Sullo sciopero della fame di Maja (appena terminato)

il Rovescio - Monday, July 14, 2025

Rammaricandoci di non aver seguito per tempo questa vicenda, apprendiamo che Maja (una delle persone coinvolte nella vicenda degli “antifascisti di Budapest”) ha terminato lo sciopero della fame. Di seguito le righe di chi ci ha inviato la traduzione di questi comunicati, utili a contestualizzare la vicenda, quindi il comunicato di Maja sul suo sciopero e quello sulla sospensione dello sciopero stesso. Solidarietà a Maja!

“Questa dichiarazione è stata pubblicata il 19 giugno su https://de.indymedia.org/node/516278
ma era stata scritta evidentemente il 4 giugno, il giorno prima che Maja entrasse in sciopero della fame. Al momento Maja si trova in un ospedale carcerario a 2 chilometri e mezzo da Budapest e sta iniziando a stare molto male. Hanno detto a Maja che per curarl* dovrebbe andare in un ospedale civile, ma in quel caso verrebbe legat* al letto 24 ore su 24 e Maja si è rifiutat*. !

Dichiarazione di Maja in sciopero della fame

Mi chiamo Maja. Quasi un anno fa sono stat* estradat* illegalmente in Ungheria. Da allora, sono trattenut* qui in un isolamento disumano e prolungato. Ieri, 4 giugno 2025, si sarebbe dovuta prendere una decisione sulla mia richiesta di trasferimento agli arresti domiciliari. Questa decisione è stata rinviata. Le precedenti richieste di trasferimento agli arresti domiciliari sono state respinte. Non sono più dispost* a sopportare questa situazione intollerabile e ad attendere le decisioni di una magistratura che ha sistematicamente violato i miei diritti negli ultimi mesi. Pertanto, oggi, 5 giugno 2025, inizio uno sciopero della fame. Chiedo di essere estradat* di nuovo in Germania, che mi sia consentito di tornare dalla mia famiglia e di partecipare ai procedimenti in Ungheria da casa.

Non posso più tollerare le condizioni di detenzione in Ungheria. La mia cella è stata videosorvegliata 24 ore su 24 per oltre tre mesi. Per oltre sette mesi, ho dovuto indossare le manette sempre fuori dalla mia cella, e a volte anche dentro, mentre facevo la spesa, facevo chiamate Skype o durante le visite. Gli agenti effettuano ispezioni visive della mia cella ogni ora, anche di notte, e lasciano sempre le luci accese. Devo sottopormi a perquisizioni intime, durante le quali devo spogliarmi completamente. Le visite si svolgevano in stanze separate, dove er* separat* dai miei familiari, avvocati e rappresentanti ufficiali da un tramezzo. Durante le ispezioni, gli agenti lasciavano la mia cella nel caos più totale. Le condizioni strutturali mi impediscono di vedere la luce del giorno a sufficienza. Il piccolo cortile è di cemento e coperto da una grata. La temperatura dell’acqua della doccia non può essere regolata. La mia cella è permanentemente infestata da cimici e scarafaggi. Non c’è un’adeguata fornitura di cibo fresco ed equilibrato.

Sono anche in isolamento a lungo termine. Per quasi sei mesi non ho avuto contatti con altri detenuti. Ad oggi, vedo o sento altre persone per meno di un’ora al giorno. Questa privazione permanente del contatto umano è intesa a causare deliberatamente danni psicologici e fisici. Ecco perché le Regole Penitenziarie Europee del Consiglio d’Europa stabiliscono “almeno due ore di contatto umano significativo al giorno”. Ecco perché l'”isolamento prolungato”, ovvero l’isolamento di un detenuto per almeno 22 ore al giorno per più di 15 giorni, è considerato trattamento disumano o tortura ai sensi delle Regole Nelson Mandela delle Nazioni Unite. Qui in Ungheria, sono sepolt* viv* in una cella di prigione e questa custodia cautelare può durare fino a tre anni in Ungheria. Per questi motivi, non avrei mai dovuto essere estradat* in Ungheria. La Corte d’Appello di Berlino e la commissione speciale “Linx” dell’Ufficio di Polizia Criminale dello Stato della Sassonia hanno pianificato e perseguito l’estradizione, aggirando deliberatamente i miei avvocati e la Corte Costituzionale Federale. Il 28 giugno 2024, poche ore dopo la mia estradizione lampo, la Corte Costituzionale Federale ha stabilito che non potevo essere estradat* per il momento. Il 6 febbraio 2025, la Corte Suprema ha stabilito che la mia estradizione era illegale. Da allora, nessuno dei responsabili è stato ritenuto responsabile. Finora non ho ricevuto alcun risarcimento. Con il mio sciopero della fame, desidero anche richiamare l’attenzione sul fatto che nessuna persona dovrebbe essere estradata in Ungheria. Zaid di Norimberga, che è seriamente minacciato di estradizione in Ungheria, ha attualmente bisogno di questa attenzione. Dichiaro la mia solidarietà a tutti gli antifascisti processati nel processo di Budapest.

Maja termina lo sciopero della fame

Oggi, 14 luglio 2025, Maja ha terminato il suo sciopero della fame dopo 40 giorni. Maja è gravemente indebolit*. La sua frequenza cardiaca è scesa a 30 a tratti. Si sono considerati possibili svenimenti e persino arresti cardiaci, e si temevano danni irreversibili agli organi.

Fino all’ultimo, le autorità ungheresi hanno ignorato la richiesta di Maja di tornare a casa. Anche il trasferimento agli arresti domiciliari è stato respinto. Persino nell’ospedale del carcere, Maja è rimast* in completo isolamento 24 ore su 24.

Il padre di Maja, Wolfram Jarosch, afferma: “La Corte Costituzionale Federale ha stabilito che l’estradizione viola il diritto fondamentale sancito dall’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (divieto di tortura). Questa violazione dei diritti fondamentali dura da oltre un anno. Da allora, mi* figli* è stata torturat* psicologicamente attraverso l’isolamento. In Ungheria non esiste un giusto processo, ma piuttosto una sorta di processo farsa. Francia e Italia non hanno estradato verso l’Ungheria. Georgia Meloni si è personalmente spesa per Ilaria Salis in un caso simile. Il signor Wadephul afferma di voler finalmente difendere anche Maja. Ora attendiamo i risultati. Lo stato di diritto deve essere ripristinato; Maja deve tornare in Germania!”

Dopo quasi sei settimane di digiuno, Maja deve ricominciare a mangiare lentamente e con attenzione per evitare i sintomi potenzialmente letali della sindrome da rialimentazione.

Come Comitato di Solidarietà, famiglia di Maja e sostenitori, siamo orgogliosi di Maja. Con incredibile forza, spirito combattivo e determinazione, nonostante fosse tenut* in isolamento in un paese straniero, Maja ha perseverato e attirato l’attenzione sia a livello nazionale che europeo.

La lotta per la giustizia continuerà. Non abbandoneremo Maja e non ci fermeremo finché non sarà di nuovo con noi.

Maja e noi vorremmo esprimere la nostra sincera gratitudine a tutti coloro che ci hanno sostenuto – emotivamente e moralmente, politicamente e concretamente. Questa solidarietà in azione è ciò che ci dà forza.

Comitato di solidarietà per lo sciopero della fame di Maja