1945 – 2025. Oggi come ieri
Azione diretta contro il fascismo
Venerdì 25 aprile ore 15
Alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni in corso Giulio Cesare angolo
corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, il Cor’okkio nel canzoniere anarchico e antifascista
(in caso di pioggia ci troviamo in piazza Crispi).
Contro guerra, militarismo, repressione, per la rivoluzione sociale
La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente.
Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa. Rievocare l’epopea partigiana
non è un esercizio retorico, ci ricorda l’importanza di lottare apertamente
contro il fascismo, da sempre braccio armato dei padroni che ci costringono ad
un’intollerabile condizione di miseria e di sfruttamento.
Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La
Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne
la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La
prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone
che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e
tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi.
Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio
militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il
giusto documento. Le questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine
pubblico.
I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il
lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo
di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno.
Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad
arrivare alla fine del mese.
Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la
guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove.
Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e
liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere
qualsiasi insorgenza sociale.
La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione politica e sociale è l’ultimo
Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato dal Consiglio dei Ministri e
pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 aprile. Il provvedimento appena
entrato in vigore bypassando completamente il parlamento, si inserisce nel solco
già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione,
Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri
senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari, picchetti, occupazioni, scritte
su caserme o commissariati, prevedono pene durissime.
Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e sindacali,
anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante compagne e
compagni.
Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene
concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte
portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva
– possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come
costitutivamente criminale, illegale, fuori norma.
La logica sottesa al decreto è quella del diritto penale del nemico. Una logica
di guerra, nella quale coloro che vengono identificati come nemici vanno
annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico
non valgono le tutele formali riservate ai cittadini. Quando la logica bellica
si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono
più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a
questo principio. Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager
nazisti e i gulag staliniani.
Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto, quello
della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e del
potere nelle mani di pochi.
Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti
sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla
sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di
destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala.
La spesa militare nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro
al giorno. Le missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei
propri interessi neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi
pubblici essenziali vanno incontro ad ingenti tagli.
Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di prossimità efficienti sono un
vero e proprio miraggio. Il warfare prende definitivamente il posto delle
sorpassate politiche di welfare.
L’industria militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e
bambini che periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case. La
nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico – si
impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal
colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino
un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei
del D.I.A.N.A, struttura della NATO.
Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di
retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono
prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di
morte.
Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono
altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della
società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per
fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo.
Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza
possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il
mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e
combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà
degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene.
Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia
stato vano.
Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed
eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni,
militari, polizia.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
www.anarresinfo.org
Source - Anarres
Il pianeta delle utopie concrete
Sabotare le guerra! Disarmare l’Europa!
Per un mondo senza eserciti e frontiere
Sabato 12 aprile
giornata di informazione e lotta antimilitarista
presidio al Balon
dalle ore 10,30
Mentre l’Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre
più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro
l’industria bellica e il militarismo.
La guerra insanguina vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. A tre anni dall’accelerazione violenta impressa dall’invasione russa
dell’Ucraina il conflitto si inasprisce sempre di più. A Gaza è ripresa la
pulizia etnica mentre gli Stati Uniti spingono per la deportazione dei gazawi.
Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi
turchi in Rojava, i massacri degli alewiti in Siria, le tensioni per Taiwan, il
perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano
dal Sudan al Congo, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala
planetaria è una possibilità reale.
I paesi europei, indeboliti da tre anni di guerra e dal conseguente aumento
della spesa energetica, reagiscono al repentino mutamento nella politica estera
statunitense con un processo di riarmo, che potrebbe aprire a nuove pericolose
escalation belliche.
La guerra non è più così lontana come un tempo.
I potenti che si contendono risorse e potere, sono indifferenti alla distruzione
di città, alla contaminazione dell’ambiente, al futuro negato di tanta parte di
chi vive sul pianeta.
Le macerie sono solo buoni affari per un capitalismo vorace e distruttivo che ha
una sola logica, quella del profitto ad ogni costo. Uomini, donne, bambine e
bambini sono solo pedine sacrificabili in un gioco terribile, che non ha altro
limite se non quello imposto dalla forza di oppress e sfruttat, che si ribellano
ad un ordine del mondo intollerabile.
Il prezzo delle guerre lo pagano bambine e bambini, uomini e donne massacrati ed
affamati in ogni angolo del pianeta.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato nella guerra in Ucraina inviando armi, e
dispiegando 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La corsa alla guerra uccide anche in tempo di “pace”. La mancanza di prevenzione
e cura per tutti è intrinsecamente omicida. La guerra non dichiarata ai migranti
uccide ogni giorno lungo le frontiere del Belpaese.
La guerra è anche interna. Il governo con una forzatura inedita, da stato di
polizia, ha trasformato il disegno di legge 1236 in decreto, esautorando il
parlamento e rendendo immediatamente operative misure repressive durissime.
Colpi sempre più forti a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte
contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte , a chi blocca una strada o
una ferrovia, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
A Torino il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a
sorveglianza rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino. Il
governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini,
l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di
conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come
elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche,
funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove. Non ci sono
nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Noi
siamo disfattisti contro il nostro governo, e solidali con chi si batte contro
il proprio.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com
Lunedì 10 marzo. A sorpresa un gruppo di antimilitarist* ha vivacemente
contestato l’avvio dei lavori di demolizione e scavo preliminari alla
costruzione di nuovo polo bellico a Torino.
Un’azione di battitura con fumogeni, cartelli, scritte e interventi diretti ad
automobilisti e passanti, si è tenuta in corso Marche, alla ex palazzina 37
della Alenia Aermacchi, in stato di abbandono da lunghi anni.
Vecchi abiti, scarpe e oggetti di uso quotidiano insanguinati sono quello che
resta dopo la guerra, i bombardamenti, i droni intelligenti. Le industrie d’armi
producono morte. Non dimentichiamolo.
Dopo un’ora a mezza di battitura gli/le antimilitarist* si sono spostat* al
mercato di corso Brunelleschi per dar vita ad un punto informativo tra gli
abitanti del quartiere.
La Città dell’Aesrospazio non deve decollare! Continueremo a metterci di mezzo.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un polo di eccellenza
promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino.
Il Politecnico accelera il processo di integrazione nel complesso militare
industriale accingendosi a trasferire parte della ricerca in una struttura di
proprietà di Leonardo.
Il Politecnico abdica a qualsiasi finzione di neutralità della ricerca rispetto
agli interessi delle imprese e, nello specifico, di imprese il cui core business
è lo studio, progettazione e costruzione di velivoli da guerra sempre più
veloci, invisibili, micidiali.
La ricerca costa e l’imprenditoria bellica gioca la stessa partita fatta per
decenni dall’industria automobilistica a Torino: assorbire soldi pubblici per
fini privatissimi.
Lo scorso dicembre il Politecnico ha annunciato di essersi aggiudicato 23
milioni di euro del PNRR per la costruzione del pezzo di propria pertinenza
all’interno del perimetro dei vecchi capannoni industriali in rovina.
La parte di stretta pertinenza di Leonardo, è ben lungi dall’aver drenato i
soldi necessari. In febbraio sono iniziate le trattative con la Arexpo, una
società milanese a prevalente partecipazione pubblica.
Questo progetto è sostenuto dalla Camera di Commercio, dalla Regione Piemonte,
dal Comune di Torino e dal DAP – il Distretto Aerospaziale Piemontese, fondato
dall’attuale ministro della Difesa Crosetto, che ha il compito di promuovere
l’industria bellica nella nostra regione.
La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della
Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the
North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.
A Torino, grazie all’impegno degli antimilitaristi, da qualche anno la Città
dell’Aerospazio è uscita della cortina fumogena in cui era stata celata per
anni.
Il gioco è semplice. Puntano tutto sulla speranza occupazionale, sui viaggi
interplanetari, sul dual use. Alla gente mostrano navicelle aerospaziali,
millantano viaggi su Marte, mentre progettano e costruiscono cacciabombardieri,
droni spia e armati, satelliti in grado di fornire informazioni utili a colpire
obiettivi in qualsiasi angolo della terra.
Queste armi vengono vendute in ogni dove. Queste armi hanno ucciso milioni di
persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi
territori.
I laboratori di ricerca e gli stabilimenti di produzione bellica sono a due
passi dalle nostre case, a due passi dai giardinetti dove giocano i nostri
bambini.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
Ogni soldo speso per l’industria delle armi, è un soldo rubato alla tutela della
nostra salute. Quante persone muoiono ogni giorno nel nostro paese, perché non
sono riuscite ad accedere agli esami ed alle visite necessarie?
La guerra non è lontana. La guerra è qui, nella nostra città.
Per fermare le guerre non basta la testimonianza. Occorre incepparne i
meccanismi, bloccarne le basi. Porti ed aeroporti militari, caserme, poligoni di
tiro ed industrie belliche sono a due passi dalle nostre case.
Gettare sabbia nel motore del militarismo è possibile. Ed è sempre più urgente
di fronte alla corsa al riarmo che ci porta sempre più vicini ad una guerra
mondiale.
Dipende da ciascuno di noi.
Blocchiamo il nuovo polo bellico di Leonardo e Politecnico in corso Marche!
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com
Rassegna stampa:
La Stampa:
https://www.lastampa.it/torino/2025/03/10/video/no_alla_cittadella_dellaerospazio_la_protesta_a_torino-15044572/
Radio onda d’urto:
> TORINO: CITTA’ DELL’AEROSPAZIO ANTIMILITARISTI CONTESTANO L’AVVIO DEI LAVORI
Pressenza:
> Città dell’aerospazio: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori
Torino oggi:
https://www.torinoggi.it/2025/03/10/leggi-notizia/argomenti/cronaca-11/articolo/blitz-antimilitarista-contro-il-polo-bellico-di-via-marche-la-guerra-e-qui-a-torino.html
Radio Blackout:
> No alla Cittadella dell’Aerospazio
Umanità Nova:
> Città dell’aerospazio a Torino: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 7 marzo. ReArm Europe. Anarcofeminnist! Il ciclone Trump e la
> marea nera globale…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
ReArm Europe
Il vertice europeo straordinario sulla guerra in Ucraina ha prodotto un nuovo
mostro militarista. 800 miliardi di investimenti, una parte dei quali potrebbero
essere attinti dal fondo di stabilità europeo, quello destinato all’ambiente e
alle infrastrutture dei trasporti (TEN-T), di cui, paradossalmente fa parte la
Torino Lione.
Un programma di riarmo su ampia scala, che segna un’ulteriore potente escalation
bellica. Ma non, in assoluto, una novità.
L’estrema instabilità di un periodo caratterizzato dal tentativo statunitense di
arginare la propria decadenza, rischia di innescare ulteriori guerre.
Al contempo il prezzo del grande RiArmo lo pagheremo noi tutti.
Mentre i guerrafondai si danno appuntamento a Roma, è cruciale moltiplicare
l’impegno internazionalista a fianco dei disertori di ogni dove.
Ne abbiamo parlato con Dario Antonelli del Coordinamento Antimilitarista
livornese.
Senza dio, senza Stato, senza famiglia. Liber*!
L’otto marzo non è una festa. Noi lottiamo perché lo diventi, perché siano
strappate le radici dell’oppressione patriarcale, modello di ogni visione
gerarchica ed autoritaria delle relazioni sociali.
La vita e la libertà delle donne e di tutte le soggettività non conformi alla
norma etero cis patriarcale sono sotto attacco in ogni angolo del pianeta.
Botte, coltellate, prigioni di stoffa, umiliazioni, discriminazioni sul lavoro
non sono il retaggio del passato ma la dura realtà per miliardi di donne in ogni
dove.
Le donne che fanno il militare, che diventano manager, che sono capi di governo
o al vertice della Digos sono il segno della sconfitta del femminismo, non la
sua vittoria.
Se si capovolge la clessidra non si cambia di senso al tempo.
Il ciclone Trump e la marea nera globale
Guerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del
mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt.
Il ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di
destra globale in un orizzonte di guerra permanente.
A popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi inarrestabile
della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la speranza che
qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano leadership che
individuano nella libertà delle donne e delle identità non conformi un nemico.
In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i servizi essenziali
negati, la propaganda militarista e patriottica disegna un orizzonte di
normalità bellica.
L’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna
un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna
mediazione sociale.
Sarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla
sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla
propria narrazione.
Prendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche
che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle
enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione
politica e sociale. Negli States ma non solo.
Vi abbiamo anticipato con Lorenzo alcune delle questioni di cui parleremo il
prossimo venerdì 14 marzo alla FAT con Stefano Capello e lo stesso Lorenzo
Appuntamenti:
Trump e la marea nera globale
Venerdì 14 marzo
ore 21
corso Palermo 46
Ne parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Rabbit
Il ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di
destra globale in un orizzonte di guerra permanente.
Sarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla
sua storia la marea nera trae ampia ispirazione.
Prendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche
che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle
enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione
politica e sociale. Negli States ma non solo.
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
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ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 28 febbraio. Tecnologia: la guerra tra Stati Uniti e Cina.
> Anarchia e femminismo. Smilitarizzare la città…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Stati Uniti e Cina. La guerra fredda della supremazia tecnologica
La nuova intelligenza artificiale cinese DeepSeek ha dato una bella botta alle
borse statunitensi. A differenza del 2008 questa volta la crisi viene non
dall’esplodere di una bolla interna ma dal nemico/competitor cinese.
DeepSeek ha inflitto un duro colpo a Chat GPT e a Palantir, specializzata nel
servizio di controllo e fornitura dati, uno dei pilastria di quel “capitalismo
della sorveglianza” di cui la Cina è maestra da un paio di decenni.
Il gigante statunitense e quello cinese hanno tuttavia entrambi un grosso
problema: l’estrema dipendenza reciproca dei due sistemi, specie in campo
tecnologico.
Ne abbiamo parlato con Francesco Fricche
Non può esserci anarchismo senza femminismo
Con Julissa del Gruppo anarchico Germinal di Trieste presentiamo un documento
che offre un panorama critico molto interessante, partendo dalla decostruzione
di alcuni concetti chiave nei movimenti di questi anni.
Nell’introduzione al loro testo le compagne e i compagni scrivono: “Con questo
testo vogliamo offrire delle riflessioni sul movimento transfemminista
contemporaneo, partendo da dinamiche locali che ci hanno visto partecipi negli
ultimi anni, nella speranza di poter offrire una critica costruttiva ed utile
anche ad altrə, al di là delle vicende specifiche.
Da un lato ci siamo chiestə cosa intendiamo quando utilizziamo il termine
“intersezionalità” di cui tanto si parla nei movimenti (spesso, dal nostro punto
di vista, a sproposito). Dall’altro vogliamo proporre una riflessione sui
concetti di privilegio e decolonialità. Anche questi due termini attraversano
gli spazi e i discorsi femministi, ma a volte, ci sembra, in maniera quasi
meccanica, con degli automatismi che possono generare cortocircuiti
logico/politici. Questi concetti hanno delle storie “militanti”, così come delle
formulazioni teoriche interessanti, e sono a nostro parere strumenti
potenzialmente validi. Ma sono appunto strumenti, non dogmi o etichette da
appiccicare acriticamente.”
Torino. Contro la guerra e il militarismo: cronache di una giornata di lotta
A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina il 22 febbraio è stata una lunga
giornata di informazione e lotta promossa dal Coordinamento contro la guerra e
chi la arma.
In mattinata c’è stato un presidio informativo al Balon, con interventi, musica
volantini, banchetti.
Nel pomeriggio ci si è mossi per dare un segnale concreto della volontà di
smilitarizzare la città.
Appuntamenti:
Anarcofemminist* al Balon
Sabato 8 marzo
punto info
ore 10,30
I nostri corpi spezzano e annullano i confini tra i generi, le frontiere tra gli
Stati,
le divisioni imposte dalla nazione e dalle tante leggi del padre, del padrone,
degli dei e dei loro preti.
Sarà in distribuzione l’opuscolo Anarchia e transfemminismo
Qui potete leggere e scaricare liberamente i testi:
https://www.anarresinfo.org/transfemminismo-percorsi-e-prospettive/
https://germinalts.noblogs.org/post/2025/02/19/non-ci-puo-essere-anarchismo-senza-femminismo/
Trump e la marea nera globale
Venerdì 14 marzo
ore 21
corso Palermo 46
Ne parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Coniglione
Guerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del
mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt.
Il ciclone Trump negli States è solo l’ultimo potente segno di un vento di
destra globale in un orizzonte di guerra permanente.
A popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi inarrestabile
della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la speranza che
qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano leadership che
individuano nella libertà delle donne e delle identità non conformi un nemico.
In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i servizi essenziali
negati, la propaganda militarista e patriottica disegna un orizzonte di
normalità bellica.
L’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna
un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna
mediazione sociale.
Sarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla
sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla
propria narrazione.
Prendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche
che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle
enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione
politica e sociale. Negli States ma non solo.
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
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Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
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Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
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Sabato 8 marzo
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I nostri corpi spezzano e annullano i confini tra i generi, le frontiere tra gli
Stati,
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degli dei e dei loro preti.
Sarà in distribuzione l’opuscolo Anarchia e transfemminismo
Qui potete leggere e scaricare liberamente i testi:
https://www.anarresinfo.org/transfemminismo-percorsi-e-prospettive/
https://germinalts.noblogs.org/post/2025/02/19/non-ci-puo-essere-anarchismo-senza-femminismo/
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
Trump e la marea nera globale
Venerdì 14 marzo
ore 21
corso Palermo 46
Ne parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Coniglione
Guerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del
mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt.
L’affermarsi di Trump negli States è solo l’ultimo tassello di una marea nera
reattiva. A popolazioni spaventate dagli effetti devastanti dell’affermarsi
inarrestabile della logica capitalista, le destre di ogni latitudine offrono la
speranza che qualcuno possa essere al sicuro. In ogni dove si affermano
leadership che individuano nella libertà delle donne e delle identità non
conformi un nemico. In ogni dove le proteste di piazza vengono represse, i
servizi essenziali negati, la propaganda militarista disegna un orizzonte di
guerra permanente.
L’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie su scala mondiale segna
un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna
mediazione sociale.
Sarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla
sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla
propria narrazione.
Prendendo le mosse da quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e dalle dinamiche
che si sono innescate sul piano internazionale proveremo a ragionare sulle
enormi accelerazioni in atto e sulle prospettive dei movimenti di opposizione
politica e sociale. Negli States ma non solo.
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
www.anarresinfo.org
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in
streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 21 gennaio. Trump e l’Ucraina. Stati Uniti: Project 25. Contro la
> guerra…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Ucraina. Trump spariglia le carte
Il prossimo 24 febbraio sono trascorsi tre anni dall’attacco russo all’Ucraina,
dopo sette anni di stallo in seguito all’annessione russa della Crimea ed un
primo avanzamento nel Donbass. Da allora sono morte centinaia di migliaia di
persone, enorme è il numero dei profughi, dei feriti, delle persone che hanno
perso casa e lavoro.
A pagare un duro prezzo sono state anche le popolazioni europee strette nella
spirale dell’inflazione, con una costante riduzione dei servizi ed un imponente
aumento della spesa energetica e militare.
Questa guerra rappresenta uno scontro interimperialistico di enorme portata, che
ha coinvolto direttamente la NATO. I paesi europei hanno schierato truppe ed
inviato armi all’Ucraina.
Gli Stati Uniti targati Trump entrano nella partita a gamba tesa, sparigliando
le carte. Tagliano fuori l’Ucraina e gli europei ed aprono un tavolo di
trattativa diretta con la Russia, mirando ad una tregua armata che, di fatto,
sancirà l’annessione dei territori occupati di Mosca. D’altra parte gli Stati
Uniti hanno portato a casa l’obiettivo principale: l’indebolimento dell’Europa.
Ora Trump spera di rendere meno saldo il legame tra la Russia e la Cina.
Intanto la diserzione dal fronte di guerra è sempre più di massa. Sia in Russia
che in Ucraina.
Ne abbiamo parlato con Stefano Capello
Stati Uniti. Project 25
Proseguono gli approfondimenti sugli States all’epoca di Trump.
Gli obiettivi del Trump 2.0 erano già scritti da due anni: i punti salienti di
un mandato presidenziale reazionario, infatti, erano già ampiamente illustrati
in Mandate For Leadership: The Conservative Promise, un manuale di 900 pagine
realizzato grazie alla stretta collaborazione tra Heritage Foundation e altre
100 organizzazioni conservatrici statunitensi.
Meglio conosciuto come Project 2025, il manuale è ispirato ad una visione degli
Stati Uniti fortemente reazionaria e conservatrice, cui i conservatori lavorano
da anni per sviluppare centinaia di obiettivi politici afferenti a ogni sfera
della vita pubblica.
La loro ragione di azione si inserisce comodamente nel quadro di un
eterno conflitto tra il governo centrale e quelli statali: l’infinita lotta in
favore di un primato dei diritti degli Stati rispetto al governo federale ha
permesso a diverse organizzazioni di incardinare lotte dalla presidenza Reagan
in poi per cambiare il volto degli Stati Uniti.
Project 2025 ha affrontato una lunga marcia prima di individuare in Trump il
proprio campione. Si tratta di un progetto di lungo corso che è esistito prima
di Trump e continuerà a farlo dopo, avendo come principale interlocutore “il
prossimo conservatore” che occuperà la Casa Bianca.
Cosa c’è nelle 900 pagine del Project 25?
Ce ne ha parlato Robertino Barbieri
Fermiamo la guerra dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al
Congo…
Appuntamenti:
Sabato 8 marzo
punto info anarcofemminista
I nostri corpi spezzano e annullano i confini tra i generi, le frontiere tra gli
Stati, le divisioni imposte dalla nazione e dalle tante leggi del padre, del
padrone, degli dei e dei loro preti.
ore 10,30 al Balon
Venerdì 14 marzo
Trump e la marea nera globale
ore 21
corso Palermo 46
Guerra, repressione, identitarismi, nazionalismi sono la cifra di un ordine del
mondo che per salvare se stesso, affonda noi tutt.
L’affermarsi di dinamiche pesantemente autoritarie a livello globale segna
un’epoca dove chi governa e chi sfrutta non intende più piegarsi ad alcuna
mediazione sociale.
Sarebbe però banale ridurre tutto al fascismo, anche se da quel mondo e dalla
sua storia la marea nera trae ampia ispirazione e gli attrezzi necessari alla
propria narrazione.
Ne parliamo con Stefano Capello e Lorenzo Coniglione
A Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Contatti:
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Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
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📌 Gli anarchici nella rivoluzione russa
‼️ Il Video della presentazione del libro “La rivoluzione sconosciuta. Il
movimento anarchico nelle lotte per l’emancipazione sociale in Russia” di Volin,
edizioni Zero in Condotta.
La presntazione, a cura di Enzo Papa, si è tenuta il 20 febbraio 2025 alla FAT,
in corso Palermo 46 a Torino
🔴 Enzo Papa è il traduttore e curatore di questa nuova e completa edizione
italiana.
🟠 Volin, anarchico, tra i protagonisti della rivoluzione russa, ci restituisce
l’immagine viva di una rivoluzione sociale, in cui la dimensione autogestionaria
e libertaria dei Soviet viene soffocata a poco a poco dalla dittatura
bolscevica. Non senza una forte resistenza.
🟡 Teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto
Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939. Al centro i
sommovimenti del 1905 e del 1917, cui ha partecipato attivamente.
Durante la rivoluzione del 1905 è tra i fondatori del primo Soviet di
Pietroburgo. In Ucraina ha combattuto a fianco degli anarchici, rompendo
violentemente con i bolscevichi, e fu incaricato di scrivere il manifesto della
Confederazione anarchica ucraina “Nabat”, con l’intento di unificare le diverse
correnti anarchiche entro un’unica organizzazione.
🟢 Volin, che ha accesso a documenti e testimonianze di prima mano, descrive,
con lucidità e rara finezza d’analisi, l’intero processo del movimento
rivoluzionario russo. Ci racconta, dal punto di vista anarchico, la nascita dei
Soviet e l’annientamento del movimento anarchico da parte dello stalinismo,
passando per l’ascesa al potere dei bolscevichi, la rivolta dei marinai di
Kronstadt o ancora l’epopea insurrezionale di Nestor Machno e dei contadini
ucraini.
🔵 In queste pagine, si alternano i grandi entusiasmi per le vittorie popolari,
gli episodi drammatici, i conflitti e le repressioni, la solidarietà e la
generosità fra le classi più umili, il senso della comunità, le sperimentazioni
di nuovi rapporti sociali, le vicende di coraggio e di ferocia, le strategie
militari e l’attivismo politico.
🟣 Questo libro, nella nuova traduzione integrale, è un documento storico
importante anche se si legge come un romanzo.
Venne pubblicato nel 1947 a cura “Les Amis de Voline”, i compagni e amici del
rivoluzionario russo, sulla base del manoscritto redatto da Volin nel 1939-1940
durante il suo esilio in Francia.
⚫ Il libro, oltre che alle presentazioni, lo trovate alla FAT oppure può essere
richiesto a http://www.zeroincondotta.org/
🔺 Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina il 22 febbraio è stata una lunga
giornata di informazione e lotta promossa dal Coordinamento contro la guerra e
chi la arma.
In mattinata c’è stato un presidio informativo al Balon, con interventi, musica
volantini, banchetti.
Nel pomeriggio ci si è mossi per dare un segnale concreto della volontà di
smilitarizzare la città.
Disertare la guerra
In solidarietà con i disertori e obiettori ucraini e russi gli antimilitaristi
si sono ritrovati di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12.
Tanti fumogeni e uno striscione con la scritta “Con i disertori russi e ucraini,
contro tutti gli Stati!”
Di seguito alcuni stralci del comunicato diffuso:
“In Ucraina sono morte centinaia di migliaia di persone e sei milioni
quattrocentomila ucraini hanno dovuto abbandonare le loro case.
Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In
Russia chi si è opposto alla guerra ha subito una dura repressione.
In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei
mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare
e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette
di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati.
Quelli che vengono presi alla prima occasione fuggono.
In Russia come in Ucraina oppositori, sabotatori, obiettori e disertori
subiscono pestaggi, processi e carcere.
Il prezzo della guerra lo pagano le popolazioni ucraine e russe.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti, bollette in costante aumento mentre la tutela della
salute è un privilegio di cui gode chi può permettersi di pagare..
Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, arrivando a
schierare 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si
oppone alla guerra.
Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di
obiettor, renitent, disertor* da entrambi i paesi.
Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rigettiamo i vergognosi
giochini di Trump, Putin e dell’UE sulla pelle di popolazioni stremate dalla
guerra.”
No alla città dell’Aerospazio!
Gli antimilitaristi si sono poi spostati all’ingresso dell’ex stabilimento
Alenia Aermacchi di corso Marche, ormai abbandonato da decenni. Qui Leonardo, la
maggiore industria di guerra italiana, e il Politecnico di Torino intendono
costruire un nuovo polo ricerca e sperimentazione bellica.
Il cancello che immette nell’area della palazzina 27, destinata al Politecnico,
è stato chiuso con un grosso lucchetto.
Accanto, due striscioni, uno con la scritta: “No alla ricerca e alla produzione
bellica” e l’altro con “fancula la guerra, solidarietà con i popoli massacrati.
Tanti fumogeni hanno reso più visibile la protesta.
In contemporanea sul limitrofo ponte sulla ciclabile è comparso lo striscione
“Leonardo Thales-Alenia, eccellenze italiane di morte e distruzione”.
Di seguito alcuni passaggi del comunicato diffuso:
“Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino.
Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo.
La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della
Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the
North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. Progetti di morte che è
impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per i massacri.
Per fermare le guerre non basta la testimonianza. Occorre incepparne i
meccanismi, bloccarne le basi. Porti ed aeroporti militari, caserme, poligoni di
tiro ed industrie belliche sono a due passi dalle nostre case.“
L’Alenia produce morte
L’ultima tappa della giornata è stata a Caselle Torinese di fronte all’ingresso
dello stabilimento Alenia in strada Malanghero.
Uno striscione con la scritta “Spezziamo le ali al militarismo!” è stato aperto
lungo la strada. All’interno dell’area recintata e chiusa da filo spinato i
guardiani sono entrati in agitazione.
Qui, in quest’area militare dell’Aeroporto si sperimentano i nuovi aerei. Da qui
è partita la freccia tricolore che ha colpito un’auto in transito, uccidendo una
bambina di nove anni.
All’Alenia del gruppo Leonardo si producono droni da guerra e i
cacciabombardieri eurofighter.
Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi,
avvelenato irrimediabilmente interi territori.
Presto questo stabilimento verrà riammodernato per produrre i nuovi
cacciabombardieri del Global Combat Air Programme, progettati e realizzati da
Leonardo, Mitsubishi e BAE Systems, un nuovo più mortale strumento di guerra.
Chiudere e riconvertire l’industria bellica è un atto concreto per inceppare le
guerre!
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Gettiamo sabbia nel motore del militarismo!
Per info antimilitarista.to@gmail.com