uno di ebrei antisionisti che con il loro nome – Jewish Bund, ovvero “Lega ebraica” – sembrano richiamare l’omonima organizzazione socialista e anti-statalista che fino alla fondazione dello Stato d’Israele contese alla Organizzazione Sionista l’egemonia sulla diaspora ebraica nel mondo, in particolare nell’Europa dell’Est martoriata dai pogrom antisemiti). Al di là del linguaggio (per esempio, il definire la causa palestinese come una “lotta di liberazione nazionale” anziché “anticoloniale”) e di alcuni aspetti che non condividiamo (come il motivare la necessità dell’iniziativa autonoma con la latitanza del “diritto internazionale”, o le simpatie neanche troppo velate per l’“Asse della resistenza” a guida iraniana), di questo testo apprezziamo soprattutto lo spirito di giustizia e la lettura della situazione attuale, laddove il sostegno a Elias è giustamente visto come un tornante inaggirabile per il movimento di solidarietà alla Palestina, notoriamente colpito negli USA da una durissima repressione. Mentre su questo lasciamo la parola all’appello, quello che ci preme è sottolineare l’aspetto etico dell’azione compiuta e rivendicata dal compagno, «assumendoci una parte del suo atto di giustizia».

A dispetto della canea mediatica e politicante che ha mobilitato (ancora una volta, ma con foga inaudita) i fantasmi dell’antisemitismo e del pogrom, e di un certo confusionismo creato ad arte che ha attraversato persino ambienti “di movimento”, Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim non erano né due ebrei né due impiegati qualsiasi, semplici segretari o addetti agli sportelli, ma due membri del corpo diplomatico dell’ambasciata israeliana a Washington, e a margine di un incontro tra diplomatici sono stati uccisi. Ovvero, erano due funzionari strapagati per curare le relazioni internazionali del proprio Stato, «attivamente impegnati» – come ben scrivono gli estensori dell’appello – «nel facilitare [la sua] violenza totale in tutto il mondo, creando uno spazio diplomatico per perpetuarla e approfondirla». Tra le altre cose, i giornali ci informano che Milgrim stava curando una ricerca sul «dialogo interreligioso» nel quadro dei Patti di Abramo (ovvero di quegli accordi tra Israele e i Paesi arabi che avrebbero definitivamente seppellito la causa palestinese sotto la “pace” dei mercati, se non ci fosse stata… l’azione del 7 ottobre) e lavorando a un programma di «tecnologie per il dialogo tra israeliani e palestinesi», con partner come la nota agenzia USAID, Microsoft e Google (https://www.jpost.com/diaspora/antisemitism/article-855044). Siamo perfettamente d’accordo con il ministro degli esteri israeliano: Yaron Lischinsky – e vale ovviamente anche per Sarah Milgrim –  era «un guerriero, morto sul fronte diplomatico esattamente come un soldato sul campo di battaglia».

Se nessuno Stato potrebbe mai esistere senza gendarmi, la sua violenza non è resa possibile solo dalle armi, dai poliziotti e dai soldati, ma anche da tutte quelle attività – la filatura dei contatti interstatali, l’organizzazione del consenso o anche la creazione di quinte colonne in campo nemico in cui è specializzata l’USAID – che la permettono, la giustificano e la rafforzano. Dopo quasi 20 mesi di genocidio e settimane di affamamento totale della popolazione di Gaza, lo scorso 21 di maggio, a Washington, una piccola particella di questa violenza è tornata indietro, per opera di un uomo di pensiero, cuore e coraggio che adesso rischia né più né meno che la pena di morte. Non lasciamo solo il compagno Elias Rodriguez! Finché ci saranno dei massacri, ci saranno dei vendicatori.

Qui il testo originale: https://abolitionmedia.noblogs.org/19340/

Liberare Elias Rodriguez: costruiamo la culla popolare internazionale della resistenza

L’attacco mirato di Elias Rodriguez il 21 maggio 2025 a due membri del personale diplomatico israeliano è stato un atto legittimo di resistenza contro lo Stato sionista e la sua campagna genocida a Gaza. Dopo venti mesi di ininterrotta violenza apocalittica portata avanti dal movimento sionista, inflitta sulla popolazione palestinese che si batte per la liberazione nazionale, così come sui combattenti per la libertà che portano avanti quella liberazione nazionale; dopo venti mesi di repressione politica e legale condotta dagli stessi sionisti contro il nostro movimento internazionale che si oppone alla loro campagna di distruzione totale – è giunto il tempo per conseguenze reali. Non hanno lasciato altra opzione per opporsi concretamente alla loro furia e totale disprezzo per ogni limite, che siano quelli dell’umana decenza o i confini politici, nel momento in cui si attivano per la repressione persino contro la possibilità di protesta non-violenta attraverso l’interezza dell’alleanza imperialista guidata dai cosiddetti Stati Uniti. Lo testimonia il divieto assoluto di protesta e di espressione di supporto per la liberazione palestinese da dentro l’Europa, in particolare in Germania e in Francia; loro stessi non estranei alla perpretazione di genocidio. Lo testimoniano gli arresti arbitrari, le detenzioni e le deportazioni di Palestinesi e musulmani in Nord America ed Europa. Lo testimonia la legislazione “ad hoc” e le false accuse di “terrorismo” e “finta beneficenza” contro la rete di solidarietà coi prigionieri palestinesi Samidoun per la loro incrollabile difesa dell’Asse della Resistenza e dei prigionieri rinchiusi nei campi di concentramento sionisti. Ne sono testimoni le terror lists che criminalizzano la solidarietà internazionale. Ne è testimone la messa al bando degli Students for Justice in Palestine in numerosi campus, le cause civili intentate agli studenti per smobilitare la parte più attiva del movimento, la collaborazione tra vigilantes sionisti e forze di polizia militarizzate, il doxxing [la divulgazione di dati personali allo scopo di rendere vulnerabile una persona, NdT] e le minacce di morte e le espulsioni. Ne è testimone il terrore rappresentato dall’attacco ai mezzi di sostentamento degli oppositori, intimidendo e cacciando da posti di lavoro e istituzioni. Lo testimoniano i prigionieri politici del movimento di solidarietà alla Palestina, rinchiusi per la loro coscienza, dagli Holy Land 5 [cinque persone condannate con l’accusa di aver finanziato la resistenza palestinese attraverso la copertura di una associazione di beneficenza, NdT] a Casey Goonan [arrestato con l’accusa di aver compiuto attacchi incendiari nell’ambito delle mobilitazioni contro il genocidio, NdT]. Lo testimonia il brutale assassinio del palestinese di sei anni Wadea al-Fayoume a Chicago, la cui foto era sulla finestra della casa di Elias Rodriguez. Lo testimonia l’assoluta impunità con cui sostengono tutto questo – cinicamente nascondendosi dietro l’assurda affermazione che i sionisti sono le vere vittime, mentre hanno il supporto del più militarizzato impero nella storia dell’umanità, gli USA.

Estendendo questa repressione oltre l’interno dell’Occidente, il movimento sionista usa ogni mezzo per reprimere l’opposizione tra la gente e gli stati che stanno fuori o ai confini del dominio occidentale. Hanno usato mezzi diplomatici, economici e persino militari, attraverso la fornitura di armi, mercenari e addestramento a qualunque attore che abbiano potuto usare come strumento per i propri interessi. Hanno oltrepassato ogni linea e confine, attaccando Iran, Siria, Libano, Yemen e Iraq. Impegnandosi perfidamente in tutto il mondo, uccidendo civili e assassinando perfino negoziatori, spesso sotto una bandiera di tregua. Lo testimoniano i loro attacchi diplomatici ed economici al Sud Africa, attraverso il loro senior partner in crimini contro l’umanità, il governo degli Stati Uniti. Il movimento sionista, concentrato e formalizzato nello Stato d’Israele, è esplicito nel dire che non rispettarà alcun limite, tutto è concesso nel portare avanti la loro visione suprematista del mondo e nel consolidare l’infestante colonia d’insediamento che hanno, temporaneamente, stabilito sulla terra palestinese.

Sotto questa luce, l’operazione condotta da Elias Rodriguez contro funzionari diplomatici israeliani a Washington DC – persone attivamente impegnate nel facilitare questa violenza totale in tutto il mondo creando uno spazio diplomatico per perpetuarla e approfondirla – è stata, nelle sue stesse parole una dichiarazione di BASTA! Per parafrasare una grande rivoluzionaria, protesta è quando diciamo “non ci piace”, resistenza è quando poniamo una fine a quello che non ci piace.

Per essere chiari, quello è più della presa d’atto del fatto che la violenza e l’oppressione distribuita dal movimento sionista farà crescere inevitabilmente la contro-violenza, un dato di fatto innegabile. Stiamo dicendo che questa contro-violenza è legittima. Che è giustizia.

L’atto di Elias Rodriguez è stato pienamente giustificato, nel luogo dove doveri legali e morali si incontrano. È chiaro che la legge internazionale, che l’Occidente stesso ha stabilito e le cui istituzioni sono dominate dall’interesse di questi imperialisti, stabilisce un dovere di intraprendere azioni per fermare il genocidio, incluso l’uso della forza per fare ciò. Sotto la legge internazionale questo dovere è assegnato agli stati – non spetta agli attori non-statali affermarlo. Ma cosa accade nel caso in cui nessuno stato occidentale abbia intrapreso un’azione sufficiente per fermare la devastazione, laddove un genocidio avvenga davanti agli occhi di chiunque, messo in diretta sia nel massacro di Gaza e anche nelle esplicite ed implicite ammissioni del governo israeliano e del più ampio movimento sionista? In questo caso, il nostro, i soli attori che osano imporre conseguenze sono stati, per ammissione degli stessi imperialisti, attori non-statali, a parte l’Iran.

Questo è il punto in cui quegli obblighi legali, derogati e lasciati inadempiuti da coloro che ne sono responsabili, debbono essere realizzati dal popolo libero del mondo. Elias Rodriguez ha imposto una conseguenza, una semplice goccia nel secchio di conseguenze legate al movimento sionista e del suo Stato ridotto a guarnigione militare. Possa riecheggiare per insegnare una lezione e portare un esempio. Per fare finalmente riflettere i sionisti, che ci sono dei limiti e che l’impunità non sarà permessa, da nessuna parte.

La lotta palestinese è la punta della lancia contro l’imperialismo globale. Dal momento che l’imperialismo ha trasformato il mondo intero nel suo campo di battaglia, è giustificato combatterlo, con ogni mezzo necessario, senza riguardo per la geografia. Questo è valido soprattutto per coloro che combattono dietro le linee nemiche, dentro gli Stati Uniti, un’ entità che ha una pari responsabilità in tutti i crimini commessi dai sionisti. Che sia nella Striscia di Gaza sotto assedio, nel Mar Rosso, nel Sud del Libano o nel cuore degli Stati Uniti, ci devono essere conseguenze per l’imperialismo sionista genocida, e queste conseguenze sono giuste.

La forza morale che ci spinge a porre fine alla brutalità senza precedenti del genocidio di Gaza – e al sistema globale imperialista nel suo complesso – è la ragione per affermare una nuova legge, una legge creata da attori rivoluzionari e che si erge in segno di sfida contro la legge consolidata che ha dimostrato di essere inadeguata e fondamentalmente illegittima. Di fronte a un’insondabile violenza coloniale e imperialista, perpetrata contro un popolo affamato e imprigionato con assoluta impunità, abbiamo un obbligo di rottura con le autorità che hanno reso quella violenza possibile. Elias Rodriguez ha fatto esattamente questo e il suo atto di resistenza ha posto le legge stessa sotto processo.
Ma questo è solo l’inizio della sua battaglia e deve avere il supporto di tutte le genti libere per il mondo. Gli oppositori dell’imperialismo, del sionismo e del genocidio devono schierarsi per difendere Elias Rodriguez e attraverso la sua difesa supportare la legittimità e necessità della resistenza stessa. Quello che accadrà rispetto a questo caso nel corso dei prossimi mesi e anni modificherà dalle fondamenta la traiettoria del movimento contro il sionismo e l’imperialismo a guida statunitense. I rivoluzionari e le persone di coscienza ovunque sono partecipi in questa battaglia.

Lo Stato americano cercherà indubbiamente di ottenere le pena di morte per il suo caso, come hanno fatto con Rodney Hinton Jr [accusato nel maggio scorso di aver ucciso un vicesceriffo per vendicare la morte del figlio ucciso dalla polizia, NdT] e Luigi Mangione, le cui presunte azioni hanno pure aiutato a riequilibrare la bilancia della giustizia. I sionisti renderanno Elias Rodriguez un’incarnazione del nostro movimento, distorcendo nel frattempo il suo e il nostro messaggio, cercando di incutere ancora maggiore paura, di intimidirci ulteriormente fino al silenzio e a una “protesta” impotente e senza speranza. Se noi permettiamo loro di uccidere silenziosamente Elias Rodriguez, se noi stiamo seduti a guardare o permettiamo a noi stessi di dimenticare la sua resistenza, allora essi avranno ucciso anche una parte del nostro movimento, una parte di noi; quella parte che anela alla giustizia contro l’oltraggiosa e umiliante impunità di questo sistema di genocidio e, di fatto, di biocidio. Di nuovo, non abbiamo altra scelta se non quella di difendere Elias Rodriguez. Tanto più che le sue azioni sono particolarmente difendibili e moralmente inappuntabili.

Dunque, facciamo appello a tutte le persone di coscienza, quelle per cui gli affronti degli ultimi 20 mesi sono semplicemente troppo da sopportare, a unirsi nel supporto a Elias Rodriguez. Assumiamoci una parte del suo atto di giustizia supportando la sua lotta fino alla fine. Mandiamogli supporto morale spedendogli lettere. Mandiamogli supporto economico mettendo soldi nel suo conto carcerario e sostenendo la sua difesa legale. Raduniamoci alle sue udienze in tribunale. Raduniamoci davanti alle prigioni in cui lo tengono. E, in ogni caso, alziamo le nostre voci per fare da eco alle sue parole per amore della giustizia e dell’obbligo di rendere conto delle proprie azioni, che questo genocidio contro il popolo palestinese cessi subito e la Palestina sia libera. Facciamolo orgogliosamente e senza vergogna. Anche questo è un modo per imporre conseguenze e mandare ai genocidari e ai loro complici il messaggio che da questo punto in poi la resa dei conti è imminente, improvvisa, senza perdono e implacabile.

LIBERIAMO ELIAS RODRIGUEZ! LIBERIAMOLI TUTTI E TUTTE!

COSTRUIAMO LA CULLA POPOLARE INTERNAZIONALE DELLA RESISTENZA!

GLOBALIZZIAMO L’INTIFADA!

Free Elias Rodriguez Organizing Committee (free.elias.rodriguez@proton.me)

Firmatari:

Cultural Workers Against Empire

Tariq El-Tahrir Youth and Student Network

Bronx Anti War

Resistance News Network

Unity of Fields

JDPOD

Nidal Seattle

Third World Solidarity Front (TWSF)

Resistance Archives

Free Radical

Chorley4Palestine

Collectivize!

People’s Defense Charlotte

Crown Heights Bites Back

Teatro de la Psychomachia

Montgomery County for Palestine

Mateo Feliciano, Diaspora Pa’lante Collective

Kamau Franklin

DSA Liberation Caucus

Civilian Freedom Movement worldwide (CFM)

Costurero Anarquista Popular Nueva York

Jewish Bund at Brandeis

Community Liberation Programs

Palestine News Network (PNN)

Brevard Vanguard