Brasile. Marco Temporal Não!

Anarres - Tuesday, November 28, 2023

In Brasile le comunità indigene sono sotto attacco. Un attacco formale, giuridicamente “pulito” che mette a rischio la sopravvivenza e la permanenza di migliaia di persone sui territori che abitano generazione dopo generazione da centinaia di anni e la cultura millenaria di cui sono testimonianza viva.
È in atto una vera e propria guerra giuridica combattuta sulla pelle delle popolazioni native. Una lotta che palesa interessi economici enormi e inasprisce il conflitto sociale sempre più violento nel paese.
Un conflitto che contrappone alle istanze delle popolazioni indigene e afrodiscendenti la violenza di gruppi politici presenti nel congresso federale quale il fronte parlamentare agrario (bancada ruralista) unito al fronte evangelico coalizzati per la realizzazione di un progetto politico reazionario di ampio respiro che trova la convergenza nell’abolizione dell’aborto e nella messa in discussione del diritto alle popolazioni indigene di vivere sui propri territori, istituito alla fine della dittatura con la nuova costituzione del 1988. Un conflitto che continua i 520 anni di abuso coloniale esercitato sulle comunità indigene e afrodiscendenti basato sull’appropriazione delle terre delle popolazioni ancestrali e su processi di espulsione attraverso l’uso della forza e la marginalizzazione spaziale e sociale. Una resistenza, quella delle popolazioni indigene, che da secoli si rinnova.
In Brasile vivono circa 850mila persone che si dichiarano indigen@. Le zone dove vivono rappresentano quasi il 13% del territorio brasiliano. Zone ricche di risorse naturali dove in questi anni hanno lottato per resistere agli attacchi dell’agrobusisness e dei latifondisti che considerano queste aree preziose opportunità per generare profitto da allevamento, agricoltura, taglio del legname e estrazione di risorse naturali. Ma anche zone di rispetto che sono di impedimento per la realizzazione di nuove grandi opere infrastrutturali, siano esse dighe, autostrade o centrali nucleari.
Da 15 anni il tentativo di latifondisti e imprese estrattiviste è quello far riconoscere giuridicamente il Marco Temporal, ossia il tentativo di limitare il diritto delle comunità indigene ed afrodiscendenti alla devoluzione delle loro terre, riconoscendo loro le sole terre delle quali è possibile dimostrare con documenti alla mano l’occupazione al 5 ottobre 1988, data di entrata in vigore della nuova Costituzione brasiliana. Un diritto mai pienamente applicato, che ha trovato fin da subito forte ostacoli e numerose difficoltà realizzative.
I recenti anni con Jair Bolsonaro al potere hanno visto crescere esponenzialmente gli attacchi alle comunità locali indigene, con tentativi di invasione da parte di fazenderos, di agricoltori, di minatori e di taglialegna, o con i numerosi omicidi di figure eminenti delle comunità indigene, mai così alti dagli anni ‘80 di Chico Mendes. Il tutto in un clima di generale impunità o di aperto sostegno politico.
Il Conselho Indigenista Missionário (Cimi) dichiara nel documento del 2022 Violência contra os Povos Indígenas no Brasil che dei 1393 territori indigeni per ora indicati in Brasile solo circa 430 sono stati riconosciuti dal 1988, il resto delle aree sono aree identificate in attesa di riconoscimento, o ancora prive di provvedimento.
Se il Marco Temporal fosse applicato il documento stima che il 95% delle aree riconosciute o in processo di riconoscimento potrebbero essere interessate e ritornare alla proprietà privata latifondista.
A settembre 2023 il Supremo Tribunal Federal (STF) ha dichiarato incostituzionale e quindi non ammissibile il Marco Temporal. Pochi giorni dopo, il Senato Federale ha scavalcato la STF e ha approvato la PL 2903/23, che trasforma in legge la tesi di Marco Temporal, mettendo a rischio le terre indigene già delimitate e rendendo quasi impossibili nuove demarcazioni.
Con la resistenza giuridica delle comunità indigene, ma soprattutto dopo gli anni di lotta, le marce, le manifestazioni, le rioccupazioni, l’autodifesa e la instancabile costruzione di reti di coordinamento e organizzazione tra le comunità e i sostenitori di questa causa, il presidente Lula ha posto un veto sul progetto di legge 2903, rimandando a Camera e Senato il voto per mantenere o annullare i veti del presidente.
La prepotenza delle componenti reazionarie della società brasiliana per la riaffermazione del principio della proprietà terriera, a difesa degli interessi del latifondo e dell’estrattivismo stanno colpendo duramente. In Brasile le comunità indigene sono sotto attacco. Hanno bisogno anche del nostro sostegno e della nostra solidarietà. Per fermare il genocidio che le comunità indigene subiscono da 520 anni.

vamos continuar lutando, porque nós resistimos há 520 anos e não é agora que vamos desistir

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