Quante altre volte ancora!? (Sull’alluvione in Romagna)Riceviamo e pubblichiamo questo testo che arriva dalla Romagna. Parole chiare in
una società per tre quarti annegata.
QUANTE ALTRE VOLTE ANCORA!?
Quante scene che abbiamo già visto, quanta sofferenza per la stessa gente che
dal Maggio del 2023 cerca di riprendersi dalla batosta e per contro, quante
chiacchiere di chi dovrebbe “amministrare il bene pubblico” e amministra solo la
propria sete di potere, l’ampiezza delle proprie tasche.
Di fronte a questa nuova piccola catastrofe staremo davvero ancora ad ascoltare
i blaterii di un Mesumeci, di una Meloni o di Bonaccini?!
Davvero ci berremo ancora le menzogne di questa gentaglia che cura solo ed
esclusivamente il proprio interesse e quello della loro classe d’appartenenza,
ossia i padroni?!
Di fronte a questa nuova emergenza, che si inserisce in una quotidianità di
terrorismo mediatico e di propaganda di guerra (guerra di eserciti ma anche
guerra alle povere, guerra ai migranti, guerra alle diversità, guerra a chi
lotta sul posto di lavoro…) ci affideremo a un assassino blaterante come il
generale Figliuolo?!
Lo scrivevamo e gridavamo l’anno scorso e lo grideremo per sempre: i morti e le
devastazioni dell’alluvione in Romagna del 2023 così come quelli del settembre
2024, sono morti e devastazioni del capitalismo e della politica complcie che lo
amministra e sostiene: non sono “calamità naturali”.
Asfaltare la terra e inquinare i cieli e i mari produce calamità non-naturali:
ricollegarsi agli equilibri della Terra, buttando al fuoco questo stile di vita
imposto dal profitto capitalista, è l’unica soluzione che si intravede in un
presente che alterna siccità e alluvioni, trombe d’aria e incendi (senza contare
guerre, genocidi, miseria, epidemie).
Non abbiamo nulla da domandare alle istituzioni, perché crediamo che non stiano
sbagliando, che siano distratte o impreparate, crediamo invece che lucidamente
prefiggano i proprio interessi e quelli dell’élite alla quale appartengono:
perché, tra sfruttate, tra gente semplice, tra contadini e artigiane, tra esseri
umani oppressi non riusciamo a fare lo stesso?
Perché, anzi, ci incarogniamo col diverso, col migrante, con quello del Sud, con
chi non lavora, con chi occupa una casa, adottando il punto di vista dei nostri
padroni e carnefici?!
Se vuoi tutelare un crinale o un fosso di scolo o una piana soggetta ad
alluvioni, i saperi ruruali antichi e anche le conoscenze moderne ci dicono come
fare, e si può fare. Basta volerlo.
A chi servono invece se non agli imprenditori i nuovi mega poli commeriali a
Forlì, a Bertinoro, a Cesena con il loro corollario di asfalto? A chi serve un
nuovo mega allevamento-lager come quello Fileni in Valmarecchia? Con che
coraggio una chiesa (orribile) di tonnellate di cemento a Coriano quartiere
forlivese simbolo dell’alluvione del ‘23?
O il progetto di torri eoliche (da 160 metri) sui crinali dell’Acquacheta e
forse a Modigliana dove di vento non ce n’è, ma di soldi del PNRR sì, eccome?!
Non sono sviste, sono scelte intenzionali, sarebbe bene che ce lo mettessimo in
testa: Stato e padroni se ne fregano di noi sottoposte, se non quando c’è da
raschiare il fondo dell’urna elettorale.
Se non fermiamo da noi queste mostruosità, se non fermiamo gli assassini
dell’ambiente (e quindi di animali anche umani) la rivolta della Terra ci
spazzerà via tutti.
E l’anno scorso l’unica forza che davvero abbia risollevato i cuori allagati
della gente, ancor prima che spalare il fango dalle strade, è stata la
solidarietà attiva e autorganizzta della gente (non la malefica e classista
burocrazia degli “aiuti”): attività che protezione civile, forze dell’ordine e
politici hanno tentato di ostacolare in ogni modo, perché se ci autorganizziamo,
chi ha più bisogno di Stato, governi e sbirri, che ci tengono alla catena?!
È una questioni di sopravvivenza, ma ci interroga anche sul significato che
diamo alla vita: supermercati, autostrade (il Passante di Mezzo di Bologna, per
esempio), caserme, laboratori, server, autosaloni, antenne, condomini (tutta
roba che consuma suolo e risorse) tratteggiano un mondo fatto ad immagine e
somiglianza dei cadaveri in smoking che dominano questa società alla deriva.
Laddove foreste, boschi, prati, feste, piazze piene, falò, fiumi, mari,
condivisione, solidarietà, arte, amicizia, non hanno bisogno di infrastrutture
mortifere per dispiegarsi, basta disertare il capitalismo, disubbidire
all’autorità, riscoprire il valore e la bellezza della dignità nella rivolta,
nell’autogestione, nell’autonomia.
SOLIDARIETÀ ATTIVA E MUTUO AIUTO, PRIMA DI TUTTI VERSO I MENO PRIVILEGIATI,
VERSO LE FASCE RESE DEBOLI DALLA SOCIETÀ DEL DENARO!
DISERTIAMO LE MENZOGNE DELLE ISTITUZIONI: AUTOGESTIONE NELLA CURA DELLE VALLATE,
DELLE PIANE, DELLE STRADE!
FERMIAMO IL CAPITALISMO CHE CONDUCE LA TERRA ALLA DEVASTAZIONE E TRASFORMA LE
NOSTRE ESISTENZE IN SPIETATE CORSE DI PLASTICA E ALIENAZIONE!
Alcuni Anarchiche della Romagna