Riceviamo e diffondiamo (con un po’ di ritardo…) questi materiali dalla “due
giorni” Fuorilegge, svoltasi a Pisa il 23 e 24 maggio scorsi:
[it] FUORILEGGE: Contributi dalle carceri, materiali vari e un racconto su una
due giorni di discussione tra fuori e dentro il carcere
(Da questa iniziativa è nato il sito http://presospolitico.noblogs.org dove sono
raccolte le lettere, quelle con permesso di pubblicazione, arrivate dalle
carceri e le trascrizioni degli interventi, in aggiornamento)
Lo scorso 23 e 24 maggio, presso alcuni spazi occupati per l’occasione
all’interno dell’Università di Pisa, si è tenuta “fuorilegge”: un’iniziativa di
racconto e confronto sulle lotte all’interno delle carceri in varie parti del
mondo, con alcune delle esperienze di lotta contro il carcere tra le più
importanti tra quelle portate avanti all’interno del mondo anarchico per il
ritorno in strada di quelle identità irriducibili, rivoluzionarie,
insurrezionali e fuorilegge.
L’iniziativa ha visto nella prima giornata una discussione a partire dalla
traduzione italiana di Kamina Libre1 – giunta alla sua seconda ristampa
aggiornata con alcuni contributi sull’importanza della memoria viva – come
contributo alla campagna di solidarietà per la libertà di Marcelo Villarroel e
l’annullamento delle condanne della giustizia militare di Pinochet a suo carico.
La presenza di un compagno cileno e alcuni video arrivati dal Cile, ci hanno
dato modo di analizzare la storia e il lascito, nel movimento anarchico cileno e
non solo, delle esperienze di Kamina Libre. Questo collettivo era caratterizzato
da un agire intransigente nel CAS (carcere di alta sicurezza), dalla necessità
di uscire dalle regole e rompere l’annichilimento a qualsiasi costo tramite uno
scontro permanente sia all’interno che all’esterno del carcere. Questa
connessione, tra il dentro e fuori, è imprescindibile per poter rendere una
lotta dentro, non una mera discussione giuridica o tanto meno un esercizio di
radicalismo, ma una lotta con l’obiettivo del ritorno in strada dei compagni,
non per un ideale astratto di libertà, ma per poter continuare a lottare in una
prospettiva insurrezionale e distruggere la società di cui il carcere è lo
specchio. Con questo compagno abbiamo anche potuto dibattere su ciò che è stato
il movimento dei prigionieri politici della rivolta del 2019 in Cile, e di come
la “memoria negra”, se mantenuta viva, tenga i compagni e le compagne che non
sono più al nostro fianco, perché in prigione o morti in azioni, vivi e
quotidianamente presenti nelle lotte e nelle strade, cercando di non rendere
queste figure martiri o eroi. A questa discussione hanno contribuito anche delle
lettere inviateci dalle carceri. Alcune lette all’interno dell’iniziativa, come
quelle di Marcelo Villarroel2, Francisco Solar3 e Juan Sorroche4, ed altre non
arrivate in tempo, che si possono trovare nella sezione della pagina5. Questi
prigionieri anarchici, dalla conoscenza e lettura di Kamina Libre, hanno
condiviso le loro riflessioni e domande su come oggi si possa lottare da dentro
e da fuori e non relegare la lotta anticarceraria all’ambito tecnico, giuridico,
assistenzialista o vittimistico, nonostante le condizioni interne siano oggi
differenti, anche per la popolazione carceraria. A questo dibattito è
intervenuto – per quanto tramite malevoli mezzi tecnologici – il compagno
anarchico Gabriel Pombo da Silva6 che da poco è nuovamente in libertà, dopo aver
passato oltre 20 anni tra le carceri di Spagna e Germania, sempre combattendo
dentro al carcere con dignità e senza vendersi al nemico, e che decise, insieme
alla compagna anarchica Elisa, di annunciare il loro passaggio alla
clandestinità così: «Siamo un clan nomade che va di paese in paese alla ricerca
di complici che praticano l’anarchismo… che disturba i servitori dello Stato…
abbiamo deciso di vivere nell’ombra.»
Non è stata una ricostruzione di una realtà a sé stante, perché «il ricordo è
sventura se visto come coerenza senza pietà». È stata una discussione senza un
punto di arrivo predeterminato, un confronto che prendeva spunto dalle
esperienze, dalle sollecitazioni e dai racconti. Domandarci oggi come lottare
tra dentro e fuori le mura delle prigioni nasce dalla convinzione che il carcere
è parte integrante e fondamentale dei meccanismi di oppressione e sfruttamento.
L’esperienza della carcerazione in questa società può diventare un’esperienza
comune per ogni individuo, una dimensione altamente probabile all’interno di una
vita dalla cui miseria non vi è alcuna via di uscita se non tentando la via
dell’illegalità, rischiando quindi di passare per ««l’imprevisto della
prigione»: questa sofferenza senza assoluzioni può portare tanto
all’autodistruzione quanto alla strada della rivolta per chi non ha da perdere
altro che le proprie catene. Per questo affilare le armi è nostro compito!
Durante questa due giorni è stato anche letto e distribuito un contributo
arrivato da un compagno, Paolo7, rinchiuso ad Uta e in sciopero della fame
contro le condizioni detentive a cui sono sottoposti quotidianamente tutti i
prigionieri di quel carcere, che raccontava la sua storia di fuorilegge, come
negli anni ha visto cambiare la popolazione carceraria e dei tentativi di
costruire una lotta da dentro.
Il giorno successivo, attraverso lo spunto che veniva dai racconti delle fughe
più spettacolari raccolte e riedite in “Adiós prisión”è stato invece un momento
per poter ascoltare le parole della compagna Pola Roupa, appartenente
all’organizzazione Lotta Rivoluzionaria (Επαναστατικός Αγώνας ) attiva in Grecia
dal 2003 al 2017, che ha avuto la pazienza e la disponibilità nel narrare la sua
esperienza. Partendo dal periodo di attività di questo gruppo, ha raccontato
qual è per lei il significato e il motivo della latitanza e le problematiche che
ha incontrato durante il tentativo di far evadere, sequestrando un elicottero,
il compagno Nikos Maziotis e altri prigionieri. Il racconto, emotivamente
coinvolgente, ha anche evidenziato come alcune azioni, anche quelle per la
liberazione totale, si scontrano con dei grandissimi limiti se non vi è una
concreta solidarietà esterna. Un contributo scritto è arrivato anche dal carcere
di massima sicurezza di Domokos da Nikos Maziotis8, che ha evidenziato il
rapporto tra solidarietà, guerriglia e lotta insurrezionale tra i rivoluzionari
e il movimento anarchico/antiautoritario dal 2010 ad oggi.
Questa discussione ha avuto anche la partecipazione (sempre tramite gli odiosi
mezzi tecnologici) di un compagno anarchico9, che da oltre un ventennio è parte
di quelle lotte contro il carcere e la società che ne ha bisogno, proveniente
dal territorio occupato dallo Stato del Messico.
Con lui si è potuto avere un racconto diretto e approfondito di come, dopo tanti
anni, i compagni si sono organizzati in un’assemblea che sostenesse apertamente
i prigionieri che hanno scelto la via della fuga e della clandestinità, parlando
del caso di Miguel Peralta10, un anarchico indigeno latitante, e di come hanno
riflettuto e scelto – per la prima volta dopo aver avuto per anni situazioni in
cui l’appoggio al compagno o compagna in fuga si limitava a un quadro di
silenzio complice e di aiuto fattuale – di sostenere e lanciare delle iniziative
per parlare e diffondere apertamente le idee, le parole di questo compagno e le
ragioni della sua lotta e della sua fuga. Ha posto poi l’attenzione su come
superare il rimosso, il tabù del non parlare per non essere inseriti in quelle
famose liste e inchieste di sospetti solidali che diventano immediatamente
complici dei fuggitivi, ma comunque ponendo attenzione alla sicurezza del
compagno/a latitante.
Ha infine fatto un breve racconto delle esperienze di lotte vissute dentro le
carceri nell’ultimo decennio a Città del Messico, dell’utilizzo da parte dello
Stato di accuse di connivenza tra il mondo anarchico e quello dei narcos come
nel caso di Jorge Ezquivel, prigioniero anarchico detenuto del carcere di Città
del Messico. Questo caso si intreccia con le esperienze di lotta contro il
carcere della scorsa decade, quando azioni, sabotaggi contro i simboli del
dominio, e contro l’aumento del biglietto dei trasporti, durante il “decembre
negro” che in Messico è stato una chiara espressione di solidarietà
insurrezionale internazionalista anche con i prigionieri rivoluzionari greci
Nikos Romanos e Yannis Michailidis in sciopero della fame nelle carceri greche
in quel periodo. Alberi di Natale, metro e stazioni dei bus sono andate a fuoco:
queste sono solo alcune tra le molte iniziative che hanno avuto luogo in quegli
anni di fermento insurrezionale, che ha visto anche lo svolgersi, dentro al più
grande auditorium occupato, del primo congresso internazionale anarchico
insurrezionale con la partecipazione tra gli altri (via Skype perché non gli
venne concesso l’ingresso nel paese) anche del compagno Alfredo M. Bonanno.
Questo decennio di lotte all’interno delle carceri, dati i numerosi arresti tra
compagne e compagni anarchici e non solo, come Fernando Barcenas, Fernando
Sotelo, Abram Cortez, Amelie e Fallon ha avuto il tratto distintivo del rifiuto
di aderire alle buone condotte e alla servitù volontaria imposta
dall’amministrazione carceraria. Ci sono state varie esperienze di
autorganizzazione: da laboratori di scrittura anarchica fino alla realizzazione
di un periodico, “Cañero”11. Questo giornale, che veniva prodotto e distribuito
sia all’interno dei vari istituti penitenziari che fuori, e raccontava le
condizioni e le lotte carcerarie, oltre ad essere uno strumento di unione tra i
prigionieri per rompere la dispersione che li vedeva divisi in vari
penitenziari, fu anche utile per sviluppare ed esprimere la loro posizione
contro l’amnistia. In quegli anni sono state portate avanti anche numerose
lotte, come ad esempio uno sciopero della fame per la liberazione totale e
contro il carcere, lanciato con le seguenti parole:
«nella nostra concezione, [il carcere] è costituito dalla società nel suo
complesso, mentre le prigioni fisiche sono solo un’espressione concreta
dell’isolamento sociale che sostiene e legittima il potere ed è per questo che
non ci rivolgiamo ai media, né alle classi dirigenti, ma ci rivolgiamo e
parliamo ai nostri compagni dell’immensa prigione chiamata terra che, come noi,
sono anch’essi figli della guerra per il solo fatto di essere nati diseredati.»
Da questo progetto di traduzione12 di Kamina Libre, abbiamo preso la decisione
di realizzare questa due giorni di incontri anche per poter contribuire a
discutere, trovare spunti e domandarsi come poter portare avanti, da fuori, un
supporto e una solidarietà attiva alle lotte dei prigionieri, un riconoscersi
nelle lotte, nelle insurrezioni, nella rivolta, e nella solidarietà
internazionalista. L’ascolto e il confronto con compagni e compagne che hanno
negli anni lottato, e che lottano, contro il carcere, è fondamentale, nonostante
il tempo mai sufficiente, per riflettere su alcune possibilità ed esperienze.
Questa due giorni di discussione nasce per oltrepassare i limiti riscontrati nel
sostenere le rivolte che avvengono all’interno, come ad esempio abbiamo visto
nel 2020 durante l’emergenza Covid, così come in questi ultimi anni, durante i
quali ci sono state altre rivolte nelle carceri in varie parti d’Italia, che
però non sono riuscite a dilagare e dialogare con il fuori, e dalla necessità di
rispondere all’ attacco degli Stati contro le lotte portate avanti sia dentro
che fuori le carceri, dall’Italia con l’ex DDL 1660, al Cile, alla Grecia e alla
Francia. Questo tipo di attacco, che passa dalle riforme del sistema
penitenziario tra le altre cose, a nostro modo di vedere, ha un carattere
preventivo in un orizzonte di guerra e conflitto sociale che ribolle sempre più
sotto la superficie, in continuità diretta con l’applicazione del 41bis ad
Alfredo. Pensiamo infatti che l’attacco ad Alfredo Cospito sia stato un monito
da parte dello Stato nei confronti di chi persevera nel sostenere le idee e le
pratiche rivoluzionarie, quello Stato che deve cancellare tanto la possibilità
quanto la memoria della lotta armata in questo paese, di cui l’azione contro
Adinolfi di Ansaldo Nucleare, rivendicata da Alfredo in tribunale a Genova, è
una delle più recenti testimonianze. Ma soprattutto, ci siamo domandati cosa
vuol dire continuare a sostenere una battaglia del primo compagno anarchico
seppellito nel sottosuolo del carcere di Bancali in 41 bis e contro l’espansione
del modello di questo regime in varie parti del mondo, dal Cile alla Francia,
con lo Stato italiano sempre più esportatore di regimi di isolamento.
Nella seconda giornata sono state ripercorse le motivazioni della lotta e la
mobilitazione in solidarietà ad Alfredo Cospito. La discussione è stata
introdotta su dei punti critici e di domanda contenuti nel testo13 Dal centro
alla periferia, che hanno permesso di riflettere anche sugli elementi di
riuscita della mobilitazione che, seppur sotto mille difficoltà e in una
situazione “ai minimi termini del movimento anarchico”, è riuscita a portare
fuori le ragioni, le parole e l’identità di Alfredo Cospito, che ha sostenuto
uno sciopero della fame durato per ben 181 giorni. Una mobilitazione che ha
avuto carattere internazionale di solidarietà e di azione diretta, durata oltre
dieci mesi e iniziata molti mesi prima dello sciopero di Alfredo, per cercare di
infrangere la coltre di silenzio dove avrebbero voluto relegarlo.
Questa mobilitazione vede ora la vendetta dello Stato contro chi si è mobilitato
in quei mesi, come con la richiesta di condanne per oltre 6 anni per resistenza
aggravata, travisamento, lancio di oggetti e concorso morale in danneggiamento
per un corteo a Milano, l’11 febbraio del 202314 contestualmente a quando
Alfredo era stato trasportato in ospedale. Il concorso morale, elemento che
sarebbe da approfondire, è anche uno degli elementi centrali dell’operazione
City con 19 richieste di condanne per devastazione e saccheggio in riferimento
al corteo del 4 marzo 2023 a Torino. A questa discussione ha portato il suo
contributo e saluto Lello Valitutti, che da oltre un anno si trova agli arresti
domiciliari per questo corteo e per il processo del Brennero. Lello ha oggi una
situazione medica complessa, e questo, ci ha detto, gli rende impossibile poter
presenziare e poter esercitare pienamente il suo diritto di difesa al processo
dell’operazione City del prossimo luglio che lo vede imputato insieme agli altri
compagni e compagne accusati appunto di concorso morale in devastazione e
saccheggio. Si trova quindi a dover chiedere la sospensione del processo per
motivi di salute.
Concludiamo con alcune considerazioni uscite da questa discussione:
Siamo ad un anno da quando lo Stato e la DNAA con quasi certa probabilità
proporranno di mantenere Alfredo Cospito in 41bis, e magari mandarci anche degli
altri prigionieri anarchici. Questo nonostante siano cadute le accuse del
processo dove lo Stato ha provato a colpire l’agitazione e la propaganda
anarchica verso i compagni e le compagne del quindicinale Bezmotivny, nel quale
l’accusa ha provato a delineare la figura di Alfredo, nel procedimento Scripta
Scelera, come figura apicale nell’ambito di un certo segmento del movimento
anarchico. Dipingendo una istigazione a delinquere con lui come “orientatore”,
anche dopo l’assoluzione piena per il processo Sibilla, dove lo si accusava
direttamente di essere un “istigatore” in un ambito, quello del movimento
anarchico, che ha nell’autonomia di pensiero e azione il suo fulcro. Assieme al
processo Scripta Manent l’operazione Sibilla è stata determinante nel
trasferimento in 41bis di Alfredo Cospito. Con la mobilitazione partita dalla
lotta di Alfredo si è aperto un dibattito, si sono create delle crepe sul 41
bis, sull’ergastolo ostativo e sul carcere duro, apice del sistema repressivo,
che è talmente risuonato, che a volte, di fronte ad alcune carceri dove esistono
le sezioni di 41bis, i detenuti dall’interno erano i primi a lanciare il coro
“fuori Alfredo dal 41bis”. La lotta non ha avuto una dinamica essenzialmente
antirepressiva, néintrapresa unicamente dagli avvocati, ma ha rilanciato
l’iniziativa del movimento anarchico e rivoluzionario più in generale per
contrastare l’offensiva del capitale e dello Stato, questo nonostante viviamo in
tempi di elogio del disimpegno, di smobilitazione permanente, di rassegnazione
imperante.
La lotta di Alfredo ha permesso di portare avanti un dibattito sul 41bis e sulla
repressione in Italia, ha soprattutto messo in contraddizione tanto lo Stato con
le sue emanazioni (si veda il cambio del parere della DNAA sul mantenerlo in
41bis che si è scontrato con Nordio), così come anche la mobilitazione esterna
ha creato problemi all’apparato repressivo, con la forza di portare le parole e
la lotta di Alfredo in ogni angolo possibile e con le più differenti iniziative,
riprendendo in modo conflittuale la presenza nelle strade, nelle piazze, fuori
dalle carceri. Dire “fuori Alfredo dal 41 bis” ha imposto nel dibattito la
figura di Alfredo, della sua storia, in un’ottica di incompatibilità con ogni
compromesso o soluzione politica di sorta nonostante delle componenti para
istituzionali della sinistra abbiano tentato di insinuarsi all’ interno della
mobilitazione.
Oggi l’importante è poter discutere di come, oltre alla vita di Alfredo, siano
stati messi in gioco anche il senso e la prospettiva della solidarietà, un
principio da anni sotto costante attacco da parte delle procure antiterrorismo
di tutta Italia e non solo. Dalla fine dello sciopero della fame, e ora che la
mobilitazione si è praticamente fermata, lo Stato cerca di prendersi una
rivincita su questo compagno, come dimostrano anche i recenti aggiornamenti
sulla sua prigionia, ovvero il ritorno del graduato del GOM, precedentemente
allontanato per il suo coinvolgimento nello “scandalo intercettazioni”, alla
direzione della sezione 41bis del carcere di Bancali, che ha portato con sé un
ulteriore inasprimento delle condizioni già dure in questo regime per Alfredo.
Oggi è necessario riflettere su un dato di realtà: questa mobilitazione per
quanto insufficiente a tirare fuori Alfredo dal 41bis, alla chiusura di questo
regime detentivo e anche alla liberazione di Alfredo e di tutti i prigionieri e
le prigioniere, ha certamente alimentato delle scintille non proprio ordinarie,
da cui sarebbe auspicabile trarre insegnamento e stimolo per la realizzazione di
una progettualità che vada oltre l’emergenzialità del momento. A questo
proposito, riflettendo su come non fossilizzarsi su una lotta anticarceraria,
l’applicazione del 41bis ad Alfredo sarebbe da mettere in una relazione più
esplicita con le politiche di guerra dello Stato italiano. Sempre su come
proseguire la lotta in solidarietà ad Alfredo e al sostegno alle pratiche da lui
portate avanti è stata anche rimarcata l’importanza di portare il caso di
Alfredo nelle lotte contro il nucleare. Come proseguire adesso data la realtà
della situazione di oggi è una delle domande per cui abbiamo pensato valesse la
pena incontrarsi e riflettere. Mentre gli Stati si attrezzano per la guerra e i
profitti sugli armamenti crescono a dismisura, mentre prosegue il genocidio in
Palestina, e con l’approvazione di una nuova legge sulla sicurezza che attacca
gli oppressi, questi signori si affrettano nuovamente a processare gli
anarchici, un nemico interno da debellare perché da sempre in opposizione al
capitalismo, allo Stato e alle sue politiche di guerra.
Sabotare il fronte interno significa quindi anche rilanciare la solidarietà ad
Alfredo, a tutte e tutti i prigionieri e le prigioniere.
1
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/05/e-uscito-la-prima-edizione-italiana-di-alcuni-scritto-su-kamina-libre-identita-irriducibili-di-una-lotta-anticarceraria/
2
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/03/marcelo-villarroel-su-iniziativa-fuorilegge-due-giorni-di-discussione-contro-la-galera-tra-dentro-e-fuori/
3
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/fransisco-solar-prigioniero-sovversivo-anarchico-detenuto-nelle-prigioni-del-territorio-occupato-cileno-carcere-azienda-la-gozalina-rongagua/
4
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/juan-sorroche-prigioniero-anarchico-italia-as2-terni/
5
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/contributi-dal-carcere-senza-frontiere-alledizione-italiana-di-kamina-libre/
6
https://www.rivoluzioneanarchica.it/notizie-prigionieri-anarchici-elisa-di-bernardo-stiamo-vincendo-delle-battaglie-per-la-liberta-di-gabriel-pombo-da-silva/
7
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/paolo-todde-compagno-prigioniero-ad-utaca-contributo-percorsi-di-lotta/
8
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/nikos-maziotis-prigioniero-anarchico-condannato-per-le-azione-di-lotta-rivoluzionaria/
9
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/messico-da-citta-del-messico-un-contributo-sulle-lotte-esperienze-di-complicita-tra-fuori-e-dentro/
10
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/da-qualche-luogo-sulla-terra-aggiornamenti-e-scritti-dalla-latitanza/
11
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/el-canero-1-stampa-carceraria-dal-messico/
12
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/presentazione-progetto-di-traduzione/
13 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/dal-centro-alla-periferia/
14 Il testo è stato composto e inviato prima della sentenza di primo grado, in
cui sono state inflitte condanne di pesantezza quasi inaudita. Si veda qua:
https://ilrovescio.info/2025/06/24/milano-solidarieta-ai-condannati-in-primo-grado-per-il-corteo-dell11-febbraio-2023-a-fianco-di-alfredo/
[nota redazionale del sito ilrovescio.info]
PDF: fuorilegge
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[en] FUORILEGGE: Contributions from prisons, various materials and a story about
two days of discussion between those inside and outside prison
(This initiative led to the website http://presospolitico.noblogs.org where
letters, with permission for publication, received from prisons and transcripts
of speeches are collected, and are being updated)
Last May 23 and 24, an initiative “out of law” of storytelling and discussion on
struggles within prisons in various parts of the world was held in spaces
occupied for the occasion at the University of Pisa, featuring some of the most
important anti-prison struggle experiences carried out within the anarchist
world for the return to the streets of those irreducible, revolutionary,
insurrectionary, and outlaw identities.
The first day of the initiative saw a discussion based on the Italian
translation of Kamina Libre1– now in its second updated reprint with
contributions on the importance of living memory – as a contribution to the
solidarity campaign for Marcelo Villarroel’s freedom and the annulment of
Pinochet’s military justice convictions against him.
The presence of a chilean comrade and some videos from Chile allowed us to
analyze the history and legacy of Kamina Libre’s experiences within the chilean
anarchist movement and beyond. This collective was characterized by intransigent
action in the CAS (high-security prison), by the need to break free from rules
and overcome annihilation at all costs through permanent confrontation both
inside and outside the prison. This connection, between inside and outside, is
inseparable to make a struggle inside not merely a legal discussion or an
exercise in radicalism, but a struggle with the goal of comrades returning to
the streets, not for an abstract ideal of freedom, but to continue fighting in
an insurrectionary perspective and destroy the society of which the prison is a
mirror.
With this comrade, we were also able to discuss what the political prisoner
movement of the 2019 revolt in Chile has been, and how “black memory,” if kept
alive, keeps comrades who are no longer with us – because they are in prison or
died in actions – alive and daily present in struggles and on the streets,
trying not to turn these figures into martyrs or heroes.
Letters sent to us from prisons also contributed to this discussion. Some were
read during the initiative, such as those from Marcelo Villarroel2, Francisco
Solar3and Juan Sorroche4, and others that did not arrive in time can be found in
the section of the page . These anarchist prisoners, through their knowledge and
reading of Kamina Libre, shared their reflections and questions on how to fight
from inside and outside today and not relegate the anti-prison struggle to the
technical, legal, assistance-oriented, or victimistic spheres, despite the
current different internal conditions, also for the prison population.
The anarchist comrade Gabriel Pombo da Silva5also participated in this debate –
although forced by malicious technological means – who has recently regained his
freedom after spending over 20 years in prisons in Spain and Germany, always
fighting inside prison with dignity and without selling out to the enemy, and
who decided, along with his anarchist companion Elisa, to announce their going
underground as follows: “We are a nomadic clan that goes from country to country
looking for accomplices who practice anarchism… that disturbs the servants of
the State… we have decided to live in the shadows.”
It was not a reconstruction of a self-contained reality, because “memory is
misfortune if seen as coherence without pity.” It was a discussion without a
predetermined endpoint, a confrontation that drew inspiration from experiences,
provocations, and stories. Asking ourselves today how to fight inside and
outside prison walls stems from the conviction that prison is an integral and
fundamental part of the mechanisms of oppression and exploitation. The
experience of incarceration in this society can become a common experience for
every individual, a highly probable dimension within a life from whose misery
there is no way out except by attempting the path of illegality, thus risking to
go through “the unforeseen of prison”: this suffering without absolution can
lead both to self-destruction and to the path of revolt for those who have
nothing to lose but their chains. This is why sharpening our weapons is our
task!
During these two days, a contribution from a comrade, Paolo6, imprisoned in Uta
and on hunger strike against the detention conditions to which all prisoners in
that prison are subjected daily, was also read and distributed, recounting his
story as an outlaw, how he has seen the prison population change over the years
and attempts to build a struggle from within.
The following day, drawing inspiration from the stories of the most spectacular
escapes collected and re-edited in Adiós prisión, was a moment to hear the words
of comrade Pola Roupa, belonging to the Revolutionary Struggle organization
active in Greece, who patiently and willingly narrated her experience. Starting
from the period of activity of this group, she recounted what for her is the
meaning and reason for being a fugitive and the problems she encountered during
the attempt to help comrade Nikos Maziotis and other prisoners escape by
hijacking a helicopter. The emotionally engaging account also highlighted how
some actions, even those for total liberation, encounter great limitations if
there is no concrete external solidarity.
A written contribution also arrived from the maximum-security prison of Domokos
from Nikos Maziotis7, who highlighted the relationship between solidarity,
guerrilla warfare, and insurrectionary struggle among revolutionaries and the
anarchist/anti-authoritarian movement from 2010 to today.
This discussion also saw the participation (again through hateful technological
means) of an anarchist comrade8, who for over twenty years has been part of
those struggles against prison and the society that needs it, coming from the
territory occupied by the State of Mexico. With him, we were able to have a
direct and in-depth account of how, after many years, comrades organized
themselves into an assembly that openly supported prisoners who chose the path
of escape and clandestinity, talking about the case of Miguel Peralta9, an
indigenous anarchist fugitive, and how they reflected and chose – for the first
time after years of situations where support for a comrade on the run was
limited to maintaining a framework of complicit silence and factual help – to
openly support and launch initiatives to talk about and disseminate the ideas,
the words of this comrade and the reasons for his struggle and his escape. He
then focused on how to overcome the suppressed, the taboo of not speaking to
avoid being included in those famous lists and investigations of suspected
sympathizers who immediately become accomplices of fugitives, while still paying
attention to the safety of the fugitive comrade.
Finally, he briefly recounted the experiences of struggles lived inside prisons
in the last decade in Mexico City, and the State’s use of accusations of
connivance between the anarchist world and narcos, as in the case of Jorge
Ezquivel, an anarchist prisoner detained in Mexico City prison. This case
intertwines with the anti-prison struggle experiences of the last decade, when
actions and sabotages against symbols of domination and against the increase in
transport fares, during “black December” in Mexico, were a clear expression of
internationalist insurrectionary solidarity also with the Greek revolutionary
prisoners Nikos Romanos and Yannis Michalaidis on hunger strike in Greek prisons
at that time. Christmas trees, metro and bus stations went up in flames: these
are just some of the many initiatives that took place in those years of
insurrectionary ferment, which also saw the first international anarchist
insurrectionary congress held in the largest occupied auditorium, with the
participation, among others (via Skype because he was not granted entry into the
country), of comrade Alfredo Maria Bonanno.
This decade of struggles within prisons, given the numerous arrested comrades,
such as Fernando Barcenas, Fernando Sotelo, Abram Cortez, Amelie, Fallon, Mario
and others has been characterized by the refusal to adhere to good conduct and
voluntary servitude imposed by the prison administration. There have been
various experiences of self-organization: from anarchist writing workshops to
the creation of a periodical Canero
(https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/el-canero-1-stampa-carceraria-dal-messico/).
This newspaper was produced and distributed both inside and outside various
penitentiary institutions, recounting prison conditions and struggles, and
serving as a tool for unity among prisoners to break the dispersion that saw
them divided into various penitentiaries; it was also useful for developing and
expressing their position against amnesty. In those years, numerous struggles
were also carried out, such as a hunger strike for total liberation and against
prison, launched with the following words:
“in our conception, it is constituted by society as a whole, while physical
prisons are only a concrete expression of the social isolation that supports and
legitimizes power, and that is why we do not address the media, nor the ruling
classes, but we address and speak to our comrades in the immense prison called
earth who, like us, are also children of war for the sole fact of being born
disinherited.”
From this translation project of Kamina Libre10, we made the decision to hold
these two days of meetings and discussions also to contribute to discussing,
finding ideas, and asking how to carry out, from outside, active support and
solidarity for prisoners’ struggles, a recognition in struggles, insurrections,
revolt, and internationalist solidarity. Listening and confronting with comrades
who have fought, and are fighting, against prison over the years is fundamental,
despite the never-sufficient time, to reflect on some possibilities and
experiences.
These two days of discussion arose to overcome the limits encountered in
supporting the revolts that occur inside, as we saw in 2020 during the COVID
emergency, as well as in recent years during which there have been other revolts
in prisons in various parts of Italy, which, however, failed to spread and
communicate with the outside, and from the need to respond to the attack by
States against struggles carried out both inside and outside prisons, from Italy
with the former ex DDL 1660, to Chile, Greece, and France. This type of attack,
which includes reforms of the penitentiary system, in our view, has a preventive
character in a horizon of war and social conflict that is increasingly simmering
beneath the surface, in direct continuity with the application of 41bis to
Alfredo. Indeed, we believe that the attack on Alfredo was a warning from the
State against those who persevere in supporting revolutionary ideas and
practices, that State that must erase both the possibility and the memory of
armed struggle in this country, of which the action against Adinolfi of Ansaldo
Nucleare, claimed by Alfredo in court in Genoa, is one of the most recent
testimonies. But above all, we asked ourselves what it means to continue
supporting a battle of the first anarchist comrade buried in the underground of
Bancali prison under 41 bis and the expansion of this regime’s model in various
parts of the world, from Chile to France, with the Italian State increasingly
exporting isolation regimes.
On the second day, the reasons for the struggle and the mobilization in
solidarity with Alfredo Cospito were re-examined. The discussion was introduced
with critical points and questions contained in this text11 “dal centro alla
periferia” which allowed for reflection on the successful elements of the
mobilization which, despite a thousand difficulties and in a situation “at the
bare minimum of the anarchist movement,” managed to bring out the reasons,
words, and identity of Alfredo Cospito, who sustained a hunger strike lasting a
full 181 days. A mobilization that had an international character of solidarity
and direct action, lasting over ten months and starting many months before
Alfredo’s strike, to try to break the veil of silence where they wanted to
relegate him.
This mobilization is now seeing the State’s revenge against those who mobilized
in those months, as with the request for sentences of over 6 years for
aggravated resistance, disguise, throwing objects, and moral complicity in
damage for a procession in Milan on February 11, 2023, concurrently with
Alfredo’s hospitalization. Moral complicity, an element that should be further
explored, is also one of the central elements of Operation City with 19
convictions for devastation and looting in reference to the March 4 2023
procession in Turin.
Lello Valitutti, who has been under house arrest for over a year for this march
and for the Brenner trial, contributed to this discussion and sent his regards.
Lello is currently in a complex medical situation, which, he told us, makes it
impossible for him to attend and fully exercise his right to defence at the City
trial next July, where he is accused, along with his comrades, of moral
complicity in devastation and looting. He is therefore forced to request the
suspension of the trial for health reasons.
We conclude with some considerations that emerged from this discussion:
We are one year away from when the State and the DNAA will almost certainly
propose to keep Alfredo Cospito in 41 bis, and perhaps send other anarchist
prisoners there.
Charges in the trial, in which the state try to attack anarchist agitation and
propaganda towards the comrades of the fortnightly magazine, Bezmotivny, in
which the prosecution attempted to portray Alfredo as a leading figure within a
certain segment of the anarchist movement in the Scripta Scelera trial. They
depicted him as an instigator of crime, acting with him ‘guide’, and also after
the full acquittal in the Sibilla trial, where the prosecution tried to portray
Alfredo as an “instigator” in a sphere, that of the anarchist movement, which
has autonomy of thought and action as its core. Along with the Scripta Manent
trial, Operation Sibilla was decisive in Alfredo Cospito’s transfer to 41 bis.
With the mobilization stemming from Alfredo’s struggle, a debate opened, cracks
were created in 41 bis, in life imprisonment without parole and in the harsh
prison regime, the apex of the repressive system, which resonated so much that,
at times, in front of some prisons where 41 bis sections exist, the inmates from
inside were the first to chant “Alfredo out of 41 bis.” The struggle did not
have a merely anti-repressive dynamic, nor was it managed solely by lawyers, but
it relaunched the initiative of the anarchist and revolutionary movement more
generally to counter the offensive of capital and the State, despite living in
times of praise for disengagement, permanent demobilization, and rampant
resignation. Alfredo’s struggle allowed a debate on 41 bis and repression in
Italy to be carried forward, it especially put the State and its emanations into
contradiction (see the change in the DNAA’s opinion on keeping him in 41 bis,
which clashed with Nordio), just as the external mobilization also created
problems for the repressive apparatus, with the strength to bring Alfredo’s
words and struggle to every possible corner and with the most diverse
initiatives, conflictually resuming presence in the streets, in the squares,
outside prisons.
Saying ‘Alfredo out of 41 bis’ brought Alfredo and his story to the forefront of
the debate, presenting him as incompatible with any compromise or political
solution whatsoever, despite some para-institutional components of the left
attempting to insinuate themselves into the mobilization.
Today, it is important to be able to discuss how, in addition to Alfredo’s life,
the meaning and perspective of solidarity have also been put at stake, a
principle that has been under constant attack for years by anti-terrorism
prosecutors throughout Italy and beyond. Since the end of the hunger strike, and
now that the mobilization has practically stopped, the State is trying to take
revenge on this comrade, as also demonstrated by recent updates on his
imprisonment, namely the return of the GOM officer, previously removed for his
involvement in the “interception scandal,” to the direction of the 41bis section
of Bancali prison, which has brought with it a further tightening of the already
harsh conditions in this regime for Alfredo.
Today it is necessary to reflect on a fact of reality: this mobilization,
however insufficient to get Alfredo out of 41 bis, to close this detention
regime, and also to free Alfredo and all prisoners, has certainly ignited
not-so-ordinary sparks, from which it would be desirable to draw lessons and
stimulus for the realization of a project that goes beyond the urgency of the
moment. In this regard, reflecting on how not to become fossilized in an
anti-prison struggle, the application of 41bis to Alfredo should have been
placed in a more explicit relationship with the Italian State’s war policies.
Also on how to continue the struggle in solidarity with Alfredo and the support
for the practices he carried out, the importance of bringing Alfredo’s case into
the anti-nuclear struggles was also emphasized.
How to proceed now given the reality of today’s situation is one of the
questions for which we thought it was worthwhile to meet and reflect. While
States are preparing for war and arms profits are growing immeasurably, while
the genocide in Palestine continues, and with the approval of a security decree
that attacks the oppressed, these gentlemen are once again rushing to prosecute
anarchists, an internal enemy to be eradicated because they have always been in
opposition to capitalism, the State, and its war policies. Sabotaging the
internal front therefore also means relaunching solidarity with Alfredo and all
prisoners.
1
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/05/e-uscito-la-prima-edizione-italiana-di-alcuni-scritto-su-kamina-libre-identita-irriducibili-di-una-lotta-anticarceraria/
2
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/03/marcelo-villarroel-su-iniziativa-fuorilegge-due-giorni-di-discussione-contro-la-galera-tra-dentro-e-fuori/
3
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/fransisco-solar-prigioniero-sovversivo-anarchico-detenuto-nelle-prigioni-del-territorio-occupato-cileno-carcere-azienda-la-gozalina-rongagua/
4
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/juan-sorroche-prigioniero-anarchico-italia-as2-terni/
5
https://www.rivoluzioneanarchica.it/notizie-prigionieri-anarchici-elisa-di-bernardo-stiamo-vincendo-delle-battaglie-per-la-liberta-di-gabriel-pombo-da-silva/
6
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/paolo-todde-compagno-prigioniero-ad-utaca-contributo-percorsi-di-lotta/
7
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/nikos-maziotis-prigioniero-anarchico-condannato-per-le-azione-di-lotta-rivoluzionaria/
8
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/messico-da-citta-del-messico-un-contributo-sulle-lotte-esperienze-di-complicita-tra-fuori-e-dentro/
9
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/da-qualche-luogo-sulla-terra-aggiornamenti-e-scritti-dalla-latitanza/
10
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/presentazione-progetto-di-traduzione/
11 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/dal-centro-alla-periferia/
PDF: fuorilegge eng
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[es] FUORILEGGE: Contribuciones desde las cárceles, materiales diversos y un
relato sobre dos días de debate entre el exterior y el interior de la cárcel
(De esta iniciativa nació el sitio http://presospolitico.noblogs.org donde se
recogen las cartas, las que tienen permiso para su publicación, las que llegan
de las cárceles y las transcripciones de las intervenciones, que se van
actualizando)
Los pasados 23 y 24 de mayo, en unos espacios ocupados para la ocasión dentro de
la Universidad de Pisa, se realizó una iniciativa “fuera de la ley” para contar
y comparar las luchas al interior de las cárceles en varias partes del mundo,
con algunas de las experiencias de lucha contra la cárcel entre las más
importantes entre las llevadas a cabo dentro del mundo anarquista por el retorno
a las calles de esas identidades irreductibles, revolucionarias,
insurreccionales y “fuera de la ley”. La iniciativa tuvo como punto de partida
el primer día una discusión sobre la traducción al italiano de Kamina
Libre.1—ahora en su segunda reimpresión actualizada con algunas contribuciones
sobre la importancia de la memoria viva— como contribución a la campaña de
solidaridad por la libertad de Marcelo Villarroel y la anulación de las condenas
de la justicia militar de Pinochet en su contra. La presencia de un compañero
chileno y algunos videos de Chile nos brindaron la oportunidad de analizar la
historia y el legado, en el movimiento anarquista chileno y más allá, de las
experiencias de Kamina Libre. Este colectivo se caracterizó por una acción
intransigente en el CAS (cárcel de alta seguridad), por la necesidad de ir más
allá de las reglas y romper la aniquilación a cualquier precio mediante un
enfrentamiento permanente tanto dentro como fuera de la prisión. Esta conexión,
entre el interior y el exterior, es inseparable para construir una lucha
interna, no una mera discusión legal, ni mucho menos un ejercicio de
radicalismo, sino una lucha con el objetivo de que los compañeros regresen a las
calles, no por un ideal abstracto de libertad, sino para poder seguir luchando
desde una perspectiva insurreccional y destruir la sociedad de la que la prisión
es espejo. Con este compañero también pudimos conversar sobre el movimiento de
presxs políticxs del levantamiento de 2019 en Chile y cómo la “memoria negra”,
si se mantiene viva, mantiene vivos y presentes a diario en las luchas y en las
calles a los compañeros que ya no están con nosotros, por estar en prisión o
haber muerto en combate. procurando no convertirlos en mártires ni héroes, sino
tenerlo vivo con el fuego. Las cartas que nos enviaron desde las cárceles
también contribuyeron a este debate. Algunas se leyeron en el marco de la
iniciativa, como las de Marcelo Villarroel.2, Francisco Solar3y Juan Sorroche4,
y otros que no llegaron a tiempo, se pueden encontrar en la sección de la
página5
Estos presos anarquistas, a partir de su conocimiento y lectura de Kamina Libre,
compartieron sus reflexiones y preguntas sobre cómo podemos hoy luchar desde
dentro y desde fuera, sin relegar la lucha anticarcelaria al ámbito técnico,
legal, asistencial o victimista, a pesar de que las condiciones internas sean
diferentes hoy, incluso para la población carcelaria. El compañero anarquista
Gabriel Pombo da Silva intervino en este debate, aunque forzado por los malditos
medios tecnológicos.6 el ha sido recientemente liberado, tras haber pasado más
de 20 años en cárceles de España y Alemania, luchando siempre dentro de la
prisión con dignidad y sin venderse al enemigo, y que decidió hace un tiempo,
junto a la compañera anarquista Elisa, anunciar sus paso a la clandestinidad de
la siguiente manera: “Somos un clan nómada que va de pueblo en pueblo en busca
de cómplices que practiquen el anarquismo… que incomoda a los servidores del
Estado… hemos decidido vivir en la sombra”.
——————————————————————————————————————————-
1
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/05/sale-la-primera-edicion-italiana-de-algunos-escritos-sobre-kaminalibre
identidades-irreducibles-de-una-lucha-anti-carcelaria/
2
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/03/marcelo-villarroel-su-iniziativa-fuorilegge-due-giorni
didiscussione-contro-la-galera-tra-dentro-e-fuori/
3
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/fransisco-solar-preso-subversivo-anarquista-detenido-en
carceles-del-territorio-ocupado-chile-compania-carcelaria-la-gozalina-rongagua/
4
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/juan-sorroche-preso-anarquista-italia-as2-terni/
5
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/aportaciones-de-la-prision-sin-fronteras-a-la-edicion-italiana-de-dikamina
libre/
6
https://www.rivoluzioneanarchica.it/noticias-prisioneras-anarquistas-elisa-di-bernardo-nos-sentimos-vinculadas-de-las-batallas-por
la-libertad-de-gabriel-pombo-da-silva/
No se trató de una reconstrucción de una realidad en sí misma, porque «la
memoria es una desgracia si se la ve como coherencia sin piedad». Fue una
discusión sin un punto de llegada predeterminado, una comparación que se inspiró
en experiencias, cuentos y historias. Preguntarnos hoy cómo luchar dentro y
fuera de la prisión parte de la convicción de que la prisión es parte integral y
fundamental de los mecanismos de opresión y explotación. La experiencia del
encarcelamiento en esta sociedad puede convertirse en una experiencia común para
cada individuo, una dimensión altamente probable dentro de una vida de cuya
miseria no hay salida excepto intentando el camino de la ilegalidad,
arriesgándose así a pasar por «lo inesperado de la prisión»: este sufrimiento
sin absolución puede conducir tanto a la autodestrucción como al camino de la
rebelión para quienes no tienen nada que perder salvo sus cadenas. Por eso,
¡afilar nuestras armas es nuestra tarea!
Durante estos dos días, también se leyó y distribuyó una contribución de un
compañero, Paolo.7, encerrado en Uta y en huelga de hambre contra las
condiciones carcelarias a las que se ven sometidos diariamente todos los presos
de esa cárcel, quien contó su historia como companero y “fuorilegge”, de cómo ha
visto cambiar la población carcelaria a lo largo de los años y sus intentos de
construir una lucha desde dentro. Al día siguiente, a través de la inspiración
que surgieron de las historias de las escapadas más espectaculares recopiladas y
republicadas en Adiós prisión fue un momento para escuchar las palabras de la
compañera Poula Roupa, miembro de la organización Lucha Revlucionaria, activa en
Grecia, quien tuvo la paciencia y la disposición de narrar su experiencia.
Partiendo del período de actividad de este grupo, relató el significado y la
razón de su fuga y los problemas que encontró durante el intento de fuga del
compañero Nikos Maziotis y otros presos, secuestrando un helicóptero. Su
conmovedora historia también destacó cómo algunas acciones, incluso las que
buscan la liberación total, enfrentan enormes limitaciones si no existe una
solidaridad externa concreta. También llegó una contribución escrita de Nikos
Maziotis desde la prisión de máxima seguridad de Domokos 8, que destacó la
relación entre la solidaridad, la guerra de guerrillas y la lucha insurreccional
entre los revolucionarios y el movimiento anarquista/antiautoritario desde 2010
hasta hoy. Esta discusión también contó con la participación (siempre a través
de los malditos medios tecnológicos) de un compañero anarquista.9, que desde
hace más de veinte años forma parte de esas luchas contra la prisión y la
sociedad que la necesita, provenientes del territorio que ocupa el Estado de
México. Con él pudimos tener un relato directo y profundo de cómo después de
muchos años los compañeros se organizaron en una asamblea que apoyó abiertamente
a los presos que eligieron el camino de la fuga y la clandestinidad, hablando
del caso de Miguel Peralta.10 Un companero anarquista indígena latitante, y cómo
reflexionaron y decidieron —por primera vez después de años de situaciones en
las que el apoyo al compañero en fuga se limitaba a mantener un marco de
silencio cómplice y apoyo fáctico— apoyar y lanzar iniciativas para hablar y
difundir abiertamente las ideas, la palabra de este compañero y las razones de
su lucha y su huida. Luego se centró en cómo superar la represión, el tabú de no
hablar para no ser incluido en esas famosas listas e investigaciones de
sospechosos solidarios que inmediatamente se convierten en cómplices de los
fugitivos, pero sin dejar de prestar atención a la seguridad del compañero en
fuga. Finalmente, hizo un breve recuento de las experiencias de luchas vividas
al interior de las cárceles en la última década en la Ciudad de México, del uso
por parte del Estado de las acusaciones de colusión entre el mundo anarquista y
el narcotráfico como en el caso de Jorge Ezquivel, preso anarquista detenido en
Prisión de la Ciudad de México. Este caso se entrelaza con las experiencias de
lucha contra la prisión en la última década, cuando se llevaron a cabo acciones
de sabotaje contra los símbolos de dominación y contra el aumento de las tarifas
del transporte durante el “Diciembre Negro”, que en México fue una clara
expresión de solidaridad insurreccional internacionalista, también con los
presos revolucionarios griegos Nikos Romanos y Yannis Michalaidis, quienes se
encontraban en huelga de hambre en las cárceles griegas durante ese período.
Árboles de Navidad, estaciones de metro y autobús fueron incendiadas: estas son
solo algunas de las muchas iniciativas que tuvieron lugar en esos años de
efervescencia insurreccional, que también vieron el primer congreso anarquista
insurreccional internacional, celebrado dentro del auditorio ocupado más grande,
con la participación, entre otros (vía Skype, ya que no se le permitió entrar al
país), del camarada Alfredo Maria Bonanno.
—————————————————————————————————————————–
7
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/paolo-todde-compagno-prigioniero-ad-utaca-contributo-percorsidi
lotta/
8
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/nikos-maziotis-preso-anarquista-condenado-por-la-accion-de
lucha-revolucionaria/
9
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/06/04/messico-da-citta-del-messico-un-contributo-sulle-lotte-esperienze-di
complicita-tra-fuori-e-dentro/
10
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/desde-algun-lugar-en-la-tierra-actualizaciones-y-escritos-del
fugitivo/
Esta década de luchas dentro de las cárceles, dada la cantidad de compañeros
detenidos, como Fernando Bárcenas, Fernando Sotelo y Abram Cortés entre otros y
otras, se ha caracterizado por negarse a adherirse a la buena conducta y la
servidumbre voluntaria impuestas por la administración penitenciaria. Se han
dado diversas experiencias de autoorganización: desde talleres de escritura
anarquista hasta la creación de una revista. Canero11 Este periódico fue
producido y distribuido tanto dentro como fuera de las distintos penitenciarios,
el cual relataba las condiciones y las luchas carcelarias, además de ser una
herramienta de unión entre los presos para romper la dispersión que los dividía
en las distintas penitenciarías, también sirvió para desarrollar y expresar su
postura contra la amnistía. En aquellos años también se llevaron a cabo
numerosas luchas, como una huelga de hambre por la liberación total y contra la
prisión, iniciada con las siguientes palabras: “en nuestra concepción, está
constituida por la sociedad en su conjunto, mientras que las cárceles físicas
son solo una expresión concreta del aislamiento social que sustenta y legitima
el poder y por eso no recurrimos a los medios de comunicación, ni a las clases
dominantes, sino que nos dirigimos y hablamos a nuestros compañeros de la
inmensa prisión llamada tierra que, como nosotros, también son hijos de la
guerra por el solo hecho de haber nacido desheredados”. De este proyecto de
traducción12 de Kamina Libre, hemos tomado la decisión de organizar estos dos
días de encuentros y discusiones también para poder contribuir a discutir,
encontrar ideas y preguntarnos cómo podemos llevar adelante, desde afuera, un
apoyo activo y solidario a las luchas de los presos, un reconocimiento en las
luchas., en las insurrecciones, en las revueltas y en la solidaridad
internacionalista. Escuchar y discutir con compañeros que han luchado y siguen
luchando contra la cárcel a lo largo de los años es fundamental, a pesar del
tiempo nunca suficiente, para reflexionar sobre algunas posibilidades y
experiencias. Este debate de dos días nació para superar las limitaciones que
existen para apoyar las revueltas internas, como vimos, por ejemplo, en 2020
durante la emergencia de la COVID-19, así como en los últimos años, cuando se
han producido otras revueltas en cárceles de diversas partes de Italia. Sin
embargo, estas revueltas no han logrado extenderse ni dialogar con el exterior,
y surge de la necesidad de responder a los ataques de los Estados contra las
luchas que se libran tanto dentro como fuera de las cárceles, desde Italia con
la nueva ley de seguridad (ex DDL 1660), hasta Chile, Grecia y Francia. Este
tipo de ataque, que pasa, entre otras cosas, por las reformas del sistema
penitenciario, en nuestra opinión, tiene un carácter preventivo en un horizonte
de guerra y conflicto social cada vez más latente, en directa continuidad con la
aplicación del artículo 41bis a Alfredo. Creemos que el ataque a Alfredo fue una
advertencia del Estado a quienes persisten en apoyar las ideas y prácticas
revolucionarias, un Estado que debe borrar tanto la posibilidad como la memoria
de la lucha armada en este país, de la cual la acción contra Adinolfi de Ansaldo
Nucleare, reclamada por Alfredo ante el tribunal de Génova, es uno de los
testimonios más recientes. Pero, sobre todo, nos preguntamos qué significa
seguir apoyando la lucha del primer compañero anarquista enterrado en la prisión
de Bancali en 41 bis y la expansión del modelo de este régimen en diversas
partes del mundo, desde Chile hasta Francia, con el Estado italiano exportando
cada vez más regímenes de aislamiento.
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11
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/29/el-canero-1-stampa-carcelaria-dal-messico/
12
https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/presentazione-progetto-di-traduzione/
El segundo día, se repasaron las razones de la lucha y la movilización en
solidaridad con Alfredo Cospito. El debate se centró en algunos puntos críticos
y preguntas contenidas en este texto “dal centro a la perifieria”.13 Lo que nos
permitió reflexionar sobre los factores de éxito de la movilización que, a pesar
de las mil dificultades y en una situación en los niveles más bajos del
movimiento anarquista, logró sacar a la luz las razones, las palabras y la
identidad de Alfredo Cospito, quien apoyó una huelga de hambre que duró 181
días. Una movilización de carácter internacional, de solidaridad y acción
directa, que duró más de diez meses y comenzó muchos meses antes de la huelga de
Alfredo, para intentar romper el manto de silencio donde querían relegarlo. Esta
movilización ahora ve la venganza del Estado contra quienes se movilizaron
durante esos meses, como con la solicitud de condenas hasts seis años por
resistencia agravada, disfraz, lanzamiento de objetos y complicidad moral en
daños, por una marcha en Milán el 11 de febrero de 2023, coincidiendo con el
traslado de Alfredo al hospital. La complicidad moral, un elemento que debe
explorarse más a fondo, es también uno de los elementos centrales de la
Operación City, con 19 condenas por devastación y saqueo en relación con la
marcha del 4 de marzo en Turín 2023.
Lello Valitutti, acusado por esta marcha, y que se encuentra bajo arresto
domiciliario durante más de un año por el juicio de Brennero, además de la
obligación de residir en su localidad de residencia, aportó su contribución y
saludo a este debate. Lello se encuentra actualmente en una situación médica
compleja, lo que, según nos comentó, le impide estar presente y ejercer
plenamente su derecho a la defensa en el juicio por la operación de la City el
próximo julio, donde se le acusa, junto con otros compañeros, de complicidad
moral en la devastación y el saqueo. Por lo tanto, y solicitarà la suspensión
del juicio por motivos de salud.
Concluimos con algunas consideraciones surgidas de esta discusión:
Estamos a un año de que el Estado y la DNAA propongan, con casi total certeza,
mantener a Alfredo Cospito en 41 bis, y tal vez enviarnos también a otros presos
anarquistas. Esto a pesar de que han caído los cargos del juicio en el que el
Estado intentó golpear la agitación y la propaganda anarquista hacia los
compañeros y compañeras del quincenal Bezmotivny, en el que la acusación intentó
perfilar la figura de Alfredo, en el proceso Scripta Scelera, como la figura más
destacada dentro de un determinado segmento del movimiento anarquista. Pintando
una instigación al delito con él como «orientador», incluso después de la
absolución total en el juicio Sibilla, donde se le acusaba directamente de ser
un «instigador» en un ámbito, el del movimiento anarquista, que tiene en la
autonomía de pensamiento y acción su eje central.
Junto con el juicio Scripta Manent, la operación Sibilla fue decisiva en el
traslado de Alfredo Cospito al 41 bis. Con la movilización que surgió de la
lucha de Alfredo, se abrió un debate y se crearon grietas en el 41 bis, la
cadena perpetua sin libertad condicional y la prisión de aislamiento, la cúspide
del sistema represivo. Esta repercusión fue tal que, a veces, frente a algunas
cárceles con secciones del 41 bis, los presos de adentro fueron los primeros en
lanzar el coro “¡Alfredo fuera del 41 bis!”. La lucha no tuvo una dinámica
meramente antirepresiva, ni fue gestionada únicamente por abogados, sino que se
relanzó la iniciativa del movimiento anarquista y revolucionario en general para
contrarrestar la ofensiva del capital y del Estado, esto a pesar de que vivimos
tiempos de elogio del desapego, de desmovilización permanente, de resignación
reinante. La lucha de Alfredo nos ha permitido impulsar un debate sobre el 41
bis y la represión en Italia. Sobre todo, ha puesto al Estado en contradicción
con sus emanaciones (véase el cambio de opinión de la DNAA sobre su permanencia
en el 41 bis, en contra del ministro de la justicia Nordio). Asimismo, la
movilización externa ha generado problemas para el aparato represivo, con la
fuerza para llevar la palabra y la lucha de Alfredo a todos los rincones
posibles y con las más diversas iniciativas, retomando de forma conflictiva la
presencia en las calles, en las plazas y fuera de las cárceles. Decir «fuera
Alfredo del 41 bis» ha impuesto en el debate la figura de Alfredo, su historia,
desde una perspectiva de incompatibilidad con cualquier tipo de compromiso o
solución política, a pesar de que algunos sectores parainstitucionales de la
izquierda hayan intentado infiltrarse en la movilización.
Hoy lo importante es poder hablar de cómo, además de la vida de Alfredo, se
pusieron también está en juego el significado y la perspectiva de la
solidaridad, un principio que ha sido objeto de constantes ataques durante años
por parte de las procuradoria antiterroristas en toda Italia y más allá. Desde
el fin de la huelga de hambre, y ahora que la movilización prácticamente ha
cesado, el Estado intenta vengarse de este compañero, como lo demuestran las
recientes noticias sobre su encarcelamiento, en particular el regreso del
graduado del GOM, previamente destituido por su implicación en el escándalo de
las escuchas telefónicas, a la dirección de la sección 41 bis de la prisión de
Bancali, lo que ha agravado aún más las ya duras condiciones de Alfredo en este
régimen. Hoy es necesario reflexionar sobre un hecho real: esta movilización, si
bien insuficiente para liberar a Alfredo de la 41 bis, para el cierre de este
régimen de detención y también para la liberación de Alfredo y de todos los
presos,
Sin duda, ha alimentado chispas nada comunes, de las que sería deseable extraer
enseñanzas y estímulos para la realización de un proyecto que vaya más allá de
la emergencia del momento. A este respecto, reflexionando sobre cómo no quedarse
estancados en una lucha contra las cárceles, la aplicación del 41bis a Alfredo
debería ponerse en relación más explícita con las políticas bélicas del Estado
italiano. Siempre en relación con cómo continuar la lucha en solidaridad con
Alfredo y el apoyo a las prácticas que él lleva a cabo, también se destacó la
importancia de llevar el caso de Alfredo a las luchas contra la energía nuclear.
Cómo continuar ahora, dada la realidad de la situación actual, es una de las
preguntas por las que pensamos que valía la pena reunirnos y reflexionar.
Mientras los Estados se preparan para la guerra y los beneficios de las armas
crecen desmesuradamente, mientras continúa el genocidio en Palestina y con la
aprobación de un decreto de seguridad que ataca a los oprimidos, estos señores
se apresuran de nuevo a juzgar a los anarquistas, un enemigo interno al que hay
que erradicar porque siempre se ha opuesto al capitalismo, al Estado y a sus
políticas bélicas. Sabotear el frente interno significa, por lo tanto, también
relanzar la solidaridad con Alfredo, con todos y todas las personas
encarceladas.
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13 https://presospolitico.noblogs.org/post/2025/05/24/del-centro-a-la-periferia
PDF: fuorilegge esp
Tag - Babele
Riceviamo e diffondiamo
Scarica la locandina di chiamata in italiano: IMG_3059 e in arabo:
Opera_senza_titolo
Ringraziando chi l’ha fatta, riceviamo e diffondiamo la traduzione di un
importante appello dagli Stati Uniti per la solidarietà a Elias Rodriguez,
firmato da numerose individualità e realtà (tra le quali un gruppo anarchico e
uno di ebrei antisionisti che con il loro nome – Jewish Bund, ovvero “Lega
ebraica” – sembrano richiamare l’omonima organizzazione socialista e
anti-statalista che fino alla fondazione dello Stato d’Israele contese alla
Organizzazione Sionista l’egemonia sulla diaspora ebraica nel mondo, in
particolare nell’Europa dell’Est martoriata dai pogrom antisemiti). Al di là del
linguaggio (per esempio, il definire la causa palestinese come una “lotta di
liberazione nazionale” anziché “anticoloniale”) e di alcuni aspetti che non
condividiamo (come il motivare la necessità dell’iniziativa autonoma con la
latitanza del “diritto internazionale”, o le simpatie neanche troppo velate per
l’“Asse della resistenza” a guida iraniana), di questo testo apprezziamo
soprattutto lo spirito di giustizia e la lettura della situazione attuale,
laddove il sostegno a Elias è giustamente visto come un tornante inaggirabile
per il movimento di solidarietà alla Palestina, notoriamente colpito negli USA
da una durissima repressione. Mentre su questo lasciamo la parola all’appello,
quello che ci preme è sottolineare l’aspetto etico dell’azione compiuta e
rivendicata dal compagno, «assumendoci una parte del suo atto di giustizia».
A dispetto della canea mediatica e politicante che ha mobilitato (ancora una
volta, ma con foga inaudita) i fantasmi dell’antisemitismo e del pogrom, e di un
certo confusionismo creato ad arte che ha attraversato persino ambienti “di
movimento”, Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim non erano né due ebrei né due
impiegati qualsiasi, semplici segretari o addetti agli sportelli, ma due membri
del corpo diplomatico dell’ambasciata israeliana a Washington, e a margine di un
incontro tra diplomatici sono stati uccisi. Ovvero, erano due funzionari
strapagati per curare le relazioni internazionali del proprio Stato,
«attivamente impegnati» – come ben scrivono gli estensori dell’appello – «nel
facilitare [la sua] violenza totale in tutto il mondo, creando uno spazio
diplomatico per perpetuarla e approfondirla». Tra le altre cose, i giornali ci
informano che Milgrim stava curando una ricerca sul «dialogo interreligioso» nel
quadro dei Patti di Abramo (ovvero di quegli accordi tra Israele e i Paesi arabi
che avrebbero definitivamente seppellito la causa palestinese sotto la “pace”
dei mercati, se non ci fosse stata… l’azione del 7 ottobre) e lavorando a un
programma di «tecnologie per il dialogo tra israeliani e palestinesi», con
partner come la nota agenzia USAID, Microsoft e Google
(https://www.jpost.com/diaspora/antisemitism/article-855044). Siamo
perfettamente d’accordo con il ministro degli esteri israeliano: Yaron
Lischinsky – e vale ovviamente anche per Sarah Milgrim – era «un guerriero,
morto sul fronte diplomatico esattamente come un soldato sul campo di
battaglia».
Se nessuno Stato potrebbe mai esistere senza gendarmi, la sua violenza non è
resa possibile solo dalle armi, dai poliziotti e dai soldati, ma anche da tutte
quelle attività – la filatura dei contatti interstatali, l’organizzazione del
consenso o anche la creazione di quinte colonne in campo nemico in cui è
specializzata l’USAID – che la permettono, la giustificano e la rafforzano. Dopo
quasi 20 mesi di genocidio e settimane di affamamento totale della popolazione
di Gaza, lo scorso 21 di maggio, a Washington, una piccola particella di questa
violenza è tornata indietro, per opera di un uomo di pensiero, cuore e coraggio
che adesso rischia né più né meno che la pena di morte. Non lasciamo solo il
compagno Elias Rodriguez! Finché ci saranno dei massacri, ci saranno dei
vendicatori.
Qui il testo originale: https://abolitionmedia.noblogs.org/19340/
Liberare Elias Rodriguez: costruiamo la culla popolare internazionale della
resistenza
L’attacco mirato di Elias Rodriguez il 21 maggio 2025 a due membri del personale
diplomatico israeliano è stato un atto legittimo di resistenza contro lo Stato
sionista e la sua campagna genocida a Gaza. Dopo venti mesi di ininterrotta
violenza apocalittica portata avanti dal movimento sionista, inflitta sulla
popolazione palestinese che si batte per la liberazione nazionale, così come sui
combattenti per la libertà che portano avanti quella liberazione nazionale; dopo
venti mesi di repressione politica e legale condotta dagli stessi sionisti
contro il nostro movimento internazionale che si oppone alla loro campagna di
distruzione totale – è giunto il tempo per conseguenze reali. Non hanno lasciato
altra opzione per opporsi concretamente alla loro furia e totale disprezzo per
ogni limite, che siano quelli dell’umana decenza o i confini politici, nel
momento in cui si attivano per la repressione persino contro la possibilità di
protesta non-violenta attraverso l’interezza dell’alleanza imperialista guidata
dai cosiddetti Stati Uniti. Lo testimonia il divieto assoluto di protesta e di
espressione di supporto per la liberazione palestinese da dentro l’Europa, in
particolare in Germania e in Francia; loro stessi non estranei alla
perpretazione di genocidio. Lo testimoniano gli arresti arbitrari, le detenzioni
e le deportazioni di Palestinesi e musulmani in Nord America ed Europa. Lo
testimonia la legislazione “ad hoc” e le false accuse di “terrorismo” e “finta
beneficenza” contro la rete di solidarietà coi prigionieri palestinesi Samidoun
per la loro incrollabile difesa dell’Asse della Resistenza e dei prigionieri
rinchiusi nei campi di concentramento sionisti. Ne sono testimoni le terror
lists che criminalizzano la solidarietà internazionale. Ne è testimone la messa
al bando degli Students for Justice in Palestine in numerosi campus, le cause
civili intentate agli studenti per smobilitare la parte più attiva del
movimento, la collaborazione tra vigilantes sionisti e forze di polizia
militarizzate, il doxxing [la divulgazione di dati personali allo scopo di
rendere vulnerabile una persona, NdT] e le minacce di morte e le espulsioni. Ne
è testimone il terrore rappresentato dall’attacco ai mezzi di sostentamento
degli oppositori, intimidendo e cacciando da posti di lavoro e istituzioni. Lo
testimoniano i prigionieri politici del movimento di solidarietà alla Palestina,
rinchiusi per la loro coscienza, dagli Holy Land 5 [cinque persone condannate
con l’accusa di aver finanziato la resistenza palestinese attraverso la
copertura di una associazione di beneficenza, NdT] a Casey Goonan [arrestato con
l’accusa di aver compiuto attacchi incendiari nell’ambito delle mobilitazioni
contro il genocidio, NdT]. Lo testimonia il brutale assassinio del palestinese
di sei anni Wadea al-Fayoume a Chicago, la cui foto era sulla finestra della
casa di Elias Rodriguez. Lo testimonia l’assoluta impunità con cui sostengono
tutto questo – cinicamente nascondendosi dietro l’assurda affermazione che i
sionisti sono le vere vittime, mentre hanno il supporto del più militarizzato
impero nella storia dell’umanità, gli USA.
Estendendo questa repressione oltre l’interno dell’Occidente, il movimento
sionista usa ogni mezzo per reprimere l’opposizione tra la gente e gli stati che
stanno fuori o ai confini del dominio occidentale. Hanno usato mezzi
diplomatici, economici e persino militari, attraverso la fornitura di armi,
mercenari e addestramento a qualunque attore che abbiano potuto usare come
strumento per i propri interessi. Hanno oltrepassato ogni linea e confine,
attaccando Iran, Siria, Libano, Yemen e Iraq. Impegnandosi perfidamente in tutto
il mondo, uccidendo civili e assassinando perfino negoziatori, spesso sotto una
bandiera di tregua. Lo testimoniano i loro attacchi diplomatici ed economici al
Sud Africa, attraverso il loro senior partner in crimini contro l’umanità, il
governo degli Stati Uniti. Il movimento sionista, concentrato e formalizzato
nello Stato d’Israele, è esplicito nel dire che non rispettarà alcun limite,
tutto è concesso nel portare avanti la loro visione suprematista del mondo e nel
consolidare l’infestante colonia d’insediamento che hanno, temporaneamente,
stabilito sulla terra palestinese.
Sotto questa luce, l’operazione condotta da Elias Rodriguez contro funzionari
diplomatici israeliani a Washington DC – persone attivamente impegnate nel
facilitare questa violenza totale in tutto il mondo creando uno spazio
diplomatico per perpetuarla e approfondirla – è stata, nelle sue stesse parole
una dichiarazione di BASTA! Per parafrasare una grande rivoluzionaria, protesta
è quando diciamo “non ci piace”, resistenza è quando poniamo una fine a quello
che non ci piace.
Per essere chiari, quello è più della presa d’atto del fatto che la violenza e
l’oppressione distribuita dal movimento sionista farà crescere inevitabilmente
la contro-violenza, un dato di fatto innegabile. Stiamo dicendo che questa
contro-violenza è legittima. Che è giustizia.
L’atto di Elias Rodriguez è stato pienamente giustificato, nel luogo dove doveri
legali e morali si incontrano. È chiaro che la legge internazionale, che
l’Occidente stesso ha stabilito e le cui istituzioni sono dominate
dall’interesse di questi imperialisti, stabilisce un dovere di intraprendere
azioni per fermare il genocidio, incluso l’uso della forza per fare ciò. Sotto
la legge internazionale questo dovere è assegnato agli stati – non spetta agli
attori non-statali affermarlo. Ma cosa accade nel caso in cui nessuno stato
occidentale abbia intrapreso un’azione sufficiente per fermare la devastazione,
laddove un genocidio avvenga davanti agli occhi di chiunque, messo in diretta
sia nel massacro di Gaza e anche nelle esplicite ed implicite ammissioni del
governo israeliano e del più ampio movimento sionista? In questo caso, il
nostro, i soli attori che osano imporre conseguenze sono stati, per ammissione
degli stessi imperialisti, attori non-statali, a parte l’Iran.
Questo è il punto in cui quegli obblighi legali, derogati e lasciati inadempiuti
da coloro che ne sono responsabili, debbono essere realizzati dal popolo libero
del mondo. Elias Rodriguez ha imposto una conseguenza, una semplice goccia nel
secchio di conseguenze legate al movimento sionista e del suo Stato ridotto a
guarnigione militare. Possa riecheggiare per insegnare una lezione e portare un
esempio. Per fare finalmente riflettere i sionisti, che ci sono dei limiti e che
l’impunità non sarà permessa, da nessuna parte.
La lotta palestinese è la punta della lancia contro l’imperialismo globale. Dal
momento che l’imperialismo ha trasformato il mondo intero nel suo campo di
battaglia, è giustificato combatterlo, con ogni mezzo necessario, senza riguardo
per la geografia. Questo è valido soprattutto per coloro che combattono dietro
le linee nemiche, dentro gli Stati Uniti, un’ entità che ha una pari
responsabilità in tutti i crimini commessi dai sionisti. Che sia nella Striscia
di Gaza sotto assedio, nel Mar Rosso, nel Sud del Libano o nel cuore degli Stati
Uniti, ci devono essere conseguenze per l’imperialismo sionista genocida, e
queste conseguenze sono giuste.
La forza morale che ci spinge a porre fine alla brutalità senza precedenti del
genocidio di Gaza – e al sistema globale imperialista nel suo complesso – è la
ragione per affermare una nuova legge, una legge creata da attori rivoluzionari
e che si erge in segno di sfida contro la legge consolidata che ha dimostrato di
essere inadeguata e fondamentalmente illegittima. Di fronte a un’insondabile
violenza coloniale e imperialista, perpetrata contro un popolo affamato e
imprigionato con assoluta impunità, abbiamo un obbligo di rottura con le
autorità che hanno reso quella violenza possibile. Elias Rodriguez ha fatto
esattamente questo e il suo atto di resistenza ha posto le legge stessa sotto
processo.
Ma questo è solo l’inizio della sua battaglia e deve avere il supporto di tutte
le genti libere per il mondo. Gli oppositori dell’imperialismo, del sionismo e
del genocidio devono schierarsi per difendere Elias Rodriguez e attraverso la
sua difesa supportare la legittimità e necessità della resistenza stessa. Quello
che accadrà rispetto a questo caso nel corso dei prossimi mesi e anni
modificherà dalle fondamenta la traiettoria del movimento contro il sionismo e
l’imperialismo a guida statunitense. I rivoluzionari e le persone di coscienza
ovunque sono partecipi in questa battaglia.
Lo Stato americano cercherà indubbiamente di ottenere le pena di morte per il
suo caso, come hanno fatto con Rodney Hinton Jr [accusato nel maggio scorso di
aver ucciso un vicesceriffo per vendicare la morte del figlio ucciso dalla
polizia, NdT] e Luigi Mangione, le cui presunte azioni hanno pure aiutato a
riequilibrare la bilancia della giustizia. I sionisti renderanno Elias Rodriguez
un’incarnazione del nostro movimento, distorcendo nel frattempo il suo e il
nostro messaggio, cercando di incutere ancora maggiore paura, di intimidirci
ulteriormente fino al silenzio e a una “protesta” impotente e senza speranza. Se
noi permettiamo loro di uccidere silenziosamente Elias Rodriguez, se noi stiamo
seduti a guardare o permettiamo a noi stessi di dimenticare la sua resistenza,
allora essi avranno ucciso anche una parte del nostro movimento, una parte di
noi; quella parte che anela alla giustizia contro l’oltraggiosa e umiliante
impunità di questo sistema di genocidio e, di fatto, di biocidio. Di nuovo, non
abbiamo altra scelta se non quella di difendere Elias Rodriguez. Tanto più che
le sue azioni sono particolarmente difendibili e moralmente inappuntabili.
Dunque, facciamo appello a tutte le persone di coscienza, quelle per cui gli
affronti degli ultimi 20 mesi sono semplicemente troppo da sopportare, a unirsi
nel supporto a Elias Rodriguez. Assumiamoci una parte del suo atto di giustizia
supportando la sua lotta fino alla fine. Mandiamogli supporto morale spedendogli
lettere. Mandiamogli supporto economico mettendo soldi nel suo conto carcerario
e sostenendo la sua difesa legale. Raduniamoci alle sue udienze in tribunale.
Raduniamoci davanti alle prigioni in cui lo tengono. E, in ogni caso, alziamo le
nostre voci per fare da eco alle sue parole per amore della giustizia e
dell’obbligo di rendere conto delle proprie azioni, che questo genocidio contro
il popolo palestinese cessi subito e la Palestina sia libera. Facciamolo
orgogliosamente e senza vergogna. Anche questo è un modo per imporre conseguenze
e mandare ai genocidari e ai loro complici il messaggio che da questo punto in
poi la resa dei conti è imminente, improvvisa, senza perdono e implacabile.
LIBERIAMO ELIAS RODRIGUEZ! LIBERIAMOLI TUTTI E TUTTE!
COSTRUIAMO LA CULLA POPOLARE INTERNAZIONALE DELLA RESISTENZA!
GLOBALIZZIAMO L’INTIFADA!
Free Elias Rodriguez Organizing Committee (free.elias.rodriguez@proton.me)
Firmatari:
Cultural Workers Against Empire
Tariq El-Tahrir Youth and Student Network
Bronx Anti War
Resistance News Network
Unity of Fields
JDPOD
Nidal Seattle
Third World Solidarity Front (TWSF)
Resistance Archives
Free Radical
Chorley4Palestine
Collectivize!
People’s Defense Charlotte
Crown Heights Bites Back
Teatro de la Psychomachia
Montgomery County for Palestine
Mateo Feliciano, Diaspora Pa’lante Collective
Kamau Franklin
DSA Liberation Caucus
Civilian Freedom Movement worldwide (CFM)
Costurero Anarquista Popular Nueva York
Jewish Bund at Brandeis
Community Liberation Programs
Palestine News Network (PNN)
Brevard Vanguard
Ringraziando chi l’ha fatta e ce l’ha inviata, diffondiamo la traduzione di
questo interessante comunicato di “due bande anarchiche” passate all’azione.
Qui il testo originale:
https://attaque.noblogs.org/post/2025/05/25/communique-du-sabotage-contre-des-installations-electriques-sur-la-cote-dazur/
Questa la traduzione:
TAGLIO_!_Comunicato_del_sabotaggio_contro_gli_impianti_elettrici
Riceviamo e diffondiamo, col sangue agli occhi:
Alcuni aggiornamenti sulla situazione di Ghespe
Dopo circa due anni, nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 2025 un fermo di
polizia pone fine alla latitanza di Ghespe. Dal momento dell’arresto le guardie
dello Stato spagnolo si sono subito distinte per la loro caratteristica viltà.
Le botte, le minacce e quelle che anche dal compagno sono state riconosciute
come torture psicologiche e fisiche, lo hanno portato a compiere un gesto
estremo per potere uscire da una situazione di assoluto pericolo per la sua
incolumità. Per poter scampare dalla sezione del carcere Soto del Real di Madrid
si è reciso le vene sulle braccia ed è stato trasferito all’ospedale
psichiatrico. Da prassi, la messa in pericolo della propria vita comporta di
conseguenza un TSO, per cui al compagno sono stati inoculati sedativi ed
antipsicotici. Tiene molto a precisare che il gesto non è stato compiuto con
volontà suicidarie né tali idee mai gli sono passate per la testa. La quantità
di sangue perso era tale da dover ricevere delle trasfusioni.
Durante la sua degenza nel reparto psichiatrico ha ancora subito episodi di
tortura come la pressione sulle ferite aperte da parte del personale
ospedaliero. Dopo le dimissioni dall’ospedale, è stato estradato in Italia il 4
marzo, in particolare al carcere di Rebibbia a Roma, primo approdo dopo il volo
da Madrid.
Il 20 marzo è stato trasferito nel carcere di Spoleto e posto in transito nel
reparto di infermeria. A seguito di un battibecco con un secondino gli è stato
inflitto un altro TSO, somministrandogli un sedativo con metodi coercitivi e
facendolo passare sulle carte come volontario.
Oggi Ghespe resiste, si trova in cella da solo ed è in attesa
dell’autorizzazione dei colloqui con la sua compagna. Invitiamo tutte le persone
solidali a inondarlo di lettere, libri (anche in castigliano) e solidarietà e
rilanciamo il presidio sotto al carcere di Spoleto del 26 aprile.
Solidarietà e complicità con Ghespe, contro lo stato e le sue galere, per
l’anarchia.
Indirizzo di posta : Salvatore Vespertino
Casa di Reclusione Spoleto
Località Maiano, 10
06049 Spoleto (PG)
Per inviare soldi: Intestataria: Micol Marino
Postepay nr: 5333 1712 3093 3273
Iban : IT33I3608105138262555662570
BIC/SWIFT: PPAYITR1XXX
Some updates on Ghespe’s situation
After about two years, on the night of February 14-15, 2025, a police arrest
ended Ghespe’s status as a fugitive. From the moment of his arrest, the Spanish
state guards were immediately notable for their characteristic cowardice. The
beatings, threats, and what even the comrade recognized as psychological and
physical torture led him to make an extreme act in order to be able to escape
from a situation of absolute danger to his safety. In order to leave the Soto
del Real prison in Madrid, he cut the veins of his arms and was transferred to
the psychiatric hospital. As a matter of procedure, endangering one’s life leads
consequently to a TSO (psychiatric compulsory treatment), so the comrade was
inoculated with sedatives and antipsychotics. He is very concerned to point out
that the act was not done with suicidal intentions, nor did such thoughts ever
cross his mind. The amount of blood he lost was such that he had to receive
transfusions.
During his stay in the psychiatric ward, he continued to suffer torture, such as
pressure on open wounds by hospital staff. After being discharged from the
hospital, on March 4 he was extradited to Italy, specifically to the Rebibbia
prison in Rome, his first stop after his flight from Madrid.
On March 20, he was transferred to Spoleto prison and placed in the infirmary.
After an argument with a guard, he was given another TSO, being sedated forcibly
whilst it was described on the papers as a voluntary choice.
Today, Ghespe is resisting, alone in his cell, waiting for permission to be
visited by his partner. We invite all comrades to flood him with letters, books
(also in Spanish) and solidarity, and we remind the call for a solidarity
meeting under the Spoleto prison on April 26.
Solidarity and complicity with Ghespe, against the state and its prisons, for
anarchy.
Address to write to Ghespe: Salvatore Vespertino
Casa di Reclusione Spoleto
Località Maiano, 10
06049 Spoleto (PG)
To support him with money: Micol Marino
Postepay nr: 5333 1712 3093 3273
Iban : IT33I3608105138262555662570
BIC/SWIFT: PPAYITR1XXX
[Aggiornamento] Presenza solidale con gli anarchici inquisiti nell’operazione
Scripta Scelera rinviata al 1º aprile 2025 (Massa)
[AGGIORNAMENTO] Informiamo che nel corso dell’udienza dibattimentale del 14
febbraio è stato stabilito il rinvio di quella prevista per il 28 successivo,
per la quale era stata fissata la presenza solidale. La nuova udienza è
stabilita per martedì 1º aprile, gli orari della presenza in piazza sono
invariati.
PRESENZA SOLIDALE CON GLI ANARCHICI INQUISITI NELL’OPERAZIONE SCRIPTA SCELERA –
MASSA, 1º APRILE 2025
8 agosto 2023. A fronte di una richiesta di dieci arresti in carcere,
l’operazione Scripta Scelera porta a nove misure cautelari nei confronti di
altrettanti anarchici e anarchiche inquisiti per la redazione e distribuzione
del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”. Un procedimento con
cui lo Stato ha inteso “normalizzare” le misure cautelari per le accuse
riguardanti le pubblicazioni rivoluzionarie. Scripta Scelera rappresenta un
altro “capitolo” nelle politiche di guerra dello Stato italiano, in continuità
tra le altre cose con le recenti manovre repressive volte a sottrarre agibilità
politica a sempre più ampi settori sociali.
1º aprile 2025. Dopo oltre un anno si avvia alla conclusione il processo contro
quattro compagni inquisiti. Il pubblico ministero Manotti della DDAA di Genova
pronuncerà la propria requisitoria. A prescindere dalle ipotesi inquisitorie
dell’accusa su presunte capacità istigatorie e terroristiche, le ragioni che lo
Stato intende colpire sono quelle di chi si è opposto alla guerra anche tramite
la denuncia delle industrie italiane coinvolte nella produzione di armamenti,
così come quelle di chi ha sostenuto la mobilitazione del 2022-’23 contro il 41
bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi con lo sciopero della fame di Alfredo
Cospito.
CI VEDIAMO MARTEDÌ 1º APRILE A MASSA:
ORE 12:00 – APPUNTAMENTO IN PIAZZA FELICE PALMA
ORE 15:00 – PRESENZA DAVANTI AL TRIBUNALE IN PIAZZA DE GASPERI
* * *
Cogliamo l’occasione per ricordare le coordinate del conto della cassa di
solidarietà e l’e-mail per organizzare iniziative benefit o ricevere copia dei
testi riguardanti Scripta Scelera:
Carta postepay numero: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Intestataria: Ilaria Ferrario – Per contatti:
solidaliscriptascelera[chiocciola]paranoici[punto]org
— — —
[Update] Gathering in solidarity with the anarchists accused in Scripta Scelera
operation postponed to April 1, 2025 (Massa, Italy)
[UPDATE] We inform that during the hearing of February 14th, it was decided by
the judge to postpone that one scheduled for the following 28th, for which a
solidarity gathering had been called. The new hearing has been set for Tuesday,
April 1st, the times remain unchanged.
GATHERING IN SOLIDARITY WITH THE ANARCHISTS ACCUSED IN SCRIPTA SCELERA OPERATION
– MASSA, APRIL 1, 2025
August 8th, 2023. Following a request for ten arrests in prison, Scripta Scelera
operation leads to nine precautionary measures against as many anarchists
accused for the publication and distribution of the internationalist anarchist
fortnightly ‘Bezmotivny’. A proceeding with which the State intended to
‘normalise’ the precautionary measures for charges concerning revolutionary
publications. Scripta Scelera represents another ‘chapter’ in the war policies
of the Italian state, in continuity among other things with recent repressive
manoeuvres aimed at removing political practicability from ever wider social
sectors.
April 1st, 2025. After just over a year, the trial against four accused comrades
is coming to an end. Public prosecutor Manotti of the DDAA (“Anti-Mafia and
Anti-Terrorism District Directorate”) of Genoa will deliver his indictment, with
the requests for sentencing. Regardless of the prosecutor’s inquisitorial
hypotheses on alleged instigatory and terrorist capabilities, the reasons that
the State intends to strike are the ones of those who opposed the war also by
denouncing the Italian industries involved in the production of armaments, as
well as those who supported the 2022-’23 mobilisation against 41 bis prison
regime and life imprisonment without the possibility of parole developed with
Alfredo Cospito’s hunger strike.
WE WILL MEET ON TUESDAY, APRIL 1st, IN MASSA:
12:00 h. – SOLIDARITY GATHERING IN PIAZZA FELICE PALMA
15:00 h. – PRESENCE IN FRONT OF THE COURT IN PIAZZA DE GASPERI
* * *
We remind the account details for the solidarity fund and the e-mail address for
organising benefit initiatives or receiving copies of the texts about Scripta
Scelera operation:
Postepay card number: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Account holder: Ilaria Ferrario – For contacts:
solidaliscriptascelera[at]paranoici[dot]org
scripta scelera massa 1 aprile 2025 english
Riceviamo e diffondiamo:
Questi pannelli della mostra rappresentano un tentativo di provare ad articolare
una possibilità rivoluzionaria in territori specifici, in prevalenza rurali, ove
insistono dinamiche di “colonialismo interno” da parte degli Stati e del
capitale, come ad esempio per le società del sud europa.
Ѐ un modo per cercare di intrecciare la distruzione necessaria dell’esistente
con la costruzione di spazi di autonomia e di saperi, e con spazi di “comunità
reali” fra gli individui nell’epoca dell’isolamento e della solitudine digitale,
affinché lo spazio di organizzazione e di lotta venga a coincidere con lo spazio
conosciuto in cui si esplicano le nostre relazioni della “vita associata” per la
riproduzione delle proprie condizioni di esistenza, delle relazioni materiali di
produzione, scambio e sussistenza, non mediate da istituzioni statali o
commerciali.
La prospettiva auspicabile a lungo termine su un territorio specifico sarebbe
quella della “federazione”, ovviamente informale, di lotte e di spazi di
autonomia, di strutture di base e di mutuo appoggio nei borghi come nelle
piccole citta, di autonomia materiale e di saperi, di culture di resistenza e di
cosmovisioni altre della realtà.
Delle CLR (Collettività locali di resistenza) contro tutte le separazioni, che
si prefigurino sin da ora nel conflitto sociale e di classe la qualità della
vita per cui ci battiamo, e che diano strumenti e possibilità concrete per
finirla con la concezione dopolavoristica delle lotte e delle nostre vite.
Per provare ad uscire dall’angolo in cui ci stanno cacciando, non si inventa dal
nulla l’attacco a questo mondo, così come l’autogestione generalizzata della
vita sociale.
Estos paneles de la exposición representan un intento de tratar de articular una
posibilidad revolucionaria en territorios concretos, predominantemente rurales,
donde insisten dinámicas de “colonialismo interno” por parte de los estados y el
capital, como por ejemplo, las sociedades del sur de Europa.
Es una forma de intentar entrelazar la necesaria destrucción de lo existente con
la construcción de espacios de autonomía y conocimiento, y con espacios de
“comunidad real” entre individuos en la era del aislamiento y la soledad
digital, para que el espaciov de organización y lucha coincida con el espacio
conocido en el que se llevan a cabo nuestras relaciones de “vida asociada” para
la reproducción de nuestras condiciones de existencia, de relaciones materiales
de producción, intercambio y subsistencia, no mediadas por instituciones
estatales o mercantiles. La perspectiva deseable a largo plazo en un territorio
concreto sería la de una «federación», obviamente informal, de luchas y espacios
de autonomía, de estructuras de base y apoyo mutuo en aldeas y pequeñas
ciudades, de autonomía material y conocimiento, de culturas de resistencia y
otras cosmovisiones de la cosmovisión. obviamente informal, de luchas y espacios
de autonomía, de estructuras de base y apoyo mutuo en aldeas y pequeñas
ciudades, de autonomía material y conocimiento, de culturas de resistencia y
otras cosmovisiones de la realidad.
CLRs (Colectividades Locales de Resistencia) contra toda separación, que
prefiguran desde ahora en el conflicto social y de clase la calidad de vida por
la que luchamos, y que nos dan herramientas y posibilidades concretas para
acabar con la concepción post-laboral de las luchas y de nuestras vidas. Para
intentar salir del rincón al que nos están empujando, el ataque a este mundo no
se inventa de la nada, como la autogestión generalizada de la vida social.
Riceviamo e diffondiamo:
Questi pannelli della mostra sono il frutto delle esperienze e delle riflessioni
di svariati individui a diverse latitudini geografiche della vecchia europa
elaborate negli ultimi anni. Parlano di storie di classe. Di proletari che, per
condizione e per scelta, decidono di rendere abitabile un mezzo e di spostarsi
all’interno degli stati Ue seguendo le loro pulsioni e i lavori stagionali.
Parlano di un nomadismo specifico e di sfruttati, di storie di un “esercito
industriale di riserva” che per la maggior parte dei casi arriva dalle società
del sud e dell’est del vecchio continente che, come sempre nella storia dei
capitalismi europei, son servite come “serbatoio” di manodopera a basso costo.
In un’epoca contrassegnata dalla guerra e dalla trasformazione del modo di
produzione capitalistico e della società verso la fase digitale, è un tentativo
di ri-trovarsi come classe sociale, con le nostre lotte, i nostri approdi e
accampamenti, e i nostri spazi di agibilità da creare e da difendere, e le
cosmovisioni del nostro mondo e le variegate culture di resistenza che lo
compongono.
Ѐ una mostra che parla di vita, di lotta e di viaggio, e che sbircia il modo e
le forme con le quali già gli sfruttati del secolo passato, come nel ‘900 gli
hobos negli Stati Uniti, hanno vissuto e si sono organizzati.
Non è un caso che, dopo la “grande depressione” del 1929, buona parte degli
scioperi selvaggi furono propri del movimento Hobo, cosi come le prime
contro-culture furono sviluppate negli accampamenti “hobo-jungle” alle periferie
proletarie delle grandi metropoli.
Contro la gravita sociale dell’ordinarieta, degli Stati e del capitale.
Contro la società dei varchi, delle recinzioni e delle separazioni.
Sempre contro tutte le vecchie e le nuove “enclosures”.
NOMADISMO
Estos paneles de la exposición son fruto de las experiencias y reflexiones de
varios individuos en distintas latitudes geográficas de la vieja Europa que se
han ido elaborando a lo largo de los últimos años. Hablan de historias de clase.
De proletarios que, por condición y por elección, deciden habitar un medio y
desplazarse dentro de los Estados de la UE siguiendo sus pulsiones y trabajos
estacionales. Hablan de un nomadismo específico y de los explotados, de
historias de un «ejército industrial de reserva» que en su mayoría procede de
las sociedades del sur y del este del viejo continente que, como siempre en la
historia de los capitalismos europeos, han servido de «reserva» de mano de obra
barata. En una época marcada por la guerra y la transformación del modo de
producción capitalista y de la sociedad hacia la fase digital, es un intento de
reencontrarnos como clase social, con nuestras luchas, nuestros desembarcos y
campamentos, y nuestros espacios de viabilidad para crear y defender, y las
cosmovisiones de nuestro mundo y las abigarradas culturas de resistencia que lo
conforman.Es una exposición que habla de vida, lucha y viajes, y que se asoma al
modo y las formas en que vivían y se organizaban los explotados del siglo
pasado, como los «hoboes» en los Estados Unidos del siglo XX.No es casualidad
que, tras la «Gran Depresión» de 1929, gran parte de las huelgas salvajes fueran
propias del movimiento “hobo”, del mismo modo que las primeras contraculturas se
desarrollaron en los campamentos de la «hobo-jungle» en la periferia proletaria
de las grandes metrópolis.
Contra la gravedad social de la ordinariez, los estados y el capital.
Contra la sociedad de las puertas, las vallas y las separaciones.
Siempre contra todos los viejos y nuevos «recintos».
Riceviamo e diffondiamo:
[it] PRESENZA SOLIDALE CON GLI ANARCHICI INQUISITI NELL’OPERAZIONE SCRIPTA
SCELERA – MASSA, 28 FEBBRAIO 2025
8 agosto 2023. A fronte di una richiesta di dieci arresti in carcere,
l’operazione Scripta Scelera porta a nove misure cautelari nei confronti di
altrettanti anarchici e anarchiche inquisiti per la redazione e distribuzione
del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”. Un procedimento con
cui lo Stato ha inteso “normalizzare” le misure cautelari per le accuse
riguardanti le pubblicazioni rivoluzionarie. Scripta Scelera rappresenta un
altro “capitolo” nelle politiche di guerra dello Stato italiano, in continuità
tra le altre cose con le recenti manovre repressive volte a sottrarre agibilità
politica a sempre più ampi settori sociali.
28 febbraio 2025. Dopo un anno si avvia alla conclusione il processo contro
quattro compagni inquisiti. Il pubblico ministero Manotti della DDAA di Genova
pronuncerà la propria requisitoria. A prescindere dalle ipotesi inquisitorie
dell’accusa su presunte capacità istigatorie e terroristiche, le ragioni che lo
Stato intende colpire sono quelle di chi si è opposto alla guerra anche tramite
la denuncia delle industrie italiane coinvolte nella produzione di armamenti,
così come quelle di chi ha sostenuto la mobilitazione del 2022-’23 contro il 41
bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi con lo sciopero della fame di Alfredo
Cospito.
CI VEDIAMO VENERDÌ 28 FEBBRAIO A MASSA:
ORE 12:00 – APPUNTAMENTO IN PIAZZA FELICE PALMA
ORE 15:00 – PRESENZA DAVANTI AL TRIBUNALE IN PIAZZA DE GASPERI
pdf: scripta scelera massa 28 febbraio 2025
* * *
Cogliamo l’occasione per ricordare le coordinate del conto della cassa di
solidarietà e l’e-mail per organizzare iniziative benefit o ricevere copia dei
testi riguardanti Scripta Scelera:
Carta postepay numero: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Intestataria: Ilaria Ferrario – Per contatti:
solidaliscriptascelera[chiocciola]paranoici[punto]org
— — —
[en] GATHERING IN SOLIDARITY WITH THE ANARCHISTS ACCUSED IN SCRIPTA SCELERA
OPERATION – MASSA, FEBRUARY 28, 2025
August 8th, 2023. Following a request for ten arrests in prison, Scripta Scelera
operation leads to nine precautionary measures against as many anarchists
accused for the publication and distribution of the internationalist anarchist
fortnightly ‘Bezmotivny’. A proceeding with which the State intended to
‘normalise’ the precautionary measures for charges concerning revolutionary
publications. Scripta Scelera represents another ‘chapter’ in the war policies
of the Italian state, in continuity among other things with recent repressive
manoeuvres aimed at removing political practicability from ever wider social
sectors.
February 28th, 2025. After one year, the trial against four accused comrades is
coming to an end. Public prosecutor Manotti of the DDAA (“Anti-Mafia and
Anti-Terrorism District Directorate”) of Genoa will deliver his indictment, with
the requests for sentencing. Regardless of the prosecutor’s inquisitorial
hypotheses on alleged instigatory and terrorist capabilities, the reasons that
the State intends to strike are the ones of those who opposed the war also by
denouncing the Italian industries involved in the production of armaments, as
well as those who supported the 2022-’23 mobilisation against 41 bis prison
regime and life imprisonment without the possibility of parole developed with
Alfredo Cospito’s hunger strike.
WE WILL MEET ON FRIDAY, FEBRUARY 28th, IN MASSA:
12:00 h. – SOLIDARITY GATHERING IN PIAZZA FELICE PALMA
15:00 h. – PRESENCE IN FRONT OF THE COURT IN PIAZZA DE GASPERI
pdf: scripta scelera massa 28 febbraio 2025 english
* * *
We remind the account details for the solidarity fund and the e-mail address for
organising benefit initiatives or receiving copies of the texts about Scripta
Scelera operation:
Postepay card number: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Account holder: Ilaria Ferrario – For contacts:
solidaliscriptascelera[at]paranoici[dot]org
Riceviamo e diffondiamo:
PRESENZA SOLIDALE CON GLI ANARCHICI INQUISITI NELL’OPERAZIONE SCRIPTA SCELERA –
MASSA, 28 FEBBRAIO 2025
scripta scelera massa 28 febbraio 2025
8 agosto 2023. A fronte di una richiesta di dieci arresti in carcere,
l’operazione Scripta Scelera porta a nove misure cautelari nei confronti di
altrettanti anarchici e anarchiche inquisiti per la redazione e distribuzione
del quindicinale anarchico internazionalista “Bezmotivny”. Un procedimento con
cui lo Stato ha inteso “normalizzare” le misure cautelari per le accuse
riguardanti le pubblicazioni rivoluzionarie. Scripta Scelera rappresenta un
altro “capitolo” nelle politiche di guerra dello Stato italiano, in continuità
tra le altre cose con le recenti manovre repressive volte a sottrarre agibilità
politica a sempre più ampi settori sociali.
28 febbraio 2025. Dopo un anno si avvia alla conclusione il processo contro
quattro compagni inquisiti. Il pubblico ministero Manotti della DDAA di Genova
pronuncerà la propria requisitoria. A prescindere dalle ipotesi inquisitorie
dell’accusa su presunte capacità istigatorie e terroristiche, le ragioni che lo
Stato intende colpire sono quelle di chi si è opposto alla guerra anche tramite
la denuncia delle industrie italiane coinvolte nella produzione di armamenti,
così come quelle di chi ha sostenuto la mobilitazione del 2022-’23 contro il 41
bis e l’ergastolo ostativo sviluppatasi con lo sciopero della fame di Alfredo
Cospito.
CI VEDIAMO VENERDÌ 28 FEBBRAIO A MASSA:
ORE 12:00 – APPUNTAMENTO IN PIAZZA FELICE PALMA
ORE 15:00 – PRESENZA DAVANTI AL TRIBUNALE IN PIAZZA DE GASPERI
* * *
Cogliamo l’occasione per ricordare le coordinate del conto della cassa di
solidarietà e l’e-mail per organizzare iniziative benefit o ricevere copia dei
testi riguardanti Scripta Scelera:
Carta postepay numero: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Intestataria: Ilaria Ferrario – Per contatti:
solidaliscriptascelera[chiocciola]paranoici[punto]org
GATHERING IN SOLIDARITY WITH THE ANARCHISTS ACCUSED IN SCRIPTA SCELERA OPERATION
– MASSA, FEBRUARY 28, 2025
scripta scelera massa 28 febbraio 2025 english
August 8th, 2023. Following a request for ten arrests in prison, Scripta Scelera
operation leads to nine precautionary measures against as many anarchists
accused for the publication and distribution of the internationalist anarchist
fortnightly ‘Bezmotivny’. A proceeding with which the State intended to
‘normalise’ the precautionary measures for charges concerning revolutionary
publications. Scripta Scelera represents another ‘chapter’ in the war policies
of the Italian state, in continuity among other things with recent repressive
manoeuvres aimed at removing political practicability from ever wider social
sectors.
February 28th, 2025. After one year, the trial against four accused comrades is
coming to an end. Public prosecutor Manotti of the DDAA (“Anti-Mafia and
Anti-Terrorism District Directorate”) of Genoa will deliver his indictment, with
the requests for sentencing. Regardless of the prosecutor’s inquisitorial
hypotheses on alleged instigatory and terrorist capabilities, the reasons that
the State intends to strike are the ones of those who opposed the war also by
denouncing the Italian industries involved in the production of armaments, as
well as those who supported the 2022-’23 mobilisation against 41 bis prison
regime and life imprisonment without the possibility of parole developed with
Alfredo Cospito’s hunger strike.
WE WILL MEET ON FRIDAY, FEBRUARY 28th, IN MASSA:
12:00 h. – SOLIDARITY GATHERING IN PIAZZA FELICE PALMA
15:00 h. – PRESENCE IN FRONT OF THE COURT IN PIAZZA DE GASPERI
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We remind the account details for the solidarity fund and the e-mail address for
organising benefit initiatives or receiving copies of the texts about Scripta
Scelera operation:
Postepay card number: 5333 1711 9250 1035 – IBAN: IT12R3608105138290233690253 –
Account holder: Ilaria Ferrario – For contacts:
solidaliscriptascelera[at]paranoici[dot]org