
Il loro sangue ricadrà su di voi. Aggiornamento sul processo ad Anan, Alì e Mansour (prossime udienze il 9 e 10 luglio)
il Rovescio - Sunday, July 6, 2025Riceviamo e diffondiamo. Di seguito all’aggiornamento un intervento dei Giovani Palestinesi al corteo de L’Aquila dello scorso 25 giugno:
Il loro sangue ricadrà su di voi
Aggiornamenti di Luglio sul processo ad Anan, Alì e Mansour.
I prossimi 9 e 10 luglio si terranno al tribunale dell’Aquila due udienze consecutive del processo ad Anan, Alì e Mansour, accusati di proselitismo e finanziamento del terrorismo. Nel corso di queste udienze verranno ascoltati gli unici tre testimoni accettati, su quarantasette presentati dalla difesa, e gli imputati. Se le intenzioni dei giudici precedentemente erano quelle di chiudere il processo entro l’estate fissando molte udienze a distanza ravvicinata, nei fatti la corte non riuscirà a terminare l’istruttoria nei tempi prefissati e la conclusione del processo è già rimandata a dopo l’estate.
Questo processo è sempre stato seguito da un pubblico solidale ed accompagnato da un presidio all’esterno del palazzo di giustizia. In occasione delle tre udienze consecutive del 25, 26 e 27 giugno scorso all’Aquila si sono tenute iniziative informative e mercoledì 25 un corteo vitale ha attraversato le strade della città. La presenza solidale è rinnovata per le prossime udienze.
Nelle scorse udienze sono stati ascoltati i testi dell’accusa (agenti e dirigenti di DIGOS, Dipartimento Centrale della Polizia di Prevenzione e Guardia di Finanza).
L’ enorme mole di dati presentata dagli inquirenti ci fa supporre che questi vogliano sostituire con la quantità l’assenza di qualità, cioè di contenuti significativi. Effettivamente non abbiamo avuto modo di capire su quali basi si giustifichi tanto questo processo quanto la detenzione di una persona nel carcere speciale di Terni da oltre un anno.
Il fatto che i tre simpatizzino per la resistenza palestinese in Cisgiordania, loro terra d’origine, è ovvio. L’ulteriore fatto che uno di loro abbia fatto parte della prima linea della resistenza è dichiarato con orgoglio da lui stesso ed è ritenuto legittimo perfino dal diritto borghese.
Invece che i tre abbiano organizzato azioni in Italia è escluso e che abbiano organizzato dall’Italia azioni in Cisgiordania che prendessero di mira cosiddetti civili (cioè coloni) israeliani non è emerso dall’istruttoria, e questi sarebbero stati gli elementi accusatori su i quali sembrava improntato questo processo.
Al di fuori del codice penale, di cui ci interessa relativamente,a noi sembra semplicemente disumano e abbietto perseguire delle persone perché sostengono il proprio popolo mentre subisce l’apice di soprusi e violenze che perdurano ininterrottamente dal 1948.
La mancanza di argomenti emersa dalle deposizioni dei dirigenti delle forze dell’ordine ha spinto la PM a richiedere l’audizione di un ulteriore testimone, cioè di Vincenzo di Peso dirigente della DCPP, questa testimonianza dovrebbe avere come oggetto annotazioni pervenute al PM di recente dai servizi segreti. Si tratta di una richiesta irrituale e che potrà essere discussa solo alla fine dell’istruttoria. Questa richiesta ci conferma quella che ormai è più di un’ipotesi, cioè che questo processo abbia preso origine da una catena di comando che parte dai servizi segreti israeliani, passa per quelli italiani, per la DCCP ed arriva alla Digos ed alla magistratura antimafia dell’Aquila.
Le tracce di questa direttrice emergono dal precedente rifiuto dello Stato Italiano di estradare Anan in Israele, dal tentativo fallito di portare a processo documenti prodotti dallo Shin Bet e che contenevano testimonianze raccolte in centri di detenzione in cui si fa ricorso sistematico alla tortura, dalla vaghezza degli inquirenti sull’origine delle fonti utilizzate.
Le relazioni dei servizi potrebbero essere quindi all’origine di questo procedimento. Al loro utilizzo si oppone la difesa in quanto ritiene questi elementi inammissibili per l’impossibilità di verificarne la fonte e considerando che i servizi segreti non svolgono attività di polizia giudiziaria. Capiremo a breve se la corte chiuderà il processo sul nulla probatorio o l’accusa tenterà di condizionare la giuria popolare con qualche sorpresa dell’ultimo minuto.
Il tentativo delle autorità israeliane di perseguire noti esponenti della resistenza, quale è Anan Yaeesh che risiede e lavora in Italia da anni e gode di protezione umanitaria, risponde a precisi principi: il popolo palestinese non solo deve essere espulso dai territori controllati dagli israeliani, ma va attaccato e cancellato nella sua stessa esistenza ovunque risieda. Questo perché finché esiste la coscienza dell’esistenza del popolo palestinese – e la resistenza la incarna a pieno – la persistenza dell’entità coloniale di Israele è messa radicalmente in discussione.
Ne consegue che la persecuzione della resistenza, della sua memoria e dei suoi simboli è parte integrante del programma di genocidio del popolo palestinese attualmente in corso. Ne consegue ulteriormente che chi collabora con questo programma è esso stesso responsabile del genocidio, lo sono quindi anche le autorità italiane che, in questo come in altri ambiti, ubbidiscono agli ordini dei sionisti. Questo processo ha scopo di disperdere e punire la diaspora palestinese, mandare il messaggio intimidatorio che Israele la può perseguitare in ogni dove e che può costantemente ribaltare la realtà accusando di terrorismo chi ne è vittima.
Il sangue dei palestinesi ricadrà su chi sta compiendo, supportando, tollerando questo massacro.
Non è possibile voltarsi dall’altra parte per non vedere, chi non vuole essere complice è chiamato da questo sangue a fare sentire la propria voce.
complici e solidali
Qui il pdf: anan aggiornamenti luglio def.
INTERVENTO DI GPI AL MEGAFONO DURANTE IL CORTEO DELL’AQUILA DEL 25 GIUGNO 2025
Anan da gennaio si trova nel carcere di Terni, è detenuto ed è accusato di terrorismo.
Adesso voi vi chiederete perché viene arrestato in questa città un palestinese,
un palestinese che vive qua, lavora qua, viene arrestato per terrorismo?
Voleva fare un attacco terroristico in questa città secondo voi?
Questo direbbe la teoria, no?
Che all’interno dello Stato italiano, un cittadino che vive nello Stato italiano vuole compiere un attacco, verso magari un bar come questo?
Questo direbbe la teoria, ma poi la pratica in realtà è che Anan è stato arrestato in questa città, è sotto processo in questa città, perché quando stava in Palestina, il nostro paese dal quale noi siamo stati cacciati dagli israeliani, lui si è difeso ed ha resistito contro l’occupazione israeliana, ed è per questo motivo che Anan oggi sta in un carcere italiano, perché è arrivata la richiesta di Israele al vostro Stato di arrestare Anan.
E a questo punto io vi chiedo, se questo Stato, questo Paese è il vostro Paese? Perché la risposta è che non è neanche il vostro paese, perché è un paese che è servo, che esegue gli ordini di un paese straniero e fa i compiti di un paese straniero qua. Il diritto internazionale dice che la resistenza di un popolo occupato contro il suo occupante non è reato, è legittima, ma questo a quanto pare non vale per Israele, non vale neanche per l’Italia che oggi tiene in carcere un palestinese che è responsabile solamente di aver difeso casa sua e la sua terra. Voi pensate che a noi palestinesi ci piace vivere nella terra di qualcun altro? Ci piace vivere qua in Italia? A noi palestinesi, se la nostra terra non fosse stata distrutta, bruciata, devastata dall’occupazione israeliana saremmo nella nostra terra, a costruire sulla nostra terra e a costruire il nostro futuro sulla nostra terra.
E allora do un consiglio anche a tutti coloro ai quali non piacciono gli immigrati…no? Vi do un consiglio, visto che non vi piace che io sto in questo paese, lavorate affinché il vostro paese non sostenga chi la mia terra me l’ha rubata. Lavorate affinché il vostro paese non sia schiavo di un paese straniero… fate i nazionalisti davvero e non fatelo solo quando vi conviene!
Anan, Ali e Mansour devono essere liberati, devono essere liberati perché loro non hanno fatto niente contro il popolo italiano, e non hanno fatto niente contro di voi. E allora al processo del 9 e del 10 luglio ci dovete essere tutti.
Oggi la Palestina è sulla bocca di tutti, ed è sulla bocca di tutti perché c’è chi non ha accettato di stare con la testa piegata, ha alzato la testa contro l’occupazione e ha sfondato la prigione di Gaza, è uscito fuori ed è tornato sulle nostre terre, le terre che ci sono state rubate. Anan era all’interno delle brigate di resistenza, e come dice lui anche nelle sue dichiarazioni, questo non è un motivo per doversi difendere in un tribunale, perché non si difenderà per quello che ha fatto. Anzi, a testa alta dice: “è un onore essere stati la prima linea di difesa contro l’occupazione”.
Libertà per Anan, libertà per Ali, libertà per Mansour.
Perché anche chi oggi, come Ali e Mansour, si trova fuori dalla cella di un carcere ma ancora è costretto a venire a vedere, ad assistere allo Stato italiano che prova a condannarlo.
Questo è un trauma, questo però è il destino di noi palestinesi e lo conosciamo bene, e sappiamo che per la nostra terra pagheremo e saremo sempre a testa alta e pagheremo con onore.
Perciò non diciamo solo libertà per Anan ma diciamo anche libertà per Ali e Mansour che ancora oggi non sanno quale sarà il loro futuro.
Mansour giusto per dire alla “madre cristiana”, è padre di famiglia.
È stato carcerato ed è stato per dei mesi lontano da sua moglie e dai suoi figli, perché lo Stato italiano non ha una spina dorsale, perché lo Stato italiano è schiavo, perché lo Stato italiano è una colonia.
Perciò libertà per Anan, libertà per Ali e libertà per Mansour e una grossa libertà per tutti quanti!