Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta le guerre degli Stati, chi
straccia le bandiere di ogni nazione, perché sa che solo un’umanità
internazionale, plurale e solidale potrà costruire un mondo senza guerre.
Il governo Meloni attua continue campagne di propaganda militarista, per
arruolare i corpi e le coscienze, per assuefarci ad uno stato di guerra
permanente.
Una buona ragione per cambiare di segno al 4 novembre, per trasformarlo da festa
delle forze armate a festa dei disertori, per smilitarizzare la nostra città.
Siamo stati nelle piazze delle cerimonie militariste, davanti alle fabbriche
d’armi, nella lotta contro la militarizzazione delle scuole.
L’Assemblea Antimilitarista torinese già il 2 novembre era all’Oval Lingotto per
informare chi visitava le installazioni artistiche ospitate al centro congressi
che in quello stesso luogo un mese dopo si sarebbe svolta la decima edizione
dell’Aerospace and defense meetings mercato internazionale dell’industria
aerospaziale di guerra.
Nella mattinata del 4 novembre, durante il cambio turno, c’è stata un’azione di
blocco con slogan, fumogeni e lo striscione “Spezziamo le ali al militarismo” ai
cancelli della Thales Alenia Space,.
La Thales, una delle maggiori aziende aerospaziali del Piemonte, specializzata
in satelliti, fornisce all’aeronautica militare “gli occhi” per orientare droni
e velivoli da guerra sui loro obiettivi.
“Contro la guerra e chi la arma”. Questo striscione è stato appeso alla
passerella pedonale di fronte all’Oval Lingotto.
L’ufficio scolastico regionale il 4 novembre è stato pesantemente militarizzato
per il presidio lanciato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle
scuole.
Nella “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” le istituzioni locali
e gli istituti scolastici sono invitati per legge a promuovere eventi, incontri,
etc sul tema dell’unità nazionale, della difesa della “Patria”, sulla sicurezza
e sul mestiere delle armi.
Quest’anno, in un clima di guerra interna ed esterna, l’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle Università aveva promosso “La scuola non
si arruola” un convegno on line di formazione degli insegnanti. Il Ministero lo
ha vietato perché “i contenuti non sono coerenti con la formazione degli
insegnanti”. Una censura senza precedenti, cui l’Osservatorio ha risposto con un
convegno su youtube.
L’assemblea antimilitarista ha aperto lo striscione “fuori i militari dalle
scuole” davanti alla polizia in assetto antisommossa. Tanti gli interventi che
hanno sottolineato la volontà di opporsi alla retorica patriottica, lottando per
smilitarizzare le scuole.
Gli antimilitaristi sono poi riusciti ad eludere l’occhiuta sorveglianza di Ros
e Digos entrando di corsa in piazza Castello mentre cominciavano a suonare le
bande. Ancora una volta, la piazza sequestrata dai militari per la cerimonia del
4 novembre, è stata attraversata dalla protesta dei senzapatria.
Con lo striscione “Disertare la guerra!” tra slogan, interventi e fumogeni
abbiamo bucato il blocco degli agenti dell’antisommossa che hanno provato a
spingerci fuori.
Una lunga giornata di informazione e lotta. Al termine ci siamo dati
appuntamento al 29 novembre per il corteo antimilitarista “Via i mercanti
d’armi”.
Source - Anarres
Il pianeta delle utopie concrete
Era la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le
eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città.
La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ne ha decretato la decadenza e
l’impoverimento.
Torino negli ultimi decenni è stata attraversata da due processi trasformativi
paralleli: la città/vetrina e la città delle armi.
La città/vetrina è il fulcro della narrazione pubblica, il fiore all’occhiello
delle amministrazioni cittadine, che, attraverso interventi di rigenerazione
escludente hanno cambiato il volto della città, arricchendo il centro ma
rendendo sempre più povere le periferie, frantumate dalla gentrification e da un
sempre più asfissiante controllo poliziesco.
La città delle armi è invece cresciuta in sordina, senza rumore, senza grandi
annunci.
La grande scommessa sull’industria armiera, fatta in modo unanime da tutti i
centri di potere politico ed economico viene nascosta tra satelliti ed
esplorazioni spaziali.
Torino è uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale del nostro paese.
Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4
miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business
di morte.
Si tratta di un settore, che nonostante qualche difficoltà nelle supply chain,
le catene di approvvigionamento, è destinato a crescere grazie alle potenti
dinamiche di warfare degli ultimi anni.
Il settore delle armi è il cavallo di battaglia sul quale scommettono le
amministrazioni locali e l’imprenditoria subalpina.
Il progetto di Città dell’Aerospazio e l’approdo in città di un acceleratore di
innovazione della NATO ne sono l’indicatore più chiaro.
Il declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di riconversione
che si è indirizzato verso l’industria bellica. Il passaggio da 20 a 35mila
addetti non ha aumentato l’occupazione, ma è frutto del travaso dall’industria
dell’auto a quella delle armi. Un esempio tra i tanti: la LMA Aerospace
Technology, azienda di media grandezza di Pianezza nell’hinterland torinese,
nata nel 1970 come tassello del grande indotto Fiat, è risorta a nuovi fasti,
specializzandosi nella componentistica per il settore aerospaziale civile e
militare.
La nascita, nel 2019, del Distretto Aerospaziale Piemontese ha segnato
un’accelerazione per l’industria bellica nella nostra regione.
Il Distretto Aerospaziale Piemontese è un think tank che svolge un compito di
promozione, coordinamento ed affiancamento delle attività delle industrie del
settore.
Sino alla sua promozione a ministro della Difesa il DAP era guidato da Guido
Crosetto: oggi al suo posto c’è Fulvia Quagliotti che ne ha ricalcato le orme.
Per cogliere l’importanza di questo organismo di governance è sufficiente dare
un’occhiata alla lista dei soci del DAP, in cui spiccano attori politici,
industriali e poli della ricerca e della formazione.
Nel consiglio direttivo del DAP, oltre alla presidente Quagliotti, designata
dalla Regione Piemonte, i due vicepresidenti e gli altri membri sono stati
indicati da industrie del settore, associazioni industriali e universitarie.
A Torino, ogni due anni si tiene l’Aerospace and defense meetings, che
quest’anno arriva alla decima edizione.
La convention si svolgerà dal 2 al 4 dicembre, come di consueto negli spazi
dell’Oval Ligotto. centro congressi facente parte delle strutture nate sulle
ceneri del complesso industriale dell’ex Fiat.
La mostra-mercato è un evento chiuso riservato agli addetti ai lavori: fabbriche
del settore, esponenti delle forze armate, organizzazioni internazionali,
rappresentanti dei governi e compagnie di contractor.
All’edizione del 2023 hanno partecipato 400 aziende, 1400 tra acquirenti,
venditori e rappresentanti di governi.
Tra gli sponsor ospiti del meeting spiccano la Regione Piemonte e la Camera di
Commercio.
Il vero fulcro della convention sono gli incontri bilaterali per stringere
accordi di cooperazione e vendita: nel 2021 ce ne furono oltre 7.500, due anni
fa sono saliti a 9.000.
All’Oval vengono allestiti alveari di uffici, dove sono sono sottoscritti
accordi commerciali per le armi che distruggono intere città, massacrano civili,
avvelenano terre e fiumi.
L’industria aerospaziale produce cacciabombardieri, missili balistici, sistemi
di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a
distanza.
All’Aerospace and defense meetings si giocano partite mortali per milioni di
persone in ogni dove.
Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I
settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il
Politecnico, e altri settori della formazione.
In Piemonte, ci sono ben cinque attori internazionali di primo piano: Leonardo,
Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC.
Gran parte delle industrie mondiali di prima grandezza hanno partecipato
all’ultima biennale dell’aerospazio: Airbus, Avic, Aernnova Aerospace, Boeing,
Comac, Dell, Embraer, IHI Corporation, Lockheed Martin, Mahindra Aerostuctures,
MBDA, Mitsubishi, Nanoracks Europe, Nikon, Northrop Grumman, SAAB, Poeton
Polska, SKF Industrie, Superjet International, Tei-Tusas Engine Industries.
Erano presenti tutti i 7 cluster aerospaziali italiani: la Lombardia, la
Campania, il Lazio, l’Umbria, la Puglia e il Veneto e il Piemonte, la cui
delegazione era la più ampia con 75 imprese e 11 startup.
La Città dell’aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica
aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino,
sorgerà tra corso Francia e corso Marche, in un’area industriale dismessa da
anni, dopo il trasferimento dei settori produttivi nello stabilimento di Caselle
Torinese. Un luogo perfetto, che si incastona tra gli uffici di Leonardo e gli
stabilimenti Altec e Thales Alenia.
Leonardo punta sull’innovazione tecnologica, sulla ricerca e sul rinnovamento
dei siti produttivi.
La campagna di informazione e lotta fatta negli ultimi anni dall’Assemblea
Antimilitarista è riuscita a far emergere dall’opacità un progetto che mira a
trasformare la nostra città in polo ad alta tecnologia per lo sviluppo
dell’industria bellica.
Il focus della ricerca è il miglioramento dell’efficienza dei micidiali
strumenti già oggi capaci di distruggere il pianeta.
Gli attori istituzionali, in primis la Regione Piemonte, ed i rappresentanti
delle principali industrie hanno provato a minimizzare la vocazione
squisitamente bellica della Città dell’Aerospazio.
Ma non saranno certo le nebbie del “dual use” (militare e civile) o
l’immaginario dei viaggi spaziali a nascondere la realtà.
Lo dimostrano le dichiarazioni di Marco Zoff, capo divisione velivoli di
Leonardo: «Siamo qui per condividere una ambizione, vogliamo portare in questi
spazi la ricerca e lo sviluppo di alcuni dei programmi industriali nei quali
Leonardo è impegnato, l’Eurodrone, le tecnologie dei sistemi senza pilota e il
caccia del futuro. Per farlo abbiamo bisogno di uno spazio dove fare ricerca e
sviluppo e questo della Città dell’aerospazio è un tassello fondamentale sulla
strada che ci porterà a sviluppare nuovi progetti su questo territorio».
Nell’ottobre del 2022 Leonardo ha ceduto in comodato d’uso al Politecnico gli
spazi della palazzina 37 dell’ex Alenia. Una foglia di fico per salvare la
faccia al Politecnico che, nei fatti, accelera il processo di integrazione nel
complesso militare industriale accingendosi a trasferire parte della ricerca in
una struttura di proprietà di Leonardo.
Il progetto è rimasto fermo per anni ai blocchi di partenza. Dal novembre 2021,
quando ne venne annunciata la costruzione all’ottavo Aerospace and Defence
Meetings, sino al febbraio 2025, quando sono iniziati alcuni lavori di
demolizione, nulla si è mosso.
La ricerca costa e nessuna impresa è disponibile ad investire, senza il sostegno
pubblico.
Non per caso i primi segnali di (ri)apertura dei giochi sono arrivati nel
dicembre del 2024, quando dal cappello del PNRR sono spuntati 17 milioni di euro
destinati al centro ricerche del Politecnico.
Tuttavia sono molte le incertezze che ancora gravano sul progetto: Leonardo non
trova privati disposti ad investire. Non per caso nelle ultime dichiarazioni
fatte alla stampa emerge che il Politecnico sarà il “soggetto attuatore del
progetto” che, assicura Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, il suo
Gruppo “sosterrà”. Da protagonista a sostenitore? Cingolani appare decisamente
prudente. Per ora di certo ci sono soltanto i 12mila mq di laboratori che
saranno di pertinenza del Politecnico, un intervento da poco più di 40 milioni
finanziato dalla Regione (15 milioni) e dai 17 milioni del Pnrr . Siamo ancora
lontani dal budget necessario a coprire l’intera operazione e Leonardo fa
pressione sul governo perché metta mano al portafoglio.
La Città dell’Aerospazio ospiterà anche un acceleratore d’innovazione nel campo
della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for
the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.
Questo progetto, partito nel giugno 2021 a Bruxelles, si inserisce nel programmi
di innovazione tecnologica della NATO per il 2030. Compito del polo di Torino è
quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione
dai Paesi alleati, una rete di aziende e start up italiane, per metterla al
servizio delle necessità dell’Alleanza.
Per D.I.A.N.A la NATO ha investito un miliardo di dollari. Una montagna di soldi
utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali.
Dulcis in fundo. il 14 dicembre 2023 i governi italiano, giapponese e britannico
hanno sottoscritto l’accordo sul Global Combat Air Programme, che prevede la
progettazione e realizzazione, da parte di Leonardo, Mitsubishi e BAE Systems,
di un nuovo cacciabombardiere, destinato a sostituire l’Eurofighter e l’F35.
In questo modo viene garantito un futuro anche allo stabilimento Alenia di
Caselle Torinese, che terminate le commesse per gli Eurofighter, che ad oggi
sono ultradecennali, si rinnoverà per i nuovi, ancor più mortali, velivoli da
guerra.
I tasselli del mosaico che sta consegnando Torino al ruolo di capitale delle
armi sono molteplici e non sempre si incastonano secondo le aspettative di chi
li promuove ed appoggia.
I diversi attori imprenditoriali e politici che sostengono il progetto giocano
la carta del ricatto occupazionale, in una città dove la precarietà del lavoro e
della vita è sempre più forte e diffusa, dove salute, istruzione, trasporti sono
i privilegi di chi può pagare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Negli ultimi vent’anni, piano piano, l’impegno degli antimilitaristi contro la
produzione e il commercio di armi, ha cominciato a dare i suoi frutti,
allargando ad aree più ampie la lotta contro la guerra e chi la arma.
Contrastare attivamente il decimo Aerospace and Defense Meetings è tappa
importante di questo percorso.
Viviamo tempi grami. La corsa al riarmo e l’affermarsi di un’economia di guerra
possono e devono essere inceppati.
Dipende da ciascuno di noi.
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Contro la guerra e chi la arma!
Via i mercanti d’armi!
Martedì 2 dicembre
giornata di blocco all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defence meetings!
Giovedì 13 novembre
ore 21 corso Palermo 46
serata informativa
– L’Italia in guerra. Riarmo e conflitto per l’Ucraina. Con Stefano Capello
– Ricerca al servizio della guerra. Un caso di obiezione di coscienza. Con
Andrea Merlone
– Torino. Capitale delle armi? Approfondimento su industria bellica e Aerospace
and defence meeting e presentazione delle iniziative di lotta a cura
dell’Assemblea Antimilitarista
L’Aerospace and defense meetings, mercato internazionale dell’industria
aerospaziale di guerra è arrivato alla decima edizione.
Dal 2 al 4 dicembre sbarcheranno a Torino le principali industrie del settore a
livello mondiale. Un evento a porte chiuse, riservato agli addetti ai lavori:
governi, eserciti, agenzie di contractor.
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Martedì 2 dicembre
blocchiamo i mercanti armi
all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defense meetings!
Contro la guerra e chi la arma!
Via i mercanti d’armi!
Decine di guerre insanguinano il pianeta: la maggior parte si consumano nel
silenzio e nell’indifferenza dei più.
Ovunque bambine e bambini, donne e uomini sono massacrat* da armi prodotte a due
passi dalle nostre case.
Le guerre hanno basi ed interessi concreti sui nostri territori, dove possiamo
agire direttamente, per gettare sabbia negli ingranaggi del militarismo.
Le guerre oggi come ieri, si combattono in nome di una nazione, di un popolo, di
un dio.
Noi, antimilitaristi e senza patria, sappiamo che non ci sono guerre giuste o
sante.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Ci vorrebbero tutti arruolati.
Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato. Rifiutiamo la retorica
patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese
espansionistiche.
Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Fermiamo la corsa al riarmo, lottando contro l’industria bellica e il
militarismo.
Cacciamo i mercanti di morte da Torino!
Assemblea antimilitarista
Corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20,30
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-17-ottobre-tra-tel-aviv-sharm-el-sheik-e-gaza-lincoronazione-di-trump-carceri-torture-deportazioni-respingimenti-in-mare-un-genocidio-made-in-italy-il-ritorno-del-4-ottob/
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Tra Tel Aviv, Sharm el Sheik e Gaza. L’incoronazione di Trump
Il tempo corre veloce. La scorsa settimana discutevamo delle prospettive della
tregua appena iniziata. Da allora abbiamo assistito a tanti eventi dalla grande
portata simbolica e materiale.
Il fulcro sono le due gite fuori porta di Donald Trump. Il tycoon viene accolto
da trionfatore dal parlamento israeliano cui dispensa consigli arrivando a
chiedere la grazia per Netanyahu per i vari processi per corruzione e
malversazioni varie che lo vedono protagonista. Bibi incassa le lodi per il buon
uso fatto delle armi ricevute dagli Stati Uniti ma non accompagna Trump a Sharm
el Sheyk, rovinandogli un poco la giornata trionfale in cui il re di New York si
fa incoronare imperatore da una corte ben selezionata ed ossequiente.
Lo scambio di prigionieri dei giorni successivi riempie le pagine dei giornali.
La narrazione delle loro sofferenze, l’emozione dei parenti fanno salire il
climax emotivo. Il parziale ritiro delle truppe israeliane, il ritorno alle case
polverizzate, i regolamenti di conti tra le milizie di Hamas e quelle dei clan
rivali segnano i giorni successivi. Nel mirino di Hamas ci sono soprattutto i
Doghmush, clan palestinese di origine turca affiliato prima ad Al Qeda e poi
all’Isis, che, dopo giorni di scontri e uccisioni anche di donne e bambini,
trovano il culmine nella pubblica esecuzione di numerosi uomini inginocchiati.
D’altra parte Hamas può permetterselo: the king li ha investiti come tutori
dell’ordine pubblico a Gaza.
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello
Carceri, torture, deportazioni, respingimenti in mare. Un genocidio Made in
Italy
L’Italia rinnova il memorandum con la Libia.
Nei CPR sale la tensione. Il mare inghiotte vite
Ce ne ha parlato Raffaele
Il ritorno del 4 ottobre. Francesco dAssisi e il fascismo
La decisione del Parlamento italiano di reintrodurre il 4 ottobre – festa di San
Francesco d’Assisi – come festa nazionale rappresenta un momento di cesura nella
storia delle celebrazioni civili della Repubblica. Questa scelta non può essere
compresa senza analizzare la complessa stratificazione storica che ha
caratterizzato i rapporti tra Stato, Chiesa e identità nazionale nell’Italia
contemporanea, e il ruolo che le feste civili hanno svolto nella costruzione di
una liturgia nazionale dal fascismo ad oggi.
Appuntamenti:
2 e 4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Domenica 2 novembre ore 15,30
punto info antimilitarista all’Oval Lingotto
Via Mattè Trucco 70
Oggi ospita l’arte ma tra un mese ci sarà il mercato delle armi!
Martedì 4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Noi disertiamo
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Contro la guerra e chi la arma!
Via i mercanti d’armi!
Martedì 2 dicembre
giornata di blocco all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defence meetings!
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
www.anarresinfo.org
VIA I MERCANTI D’ARMI!
SABATO 29 NOVEMBRE
CORTEO ANTIMILITARISTA
ORE 14,30 CORSO GIULIO CESARE ANGOLO VIA ANDREIS
MARTEDÌ 2 DICEMBRE
GIORNATA DI BLOCCO ALL’OVAL LINGOTTO IN VIA MATTÉ TRUCCO 70
Contro la guerra e chi la arma!
L’Aerospace and defence meetings, mostra mercato internazionale dell’industria
aerospaziale di guerra è arrivato alla decima edizione.
Dal 2 al 4 dicembre sbarcheranno a Torino le principali industrie del settore a
livello mondiale, in prima fila le piemontesi Leonardo, Avio Aero, Collins
Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC.
Un evento a porte chiuse, riservato agli addetti ai lavori: governi, eserciti,
agenzie di contractor.
Mentre l‘Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre
più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro
l’industria bellica e il militarismo.
Le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su
tutti i teatri di guerra.
In ogni angolo del pianeta muoiono bambine e bambini, donne e uomini, massacrat
da armi prodotte a due passi dalle nostre case.
Le guerre non sono lontane: incepparle dipende da ciascuno di noi.
Mettersi di mezzo è scelta politica e morale ineludibile.
C’è un importante dispiegamento di militari ai confini tra i paesi NATO e la
Russia: l’ltalia è in prima fila in Estonia, in Romania, nel Mar Nero. Il
rischio di un coinvolgimento diretto del nostro paese è ogni giorno più
concreto.
La spesa militare, già in crescita esponenziale da oltre un decennio, avrà
un’impennata nei prossimi tre anni arrivando a 61 miliardi di euro.
Provate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi
impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per annegarli
in mare, per garantire gli interessi dell’ENI in Africa, per acquistare
armamenti, per i militari nelle strade fossero usati per scuola, sanità,
trasporti.
Provate ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari,
polizia.
Decine di guerre insanguinano il pianeta: la maggior parte si consumano nel
silenzio e nell’indifferenza dei più.
Fermarle è possibile, perché le guerre hanno basi ed interessi concreti sui
nostri territori, dove possiamo agire direttamente, per gettare sabbia negli
ingranaggi del militarismo.
Non solo.
Le guerre oggi come ieri, si combattono in nome di una nazione, di un popolo, di
un dio.
Noi, antimilitaristi e senza patria, sappiamo bene che non ci sono guerre giuste
o sante.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati.
Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche, funzionali agli interessi del capitalismo.
In ogni dove.
Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Facciamo nostro l’insegnamento del “disfattismo rivoluzionario”: siamo solidali
con chi si batte contro il proprio governo, perché noi lottiamo contro il nostro
.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Noi siamo con le vittime. Ovunque
Noi siamo con i disertori e gli obiettori di tutti i fronti.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo
dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi
militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le città.
Cacciamo i militari dalle strade, blocchiamo la produzione ed il trasporto di
armi, facciamola finita con tutti gli eserciti!
Blocchiamo le missioni all’estero!
Cacciamo i mercanti di morte da Torino!
Assemblea Antimilitarista
assembleantimilitarista@gmail.com
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-10-ottobre-la-guerra-civile-di-trump-la-tregua-a-gaza-unorizzonte-oscuro/
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Stati Uniti. La guerra civile di Trump
La feroce battaglia dell’amministrazione statunitense contro gli immigrati senza
documenti che ne autorizzino il soggiorno negli States si sta sempre più
trasformando in una guerra civile contro gli stati governati dai Democratici.
Le forze dell’ICE impiegate sempre più massicciamente per “affiancare” le
polizie locali accusate di non avere il polso necessario per contrastare gli
“irregolari” non bastano più a Trump, che ha deciso di mettere in campo la
Guardia Nazionale.
La Guardia Nazionale è la principale forza di riservisti degli Stati Uniti: i
suoi membri sono chiamati in base alla necessità, e di solito fanno altri
mestieri. È un corpo organizzato su base statale, e le truppe sono comandate dai
governatori dei singoli stati, che le usano quasi sempre come una sorta di
protezione civile in occasione di catastrofi naturali. Ma la legge prevede che
in casi eccezionalmente gravi il presidente possa assumere il comando della
Guardia Nazionale di uno stato, quando la sicurezza nazionale è in pericolo.
Negli scorsi mesi Trump ha usato questi poteri moltissime volte, con una
frequenza e un’ampiezza mai viste prima, per inviare la Guardia Nazionale in una
serie di città tutte governate dal Partito Democratico. Lo ha fatto non per
rispondere a emergenze eccezionali, come vorrebbe la legge, ma con motivazioni
che sono state spesso giudicate gonfiate, se non false.
Ora nel mirino ci sono l’Oregon e Chicago, de l’Ice ha attaccato un block, un
quartiere, arrivando a sparare persino ai poliziotti locali.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri
La tregua. Un orizzonte oscuro
Il 10 ottobre, quando abbiamo effettuato questa puntata, era prevista l’entrata
in vigore dell’accordo per il cessate il fuoco siglato dal governo israeliano e
da quello di Gaza.
Le riflessioni che seguono sono state fatte in quel momento: tenetene conto.
La tregua prevedeva la sospensione dei bombardamenti, la liberazione di ostaggi
e prigionieri politici, l’arrivo di scorte alimentari, medicinali e aiuti per la
popolazione gazawi stremata da due anni di guerra.
Sin qui tutto bene. La sospensione dei massacri è comunque una buona notizia,
tuttavia l’orizzonte appare del tutto oscuro.
L’accelerazione impressa da Israele con l’attacco a Gaza City, l’enorme ondata
di indignazione di fronte ad una popolazione bombardata e affamata ha provocato
un isolamento internazionale di Israele che non ha precedenti. Il crescere in
Israele di un’opposizione al genocidio che, per quanto minimizzata dai
sostenitori nostrani di Hamas ed alleati, è cresciuta per tutta l’estate,
culminando in uno sciopero generale di grande portata, è stata un ulteriore
segnale che le basi di consenso al governo Netanyahu si stanno erodendo.
Hamas, sconfitto, privato dei tradizionali appoggi, sebbene sia riuscito a
soffocare nel sangue le rivolte della scorsa primavera, sapeva bene di stare
esaurendo i propri crediti, ha accettato una tregua alla quale si dichiarava
disponibile da mesi.
Se il piano Trump dovesse trovare completa attuazione per la popolazione gazawi
sarebbe una ulteriore sconfitta. Dopo due decenni di dittatura islamista, dopo
due anni di pulizia etnica di Israele, rischia di diventare una colonia con un
governo fantoccio.
Le responsabilità di chi, alle nostre latitudini, ha assunto un atteggiamento
campista, di appoggio acritico alla resistenza, sono enormi.
Ai palestinesi serve il pane. Ma servono anche le rose. E la libertà. Quella
vera
A noi tutti serve un mondo senza stati, frontiere, eserciti.
Ne abbiamo discusso con Lorenzo
Appuntamenti:
4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Noi disertiamo
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi straccia le bandiere di
ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le
fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta
nel proprio cuore.
A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi
usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.
Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una
martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda
nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano
polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più
povere.
Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi,
inermi. Non lo siamo.
In ogni dove c’è chi diserta, chi lotta contro le guerre degli stati.
Noi siamo al fianco di chi diserta la guerra.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo,
quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando
decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di
mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Contro la guerra e chi la arma!
Via i mercanti d’armi!
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Martedì 2 dicembre
giornata di blocco all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defence meetings!
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
SABATO 25 OTTOBRE
DALLE 11 ALLE 14
PUNTO INFO ANTIMILITARISTA AL BALON
4 novembre
Smilitarizziamo la città!
l 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale, in
Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta
le guerre degli Stati, chi straccia le bandiere di ogni nazione, perché sa che
solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta nel proprio cuore.
A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi
usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.
Torino sta diventando uno dei maggiori centri dell’industria bellica:
cacciabombardieri, droni, sistemi di puntamento vengono progettati a costruiti
nella nostra città.
Dal 2 al 4 dicembre sbarcheranno a Torino le principali industrie del settore a
livello mondiale per la decima edizione dell’Aerospace and defense meetings,
mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.
Un evento a porte chiuse, riservato agli addetti ai lavori: governi, eserciti,
agenzie di contractor che faranno buoni affari. Affari di morte. La scorsa
edizione sono stati siglati 9.000 contratti di vendita di congegni micidiali,
destinati a tutti i teatri di guerra.
Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una
martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda
nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano
polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più
povere.
Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi,
inermi. Non lo siamo.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo,
quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando
decidono di fare esercitazioni
vicino alle nostre case possiamo metterci di mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Martedì 4 novembre.
Smilitarizziamo la città!
Via i mercanti d’armi!
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Martedì 2 dicembre
blocc
hiamo i mercanti armi
all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defense meetings!
Contro la guerra e chi la arma!
Assemblea antimilitarista
Corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20,30
www.anarresinfo.org
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta le guerre degli Stati, chi
straccia le bandiere di ogni nazione, perché sa che solo un’umanità
internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed
uguali che ciascuno di noi porta nel proprio cuore.
A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi
usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.
Torino sta diventando uno dei maggiori centri dell’industria bellica:
cacciabombardieri, droni, sistemi di puntamento vengono progettati a costruiti
nella nostra città.
Dal 2 al 4 dicembre sbarcheranno a Torino le principali industrie del settore a
livello mondiale per la decima edizione dell’Aerospace and defense meetings,
mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.
Un evento a porte chiuse, riservato agli addetti ai lavori: governi, eserciti,
agenzie di contractor che faranno buoni affari. Affari di morte. La scorsa
edizione sono stati siglati 9.000 contratti di vendita di congegni micidiali,
destinati a tutti i teatri di guerra.
Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una
martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda
nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano
polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più
povere.
Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi,
inermi. Non lo siamo.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo,
quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando
decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di
mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
MARTEDÌ 4 NOVEMBRE.
SMILITARIZZIAMO LA CITTÀ!
VIA I MERCANTI D’ARMI!
SABATO 29 NOVEMBRE
CORTEO ANTIMILITARISTA
ORE 14,30 CORSO GIULIO CESARE ANGOLO VIA ANDREIS
MARTEDÌ 2 DICEMBRE
BLOCCHIAMO I MERCANTI ARMI
ALL’OVAL LINGOTTO IN VIA MATTÉ TRUCCO 70
NO ALL’AEROSPACE AND DEFENSE MEETINGS!
CONTRO LA GUERRA E CHI LA ARMA!
Assemblea antimilitarista
Corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20,30
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-26-settembre-ricerca-sul-clima-un-caso-di-obiezione-di-coscienza-rudolf-rocker-lanarchia-oltre-le-macerie-del-secolo
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
I primi 80 della Federazione Anarchica Italiana
Era il settembre de 1945. A Carrara si incontrarono anarchici da tutta Italia
per dar vita alla FAI. C’erano compagni e compagne che avevano lottato contro la
dittatura. Chi aveva resistito in clandestinità e chi aveva patito prigione e
confino, chi era stato costretto l’esilio senza mai mollare il proprio impegno,
c’erano i giovani partigiani e quelli che avevano combattuto il fascismo sin dai
primi anni. Tanti non c’erano più.
I tempi che li aspettavano erano profondamente mutati. La guerra fredda e lo
scontro tra blocchi non pareva lasciare spazio ad alternative.
Eppure.
Grazie a quei compagni che diedero vita ad un’intesa associativa libera e
solidale, dopo 80 anni possiamo affrontare le nuove terribili sfide che abbiamo
di fronte. Le ombre scure del nazionalismo, del razzismo, delle guerre ci
pongono di fronte all’urgenza di rendere sempre più forti e radicali i legami e
le lotte che stiamo attraversando.
L’11 e 12 ottobre si è tenuto a Carrara un convegno di studi sull’anarchismo.
Il programma è arricchito da una mostra di manifesti, da momenti conviviali e
musicali.
Giorgio Sacchetti, docente di storia a Firenze, uno dei promotori
dell’iniziativa, l’ha presentata agli ascoltatori di Blackout.
Qui il programma completo:
https://umanitanova.org/event/carrara-anarchismo-una-storia-globale-e-italiana1945-2025-nell80della-federazione-anarchica-italiana/
Il genocidio migrante
Il 3 ottobre è l’anniversario di una delle peggiori stragi di migranti nel
Mediterraneo. Dodici anni fa a poche miglia da Lampedusa colò a picco
un’imbarcazione carica di profughi eritrei ed etiopi. A bordo c’erano 545
persone: 388 annegarono. I superstiti vennero salvati dai pescatori: la guardia
costiera arrivò oltre un’ora dopo.
Questa è una sola delle infinite stragi quotidiane nel Mediterraneo.
Stragi la cui responsabilità diretta è dei governi di ogni colore che si sono
susseguiti negli ultimi trent’anni.
Mentre tutti gli occhi sono puntati su Gaza e sulla Flottilla che ha tentato di
forzare il blocco navale imposto da Israele per raggiungere una popolazione
stremata dalla fame e dalle bombe è importante non dimenticare la guerra ai
migranti, un genocidio contro i poveri attuato dai governi della Fortezza Europa
con la complicità ben pagata dei macellai libici, cui l’Italia fornisce i
pattugliatori che sparano contro le barche in viaggio verso l’Europa.
Il Mare di Mezzo è divenuto un enorme sudario che ha inghiottito tante vite di
gente in eccesso.
Oggi PD, 5Stelle e AVS provano a rifarsi una verginità tra i movimenti
appoggiando la flotilla. Non permettiamoglielo! Lo dobbiamo alle decine di
migliaia di uomini, donne e bambini che continuano a morire nel silenzio dei
più.
Ne abbiamo parlato con Raffaele
Il mito della legalità e la Flottilla
In questi giorni abbiamo assistito ad un martellamento costante sul fatto che la
Flottilla stesse navigando nel rispetto delle regole, della legalità, dei giusti
confini. Una litania insopportabile, perché basata sulla convinzione che il
rispetto delle regole di un gioco truccato all’origine, potesse essere un
ombrello per la missione.
Sappiamo bene che le regole le dettano i vincitori. Gli orrori nazisti e la
feroce occupazione giapponese della Cina non giustificano Dresda e Hiroshima.
Le regole ingiuste vanno violate. Punto. Il resto è retorica legalista e
giustizialista.
Rudolf Rocker. L’anarchia oltre le macerie del secolo
Questa sera, in corso Palermo 46 alle 21, presentiamo una vasta raccolta di
scritti di Rudolf Rocker. “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo
di crisi 1919 – 1947”.
Ne parleranno con noi Gianfranco Ragona, con cui ne abbiamo parlato la scorsa
settimana, e David Bernardini.
Oggi vi proponiamo alcune letture scelte per voi
Appuntamenti:
Rudolf Rocker
L’anarchia oltre le macerie del secolo
Venerdì 3 ottobre
ore 21
corso Palermo 46
Rudolf Rocker “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919
– 1947”
Ne parliamo con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia
all’università di Torino e con David Bernardini, autore di “Contro le ombre
della notte. Storia e pensiero dell’anarchico tedesco Rudolf Rocker”
4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Noi disertiamo
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi straccia le bandiere di
ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le
fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta
nel proprio cuore.
A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi
usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.
Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una
martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda
nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano
polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più
povere.
Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi,
inermi. Non lo siamo.
In ogni dove c’è chi diserta, chi lotta contro le guerre degli stati.
Noi siamo al fianco di chi diserta la guerra.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo,
quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando
decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di
mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Contro la guerra e chi la arma!
Via i mercanti d’armi!
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Martedì 2 dicembre
blocchiamo i mercanti armi all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defence meetings!
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
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corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
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ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
https://radioblackout.org//podcast/anarres-del-26-settembre-ricerca-sul-clima-un-caso-di-obiezione-di-coscienza-rudolf-rocker-lanarchia-oltre-le-macerie-del-secolo
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Guerra alla ricerca sul clima. Un caso di obiezione di coscienza
In questi giorni alla cascina e parco “Le Vallere”, che ospita una importante
stazione di rilevamento idrologico e meteorologico, si tiene un evento europeo
su “Water and Ecosystems in the Mediterranean: Climate Challenges and Adaptive
Responses”. Ovvero il problema idrico in diversi aspetti: troppa acqua nelle
precipitazioni, sparizione dell’acqua sotto forma di ghiacci, siccità. Se ne
parla con tecnici e ricercatori che operano sul campo, in glaciologia,
meteorologia e allerte meteo, analisi rischi, biodiversità e ovviamente la
metrologia a supporto delle misure.
Si tratta di studi cruciali per capire quali misure adattive siano necessarie
per fermare ed arginare la catastrofe in corso.
Dalle Vallere ci siamo collegati con Andrea Merlone, Dirigente di Ricerca –
Research Manager dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica con cui abbiamo
parlato dei tagli che queste ricerche stanno subendo in moltissimi paesi. Le
risorse vengono dirottate sulla ricerca bellica, che divenendo prioritaria quasi
ovunque, con conseguenze gravissime.
Non solo. È in atto una infiltrazione dei militari nelle misurazioni del clima,
dell’aria, dell’acqua perché necessarie al miglior funzionamento delle armi.
Dopo anni a supportare misure sempre più raffinate per comprendere il
riscaldamento dei mari parametro fondamentale soprattutto nel Mediterraneo, la
conferenza di riferimento di Genova si apre con una sessione plenaria dedicata a
“Military Metrology for the sea”. Ovvero gli interessi militari, sdoganati ormai
in pubblico in temi di misure, soprattutto per il mappamento dei fondali. Andrea
ci ha raccontato del suo rifiuto a presiedere e a partecipare ad un evento di
rilievo mondiale sulle misure marine.
Rudolf Rocker. L’anarchia oltre le macerie del secolo
Nel corso della sua straordinaria parabola esistenziale, Rudolf Rocker, uno dei
maggiori protagonisti dell’anarchismo tedesco e internazionale, ha profuso la
sua attività militante in una molteplicità di contesti sociali e politici,
passando dalla Germania di Bismarck alla Londra del movimento operaio yiddish,
per approdare infine negli Stati Uniti. Se il suo impegno sociale rimane
costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da
una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e
gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto
nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso
intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come
testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la
sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a
fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione
spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.
Il prossimo venerdì presenteremo una raccolta di testi di Rudolf Rocker
“Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919 – 1947”
Con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia all’università
di Torino, abbiamo anticipato alcuni dei temi di cui abbiamo discusso il venerdì
successivo con Ragona e con David Bernardini, che all’anarchico tedesco ha
dedicato uno studio.
L’anarchia ai tempi della peste
Guerre, massacri, corsa agli armamenti. Le aporie infinite dei movimenti di
opposizione schiacciati tra campismo, propaganda e miopia.
Proviamo ad entrare nel vivo, chiacchierandone con Lollo.
La straordinaria giornata di lotta del 22 settembre, che per la prima volta ha
visto le piazze riempirsi non solo di studenti e attivisti ma anche di tanti
esponenti di quella sinistra moderata e fluida che solo occasionalmente scende
in piazza con modalità più radicali. Li avevamo visti a Roma il 20 maggio ma la
cornice allora era ancora meramente testimoniale.
La loro ricomparsa in piazze che miravano esplicitamente al blocco dimostra la
crescente consapevolezza che solo ponendosi sul terreno dell’azione diretta si
può inceppare il meccanismo terrificante che sta tritando le vite di migliaia di
uomini, donne, bambine e bambini a Gaza.
A muovere queste piazze è stata soprattutto un’ondata di incontenibile
indignazione, la necessità di non essere complici di un genocidio.
Un fatto in se positivo.
Purtroppo sullo sfondo restano e si allungano le tante ombre che hanno segnato
questi due anni di feroce guerra a Gaza.
In primis l’appoggio acritico alla resistenza palestinese, guidata da forze
islamiste, che hanno disciplinato a forza la gente della striscia, che hanno una
polizia morale che controlla l’osservanza della legge islamica, che trattano con
ferocia ogni forma di opposizione.
Ma non solo. Mentre esplode la giusta indignazione per il genocidio, per la
fame, per la distruzione a Gaza, il genocidio in Darfur, la feroce guerra in
Sudan resta avvolta nel silenzio. Perché?
In Siria c’è stato un milione di morti e la guerra è tutt’altro che finita, tra
stragi di drusi e alaviti e la costante pressione per chiudere i conti con i
curdi del confederalismo democratico nel nord del paese. Silenzio. Perchè?
La guerra ai migranti è un genocidio. Si ha genocidio ogni volta che le vite
umane sono considerate dannose, in eccesso. Mentre la flottilla prova con grave
rischio a raggiungere Gaza, nel Mediterraneo si continua a morire in silenzio.
Perché?
Sono domande che ci piacerebbe porre a chi riempie oggi le piazze per fermare un
altro genocidio.
Appuntamenti:
Rudolf Rocker
L’anarchia oltre le macerie del secolo
Venerdì 3 ottobre
ore 21
corso Palermo 46
Rudolf Rocker “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919
– 1947”
Ne parliamo con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia
all’università di Torino e con David Bernardini, autore di “Contro le ombre
della notte. Storia e pensiero dell’anarchico tedesco Rudolf Rocker”
4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Noi disertiamo
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi straccia le bandiere di
ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le
fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta
nel proprio cuore.
A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi
usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.
Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una
martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda
nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano
polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più
povere.
Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi,
inermi. Non lo siamo.
In ogni dove c’è chi diserta, chi lotta contro le guerre degli stati.
Noi siamo al fianco di chi diserta la guerra.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo,
quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando
decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di
mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
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Sabato 29 novembre
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concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
https://radioblackout.org//2025/09/anarres-del-19-settembre-statii-uniti-i-maga-allattacco-scuola-educazione-sessuale-in-salsa-familista-la-crisi-dei-droni/
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Stati Uniti. Maga senza freni
L’amministrazione Trump pigia sempre più l’acceleratore nella corsa al controllo
dell’amministrazione, dei media e delle istituzioni culturali. Passo dopo passo
con sfacciata arroganza incasella sempre più tasselli nel suo mosaico.
L’assassinio dell’influencer Maga Kirk gli ha offerto una buona occasione per
annunciare un’ulteriore stretta contro gli antifascisti, che vorrebbe far
dichiarare “organizzazione terrorista”.
Anche in Italia la vicenda ha scatenato la destra, che vi si è buttata a
capofitto.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo
Educazione sessuale. Un affare di famiglia
Nella scuola procede a grandi passi l’opera reazionaria e repressiva del
ministro Valditara. Alle imposizioni contenute nelle nuove Indicazioni
nazionali, al codice disciplinare per i lavoratori, alla riforma del voto di
condotta, alla caccia al telefonino, alle sanzioni per chi decide di sostenere
un orale poco brillante alla maturità si aggiunge infatti la partita
dell’educazione sessuale, recentemente giunta in una fase calda del dibattito.
Lo scorso febbraio i deputati Sasso (Lega) e Amorese (FdI) presentavano una
proposta di legge a testa, entrambe finalizzate all’introduzione del consenso
informato delle famiglie per attività scolastiche inerenti sessualità e
affettività. In pratica per svolgere attività didattiche di educazione sessuale
e affettiva, seppure in chiave binaria e familista, serve il placet delle
famiglie.
A maggio le diverse proposte di legge venivano recepite in un disegno di legge
organico presentato dal ministro dell’istruzione Valditara, il DdL 2423. E
nell’estate è stato avviato il relativo iter.
Ne abbiamo parlato con Patrizia Nesti, insegnante e transfemminista
La guerra si allarga. La crisi dei droni
In questi anni di guerra abbiamo imparato che la propaganda bellica crea una
cortina di disinformazione tale da rendere quasi impossibile comprendere non
solo la dinamica e l’effettiva portata, ma a volte anche la stessa consistenza
di alcuni fatti. Certo è che entrambi gli schieramenti vogliono proseguire ed
estendere la guerra, o comunque passare ad un ulteriore stato di allerta in
Europa e ad un ulteriore livello di militarizzazione dei confini. Basti pensare
allo schieramento, annunciato, di 40000 soldati polacchi sul confine orientale
del paese e alle esercitazioni militari congiunte russe e bielorusse in corso a
distanza di relativamente pochi chilometri.
Quella che è stata chiamata “crisi dei droni” ha portato difatti ad un
innalzamento della militarizzazione del confine orientale della Polonia e ad un
aumento dell’impegno della NATO con la nuova operazione “Eastern Sentry”.
L’anarchia ai tempi della peste
Guerre, massacri, corsa agli armamenti. Le aporie infinite dei movimenti di
opposizione schiacciati tra campismo, propaganda e miopia.
Prime riflessioni
Appuntamenti:
Rudolf Rocker
L’anarchia oltre le macerie del secolo
Venerdì 3 ottobre
ore 21
corso Palermo 46
Rudolf Rocker “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919
– 1947”
Ne parliamo con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia
all’università di Torino e con David Bernardini, autore di “Contro le ombre
della notte. Storia e pensiero dell’anarchico tedesco Rudolf Rocker”
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
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Informati su lotte e appuntamenti!
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
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Rudolf Rocker
L’anarchia oltre le macerie del secolo
Venerdì 3 ottobre
ore 21
corso Palermo 46
Rudolf Rocker “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919
– 1947”
Ne parliamo con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia
all’università di Torino e con David Bernardini, autore di “Contro le ombre
della notte. Storia e pensiero dell’anarchico tedesco Rudolf Rocker”
Rocker è stato uno dei maggiori protagonisti dell’anarchismo tedesco e
internazionale. passando dalla Germania di Bismarck alla Londra del movimento
operaio yiddish, per approdare infine negli Stati Uniti. Se il suo impegno
sociale rimane costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni,
muovendo da una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più
pragmatica e gradualista attenta a proporre concrete analisi delle
trasformazioni in atto nella società. Le sue riflessioni consentono di
ricostruire il percorso intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari
del Novecento, come testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra
e di sinistra e la sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria
incapace di riflettere a fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta
della Rivoluzione spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.
Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì ore 20,30 – www.anarresinfo.org