
Nel più ordinario dei giorni
il Rovescio - Sunday, July 6, 2025Nel più ordinario dei giorni
Per scrivere una poesia non politica
devo ascoltare gli uccelli
e per sentire gli uccelli
bisogna far tacere gli aerei da caccia.
(Marwan Makhoul, Versi senza casa)
Apocalisse non è
l’immane violenza.
Quella è già qui
nel più ordinario dei giorni.
Apocalisse è
non produrre né maneggiare
oggetti che incorporano
il sudore e il sangue degli schiavi
la materia estratta a forza dalle viscere della Terra
la distanza orbitale dei satelliti
i cavi che cingono il Pianeta
il lavoro invisibile di milioni di donne.
Apocalisse è
rendere commensurabili
gesti e conseguenze,
prodotti e mondo.
Nella quiete dei laboratori si trasformano
«aree di smercio in campi di battaglia,
perché questi a loro volta divengano aree di smercio».
La quiete dei magazzini
«lavora sul corpo e sulla psiche delle vittime.
Non fa in tempo a impacchettare un’impresa
che già si accinge a nuove confezioni,
non lascia finire una guerra senza gettare le basi
dei campi di concentramento
che fioriranno nelle successive».
Apocalisse non è
l’immane violenza.
Quella è già qui
nel più ordinario dei giorni.
Non arriverà alcun salvatore
perché
nostro padre che è nei cieli,
è soltanto un aereo da caccia,
nient’altro
tranne colui che sta a bordo,
che è venuto a cacciarci
e ha centrato la nostra sottomissione
(Marwan Makhoul, New Gaza).
Apocalisse non è
il trionfo della Giustizia nella Storia.
L’apocalisse
– rottura dell’ordito storico,
rivelazione della sua infamia –
è da sempre il respiro della creatura calpestata.
Avremmo bisogno oggi
di un’apocalisse anders (cioè diversa).
Di un nuovo pauperismo
che si prefigga,
nella società della dismisura,
un obiettivo terra-terra,
il compimento di una promessa ben poco eroica.
Non dire più, come Élisée Reclus al fratello Élie,
poco prima di smettere di insegnare ai figli
di un proprietario di schiavi nella Louisiana:
«Anch’io tengo in mano la frusta».
Per una finalità così modesta,
per un’aspirazione tanto umile,
bisogna interrompere il mondo.
Forse non diventeremo migliori,
ma almeno smetteremo
di produrre e maneggiare,
nel più ordinario dei giorni,
oggetti che siano più disumani di noi.